Ha riaperto oggi al pubblico l’ufficio postale di Calasetta dopo i lavori di ristrutturazione, in versione Polis.
Tra i principali interventi, la funzionale ottimizzazione degli spazi, la nuova configurazione della sportelleria con altezze ribassate per agevolare tutti i segmenti di clientela, le postazioni di lavoro ergonomiche per favorire posture corrette, la posa di un percorso in rilievo sul piano di calpestio per consentire alle persone con deficit visivi la piena autonomia negli spostamenti all’interno della sala al pubblico senza l’ausilio di assistenza.
Grande attenzione anche per la sicurezza. L’ufficio postale di Calasetta, infatti, è dotato di impianto di videosorveglianza a circuito chiuso collegato con la Security Room di Genova, operativa 24 ore su 24 in attività di controllo e vigilanza dei siti aziendali, che consente di monitorare possibili intrusioni nei locali e all’occorrenza intervenire con l’attivazione dei sistemi di allarme e con la richiesta di pronto intervento delle forze dell’ordine; inoltre, il sistema antirapina “roller cash” gestisce per ogni postazione una cassaforte ad apertura temporizzata consentendo di mettere in sicurezza il contante al termine di ogni operazione a sportello.
L’iniziativa rientra nel progetto “Polis – Casa dei Servizi Digitali”, ideato da Poste Italiane per promuovere la coesione economica, sociale e territoriale nei 7mila comuni con meno di 15mila abitanti, contribuendo al loro rilancio.
Il progetto Polis valorizza gli uffici postali non solo da un punto di vista infrastrutturale, ma anche in relazione all’offerta di nuovi servizi. In particolare, come in numerosi uffici postali del Sulcis, anche a Calasetta è già possibile richiedere direttamente a sportello i primi tre certificati INPS: il cedolino della pensione, la certificazione unica e il modello “OBIS M”, che riassume i dati informativi relativi all’assegno pensionistico.
L’ufficio postale di Calasetta è a disposizione dei cittadini con il consueto orario: dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.45 e il sabato fino alle 12.45.
Il sindaco Pietro Morittu, in rappresentanza dell’intera Amministrazione Comunale di Carbonia, in una nota diffusa in serata si congratula con il consigliere comunale Matteo Sestu per la nomina ad amministratore unico di Area.
«Ci complimentiamo con Matteo Sestu, consigliere comunale e nostro concittadino, per essere stato indicato per lo svolgimento di un ruolo fondamentale all’interno di un’azienda regionale che vede la città di Carbonia quale detentrice di un ampio patrimonio di edilizia pubblica in Sardegna – ha detto il sindaco, Pietro Morittu -. Con Area abbiamo attualmente in corso una lunga serie di interlocuzioni che siamo sicuri di poter intensificare e consolidare anche in concomitanza con l’insediamento di Matteo Sestu, con cui abbiamo sempre collaborato in modo fattivo e costruttivo anche in seno al Consiglio comunale di Carbonia. Rinnoviamo i migliori auguri di buon lavoro a Matteo.»
Matteo Sestu, 38 anni, è il nuovo amministratore unico di Area, l’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa. Lo ha nominato oggi la Giunta regionale, su proposta dell’assessore dei Lavori pubblici, Antonio Piu.
Nato a Cagliari il 23 febbraio 1986, diplomato al Liceo Scientifico “E. Analdi” di Carbonia con la votazione massima di 100/100, ha conseguito prima la laurea triennale in Chimica con la votazione di 110/110 e lode, poi quella in Scienze Chimiche con la votazione di 110/110 e lode con la tesi “Aspetti controversi nella struttura della ferrihydrite”.
Dopo un breve periodo trascorso alla University of Kent di Canterbury, in Gran Bretagna, nel 2015 ha completato a Cagliari il dottorato di ricerca in Scienze e Tecnologie Chimiche, con la tesi “The structure of nano sized poorly crystalline iron oxy-hydroxides”. Insegna matematica e scienze presso la scuola media di primo grado n° 1 Deledda-Pascoli di via Balilla a Carbonia e collabora con l’Università di Cagliari per alcuni corsi di laurea.
Impegnato da tempo in politica, è capogruppo di Sinistra Futura in Consiglio comunale a Carbonia.
La foto di copertina di Matteo Sestu è stata scattata questo pomeriggio, poco dopo l’ufficializzazione della nomina, deliberata dalla Giunta regionale.
