24 July, 2025
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Primo maggio amarissimo per le lavoratrici e i lavoratori del polo industriale. Le lavoratrici e i lavoratori del polo industriale di Portovesme, sono oramai abituati a vivere in una situazione di crisi permanente, ma quella di quest’anno è di gran lunga la peggiore di tutte. A confermare questo gravissimo trend negativo, la conferma della cassa integrazione per lavoratrici e lavoratori SiderAlloys, GMS, SKV, GSMI e CQ Nol, questi ultimi passati dalla CIGS con 30 lavoratori al giorno, a 45 lavoratori giorno in cassa integrazione. A questa gravissima situazione si aggiunge la totale incertezza in cui si troveranno a brevissimo, le lavoratrici ed i lavoratori della mensa della Portovesme srl, ultime vittime della mancanza di lavoro imposta dalla Glencore. FIOM, FSM e UILM ritengono ancora più urgente sollecitare i governi nazionali e regionali a trovare soluzioni immediate per il futuro delle fabbriche del territorio, a partire dalla discontinuità più volte richiesta per la SiderAlloys, ritenuta oramai non più attendibile negli sviluppi di progetti di rilancio; così come allo stesso tempo occorre trovare soluzioni rapide per l’indotto di cui è in corso un approfondita discussione sperimentale nei tavoli ministeriali, con il coinvolgimento degli assessorati regionali. Il tempo per dare risposte a chi pur lavorando vive in povertà, è notevolmente peggiorato, in conseguenza del lavoro che non c‘è più. Motivo per cui si invitano le Istituzioni a tutti i livelli a stringere su soluzioni immediate. Intanto, le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici si apprestano a programmare imminenti assemblee per preparare nuove iniziative.

Segreterie territoriali FIOM FSM UILM

Domani è il 1° Maggio, un giorno speciale e particolare per il lavoro che non c’è. Nel Sulcis Iglesiente il lavoro è diventato un miraggio. Il Polo Industriale di Portovesme certifica una situazione che non si era mai vista se non in tempi lontani. La crisi produttiva ha lasciato il passo ad una situazione di estrema precarietà.
Dobbiamo essere ottimisti? Bisognerebbe rivolgere questa domanda a quanti lavoratori sono rimasti senza lavoro e, soprattutto, domandarsi come stanno vivendo le loro famiglie e quante privazioni devono sopportare.
Non c’è proprio la minima voglia di festeggiare, perché all’orizzonte il futuro non promette niente di buono.
Questo è il Primo Maggio Festa del Lavoro che non c’è.
Armando Cusa

Il Corpo Forestale è di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna questa mattina ha effettuato una vasta operazione di controllo e repressione del campeggio abusivo nelle località di Porto Botte, in agro dei comuni di Giba e San Giovanni Suergiu e località Punta Trettu in agro del comune di San Giovanni Suergiu,
Il controllo, a cui ha partecipato il Servizio Ispettorato di Iglesias e i reparti dipendenti, per un totale di 25 unità, si è svolto su numerosi camper, in evidente attività di campeggio, posizionati nelle pinete, sulle sabbie e nelle zone demaniali.
Ai controlli hanno partecipato, fornendo una preziosa collaborazione, anche un contingente della carabinieri della Compagnia di Carbonia e un contingente della Polizia di stato del Commissariato di Carbonia.
Sono stati elevati 13 verbali per campeggio abusivo in violazione dell’articolo 22 della legge regionale 16 del 2017.
Il Corpo forestale ricorda che il passaggio e la sosta dei camper causano danni al bosco, al suolo e al fragile ecosistema dunale litoraneo in quanto il passaggio e le manovre, che eseguono i mezzi, alterano la delicata superficie sabbiosa e ne provocano il compattamento in prossimità delle radici delle piante. In questi contesti le pinete litoranee, naturali o impiantate per il consolidamento delle sabbie, sono già provate dal difficile ambiente che, come è noto, è caratterizzato da scarse precipitazioni e da forti venti salsi. Il passaggio o la sosta di mezzi di qualsiasi tipo può provocare danni irreversibili.
Particolare preoccupazione desta attualmente la sottile duna che separa il mare dallo Stagno di Mulargia in agro dei comuni di Giba e San Giovanni Suergiu, in quanto la progressiva distruzione della vegetazione arbustiva provoca un drastico abbassamento della duna stessa e una riduzione della sua ampiezza.
Nei prossimi giorni l’Ispettorato di Iglesias ha in previsione di eseguire i medesimi controlli in ulteriori siti costieri della propria giurisdizione.

