Simone Testoni (Ugl): «L’assessore dell’Industria snobba l’Ugl Chimici e si inchina all’ENI sulla chimica verde, noi firmatari protocollo e addendum del 2011».
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«Regione e Eni hanno modificato il protocollo d’intesa e l’addendum in gran segreto senza convocarci. La lettura complessiva è che la Regione s’è prostrata davanti alla cancellazione della centrale a biomasse decretata da Eni, prevista nel piano originario.»
Così il segretario territoriale dell’Ugl chimici Simone Testoni, commenta la rinuncia alla centrale termoelettrica alimentata a biomasse da 230 milioni, prevista nel Protocollo d’intesa sul grande progetto della Chimica verde sottoscritto dalle istituzioni con Eni, Governo e Sindacati nel 2011, annunciata ieri dall’assessore regionale dell’industria Maria Grazia Piras.
«E’ molto distante dalla lealtà istituzionale e dalla deontologia nei rapporti con le parti sociali – denuncia il segretario Simone Testoni – che tutto ciò avvenga senza la partecipazione di tutti i soggetti che hanno condiviso il progetto e addendum. Le istituzioni locali, il Governo e sindacati che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa del 26 maggio 2011 e l’addendum non possono essere emarginate rispetto a eventuali modifiche al progetto. Pigliaru e la Piras devono tenere a mente che i contratti possono essere modificati solo da tutti i soggetti che li hanno firmati. Dopo essere rimasta inadempiente su tutti i fronti – ricorda Simone Testoni – oggi la Regione si inchina all’Eni.»
«Nel 2011 la Regione s’era impegnata con la firma del Protocollo ad incentivare la filiera agricola per la produzione della materia prima vegetale, a mettere in campo azioni per la riduzione dell’uso di materie plastiche in agricoltura e ad incentivare l’uso di prodotti derivanti dalla chimica verde, creando le condizioni per l’insediamento a valle di tante aziende per la lavorazione del prodotto e la sua trasformazione in beni d’uso comune – sottolinea ancora Simone Testoni -. E con l’addendum al protocollo del 2011 si era impegnata a definire un progetto integrato per il territorio di Porto Torres che prevedesse ulteriori opportunità di verticalizzazione industriale della chimica verde, strumenti di promozione dello sviluppo locale e di contrasto della crisi delle aree industriali con interventi di incentivazione per la creazione d’impresa, l’auto-impiego, la formazione e riqualificazione del personale, le agevolazioni per l’accesso al credito, crediti d’imposta e ogni altro strumento utile per la nascita di nuove imprese e per la ricollocazione degli addetti diretti ed indiretti del sito industriale di Porto Torres. Impegni tutti clamorosamente disattesi. E anche questo è il motivo per cui non ha potuto reagire alla cancellazione della centrale a biomasse decretata da Eni, prevista nel piano originario.»
«Ci piacerebbe sapere quanto tempo dovrà ancora passare prima che la ras convochi un tavolo con tutti i soggetti interessati – chiede il sindacalista, che nel 2011 partecipò alla definizione del progetto – contatteremo i sindaci dei comuni di Sassari, Alghero e Porto Torres che hanno sottoscritto il Protocollo nel 2011 e che oggi ci chiedono di portare avanti il progetto. Noi – conclude il segretario -, siamo pronti alla mobilitazione contro l’arroganza dell’Eni e la sudditanza della regione Sardegna a difesa di un territorio, il Nord Sardegna a qui quotidianamente viene scippato il diritto al lavoro.»
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