Gianluigi Rubiu (Udc): «La Regione si doti di una carta vocazionale per la maricoltura, in grado di organizzare le attività lungo le acque costiere isolane».
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«La Regione si doti di una carta vocazionale per la maricoltura, in grado di organizzare le attività lungo le acque costiere isolane e disegnare le prospettive all’interno dello spazio marittimo sardo.»
Lo chiede il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu, dopo l’approvazione del decreto legislativo n. 201 che impone alle Regioni di tracciare un quadro delle aree marine.
«Il provvedimento deve essere approvato nel giro di sei mesi dall’entrata in vigore del decreto dello scorso 17 ottobre – spiega il consigliere regionale iglesiente che ha presentato un’interpellanza sulla materia –Campania, Sicilia, Puglia e Lazio hanno già elaborato la carta vocazionale per la maricoltura, la Sardegna ancora non ha recepito la direttiva europea. Di più, non ha neppure nominato il Comitato tecnico scientifico per il varo del piano.»
«Con la carta vocazionale – aggiunge Gianluigi Rubiu – si andrebbero infatti a istituire oltre un centinaio di impianti destinati all’acquacoltura in Sardegna, con la possibilità di nuovi posti di lavoro in un settore in declino. Si pensi alle aziende impegnate nell’itticoltura nella zona tra Sant’Antioco, Portoscuso, Carloforte, Sant’Anna Arresi e Buggerru, con la previsione di nuove infrastrutture per l’acquacoltura. E ancora, la grande prospettiva per la pesca del tonno a Portoscuso e dintorni – conclude Gianluigi Rubiu – con la possibilità di prevedere un distretto del tonno e il riconoscimento delle produzioni tipiche.»
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