Nel ricordare Mario Melis, le mie riflessioni riguardano il suo lascito politico, culturale e morale. Questo lascito appartiene innanzitutto ai familiari: essi ne sono i primi custodi. Appartiene al partito, il PSd’Az, in cui ha militato un’intera vita. Ma non solo a loro. Il patrimonio di idee e di coerenza morale di Mario Melis appartiene, a ben vedere, all’intero popolo di Sardegna e alle future generazioni, come è accaduto per i grandi sardi del secolo scorso che hanno saputo farsi guida e che hanno saputo connettere, idealmente e operativamente, la visione e l’azione nella loro terra, con le classi e i popoli, ovunque essi fossero, che lottano per affrancarsi da una condizione di subalternità.

Si può affermare che Mario Melis abbia assegnato una missione alla sua vita pubblica: agire per l’emancipazione del popolo sardo «con la fede profonda – sue parole – negli ideali che, da sudditi, ci fa cittadini e, da oggetto, soggetti e protagonisti». Soggetti e protagonisti della propria storia, s’intende, con la propria identità etnoculturale «aperta alle correnti di pensiero e alle problematiche di respiro europeo e mondiale». Per questa missione ha impegnato ogni sua energia.

La sua azione politica è stata alimentata dalle grandi correnti culturali dell’autonomismo e del federalismo, dei federalisti americani e dei pensatori europei e, soprattutto italiani: da Carlo Cattaneo a Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.

A queste grandi correnti autonomiste e federaliste hanno dato un «vigoroso apporto – per dirla ancora con le parole di Mario Melis – insigni politici sardi», da Giovanni Battista Tuveri a Camillo Bellieni, da Giorgio Asproni a Emilio Lussu. Mario Melis include Antonio Gramsci tra i suoi riferimenti culturali federalisti: si riferisce al Gramsci dell’alleanza fra gli operai del Nord e dei contadini meridionali, sardi e siculi e della Repubblica federativa come tratteggiate nelle riflessioni sulla questione meridionale. Di autonomismo e federalismo ha avuto i primi maestri in casa: i fratelli maggiori, Giovanni Battista e Pietro che lo hanno iniziato al sardismo e alla militanza nel PSd’Az.

L’autonomismo e il federalismo, per le ragioni generali e fondamentali, costituiscono una prospettiva politica di crescente attualità̀ e utilità̀ per il nostro tempo. I principi dell’autonomia e del federalismo cooperativo, infatti, sono fondativi di una teoria e di una prassi portatrici di soluzioni positive dei problemi più̀ critici della società̀, del presente e del futuro: la pace tra gli stati e i popoli, il controllo democratico della globalizzazione dell’economia, il governo delle grandi questioni planetarie come la protezione dell’ambiente, le disuguaglianze regionali e territoriali, la qualità̀ della democrazia.

Vi è qui un primo lascito rilevante del pensiero e dell’azione di Mario Melis.

Più propriamente: che cosa sono l’autonomismo e il federalismo in Mario Melis?

Il discorso sull’Autonomia di Mario Melis, come si riscontra nei maggiori intellettuali e capi politici che si collocano in questa corrente, è profondamente radicato nella cultura del popolo sardo, esprime coscienza e capacità di decisione su come si vuole vivere in un territorio specifico per civiltà e storia e al quale si è intimamente legati.

L’Autonomia non è mai ridotta a pura forma giuridica, vuoto involucro istituzionale, bensì̀ è innanzitutto discorso umanistico, perché rimanda a una condizione di inveramento, al grado migliore, della libertà delle persone e di un popolo.