In una sala polifunzionale totalmente gremita, si è svolta a Carbonia una bellissima e meritoria iniziativa, organizzata dall’Odv N.A.B.A., denominata “Disabile per un giorno – vuoi il mio posto? All’evento hanno partecipato centinaia di studenti degli istituti scolastici Satta, Deledda-Pascoli-Don Milani, Beccaria-Loi, Angioy, Gramsci-Amaldi e della scuola di enogastronomia di Sant’Antioco dsel Beccaria-Loi.
L’iniziativa, che ha visto la presenza straordinaria del presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, è stata impreziosita dalla donazione, da parte del direttivo dell’Odv N.A.B.A., di pannelli integrativi che saranno posizionati – con autorizzazione del Comando di Polizia Locale – in circa una trentina di stalli riservati ai disabili. Sui cartelli campeggia la scritta “Vuoi il mio posto? Prendi anche la mia disabilità”.
«Ringraziamo l’OdV N.A.B.A. e tutti i soggetti che – a vario titolo – hanno contribuito fattivamente all’organizzazione di questa splendida iniziativa, patrocinata dal Comune di Carbonia, con una massiccia partecipazione di studenti. Siamo fermamente consapevoli della necessità di sensibilizzare continuativamente la cittadinanza sull’importanza di tenere alta l’attenzione verso le problematiche e i disagi che quotidianamente vivono le persone con disabilità – ha detto il sindaco di Carbonia Pietro Morittu -. È nostra volontà lavorare per eliminare ogni qualsivoglia barriera architettonica e salvaguardare i diritti e le dignità delle persone con disabilità.»
Il progetto si concluderà il prossimo 3 dicembre, in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità, con flash mob “Occupy parcheggi” in programma nella via san Ponziano lato frontale chiesa, dove tante sedie a rotelle verranno parcheggiate al posto delle macchine negli stalli lasciati liberi con autorizzazione dell’Amministrazione comunale. I ragazzi inviteranno i presenti a una prova pratica di simulazione nella salita in macchina, stando seduti in carrozzina. Nella stessa giornata si svolgerà anche la “Passeggiata per i diritti”, con partenza prevista dal centro Intermodale alle ore 10.00 e arrivo in piazza Roma, alle ore 10.30.
I vincitori delle elezioni politiche, di qualunque colore siano, hanno in comune uno stesso mantra: «… la Sanità e le liste d’attesa sono il primo problema da risolvere immediatamente». La soluzione è pure simile: «… impegnare milioni di euro per le liste d’attesa». Una soluzione che ha l’aspetto di una medicina per ridurre la febbre del momento ma non adatta a curare la malattia del Servizio Sanitario pubblico. Noi ci aspetteremmo la riapertura dei reparti specialistici nei nostri ospedali provinciali, l’assunzione del personale mancante e il riavvio di una Sanità su nuovi criteri etici. Invece no. Quei milioni sono destinati a riconoscere un onorario extra a quei medici che faranno visite in più. Poi, una volta studiati, i pazienti non troveranno posto per essere ricoverati, operati, curati, perché i posti-letto e gli specialisti non ci sono. Di fatto la “relazione di cura” non inizierà. L’utilizzo degli straordinari o di medici a contratto, è utile a far diminuire la lunghezza delle liste d’attesa ma non è utile a far diminuire il numero di persone che aspirano a passare dallo stato di malato allo stato di sano, nel corpo e nello spirito, perché di questo è fatta la persona umana. Questa soluzione, basata su criteri economicistici che andrebbe bene per una fabbrica di “bulloni” (come paragonò un professore bocconiano che voleva trasferire le regole gestionali di una fabbrica a un ospedale), manca della necessaria coniugazione fra l’atto tecnico del “curare” un corpo e l’atto umano (antropologico) del “prendersi cura” della persona che c’è in quel corpo, fino alla conclusione dello stato di disagio fisico e psicologico, e al totale recupero alla famiglia, alla società e al mondo del lavoro. Per ottenere questo risultato è necessario che si instauri una “relazione” tra la persona malata e l’apparato che lo assiste, e che a questa “relazione” venga destinato del “tempo”. E il “tempo“ è direttamente proporzionale al numero e al valore delle persone impegnate nella “cura”. Per descrivere la differenza sostanziale tra il “curare” e il “prendere in cura qualcuno”, può essere utile usare l’ esempio di due fatti realmente accaduti.
