Veronica Pivetti ha incantato il Teatro Centrale di Carbonia nello spettacolo “L’inferiorità mentale della donna” – di Nadia Pische

È andato in scena il 3 aprile, al Teatro Centrale di Carbonia, lo spettacolo “L’inferiorità mentale della donna”, inserito nel cartellone CeDAC, con protagonista l’eccellente Veronica Pivetti, autrice Giovanna Gra, per la regia di Walter Mramor e Giovanna Gra. Pensieri, musica e parole liberamente tratti dal libro di Paul Julius Moebius intitolato per l’appunto “L’inferiorità mentale della donna”. Uno scienziato neurologo che nel 1901 arriva a constatare “la fisiologica deficienza fisiologico – mentale della donna”. Il suo libro venne considerato e ancora lo è, un classico di razzismo anti-femminile. In sostanza Paul Julius Moebius si preoccupa di dimostrare l’inferiorità tra uomo e donna per poter così giustificare l’assenza del genere femminile dalla scena sociale. Quindi, tra differenze di peso e misure dei cervelli, cerca di affossare la donna. Qui entra in gioco la “pazzesca” Veronica Pivetti che poco prima dello spettacolo dichiara: «Moebius scrisse bestialità inaduite sulle donne, e si consideri che era un medico. Postulò la deficienza mentale della donna come una verità scientifica, stabilì che il cranio piccolo delle donne conteneva un cervello piccolo. Si affidò ai proverbi sessisti dell’epoca per dimostrare la pochezza del sesso femminile. E fece tutto questo, ahimé, in “buona compagnia”. Era amico, infatti, di Cesare Lombroso, medico, antropologo, filosofo, criminologo padre della moderna criminologia, le cui teorie sulle donne ci scandalizzano ancora oggi. Fu Lombroso per esempio a dichiarare “che la menzogna nella donna è fisiologica”. Nello spettacolo si parla anche di Sylvain Maréchal, avvocato, scrittore e rivoluzionario che nel 1801 fece una proposta di legge per vietare alle donne di imparare a leggere. O ancora “un illustre” Ambrose Bierce, giornalista americano che descrive la donna come “un animale che vive in prossimità dell’uomo”. Cose da far accapponare la pelle! Sono molto felice di portare in scena questo coacervo di pregiudizi e mostruosità perché penso che sia giusto che certe cose si sappiano. Penso sia giusto raccontare perché da sempre noi donne facciamo fatica ad ottenere il rispetto e la considerazione che meritiamo. Questo testo scritto da Giovanna Gra con la quale lavoro da più di vent’anni, tratto dagli scritti di Moebius e “compagnia bella” lo dice molto chiaramente. Racconta il nostro percorso accidentato e sempre in bilico. Ma lo fa sul filo dell’ironia, che è sempre il mezzo più efficace per raccontare anche le realtà più efferate. E poi c’è la musica: nello spettacolo canto un sacco di canzoni famose che nascondono tra le righe (e a volte non nascondono affatto) concetti profondamente sessisti. Ci sono canzoni italiane arcinote che tutti abbiamo cantato per decenni, senza renderci conto appieno di quanto fossero maschiliste, e poi ci sono canzoni internazionali di tutte le epoche che parlano sempre di donne e della relazione uomo-donna. Insomma, questo spettacolo è un viaggio parlato e cantato contro i pregiudizi e le ingiustizie. E sa qual è la bellissima notizia? Che il pubblico palpita, partecipa, si scandalizza e fa il tifo con noi per un mondo dove certe diseguaglianze spariscono e siano solo un brutto ricordo. E su certe assurdità e stupidità ridiamo tutti insieme, sul palco e in platea».
Dopo una così ponderata e pungente descrizione dello spettacolo data dalla stessa grande protagonista Veronica Pivetti, resta difficile aggiungere qualcosa che lei non abbia già detto. La verità “vera” è che le donne hanno contribuito e contribuiscono sempre più allo sviluppo e alle innovazioni… a tal proposito basterebbe citare Maria Curie che vinse ben due Premi Nobel, per la fisica nel 1903, per la chimica nel 1911, per la sua scoperta del radio e del polonio, Rita Levi Montalcini Nobel per la medicina nel 1986. Certo è che ancora la disparità di genere esiste e si vede anche dal punto di vista sociale ed economico. Dovremmo tutti fare un “piccolo grande passo” per fare in modo che i secoli di lotta intrapresi diano finalmente i loro frutti… Lo si deve fare, non in quanto donne, ma persone che vogliono seriamente contribuire ad un miglioramento sociale nel più giusto significato della parola.
Nadia Pische
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