L’Autonomia è innanzitutto “appropriazione” (è un termine usato da Mario Melis) delle risorse che ci appartengono (paesaggio, storia, lingua): appropriazione non egoistica ma rispettosa, collettiva e partecipata; appropriazione che non tenda a consumare quelle risorse, bensì a comprenderle per quel che sono e dunque a rispettarle ed espanderle condividendole in una dimensione sociale e umanistica. Riflettiamo sul fatto che Mario Melis era un giurista (come Emilio Lussu) ma (ancora come Emilio Lussu) era fortemente interessato alla cultura, all’ambiente, al paesaggio, alla lingua sarda e al bilinguismo perfetto che considerava «quasi sintesi dell’intera questione sarda [e] elemento di coagulo della riscoperta e riappropriazione della identità». Era interessato, in definitiva, ai valori e alle cose che danno sostanza all’Autonomia.

L’Autonomia è un’espressione di libertà, il cui soggetto è la comunità̀ sarda, che, come afferma un illustre storico del diritto, Italo Birocchi, si manifesta nella libertà da ogni vincolo che non sia accettato per il bene comune e non sia necessario ai fini del riconoscimento della coesistenza dei pari diritti altrui, e nella libertà di autogoverno, intendendo per tale la facoltà̀ di darsi norme e istituzioni idonee alla costruzione del futuro del popolo sardo e idonee a provvedere alla conservazione e potenziamento delle sue risorse materiali, culturali e storiche, in una prospettiva di sviluppo e innovazione creativa. L’Autonomia, così intesa, come la intendeva Mario Melis, si risolve, dunque, in una forma di democrazia.

Per i suoi caratteri più̀ propri l’Autonomia non ha niente a che vedere con il passatismo o la separatezza. Non è passatismo perché́ non guarda alla storia con nostalgia per alimentare ideologie di conservazione, ma per acquisire la consapevolezza necessaria per guardare dinamicamente all’oggi, per progettare. Non è separatezza perché l’Autonomia è storicamente e necessariamente rapporto con altri: mira ad aggregare e non a separare o a separarsi.

L’Autonomia è anche responsabilità. S’intende che è capacità di utilizzare al meglio i poteri di cui già si dispone, per espandere la democrazia. E s’intende che è capacità di utilizzare al meglio le risorse: sono sempre più insostenibili, oltre che riprovevoli, i comportamenti di irresponsabilità nella spesa: tanto qualcuno pagherà comunque il conto.

Al riguardo, Mario Melis affermava: «Commetteremo un errore imperdonabile se non ci interrogassimo sul nostro modo di fare autonomia o più semplicemente amministrazione; se non 3 indagassimo sulla parte di responsabilità che ricade su di noi nel prodursi della crisi nella sua globalità». Il suo giudizio è molto critico: «L’Autonomia regionale [salvo brevi stagioni] è stata gestita nella logica del giorno per giorno, storditamente, in un procedere discontinuo, contraddittorio. Traguardi, che, al di là delle frasi fatte, ma vuote di contenuti ed elaborazione, avremmo dovuto perseguire non sono stati realizzati». Si riferisce agli esiti di decenni di esercizio dell’Autonomia speciale.

L’Autonomia responsabile è contro la demagogia: «Io pensodichiara Mario Melis, rivolgendosi innanzitutto al suo partito riunito nel congresso – che il pericolo maggiore cui vada incontro un politico e, in fondo, la classe politica, sia quello di abbandonarsi agli slogan, alle frasi fatte, utili senza dubbio per lanciare messaggi, per riassumere, in sintesi, concetti complessi, ma inidonea a proporre, da sole, un serio, articolato e razionale programma politico. Con gli slogan si rischia la mitizzazione miracolistica, scoprendo poi che si dispone solo di scatole vuote».

Ho accennato all’ idea di Autonomia come coltivata da Mario Melis. Accenno, ora, al federalismo come emerge nel pensiero di Mario Melis. Autonomia e federalismo, beninteso, non sono separati: si presuppongono, s’integrano, in quanto realizzano l’affermazione della dignità di un popolo e, insieme, il rispetto dell’altro e del diverso, riconoscendosi negli stessi valori di fondo.

