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E’ una stagione estiva record quella in corso, che dai dati sui volumi di acqua erogata in rete e depurata rappresenta la stagione più impegnativa da quando Abbanoa gestisce il servizio idrico integrato della Sardegna. Paragonando i dati sull’erogazione di acqua potabile in agosto è evidente una richiesta che va oltre quella dello scorso anno.
Nonostante le restrizioni notturne che a causa dell’emergenza idrica interessano i Comuni approvvigionati dagli invasi più in sofferenza, proprio in virtù della domanda diurna crescente gli impianti di potabilizzazione al servizio delle zone costiere hanno aumentato la produzione di acqua potabile distribuita in rete.
Date le condizioni emergenziali, Abbanoa sta facendo fronte all’emergenza grazie a un’attenta attività di programmazione degli interventi che ha interessato, nel corso dell’inverno, gli impianti e le reti. Il dato di partenza del sistema sardo:
- Criticità degli impianti di potabilizzazione (oltre 40) e depurazione (oltre 350) e dei sollevamenti idrici e fognari;
- inadeguatezza delle infrastrutture di adduzione (le condizioni critiche degli acquedotti, ovvero del sistema che porta l’acqua dai potabilizzatori ai serbatoi comunali, con interi tratti che hanno oltre mezzo secolo di attività alle spalle);
- ridotte fonti di approvvigionamento (l’85% della risorsa proviene da invasi artificiali, ma la siccità interessa sempre di più anche le fonti locali, usate per il 15%);
- elevato livello di perdite idriche (55% contro una media nazionale del 36%), vera emergenza a cui Abbanoa sta facendo fronte con progetti innovativi di ricerca attiva delle perdite sul modello del “progetto Oliena” che verrà man mano esteso a 230 Comuni;
In Gallura è l’impianto dell’Agnata a fare la differenza. Il potabilizzatore che alimenta Olbia, Arzachena, Golfo Aranci, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Monti, Sant’Antonio, e Telti ha registrato un aumento del 10% passando da una produzione che in agosto 2016 si attestava a 1.160 litri al secondo fino agli attuali 1.275 litri al secondo. Guardando al Sud Sardegna la produzione dell’impianto di Sarroch che serve anche Villa San Pietro, Pula e la fascia costiera fino a Chia, è passato dai 180 litri al secondo del 2016 ai 195 di questo agosto. Carloforte, Calasetta e Sant’Antioco si confermano località ad domanda crescente: l’impianto di Bau Pressiu (che alimenta tutto il Sulcis) è passato da una produzione di 289 a 315 litri al secondo.
Significativo l’andamento dei consumi a Posada, la cui produzione (impianto fresco di importanti lavori di efficientamento) è passata da appena 19 litri al secondo a 30 litri al secondo con uno sforzo enorme da parte di Abbanoa a causa della scarsissima qualità dell’acqua in arrivo dall’invaso del Maccheronis. Aumento anche per Taddore, che rifornisce di acqua anche una delle località entrate nel top delle scelte turistiche della stagione 2017, Orosei: la produzione è passata da 137 a 143 litri al secondo.
La produzione dell’acqua potabile è ottenuta dal trattamento nella quasi totalità di acque di invasi, pertanto risente di diversi fattori legati sia alle oscillazioni della richiesta nell’arco dell’anno e sia alle variazioni climatiche: la stagione siccitosa che ha interessato anche la Sardegna ha innescato una vera emergenza sul fronte della qualità dell’acqua. In questo momento la risorsa in arrivo agli impianti necessita di trattamenti spinti e attenzione fuori dai normali standard.
Abbanoa già dall’inizio dell’estate ha infatti intensificato l’attività di potabilizzazione per continuare a garantire acqua di qualità, contestualmente il Gestore ha aumentato i controlli sull’acqua in arrivo agli impianti e in distribuzione nelle reti. Nelle acque dei bacini, già a livelli bassissimi per la siccità, a causa del caldo e della luce proliferano le alghe e microalghe (anche invisibili all’occhio umano) che si stratificano formando un “velo” che non consente all’ossigeno di penetrare negli strati sottostanti. E’ proprio in mancanza di ossigeno che si sviluppano particolari composti che alterano le caratteristiche organolettiche dell’acqua e che richiedono uno sforzo enorme per trasformare fanghiglia in acqua potabile.
Esiste anche un minimo prelievo di acque sotterranee che, con esclusione di alcuni sistemi sorgentizi di origine carsica e di alcuni campi pozzi, sono costituiti da oltre un centinaio di piccole sorgenti e pozzi: il prelievo annuo da questo tipo di acque non supera però i 45 milioni di metri cubi e la loro capacità di produzione è legata agli andamenti climatici: in questo momento le fonti locali sono a secco.
Grazie all’attività svolta nell’ultimo anno, manutenzioni straordinarie e completamento di importanti schemi depurativi si registra una tenuta del sistema fognario e depurativo e pochissime segnalazioni di disservizi che, laddove si sono verificati, risultano legati a eventi esterni quali blackout elettrici, risolti comunque in tempi brevissimi.
A Pula è stato attivato il nuovo impianto, che questa estate è entrato a pieno regime per la prima volta. Adeguato anche l’impianto di Chia che accoglie anche i reflui di Domus de Maria, il cui impianto, ormai obsoleto, è stato dismesso.
Chiusi tutti i vecchi impianti dello schema Tirso: i reflui di Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Simaxis, Solarussa, Siamaggiore con la frazione di Pardu Nou, Ollastra, Zeddiani e Zerfaliu vengono oggi convogliati al depuratore del Consorzio industriale provinciale di Oristano (a cui erano già stati collegati Oristano con la frazione di Silì, Cabras, Santa Giusta e Palmas Arborea). Sempre nell’oristanese, anche Santa Caterina di Pittinuri (Cuglieri) può contare su nuovo impianto, completato lo scorso anno ma entrato a pieno regime solo quest’anno (attivati anche due nuovi sollevamenti dello schema S’Archittu).
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