La Nave Alliance della Marina Militare Italiana è partita ieri dal porto norvegese di Tromsø per iniziare la campagna Artica di Geofisica marina “HIGH NORTH 18” .
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La Nave Alliance della Marina Militare Italiana è partita ieri dal porto norvegese di Tromsø per iniziare la campagna Artica di Geofisica marina “HIGH NORTH 18” fra i mari di Norvegia e Groenlandia, oltre il Circolo Polare Artico.
La missione condotta dalla Marina Militare italiana, con il coordinamento scientifico dell’Istituto Idrografico della Marina, vede rinnovata la sinergia con il Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima della NATO di La Spezia (NATO STO-CMRE) e la collaborazione con principali enti di ricerca nazionali (CNR, ENEA, OGS, INGV, ERI), internazionali (Università della Sorbona di Parigi e Norwegian FFI) e con i rappresentanti dell’industria nazionale (e-GEOS e IDS).
“High North 18” è parte dell’impegno della Marina Militare nella regione artica ed è il naturale prosieguo delle precedenti missioni al fine di consolidare e ulteriormente sviluppare i risultati della ricerca scientifica in particolare nello studio dei cambiamenti climatici in aree di particolare interesse. La missione è possibile grazie alle capacità di nave Alliance di operare nelle regioni polari a conferma della consolidata flessibilità operativa della Marina Militare che, nell’ambito delle sue funzioni duali e complementari, è in grado di svolgere attività di ricerca scientifica con diversi partner nazionali ed internazionali.
La Marina Militare vede nelle possibili nuove rotte commerciali che potrebbero aprirsi a Nord, un elemento di interesse in termini ambientali e di sicurezza della navigazione, oltre che per gli aspetti geostrategici, talassopolitici e socio-economici che questo potrebbe comportare per il nostro Paese.
Nello specifico, durante la missione saranno impiegati sensori di ultima generazione , in un’area di operazioni a latitudini molto elevata compresa tra lo Stretto di Fram, le Isole Svalbard e lo Yermak Plateau per definire la mappatura di aree inesplorate, i caratteri e le dinamiche della colonna d’acqua e del fondale in relazione ai processi sedimentari, alla circolazione e ai ghiacci, così da poter consentire di trarre dalla ricerca, attraverso lo studio, l’analisi e il monitoraggio dall’atmosfera al fondale marino, dei risultati concreti.
Le particolari condizioni meteomarine polari e la costante presenza di luce durante le 24 ore saranno una stimolante sfida per i 46 membri dell’equipaggio della Marina Militare che, dopo aver seguito un addestramento mirato, costituiranno un valido ed imprescindibile supporto per io i 23 ricercatori a bordo di Nave Alliance.
La Marina Militare attraverso l’Istituto Idrografico partecipa da due anni al Tavolo Artico, fornendo il supporto specialistico al gruppo di lavoro EPPR (Emergency, Prevention, Preparedness and Response) dell’Artic Council. Elemento di particolare rilevanza di questa attività è il ruolo assunto dalla Marina Militare per il tramite dell’Istituto Idrografico, come “marine focal point” della comunità scientifica nazionale in Artico.
Tale ruolo di rilievo è stato raggiunto grazie alla costituzione del Reparto di Geofisica Marina ed Oceanografia presso l’Istituto Idrografico e l’elevata dinamicità dimostrata dallo stesso sin dalla sua costituzione.
L’area polare artica (insieme alla gemella antartica) per le sue caratteristiche di “motore” del clima del pianeta è nodo cruciale per comprendere l’evoluzione del clima ed il suo impatto sul pianeta e sull’economia globale.
In questo quadro dove si fondono aspetti ambientali, socio economici e geostrategici si colloca il motivo della presenza dell’Italia nell’area Artica.
Nave Alliance è un’unità polivalente di ricerca che svolge principalmente attività condotte dal Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima (Centre for Maritime Research and Experimentation – CMRE), per conto dell’Organizzazione Scientifica e Tecnologica (Science and Technology Organization – STO) della NATO. Dal marzo 2016 è iscritta al registro del naviglio militare ed equipaggiata con personale della Marina Militare grazie a un’intesa del dicembre 2015 fra la Marina Militare e il CMRE.