Dobbiamo interrogarci su quale modello di federalismo. Mario Melis non ha ignorato, né eluso, né è stato evasivo su questo cruciale punto. In un intervento sull’auspicata Unione federale dell’Europa, ha riassunto la questione nei suoi termini essenziali: «Si discute se all’origine del patto federale debba individuarsi la solidarietà e, in ultima analisi un reciproco impegno di fedeltà, o più un semplicemente un contratto, volta a realizzare al meglio i rispettivi interessi dei contraenti che restano pertanto liberi di recedere una volta che questi siamo stati raggiunti. Pur senza contestare la rilevanza delle motivazioni che supportano la seconda ipotesi, si osserva che a legittimarla resta solo la logica del mercato: la logica del più forte». Il punto in discussione, un punto conflittuale, riguarda l’idea di Stato e di società che essa implica. Giova sempre tenere presente che le teorie politiche, o più semplicemente economiche, non sono mai neutrali, in quanto supportano diverse visioni dei rapporti sociali e del rapporto fra cittadino e istituzioni pubbliche. Così è anche per il federalismo ormai largamente applicato nel mondo, ma secondo valenze sociali molto differenti fra loro, in particolare per la componente fiscale, questione cruciale per l’acceso paritario ai diritti di cittadinanza indipendentemente dalle condizioni sociali e dal luogo dove si vive.

Quando Mario Melis afferma: «Federalismo che cos&’è, se non solidarietà?» indica un preciso modello di federalismo: quello basato sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla responsabilità dei soggetti federati «in vista, non tanto e non solo di particolari obiettivi, quanto del reciproco bisogno di mettere insieme i comuni valori che, pur senza confondersi, divengono patrimonio e forza di entrambi».

Il federalismo in Mario Melis è in relazione con l’indipendentismo. Non tralascio questo nodo delicato. Il foedus, il patto fra eguali, passa per l’indipendenza: rendersi indipendenti 4 e poi unirsi attraverso la federazione, questa era la sua idea in coerenza con il programma fondamentale del Psd’Az. Questa enunciazione di principio non ne ha distolto, però, l’attenzione e l’impegno dalle riforme, a partire da quelle costituzionali, che, senza percorrere l’impervio sentiero dell’indipendentismo, avvicinano l’obiettivo finale della federazione nella Repubblica. Anzi, così a me sembra, l’impegno politico maggiore era profuso nella seconda direzione. Così, nel dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Governo Craxi, agosto 1983 – per la prima volta, da giovane deputato, mi accadeva di ascoltare un discorso di Mario Melis – mentre riafferma il nesso fra federalismo e indipendentismo, si diffonde e ben più ampiamente, sulle riforme. Pone il tema, fondamentale, della partecipazione delle autonomie alle sedi decisionali centrali. Afferma che affinché «le Regioni abbiano un ruolo, esse debbono contare nel momento formativo della volontà legislativa e delle grandi scelte sia in politica estera che interna, come nel governo e nella programmazione dell’economia». Con questo obiettivo, propone «in sede di riforma costituzionale, la trasformazione del Senato in Camera pariteticamente rappresentativa delle Regioni e anche delle altre nazionalità presenti in Italia» (pariteticamente, sull’esempio del Senato Usa). Propone la riforma della Corte costituzionale, che «oggi nella sostanza è un giudice di parte e quindi non è un giudice, e dovrà essere integrata da giudici eletti dalle rappresentanze regionali quando è chiamata a risolvere problemi di conflitti tra Stato e Regioni. Tutte le moderne democrazie così si atteggiano…». E poi colpisce sui corposi problemi della riduzione dei gravami militari, dei trasporti e della rivendicazione storica della zona franca. Emerge il dirigente politico avveduto che lancia ponti verso altre forze federaliste o regionaliste per cogliere risultati, anche parziali, che segnino passi in avanti nella trasformazione in senso federale della Repubblica.

