La Pandemia di Covid-19 è stata una grande esercitazione per ciò che si prepara ad arrivare? – di Mario Marroccu
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Il professor Nicola Perra, docente di Fisica teorica e Statistica in un’Università di Londra, ci ha inviato un articolo pubblicato il 27 gennaio (3 giorni fa) sulla rivista scientifica “Nature” in cui un gruppo di famosi studiosi comunica al mondo intero che è deceduto un uomo in Inghilterra a causa di un’infezione da “virus influenzale aviario H5N1”.
Attenzione! Non si tratta della comune “influenza umana H1N1” come quella che provocò 60-100 milioni di decessi nel 1919. Questo nuovo virus è specifico degli uccelli. Il focolaio iniziale proviene dagli uccelli selvatici. I focolai diffusi negli allevamenti intensivi di pollami sono arrivati da essi. Il virus, classificato con la sigla H5N1, venne scoperto a Hong Kong nel 1993. Nel 1997 esplose un’epidemia negli allevamenti aviari di quell’area e per fermarla vennero sacrificati 15 milioni di volatili. Vi furono altre 6 epidemie tra il 1997 e il 2006 ma riguardarono solo animali da allevamento (polli, tacchini, anatre, oche). Oltre all’eliminazione radicale di quegli allevamenti si procedette a vaccinazioni veterinarie estesissime. Da allora gli scienziati temono l’adattamento del virus aviario all’uomo, in quanto si tratta di un agente ad altissima letalità, molto più alta del Covid 19 e della Spagnola del 1919.
Il 25 marzo 2024 (10 mesi fa) si è scoperto che gli uccelli selvatici portatori del virus hanno acquisito la capacità di contagiare le mucche. In quel giorno si registrò il primo caso nella storia di passaggio del virus aviario ai mammiferi.
Il 22 maggio 2024 (8 mesi fa) il ministro della Salute australiano ha comunicato d’aver registrato il primo caso di infezione di H5N1 nei loro allevamenti di bovini.
Nello stesso periodo (pochi mesi fa) negli Stati Uniti di trovò il DNA del virus aviario nel latte distribuito dai centri commerciali. Questo fece capire l’estrema diffusione del virus negli allevamenti di mucche da latte in America. Si scoprì, dalle segnalazioni dei veterinari, che il contagio si era diffuso a 16 Stati dell’Unione e a 900 grandi allevamenti di bovini. Si ebbero 64 infezioni negli allevatori e solo un decesso. Questi addetti avevano inspirato massivamente i virus nei loro polmoni.
Quegli episodi a loro volta erano stati preceduti da un’epidemia da virus aviario in allevamenti di polli.
La mortalità in quegli allevamenti fu altissima; per fermarne la diffusione si è procedette ad uccidere tutti gli animali.
Nel settembre 2024 (4 mesi fa) nel Missouri il CDC (Centre for Disease Control) ha segnalato un caso di contagio in una persona che non aveva avuto contatti con animali infetti. Ciò fece porre il sospetto, per la prima volta, che il paziente fosse stato contagiato da un uomo. Fu allarme severo perché quel virus è contagioso solo fra uccelli. E’ ammesso che possano contrarre la malattia gli animali che mangiano carne cruda di uccello infetto o ne respirano le feci secche polverizzate così come è accaduto agli umani che lavoravano a contatto stretto con i pennuti.
Il fatto della diffusione massiva a mandrie di vacche che non hanno avuto contatti con pennuti è nuovo.
Significa che le prime vacche che si sono ammalate contraendo l’influenza aviaria dovrebbero aver mangiato o ispirato feci di gallina. Dato che le galline non esistono dentro gli allevamenti di mucche, come è successo che il virus si sia diffuso a tutta la mandria e poi abbia raggiunto molte mandrie che sono allevate a distanza? Questa volta le galline non c’entrano nulla. Il nesso causale sta nella vicinanza di mucche influenzate a mucche sane. Perché questo fatto è gravissimo? Perché non è possibile il contagio da mucca a mucca di virus H5N1; per ragioni di specificità dell’ospite è possibile solo il contagio da uccelli infetti a mucca sana o ad altri mammiferi sovraesposti (come gli operai). Per motivi biologici i mammiferi non possono contagiarsi a vicenda in quanto il virus aviario originale (per intenderci quello di HongKong) non ha i “rampini” per aggrapparsi alle cellule dei mammiferi. Pertanto, l’unica spiegazione possibile è che adesso quei virus abbiano imparato a fabbricarsi i “rampini” per saltare da una mucca all’altra. E’ avvenuta una mutazione che si è iscritta nel loro DNA; pertanto, possiamo ben dire che questi ora sono “nuovi virus” capaci di attaccare anche i mammiferi. Cioè è avvenuto quello che gli scienziati chiamano “salto di specie”. Questa mutazione di DNA virale non era mai esistita prima.
Il fatto che un virus, nato per vivere solo dentro gli uccelli, abbia acquisito la capacità di viaggiare dentro i mammiferi, come se fossero dei taxi, per andare da un posto ad un altro liberamente, significa che adesso, per la prima volta, il virus aviario non è più riservato solo agli uccelli, ma è diventato specifico anche per le mucche.
Questa mutazione è un evento pericolosissimo. Significa che la potenzialità di mutazione del virus è talmente evoluta e rapida che in breve tempo può mutare per vivere stabilmente nell’uomo, usarlo come ospite definitivo, e utilizzarlo come ponte per passare ad altri esseri umani, sia attraverso le goccioline dell’alito, sia attraverso secrezioni e sangue. Si può immaginare cosa avverrebbe negli assembramenti in luoghi chiusi come scuole, fabbriche, edifici pubblici, mezzi di trasporto di massa.
Fino ad oggi le epidemie di virus H5N1 degli uccelli sono state contenute abbattendo interi allevamenti ed eliminandone le carcasse col fuoco. Metodo adatto solo agli animali. Se l’uomo diventasse vettore il contagio potrebbe diffondersi a tutto il mondo in un lampo.
Ciò che ci vuole riferire l’articolo di “Nature” è che la mutazione del DNA virale per adattare il virus ad essere contagioso per il mammifero “mucca” è avvenuta in un paio di mesi. Se questa è la velocità che ha acquisito a mutarsi, dovremmo aspettarci che i salto di specie al “mammifero” Uomo sia imminente. Il futuro potrebbe essere molto impegnativo per l’Umanità.
Come si vede il virus H5N1 lavora in tempi rapidi. Il nostro problema sta nel fatto che l’Uomo, per prendere decisioni, ha tempi troppo lunghi e potrebbe farsi trovare impreparato. Basta vedere l’enorme “indecisionismo” sanitario che affligge la Sanità nazionale da anni.
Ciò detto sarebbe prudente prepararsi ai ripari con quel che si ha:
– informazione corretta e tempestiva,
– educazione sanitaria,
– metodi di isolamento individuale,
– mascherine,
– lavaggio delle mani,
– disinfezione degli ambienti.
Seguiamo l’evoluzione.
Mario Marroccu
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