Geoparco, niente accordo con Regione, gli ex lavoratori Ati Ifras proseguono i sit-in a Cagliari e Sassari.
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Gli ex lavoratori Ati Ifras, sino al 31 dicembre 2016 impegnati nelle attività del Parco Geominerario della Sardegna, non smobilitano dai due presidi di Sassari, sul duomo della città, e Cagliari, con le tende piazzate sotto il palazzo della Regione.
La decisione è stata presa dopo l’incontro tra l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu, e i sindacati che parlano di “piccoli passi in avanti, che non risolvono la vertenza”. Tanto che i manifestanti sono pronti a passare il Natale in tenda se non arriverà una soluzione definitiva per i 490 ex operatori del Geoparco sugli originari 520, nel prossimo incontro previsto per mercoledì 29 novembre. Nel Tavolo partenariale l’assessore Spanu ha fatto il punto della situazione ed illustrato le ultime novità: 27 lavoratori sono stati già assunti da Igea. Per altri 35, non sussistendo certezze sulla volontà della società Ifras di mettere a disposizione le attrezzature, verranno definiti, sulla base di una stretta collaborazione tra la stessa Igea e l’Aspal, percorsi formativi che consentano l’assunzione a tempo determinato entro il prossimo 27 novembre. Viene inoltre confermato l’inserimento di 10 addetti entro il prossimo primo dicembre e di altri 46 entro il primo gennaio del 2018. Anche il Comune di Sassari ha presentato cinque proposte per l’inserimento di 46 lavoratori e il Parco Geominerario sta verificando gli spazi per le assunzioni. Infine va avanti, con il coordinamento dell’Insar, il piano dell’esodo che prevede il coinvolgimento di 145 lavoratori: già sottoscritti gli accordi transattivi con 65 operatori.
«Non siamo soddisfatti di questo incontro ma anzi rimaniamo molto scettici sulle soluzioni che per ora sono solo sulla carta – spiega il segretario dell’Ugl, Simone Testoni – bisogna accelerare su tutte le questioni sul tavolo, a partire dal pagamento degli arretrati e del tfr con l’azienda Ati Ifras, ma il problema più grave riguarda quei lavoratori che oggi percepiscono 460 euro al mese con la Naspi. Si tratta il più delle volte di famiglie monoreddito che si trovano sotto la soglia della povertà.»
«Il prossimo incontro del 29 novembre deve essere quello risolutivo: non bisogna permettere che questi lavoratori passino il Natale in presidio al freddo e al gelo – tuona Cristiano Ardau della Uil -. Non è né umanamente né sindacalmente possibile che accada questo nel 2017. Il progetto c’è, i lavoratori pure e anche la volontà politica occorre però sconfiggere la burocrazia.»
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