Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha tenuto un discorso sullo Stato dell’Unione presso L’Istituto universitario europeo.
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Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha tenuto un discorso sullo Stato dell’Unione presso L’Istituto universitario europeo.
Di seguito i punti salienti del discorso.
«L’Unione europea è stata una storia di successo quando ha saputo realizzare questo sogno di libertà, prosperità, pace, affermazione dei diritti fuori e dentro i suoi confini.
Settant’anni fa i nostri padri fondatori hanno intrapreso un cammino per meglio difendere insieme i popoli europei, guardando alle nuove generazioni. Il modo migliore per rendere omaggio al loro coraggio è dimostrare altrettanto coraggio: cambiando questa Europa, uscendo dal guado, continuando questo cammino.
Risultati dell’eurobarometro
La grande maggioranza dei cittadini è convinta che, solo uniti, possiamo tutelare i nostri interessi con Cina, Russia, Usa o India. Che solo un Europa forte può lottare contro il terrorismo, i fondamentalismi, governare i flussi migratori, contrastare i cambiamenti climatici. Promuovere maggiore regole e trasparenza per il commercio, la finanza o le piattaforme digitali.
Rispondere ai populismi con l’Europa dei fatti
Per questo serve un’Europa che esca dal suo castello e torni ad ascoltare e a parlare con i cittadini; che metta in primo piano le loro preoccupazioni.
Un’Europa dei fatti, che colmi il fossato tra istituzioni e popoli europei. Un’Europa meno burocratica e più efficace sulle cose importanti. L’Europa dei popoli.
Un bilancio in linea con le priorità dei cittadini
E’ tempo di avviare una rivoluzione copernicana: prima definire gli obiettivi politici in termini di risposte ai problemi dei cittadini; e su questa base, distribuire le risorse.
Governo dei flussi migratori
Una risposta seria richiede una strategia europea complessiva che vada alla radice dei problemi. Non limitandosi, dunque, alla gestione dell’emergenza. Dobbiamo agire su più fronti.
L’Europa deve dotarsi di un bilancio adeguato, sia per il controllo delle frontiere che per il fondo di sviluppo per l’Africa.
Il 16 maggio verrà a Strasburgo il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, per discutere di questo Partenariato. Il giorno successivo affronteremo lo stesso tema ospitando il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Dobbiamo partire da una robusta diplomazia economica, più investimenti in infrastrutture, trasferimenti di tecnologie, efficienza delle risorse, saper fare industriale. Lavorare su formazione e mobilità legale, con quote per studenti, ricercatori e lavoratori africani.
Sicurezza e difesa
Per promuovere pace, stabilità, sicurezza e valori, l’Unione deve dotarsi di una vera capacità d’intervento.
Il Parlamento sostiene la realizzazione di un’industria e di un mercato europeo della difesa per sfruttare le economie di scala.
La vera sicurezza dipende dalla nostra capacità di collaborare insieme, di fidarci gli uni degli altri. Di condividere banche dati e informazioni, tecnologie, scambi di buone pratiche. Nel coordinamento tra le intelligence europee e quelle dei paesi terzi.
Un’Europa più competitiva
La chiave per diventare più competitivi e dare prospettive ai giovani è la formazione. Per questo penso ad una forte iniziativa europea per defiscalizzare tutti i periodi di formazione e d’inserimento nel mercato lavoro dei giovani tra i 16 e 24 anni. Il bilancio europeo dovrebbe servire anche a questo scopo.
Non si può continuare a incolpare Bruxelles o la moneta comune se a livello nazionale non si sciolgono i tanti nodi che zavorrano la crescita. Penso, ad esempio, all’eccesso di tassazione su lavoro e imprese, a pubbliche amministrazioni inefficienti, alla giustizia lumaca o, ai limitati investimenti in infrastrutture e ricerca. Vi è un dato incontrovertibile: nell’eurozona chi ha fatto queste riforme cresce molto di più di chi non le ha fatte.
Brexit
I negoziati con la Gran Bretagna devono portare ad una separazione consensuale ponendo le basi per un nuovo partenariato. Il paese lascia l’Ue, non certo l’Europa.»
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