Un anziano sacerdote (70 anni) si trovava ricoverato in un ospedale per la cura del suo cancro al fegato. Un signore andò a trovarlo. Lo trovò triste, adagiato nel suo letto, affiancato da un altro paziente terminale nelle sue condizioni. Alla domanda sul come stesse allargò le mani e indicò il muro di color celeste che gli stava davanti, sul quale era un piccolo crocifisso. Raccontò che il personale, scarso e indaffarato, si vedeva fugacemente solo nei pochi istanti in cui venivano distribuite le pillole. Tutto il giorno poteva parlare solo col crocifisso e col muro. Alla richiesta di piccoli servizi alla persona, otteneva frequentemente la stessa risposta: «Aspetti il prossimo turno; chieda a loro». L’anziano sacerdote morì.
Dopo qualche mese quel suo generoso visitatore si accorse di avere un cancro al polmone già metastatizzato. Per una strana sorte venne ricoverato nella stessa stanza e nello stesso letto del prete. Allora capì cosa significasse avere, come unico interlocutore, il muro celeste davanti a lui e il crocifisso. Stavolta c’era una novità: a fianco del crocifisso era stato appeso un televisore. Guasto.
Iniziò il suo mese di degenza fra chemio e TAC. Il rapporto col personale curante era esattamente identico a quello riferito dal prete: scarso, in un fuggi fuggi indaffarato, senza tempo per scambiare una parola e instaurare una “relazione”. Aspettava, per le piccole necessità fisiche, l’arrivo della moglie che ogni mattina prendeva il treno alla stazione di Carbonia, raggiungeva la stazione di Cagliari e, da lì, con un pullman, raggiungeva l’ospedale. Di sera faceva il percorso inverso. Fu il suo appiglio per resistere. Poi morì.
Il concetto rappresentato da queste immagini è che l’ospedale è un “campo di lavoro” che, per sua natura, è anche un “campo di vita” in cui si devono intrecciare “relazioni” e anche a questo fine dovrebbe essere organizzato il lavoro. Questo è il punto: in quell’ospedale avveniva la “cura”, ma per scarsità di personale e di tempo mancavano le “relazioni” necessarie al “prendersi cura” dell’altro.
Curare e prendersi cura sono due attività dell’uomo molto diverse. Mentre il “curare” si ottiene investendo denaro pubblico, il “prendersi cura” ha bisogno invece di una rivoluzione culturale. Ha bisogno di più “tempo”, più “empatia” e “più valore” riconosciuto per tutti gli attori coinvolti nel dramma.
Ecco un altro esempio che merita d’essere riferito. Alla fine degli anni ‘70 vi furono scioperi molto duri che coinvolsero anche gli ospedali in tutta Italia. Nel reparto Medicina di un nostro ospedale vicino lavorava un medico speciale. Accortosi che la camera dei malati di cui era responsabile era in condizioni igieniche gravi, fece questo: indossò una tuta da operaio, prese secchio, sapone e straccio, e lavò il pavimento dalle secrezioni umane che lo imbrattavano. Poi cambiò le lenzuola ai letti più compromessi. Finito il lavoro si rimise in ordine, indossò il camice da medico e iniziò il giro delle visite col Primario. Questo fatto descrive esattamente la differenza tra il “curare” e il “prendersi cura” empatico di qualcuno.
L’ospedale è un campo di lavoro in cui le disuguaglianze giocano un ruolo centrale nelle relazioni umane. Vi è chi, per il suo ruolo stabilito dalle regole, è dominante, e vi è chi si trova in un rapporto inferiorizzato. Questo genere di rapporti è molto delicato e va gestito con prudenza perché a causa dei diversi ruoli può avvenire, tra gli attori, un processo di distanziamento. Se non si ha la cura di evitarlo può avvenire che il distanziamento peggiori fino alla marginalizzazione del più debole. Diventa, insomma, un problema esistenziale in cui la marginalizzazione induce uno stato di subalternità, che può trascendere fino all’emarginazione e all’esclusione. Nel caso che ciò avvenga, potrà avvenire la cessazione del “prendersi cura” dell’“altro”. E iniziano l’abbandono, e l’isolamento. Il deficit di relazioni umane non è compreso fra le competenze della burocrazia sanitaria, e non viene contabilizzato.
