22 November, 2024
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Verrà presentato venerdì 30 novembre, al Teatro Massimo di Cagliari, il libro “Parole avanti”, di Claudia Sarritzu, Palabanda Edizioni.

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Verrà presentato venerdì 30 novembre, al Teatro Massimo di Cagliari, il libro “Parole avanti”, di Claudia Sarritzu, Palabanda Edizioni.

«Questo libro esiste perché vorrei che passasse un concetto per me essenziale e che vorrei fosse chiaro ai giovani, maschi e femmine, ma anche ai più anziani. Il femminismo non è il contrario di maschilismo. Femminismo è una parola  bellissima.»

Parole avanti” è un saggio che affronta i temi della discriminazione e della violenza di genere attraverso lo sguardo di chi fa informazione in Italia. Analizza le parole dei media, ma anche quelle piene di stereotipi che usiamo nella nostra quotidianità. Le parole sono le vere protagoniste di questo libro, che cerca di spiegare la necessità di un nuovo femminismo. Quello che sgorga come un sentimento, che non ha bisogno di lotte e braccia armate, ma di un contagio benevolo sull’onda energia positiva. Dalla donna sarda a quella siriana, dal maschilismo italiano a quello brasiliano, dalle lotte dei movimenti femministi occidentali fino alle combattenti curde, “Parole Avanti” tesse la trama di una rivoluzione in atto che nessun maschilismo potrà più fermare.

E Palabanda Edizioni, casa editrice fondata da Donne e che a tante donne ha già dato voce, in qualità di autrici o di protagoniste di preziosi romanzi e saggi, non poteva che accogliere nella sua collana grigia Saggistica questo straordinario volume, che uscirà ufficialmente in formato e-book e nelle librerie in una giornata simbolica come domenica 25 novembre, Giornata Contro la Violenza sulle Donne.

«Sono diventata femminista il giorno in cui ho abbandonato la pigrizia mentale di accettare il mondo come è, e ho deciso di mettermi in discussione. Quando ho iniziato a chiedermi se nelle battute scherzose che facevo io stessa, o nei giornali che leggevo, ci fossero concetti sessisti. Sono diventata femminista per strada, camminando in mezzo ai manifesti pubblicitari, parlando con amici, fidanzati, genitori e insegnanti. Analizzando i miei giudizi personali sulle altre donne. È successo il giorno in cui ho chiamato il patriarcato “malattia” e ho desiderato guarire. Quando ho capito che il femminismo è resistenza, un vero e proprio fronte, e che gli uomini non sono il male, nella stragrande maggioranza. Il male sta nella nostra cultura maschilista – ha spiegato l’autrice, Claudia Sarritzu -. C’è stato un momento in cui ho capito che il femminismo del terzo millennio doveva passare per necessità da una rivoluzione linguistica. Le parole costruiscono il pensiero. Certo, il femminismo di oggi non è quello di ieri, ha da intraprendere battaglie diverse con strumenti diversi. E soprattutto deve compiere più di prima questa rivoluzione insieme ai maschi. C’è un femminismo che non contempla il ruolo dell’uomo nella nostra emancipazione. Io invece credo che ci libereremo della cultura maschilista quando convinceremo i maschi che la nostra libertà non è una minaccia per loro. Bisogna prendere per mano le nostre figlie ma anche i nostri figli in questo lungo e faticoso percorso, altrimenti creeremo l’effetto che ho raccontato sopra e cioè ragazzi che si sentono attaccati in quanto uomini e che odieranno ancora di più le donne in quanto donne. Come riuscire in questo? Cambiando le parole che ci raccontano.»

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