Il CMRE, continuando le attività di ricerca in corso di sviluppo nell’area artica, collaborerà con un team scientifico impegnato in diverse attività. Saranno impiegati 5 veicoli autonomi (underwater gliders) per rilevare fenomeni connessi alla corrente atlantica e per osservare gli effetti del ghiaccio marino sull’ambiente acustico e sul campo ondoso, un veicolo subacqueo a traino per osservare strutture oceanografiche di piccole dimensioni, sonda CTD e altra strumentazione oceanografica a bordo, ancoraggi (mooring) oceanografici per complementare le osservazioni raccolte da nave e gliders.
Leonardo e Agenzia Spaziale Italiana, attraverso e-GEOS (joint venture Telespazio/ASI), nel corso di High North 18, metteranno a disposizione dell’Istituto Idrografico della Marina, che fornirà invece i dati ancillari idro-oceanografici e della dinamica dei ghiacci di calibrazione e validazione, le informazioni provenienti dalla costellazione satellitare COSMO-SkyMed per la sperimentazione e sviluppo di servizi in supporto alla sicurezza della navigazione in Artico e per il monitoraggio dell’inquinamento da idrocarburi nell’area interessata dalla rotta della nave, sia di giorno che di notte. Nell’ambito di questa attività, denominata ArNaCoSky (Arctic Navigation con COSMO-SkyMed), e-GEOS fornirà, sia alla nave che ai centri di controllo missione, rapporti sullo stato dei ghiacci, sul traffico marittimo e sullo stato ambientale.
IDS – Ingegneria dei Sistemi collaborerà, nell’ambito della campagna Artica di Geofisica marina High North 18, con l’Istituto Idrografico della Marina nelle attività di rilievo ottico e IR dei ghiacci e della banchisa con l’impiego di un drone aereo denominato Sistema Aereo a Pilotaggio Remoto IDS IA-3 Colibri.
L’ENEA studierà l’evoluzione dell’inquinamento globale conducendo nuove ricerche sulle dinamiche dei sedimenti marini degli ultimi 100 anni. L’attenzione sarà focalizzata in particolare su sequestro di carbonio e contaminazione da metalli e microplastiche, con l’obiettivo di preservare l’ecosistema del Mare Artico, termometro del cambiamento climatico della Terra. A supportare l’attività scientifica dell’ENEA a bordo della nave Alliance in High North 18, ci sarà anche il sistema laser LIDAR, che è in grado di misurare in continuo e in tempo reale la clorofilla e la sostanza organica disciolta in acqua per rilevare lo stato di salute dell’Artico.
A bordo di Nave Alliance verranno svolte attività di ricerca oceanografica. Ricercatori dell’OGS e del CNR si occuperanno di eseguire la manutenzione di ancoraggi profondi (mooring oceanografici) e di acquisire nuovi dati idrologici nella zona ovest e sud ovest delle Isole Svalbard dove, da alcuni anni, si stanno studiando le correnti e le masse d’acqua che rappresentano il motore della circolazione polare e contribuiscono alla circolazione globale. Grazie all’uso degli ancoraggi profondi opportunamente strumentati vengono rilevati, dal 2014, a circa 1000 m di profondità, una serie di parametri (temperatura, salinità, ossigeno disciolto, velocità delle correnti e presenza di particellato) che stanno fornendo preziose informazioni sulla dinamica e sulla variabilità annuale e stagionale delle correnti e delle masse d’acqua da esse trasportate.
ERI – European Research Institute, dopo gli analoghi lavori svolti nel Passaggio a Nord Ovest nel 2016, durante High North 18 svolgerà campionamenti su plastiche e microplastiche in un’area ad oggi del tutto inesplorata da questo punto di vista. I campioni verranno poi analizzati dal Politecnico di Torino e i risultati contribuiranno alla conoscenza sempre più dettagliata della diffusione di rifiuti di plastica ‘flottanti’ in Oceano.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, INGV, sarà coinvolto con il team della sede di Portovenere, specializzato in geofisica e tecnologie marine, coadiuvato a bordo di Nave Alliance da personale dell’Istituto Idrografico della Marina nella acquisizione di dati geofisici marini per lo studio delle anomalie gravimetriche di fondo mare; un dato prezioso che contribuirà a meglio caratterizzare i possibili modelli geodinamici e concorrere a definire l’evoluzione geologica di quest’area del nostro pianeta che sta assumendo sempre maggiore interesse.
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