Venerdì 18, a San Sperate, è in programma il #Festival della birra per favorire l’aggregazione tra le aziende isolane.
La birra Made in Sardinia sfida quella continentale ed estera e cerca di allargare la sua produzione. In occasione della tradizionale Sagra delle pesche di San Sperate, si terrà (venerdì 18 luglio, alle ore 17.00) il “#Festival delle birre artigianali” dove 9 birrifici sardi, tra cui quello della cooperativa “Apistica Mediterranea” promotrice dell’Op “Terrantiga”, metteranno a confronto le proprie produzioni con quelle di due birrifici continentali e di alcune aziende estere. La produzione di birra artigianale nell’Isola raccoglie un consenso sempre maggiore, tanto che si contano una ventina di aziende. La birra sarda può rappresentare un prodotto identitario, di qualità che ha ampi spazi di mercato: il consumo medio italiano si attesta sui 30 litri circa pro-capite, i sardi ne bevono il doppio, 60 litri a testa.
Il Festival avrà come teatro la splendida cornice del “Giardino Megalitico” di San Sperate che ospita le sculture di Pinuccio Sciola e sarà un importante momento di incontro tra produttori e consumatori grazie anche al dibattito che sarà organizzato e a cui parteciperanno anche i tecnici delle agenzie regionali #Laore e d#Agris. La giornata sarà l’occasione per evidenziare come sia possibile una diversa valorizzazione della coltura dell’orzo, prodotto primario per la produzione della birra, e per valutare la possibilità di aggregazione dei birrifici sardi al fine di chiudere la filiera con la produzione dell’orzo, la successiva produzione di malto e infine la produzione di birra. Oggi il malto è importato dall’estero mentre un maltificio sardo potrebbe contribuire a ridurre i costi della materia prima. La chiusura della filiera, inoltre, consentirebbe di considerare la produzione di birra come “agricola”, con notevoli benefici fiscali. Esempio illuminante di cosa è possibile fare in tale direzione è rappresentato dal consorzio tra birrifici (Cobi), promosso da #Copagri Marche, che ha realizzato un impianto in provincia di Ancona con una capacità produttiva di 1.500 quintali di malto l’anno, ma vista l’espansione della domanda si è già posto l’obiettivo di arrivare a quota 12mila.
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