Mario Melis è stato un convinto militante della causa dell’Unione politica e federata dell’Europa. Durante il suo mandato al Parlamento europeo cade l’ordine mondiale fissato a Yalta, si dissolve l’Unione Sovietica, i Balcani sono insanguinati da orribili guerre. «L’angoscia delle popolazioni croate, massacrate dalla violenza dell’esercito serbo, sono la testimonianza più drammatica di quanto intendiamo lasciarci alle spalle per costruire, nella solidarietà e nella pace, una nuova e più grande patria». La nuova e più grande patria è l’Europa unita: questa è l’aspirazione che ci propone. Ogni passo in avanti in questa direzione è buono. Perciò è favorevole alla nascita della Banca centrale europea e alla moneta unica che vede come passaggi intermedi verso l’Unione politica. Ha una precisa idea dell’Unione politica europea: «Non l’Europa degli Stati, non l’Europa dei partiti (che dovranno ovviamente svolgere un ruolo di confronto e di costruzione democratica), ma l’Europa dei popoli, di tutti i popoli. Questi non possono essere valutati soltanto in virtù del loro peso numerico ma devono essere accettati per il contributo di civiltà che sono in grado di offrire. Noi crediamo che l’Europa degli Stati non saprà uscire dalla logica del mercato…».

Divenne presidente della Regione una prima volta nel 1982, per circa due settimane e poi si dimise perché non c’erano le condizioni politiche per andare avanti. Nel 1984 divenne presidente della Regione per la strada maestra, grazie al forte successo del PSd’Az e alle scelte lungimiranti del PCI. La presidenza di Mario Melis fu l’esito politico naturale di un 5 lungo processo alimentato da movimenti di massa del decennio precedente: le lotte per i territori interni e per rompere le condizioni di arretratezza a partire dalla innovazione del sistema produttivo regionale, con uno spazio ampio assegnato alla riforma agropastorale, alle risorse locali e alla piccola media impresa. Era un grande movimento di massa che reclamava anche il cambio della direzione politica della Regione. Di quel periodo ha scritto Mario Melis che sin dal suo costituirsi: «La giunta e il suo presidente furono investiti da un tumultuoso accavallarsi di critiche (non disgiunte da velate ed esplicite minacce) provenienti dai più autorevoli esponenti della maggioranza di governo». Mario Melis rivendica il confronto paritario con il governo. Non esitò a convenire in giudizio il ministro pro tempore della Difesa, Spadolini, quando l’ammiragliato di La Maddalena infranse le norme sull’edificazione. Ma fu capace di aprire rapporti positivi con il governo, ottenendo risultati rilevanti nella riduzione dei gravami come la restituzione di 2.500 ettari di territorio controllato dall’amministrazione militare, la sospensione delle esercitazioni militari durante la stagione estiva. Concluse positive intese per la soluzione del contenzioso sulle entrate. Né meno impegnativo fu il confronto per affermare la competenza regionale nel vasto campo dei beni paesaggistici ed ambientali. Con la sua giunta la disoccupazione fu ridotta di 5 punti percentuali, si varò il piano per l’occupazione giovanile; si registrò un saldo nettamente positivo nel totale delle imprese attive, si creò il consorzio 21 per la promozione di imprese innovative; si promosse l’innovazione tecnologica. Si varò una legislazione avanzata e coraggiosa per la tutela delle coste: queste furono salvate dalla cementificazione, soprattutto da quella giunta. Si fecero leggi anticipatrici sulla trasparenza e sul suo procedimento amministrativo. L’esito delle elezioni regionali del 1989, seppure registrando una perdita di consiglieri nelle file del PSd’Az e del PCI, non fu la sconfitta di quella coalizione. Il risultato consentiva la prosecuzione dell’esperienza di quella coalizione. Non accadde perché a Roma le segreterie dei partiti al Governo, Craxi in modo particolare, ne impedirono la prosecuzione.

Mario Melis ha onorato gli uffici pubblici ricoperti. A partire dal Comune. È stato sindaco di Oliena per circa 20 anni. E poi in Regione e nei Parlamenti repubblicano ed europeo. Ha interpretato le cariche con la consapevolezza della responsabilità di rappresentare sempre una comunità e, da Presidente della Regione, un intero popolo. Lo ha fatto con il senso del dovere verso chi questa rappresentanza gli ha affidato confidando che fosse riposta in buone mani. Non è venuto meno a questo dovere. E lo ha fatto al meglio, con onestà nel pubblico e nel privato, con fermezza e con grande carisma. La gente comune traeva fierezza, vorrei dire: orgoglio, dal sentirsi così rappresentata: era il presidente dei sardi, non solo della Regione Autonoma della Sardegna. Penso che stia qui, nella tensione morale riversata nella funzione pubblica, un altro grande lascito di Mario Melis alle giovani generazioni della Sardegna: un lascito attuale, dunque, cui guardare e applicare nella società di oggi segnata da profonda crisi di fiducia nel rapporto fra cittadini e istituzioni.