Nel primo racconto il malato venne salvato dall’iniziativa personale della moglie che viaggiò tutti i giorni per assisterlo; nel secondo racconto i malati vennero messi al sicuro, dal rischio di marginalizzazione, da quel medico che indossò la tuta da lavoro. Questo è ciò di cui si dovrebbe fare tesoro: in mancanza di un livello etico elevatissimo che riguarda il “prendersi cura”, è necessario attuare iniziative personali per mettere al sicuro la persona presa in cura. Il prendersi cura l’un dell’altro,
vicendevolmente, aumenterà la sicurezza esistenziale del gruppo.
Questa pulsione al “prendersi cura” contro un “rischio esistenziale” che può essere anche letale, eccede i doveri della amministrazione sanitaria, ma certamente fa parte dei doveri della politica.
L’empatia è l’anello che unisce il cittadino, che attende risposte, al politico che gli fece la sua promessa di presa in carico. Con le difficoltà organizzative emergenti sarà necessario aumentare l’umanizzazione dell’apparato sanitario, passando da un’organizzazione di tipo economicistico a una di tipo etico.
Ormai è chiaro che il problema della sanità pubblica è destinato ad aggravarsi e che la soluzione non può essere progettata solo dai contabili di stato.
I problemi demografici produrranno un cambiamento della struttura sociale e si dovranno escogitare nuove regole per facilitare l’interscambio di vicendevoli cure.
I numeri non lasciano dubbi. In queste ultime ore è stato pubblicato dall’OCSE il rapporto Health at a Glance Europe 2024 nel quale si sostiene che oltre il 30% degli italiani ha un’età superiore ai 65 anni. E’ noto che per queste età si consuma circa il 90% della spesa del Fondo Sanitario Nazionale, dato destinato a peggiorare.
Già oggi il fondo statale per la spesa sanitaria è di 586 euro inferiore alla media europea. Più della metà dei nostri medici ha un’età superiore ai 55 anni. Il 20% dei medici in servizio ha superato i 65 anni d’età. Per quanto riguarda la dotazione italiana in personale infermieristico la situazione è preoccupante.
Abbiamo 6 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro la media europea di 8 infermieri per 1.000 abitanti. La spesa italiana pro capite è di 2.947 euro contro i 3.533 della media europea. Destiniamo solo il 10% del totale della spesa sanitaria alle malattie a lungo termine, mentre l’Unione europea destina il 15 %. In Europa vi sono 4,2 medici per 1.000 abitanti mentre in Italia sono solo 3,2.
Considerato che l’aspettativa di vita è aumentata, dobbiamo aspettarci un futuro con sempre più vecchi e sempre meno medici e infermieri.
Programmare l’evoluzione della nuova Sanità Pubblica è adesso una necessità ineludibile.
Mario Marroccu
La Casa del Popolo, in via Barbagia 11, a Carbonia, ospita questa sera, dalle 18.00, la presentazione del libro “Il Papa morirà a Natale”, di Marco Corrias. L’autore ne parlerà con il giornalista omonimo Marco Corrias. Introdurrà Andrea Contu, presidente di Arci Sud Sardegna.
Marco Corrias, giornalista in pensione, vive tra Roma e Fluminimaggiore, il suo paese di origine, che ha amministrato da sindaco dal 2018 al 2023. Dopo varie esperienze in giornali quotidiani, è stato inviato speciale per il settimanale “Epoca” e per “Terra!”, programma di attualità e approfondimento del Tg5. Ha collaborato al settore inchieste di Repubblica.it.
Tra le sue pubblicazioni: Mio figlio Farouk, anatomia di un rapimento (Rizzoli, 1993); Mino Pecorelli, un uomo xche sapeva troppo (Sperling & Kupfer, 1996); Il pozzo Zimmerman, storia di un minatore dalla luce al buio andata e ritorno (Demos, 1999); Piombo fuso (Il Maestrale, 2018).
Dopo il grande successo dei concerti di Riccardo Pittau nella Tomba dei giganti di Barrancu Mannu e di Vittorio Pitzalis e WillyBoy Taxi nel sito archeologico di Pani Loriga, entrambi a Santadi, “Jazz Around” entra nel vivo con tre grandi appuntamenti, di cui due gratuiti, in programma dal 23 al 25 novembre nel cuore del Sulcis.
