Lingua blu, le domande d’aiuto sui danni causati dall’epidemia nelle aziende zootecniche si potranno presentare fino all’11 luglio 2018.
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L’assessorato regionale dell’Agricoltura ha pubblicato da qualche giorno l’avviso per la presentazione delle domande d’aiuto in favore delle aziende zootecniche colpite nel 2017 dall’epidemia della febbre catarrale degli ovini (lingua blu o blue tongue). Le domande si potranno presentare fino alle ore 12.00 dell’11 luglio 2018, dovranno pervenire al Comune nel quale è censito l’allevamento tramite Posta elettronica certificata o raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure consegnate a mano nell’Ufficio protocollo comunale. L’intervento, voluto da Giunta e Consiglio regionale, è stato discusso, modificato, condiviso e quindi approvato durante gli incontri del Tavolo verde alla presenza di tutte le associazioni di categoria e dell’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria.
Sono beneficiari dell’aiuto gli imprenditori agricoli le cui aziende siano state dichiarate dall’Autorità sanitaria sede di focolaio di febbre catarrale degli ovini nel corso del 2017 e comunque non oltre il 28 febbraio 2018.
L’aiuto è stabilito in un importo forfettario di compensazione per l’aggravio dei costi sostenuti a causa della malattia, quantificato in 3 euro per ogni capo presente in azienda all’apertura del focolaio, detratti prima i capi morti, e in un indennizzo forfettario di 50 euro da applicare a ogni capo morto a causa della blue tongue. Il numero dei capi per singola impresa è certificato dai Servizi sanità animale delle ASSL territorialmente competenti e i dati sono a disposizione delle aziende interessate presso il Comune in cui è censito l’allevamento.
«Come già accaduto negli anni scorsi – ha precisato Pierluigi Caria – il pagamento delle domande d’aiuto sarà garantito dai Comuni che erogheranno i circa 4 milioni e 771mila euro messi a disposizione dal Consiglio regionale. Le risorse non sono tante, ne avremmo voluto certamente di più, ma purtroppo con queste abbiamo dovuto procedere per venire incontro ai danni subiti nelle tante aziende sarde dove circa 36mila capi sono morti e 850mila sono stati coinvolti dai focolai.»
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