Gianni Olla (Feneal Uil Cagliari): «Rilanciare il settore delle costruzioni e riavviare i cantieri per creare posti di lavoro stabili».
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“Lavoro e dignità”. Con queste parole d’ordine la Feneal Uil si avvicina al grande sciopero nazionale del 15 marzo 2019, giorno in cui in tutta Italia il settore delle costruzioni si fermerà per una giornata.
«Sarà così anche nel territorio cagliaritano e in tutta la Sardegna – spiega Gianni Olla, segretario provinciale della Feneal Uil di Cagliari che annuncia per il prossimo 8 marzo un sit-in in Prefettura e un incontro con il prefetto di Cagliari -. Arriveremo all’appuntamento del 15 marzo dopo aver effettuato decine di assemblee con i lavoratori e i disoccupati del settore : alla Sardegna ccorrono lavoro e buone politiche occupazionali. Bisogna rilanciare il settore delle costruzioni e riavviare i cantieri per creare posti di lavoro.»
Un piano straordinario per il rilancio del settore delle costruzioni. Secondo la Feneal Uil la vera emergenza della Sardegna è oggi il lavoro. «Oggi più che mai è necessario un piano straordinario per il rilancio e la difesa del settore delle costruzioni per combattere la piaga della disoccupazione – aggiunge Gianni Olla -. La nostra Regione saprà risollevarsi solo se avrà capacità e volontà di investire in infrastrutture moderne adeguandole agli standard ottimali di altri paesi».
Sardegna seconda solo alla Sicilia per opere incompiute. Per questo – secondo la Feneal Uil – occorre un taglio netto con il presente fatto di opere pubbliche incompiute (con 86 opere pubbliche incompiute la Sardegna è seconda solo alla Sicilia): la Diga di Monte Nieddu, la SS195, la SS131, l’Ospedale di San Gavino sono solo alcune delle vergogne a cui porre soluzione e rimedio.
«Se si vuole innescare un volano virtuoso – sottolinea ancora Gianni Olla – bisogna dare certezza di tempi e modalità di esecuzione delle opere pubbliche.»
Le priorità. Tra le priorità evidenziate dalla Feneal Uil mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista idrogeologico, visti i disastri che distruggono vite e mettono in ginocchio attività economiche, e finalmente portare a compimento una nuova disciplina urbanistica e di governo del territorio, la cui assenza rallenta gli investimenti destinati alla miglioria di un patrimonio abitativo e architettonico da salvaguardare.
In questo modo, secondo il sindacato, è possibile rimediare alle storture rappresentate da calo demografico, alti tassi migratori, elevato numero dei disoccupati e dei cittadini sotto la soglia della povertà, tutti indici significativi di un diffuso malessere sociale.
«Non si può continuare a pensare che per il Mezzogiorno e per la Sardegna la strada risolutiva siano i sussidi, un paese civile deve garantire più lavoro, più occupazione e meno precarietà, ma anche un sistema che protegga le persone in difficoltà. Solo in questo caso il reddito di cittadinanza non è assistenza, ma modernità e innovazione. Un paese civile deve prima di tutto garantire che una persona possa lavorare e prevedere un sussidio solo nel caso in cui questa non possa lavorare. Bisogna prima di tutto garantire il salario, rinnovare i contratti, abbassare le tasse sul lavoro, ma anche un sistema che protegga i lavoratori in difficoltà. Il fatto che addirittura il 14% dei sardi possa attualmente beneficiare del reddito di cittadinanza è un grande problema: innanzitutto per loro e per le loro famiglie, ma anche per la nostra economia. Chi non ha soldi non spende e non consuma. La risposta a questa crisi insomma non può essere il reddito di cittadinanza – -, ma un piano straordinario capace di far decollare e riaprire i tanti, troppi cantieri attualmente fermi.»
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