I tre appuntamenti collaterali itineranti sono parte integrante dell’importante rassegna musicale internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz 2024” che, giunta alla sua 39ª edizione, dedica una serie di eventi nei luoghi più suggestivi e ricchi di storia, natura e tradizioni del Sud Sardegna e che proseguiranno fino al mese di dicembre con un ricco calendario di incontri musicali ed eventi clou all’insegna del jazz di qualità.
È tutto pronto sabato 23 novembre a Sant’Antioco per gli amanti del jazz che vogliono andare alla scoperta di uno dei luoghi simbolo della cittadina lagunare: le sue Saline, le “montagne” di sale immerse nello scenario di stagni ricchi di flora e fauna. Si comincia alle 13.00, con un pranzo al Muma, il Museo del mare e dei maestri d’ascia sul lungomare di Sant’Antioco. A seguire, alle 14.30, spazio al “Nature Experience”, la visita guidata alle Saline di Sant’Antioco a cura delle Guide del sale. Alle 16.00, negli spazi del Muma l’atteso concerto di Pier Paolo Vacca feat DJ Cris in “Travessu Tour”. L’evento è a numero chiuso.
Domenica 24 novembre, invece, l’emozione del jazz avrà come suggestivo scenario la chiesetta medievale di San Leonardo, a Perdaxius. Alle 11.00, è in programma il concerto di Denise Gueye (voce) e Marco Carta (chitarra) in “Canciones populares espanolas – Federico Garcìa Lorca”. Il concerto è gratuito.
Lunedì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, “Jazz Around” fa tappa a Narcao. Alle 11.00, in piazza Marconi, si terrà il concerto di Guendalina Anichini (voce) e Marco Morandini (pianoforte). Sarà un momento per riflettere e celebrare la ricorrenza accompagnati dalle note jazz dei due importanti musicisti. Il concerto è gratuito.
Il Mab, Museo Archeologico Ferruccio Barreca di Sant’Antioco, da oggi ancora più accessibile e fruibile. Sabato 23 novembre, a partire dalle 17.30, verranno inaugurati gli interventi relativi all’accessibilità fisica e digitale del Museo archeologico e dell’area tofet, azioni finanziate nell’ambito PNRR M1C3 – Investimento 1.2 “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura” – gestito dal Ministero della Cultura – Direzione generale Musei. L’investimento ammonta a 481mila euro.
Durante la serata, saranno presentate al pubblico le innovative installazioni multimediali e virtuali, le nuove guide dedicate a fruitori fragili e i nuovi percorsi del Museo archeologico Barreca e dell’area tofet.
Il programma prevede, alle 17.30, i saluti istituzionali del sindaco Ignazio Locci, dell’assessore della Cultura Luca Mereu e del funzionario SABAP, la dott.ssa Giovanna Pietra.
Alle 18.00, si procederà con l’intervento “Innovazione inclusiva al Mab” della direttrice del Parco Storico e Archeologico, dott.ssa Sara Muscuso.
Infine, alle 18.30, visita al tofet e al Museo per poi chiudere la serata, alle 19.00, con l’aperitivo a cura della Cantina Sardus Pater.
Riavvicinare la prima squadra di calcio cittadina ai rappresentanti di generazioni che hanno conosciuto i periodi più felici della Carbosarda e/o degli anni ’80 in serie C2, in un’altra fase storica, quale quella vissuta nel massimo campionato regionale, l’Eccellenza. Il Carbonia Calcio, su ispirazione dell’associazione I Briganti, il prossimo 14 dicembre ospiterà i rappresentanti dell’associazione Centro Anziani di via Degli Artiglieri allo stadio Comunale “Carlo Zoboli”, in occasione del derby con l’Iglesias. Si tratta del primo incontro, cui ne seguirà uno nella sede dell’associazione, probabilmente in uno dei primi giorni del nuovo anno.
Nell’occasione potrebbero scaturire spunti interessanti dall’incontro tra anziani che vivono da diversi decenni a Carbonia, dove sono arrivati per esigenze di lavoro provenienti da diverse regioni nel periodo della massima espansione, e giovani calciatori, in qualche caso approdati al Carbonia Calcio dalle stesse regioni.
L’incontro sarà anche occasione per esprimere solidarietà agli anziani dell’altro Centro cittadino, quello di via Lazio, devastato recentemente da un assurdo attentato incendiario.