Salvatore Cherchi

Nell’Albo Pretorio e nel sito Internet www.comune.carbonia.su.it sono stati pubblicati gli elenchi delle domande ammissibili e delle domande escluse relativamente agli interventi per il diritto allo studio anno 2025: borsa di studio nazionale a favore degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado – D. Lgs. 13/04/2017 n. 63 – AS 2024/2025.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il seguente link:
Il termine ultimo per la presentazione di ricorsi e/o osservazioni scade improrogabilmente il 09/05/2025.
L’inserimento della richiesta nell’elenco delle domande ammissibili non equivale all’attribuzione della borsa di studio. Le domande inserite nel tale elenco, saranno trasmesse alla RAS e parteciperanno alla formazione della graduatoria unica regionale. Pertanto, solo all’atto della pubblicazione della graduatoria unica regionale si conosceranno i beneficiari delle borse di studio nazionali anno scolastico 2024/2025.
Si chiede di prestare particolare attenzione alla scuola indicata e al reddito ISEE e di voler prontamente segnalare eventuali inesattezze.
Ulteriori informazioni possono essere richieste presso:
Ufficio Pubblica Istruzione Piazza Roma (Torre Civica);
Giorni e orario di apertura (appuntamento precedente):
* lunedì e giovedì dalle ore 10.30 alle ore 12.00;
* martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.00;
Telefono: 0781.694418 Cellulare 335.725 5701:
* lunedì, giovedì e venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12:00;
* martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.00;

È stata approvata una nuova delibera di Area (Azienda regionale per l’edilizia abitativa) che dispone di procedere alla consegna del contratto di locazione anche in presenza di condizioni non ottimali dell’immobile, ma in condizioni di abitabilità, purché queste siano conosciute e accettate dall’inquilino al momento della firma. Restano ferme le prescrizioni minime riguardanti la salubrità dell’alloggio e la verifica degli impianti elettrici e idraulici, garantendo così un equilibrio tra rapidità di assegnazione e tutela della qualità abitativa .

«Abbiamo lavorato in questi mesi con Area per trovare soluzioni in grado di rispondere in modo più veloce ai cittadini e alle cittadine in attesa di un alloggio. Si tratta di una rivoluzione nel modo di gestire gli alloggi di risulta spiega l’assessore dei Lavori pubblici Antonio Piu che ci consente di accorciare i tempi di inoccupazione degli alloggi e di mettere i comuni nelle condizioni di scorrere le graduatorie predisposte.»

Su tutto il territorio regionale, come risulta da una apposita rilevazione effettuata, l’Area dispone di alloggi di risultati, ovvero immobili che, dopo interventi di manutenzione, minimi o profondi, vengono riassegnati a nuovi nuclei familiari in graduatoria. I tempi necessari per programmare e realizzare questi interventi, spesso legati alle risorse disponibili, non sempre permettono all’Azienda di rispondere prontamente all’aumento delle esigenze abitative dei nuclei svantaggiati, talvolta con una conseguente occupazione abusiva degli alloggi vuoti.

«Non si può tollerare che ci siano alloggi vuoti e al contempo centinaia di persone in graduatoria in attesa di una casaafferma Matteo Sestu, amministratore unico di AREA -. Questa delibera nasce da un principio sacrosanto di dignità sociale. Attraverso delle disposizioni di natura tecnica amministrativa da parte della Direzione generale saremo impegnati a dare gambe nel più breve tempo possibile e con risultati tangibili a questo provvedimento.»

