22 November, 2024
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Chiara Obino non ce l’ha fatta, ritenterà il record di apnea.

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Chiara Obino ritenterà. Non si sa ancora quando, se domenica o più avanti ma ritenterà. Un problema di compensazione ha infatti precluso per pochi metri alla 42enne dentista cagliaritana di conquistare il cartellino piazzato a -86 metri e con esso il record del mondo di apnea in assetto costante con le due pinne. «Ho fatto una serie di errori che non ho mai fatto in allenamento e si pagano cari. Così come cara si paga la tensione della gara», commenta dopo essere riemersa.

Non è stata certo una giornata facile per gli apneisti, la prima del Trofeo Profondamente Sardegna – Memorial “Fabrizio Accorte”, organizzata dal club BlueWorld di Cagliari. Il campo gara nelle acque dell’Area Marina Protetta di Villasimius si è dovuto spostare molto più lontano, a Geremeas, perché la corrente era troppo forte e avrebbe viziato, oltre a rendere pericolose, le performance.

Una volta montati i cavi di sicurezza e i contrappesi, era tutto pronto. Chiara si è infilata la muta ed ha iniziato la fase di rilassamento. Alle 10,45 si immerge. Sembra filare tutto liscio. «-10, -20, -30», scandisce Edmondo Puddu, il compagno di Chiara ed attento supervisore della sicurezza. La sua è l’unica voce che squarcia il silenzio rispettoso che vige a bordo. Dopo il -70 tutti attendevano certi il -80 e invece no. «Ha girato, risale, andatela a prendere», urla Edmondo. I safety diver, gli apneisti responsabili alla sicurezza dei colleghi in gara, fanno a turno la capovolta e scendono. Il primo ha anche un acquascooter subacqueo che gli permette di raggiungere velocemente Chiara.

«Ho avuto un problema di compensazione», racconta la record woman cagliaritana dopo aver fatto scemare la tensione della gara. «Per compensare le orecchie devo traslare aria dai polmoni alla bocca. Oltre una certa quota questo passaggio non si può più fare. Se compio tutti i “ricarichi” correttamente fino ai -35 metri poi ho aria per arrivare fino al piattello, in profondità». Invece qualcosa non ha funzionato. «Mi sono accorta di non aver fatto i carichi bene ma non sai mai quanto male li hai fatti, quindi ho continuato a scendere. A un certo punto della discesa mi sono però accorta che l’aria stava finendo e non riuscivo ad arrivare in fondo. Il piattello era troppo distante». Così a -80, a pochi metri dal raggiungimento del suo obiettivo, Chiara ha preferito tutelare la sua salute, girarsi e risalire.

«La scelta più giusta – spiega – sarebbe stata rimanere agganciata mentalmente a quel tipo di performance, al percorso mentale che mi ero fatta, e tornare pinneggiando, come faccio normalmente. Queste performance hanno una componente mentale preponderante. Invece ho pensato a cosa potevo fare per stancarmi il meno possibile e conservare le forze per fare il tuffo domani:  mi sono tirata a braccia dal cavo per salvaguardare le gambe, ma questa è una modalità molto più lenta rispetto alla spinta che ti danno le pinne. Poi ho visto il safety diver con lo scooter e mi sono attaccata a lui e poi la parte finale mi sono rimessa sul cavo con le pinne ma tutto il mio percorso mentale per l’uscita l’avevo abbandonato. Ho fatto azioni che normalmente non faccio. Ho fatto una serie di errori che non ho mai fatto in allenamento e si pagano cari. Si paga la tensione della gara.»

L’apneista, che nella vita è dentista e mamma di due figlie, è una delle poche donne che oramai pratica l’apnea a livello non professionistico e, anche per questo, è una delle poche che tenta i record ancora nel Mediterraneo, un mare con acque molto più ostiche rispetto alle placide e calde acque del Mar Rosso o delle Bahamas, dove normalmente si tentano record come quello di oggi a Geremeas. Questo perché nel Mare Nostrum ci sono sempre le correnti (come quella forte di oggi, che ha costretto a spostare il campo gare), il moto ondoso sempre presente e il termoclino, cioè la presenza di tagli di acqua fredda che rendono difficoltoso il rilassamento.

La domanda che ora tutti si fanno e le fanno è “quando ritenti?”. Ma Chiara risponde: «Domani non posso, se mi danno l’autorizzazione i medici, posso pensare di ritentare domenica ma viene prima la salute».

Per ora il record mondiale CMAS (Confederazione mondiale attività subacquee) rimane nelle mani della slovena Alenka Artmick e dall’ucraina, Natalia Zharkova, che nelle acque di Kas, in Turchia, erano scese a 85 metri strappando proprio a Chiara Obino il record mondiale, che l’apneista cagliaritana aveva realizzato a Ustica nel 2016.

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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