«La verità è semplice e amara: il sistema messo in piedi dalla Giunta regionale per affrontare i danni devastanti causati dalla siccità del 2024 ha fallito. Nonostante le rassicurazioni a mezzo stampa diffuse in queste ore dagli uffici regionali, la realtà è che le richieste avanzate dal sottoscritto a gennaio con l’interrogazione ufficiale sono state completamente ignorate.»
Lo scrive, in una nota, Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
«Le modalità di accesso ai fondi, oltre a essere farraginose e iperburocratiche, si sono rivelate escludenti per intere aree della Sardegna, a cominciare dal Sulcis Iglesienteaggiunge Gianluigi Rubiu -. Solo 6 comuni su 23 del territorio risultano ammessi al beneficio: una cifra ridicola, che fotografa un sistema ingiusto e squilibrato. Si tratta di una discriminazione istituzionale che non ha alcuna giustificazione tecnica, solo l’inerzia e l’insipienza politica di chi governa.»
«Inaccettabile anche la tempistica: i bandi sono stati aperti in piena stagione festiva e chiusi con scadenze rigide, nonostante le proroghesottolinea Gianluigi Rubiu -. Gli uffici comunali e le imprese zootecniche non hanno avuto né il tempo né le risorse per gestire iter tanto complessi. La Regione ha trasformato un diritto – quello al ristoro – in una corsa a ostacoli per pochi eletti. Non basta stanziare risorse: serve la volontà politica di distribuirle in modo equo, semplice e trasparente. Oggi, quella volontà manca. Il Sulcis, ancora una volta, viene trattato come terra di serie B, sacrificato per logiche che nulla hanno a che vedere con il buon governo.»
«Chiedo che la presidente della Regione e l’assessore dell’Agricoltura si assumano la responsabilità di questa ingiustizia e intervengano immediatamente per correggere la rotta. In caso contrario, sarà evidente che l’attuale maggioranza non ha né il polso né l’interesse per rappresentare tutta la Sardegna», conclude Gianluigi Rubiu.

Sabato e domenica oltre 300 mezzi hanno invaso il capoluogo gallurese per partecipare al Vespa raduno nazionale prova di Campionato Turistico “Olbia e dintorni in Vespa”. Appassionati provenienti da tutta la Sardegna e dalla penisola, giunti a Olbia anche un gruppo di francesi del Vespa Club Mulhouse, hanno solcato le strade del centro in un corteo ronzante e colorato che si è poi spinto fino a San Teodoro, Porto San Paolo e Padru.

Tra i Vespa Club presenti Lucca, Fiesole, Viareggio, Carrara, Venturina Terme, San Miniato, Bologna, Seregno, Ceprano, Canicattì, Nervi, Roma e Valle Scrivia oltre che i sardi Sassari, Porto Torres, Carbonia, Calasetta, Nuoro, San Vito, Paulilatino, Oristano, Alghero, Cagliari e Thiesi Mejlogu, oltre a un nutrito gruppo di soci del Vespa Club Olbia.

Gli organizzatori si sono detti soddisfatti della riuscita dell’evento: «Siamo grati ai Vespa Club che hanno deciso di passare questo weekend Vespistico con noiha dichiarato il presidente Gianni Soro -. Il buon risultato è merito del lavoro di squadra che ha visto impegnate alcune decine di soci che si sono occupati di tutti i dettagli, dalle iscrizioni, all’accoglienza, alle staffette. Un ringraziamento va alla pubblica assistenza 118 CMGS per il servizio ambulanza, alla Lega Navale Italiana sezione di Golfo Aranci e al comune di Olbia».

Gli organizzatori si sono detti sicuri che la buona riuscita della manifestazione funzionerà da ottima pubblicità per l’evento che il Vespa Club Olbia ha già in programma di organizzare l’anno prossimo nello stesso periodo.

Dopo mesi di sfide appassionanti, si avvicina il momento più atteso del Cooking Quiz: la Finale Internazionale, che si terrà lunedì 5 maggio, alle ore 14.00, presso il Palasport Flaminio di Rimini. La nona edizione si è distinta per un respiro ancora più ampio, con l’ingresso ufficiale nel panorama europeo. Infatti il progetto ha registrato numeri da record e accanto agli istituti alberghieri italiani hanno partecipato anche scuole provenienti da Lituania, Croazia, Francia, Ucraina, Spagna, Belgio e Grecia.
L’evento finale sarà un vero e proprio melting pot culinario, che offrirà agli studenti e alle studentesse l’occasione di misurarsi in un contesto internazionale, arricchendo il proprio percorso di studi. Da nord a sud, passando per il cuore dell’Europa: le scuole finaliste del Cooking Quiz raggiungeranno Rimini, portando con sé impegno, passione e tutto il valore della formazione alberghiera. Scenderà in campo per la provincia del Sud Sardegna l’Istituto d'Istruzione Superiore “Beccaria-E. Loi” di Sant’Antioco.

Il Cooking Quiz ha coinvolto 110 scuole che hanno preso parte al road show didattico. Durante gli incontri, gli studenti hanno partecipato a momenti di formazione interattiva, con contenuti sviluppati dal Comitato Scientifico composto da ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana e da F.I.C. Federazione Italiana Cuochi, con il supporto di Re.Na.I.A. (Rete Nazionale degli Istituti Alberghieri) e AEHT. Il percorso si è articolato in due fasi: una prima parte teorica, con approfondimenti e masterclass su argomenti legati al piano studi, e una seconda parte dedicata alla verifica delle conoscenze, resa coinvolgente grazie alla modalità “quiz game”.
Inoltre,sono stati trattati temi fondamentali come educazione alimentare, valorizzazione delle eccellenze locali, lotta allo spreco alimentare e corrette modalità di raccolta differenziata. Le sessioni sono state condotte dai formatori
Alvin Crescini e Daniela Rinaldi.
I finalisti si ritroveranno a Rimini per contendersi il titolo nella fase conclusiva. Ad accoglierli lo Chef di ALMA Valerio Cabri e gli chef della N.I.C. Nazionale Italiana Cuochi accompagnati dal Presidente della Federazione Italiana Cuochi,
Rocco Pozzulo.
Importante, come sempre, la collaborazione con i Consorzi Nazionali per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi BIOREPACK, CIAL, COMIECO, COREPLA, COREVE, RICREA, che hanno contribuito a rafforzare la sensibilizzazione verso il corretto conferimento e riciclo, mostrando come anche in cucina si possa fare la differenza per l’ambiente.
Il Cooking Quiz è ideato da PLAN Edizioni e organizzato da PEAKTIME.
«Sono estremamente orgoglioso di vedere crescere, anno dopo anno, un progetto come il Cooking Quiz – dichiara Michele Casali, CEO del Gruppo Editoriale ELi di cui fa parte Plan, promotore dell’iniziativa -. Questo format
rappresenta per noi non solo un’iniziativa didattica, ma un vero e proprio investimento nel futuro dei giovani. Vedere l’entusiasmo, la preparazione e l’impegno degli studenti è la conferma che la strada intrapresa è quella giusta: unire formazione, sostenibilità e confronto internazionale è la chiave per costruire competenze solide e stimolare una nuova consapevolezza professionale.»

Da due anni l’associazione dilettantistica sportiva “Masainas” è una realtà vibrante negli impianti comunali, promuovendo lo sport per tutti, dai più giovani agli adulti e persino alla terza età. Con oltre 70 iscritti e tanti progetti realizzati, ha portato lo sport nelle scuole e nella comunità, creando un punto di riferimento per chi ama il movimento e la sana competizione.

«Questo percorso di crescita non sarebbe stato possibile senza il contributo di tanti: il sindaco e gli uffici comunali, sempre pronti a sostenere iniziative di valore; il dirigente scolastico e i suoi collaboratori, che hanno creduto nei nostri progetti per gli studenti; i direttivi delle altre associazioni sportive, con cui condividiamo la stessa passione; e soprattutto i nostri preziosi soci, che hanno offerto il loro tempo e impegno in mille situazioni si legge in una nota -. Abbiamo avviato corsi, tornei e percorsi di formazione per diffondere la cultura dello sport e favorire l’inclusione sociale. Dal tennis al padel, dal badminton al pickleball, dalla competizione alla socialità, siamo riusciti a creare una comunità dinamica e affiatata. Guardiamo al futuro con entusiasmo: nuove sfide, incontri con altre associazioni e la creazione di una squadra agonistica ci aspettano!»

«Un grande GRAZIE a chi ha reso possibile tutto questo conclude la nota -. Il viaggio continua!»