Il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi contesta il finanziamento dell’Argea «che aggraverà il rischio inquinamento in Gallura».
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«Non soltanto i rifiuti di tutto il Nord Sardegna adesso anche gli scarti di macellazione, probabilmente provenienti dall’intera Isola, potrebbero presto finire a Olbia. È questo lo scenario futuro che si sta delineando nella triste e complessa vicenda che ruota attorno alla discarica di Spiritu Santu. Se appena qualche giorno fa, dopo le ultime dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente Gianni Lampis, abbiamo appreso che la programmazione regionale prevede l’ampliamento della discarica, oggi è arrivata un’ulteriore mazzata: il Cipnes, titolare della discarica di Spiritu Santu, incasserà un finanziamento di 500mila euro dall’Argea per il completamento di un impianto che tratterà gli scarti di macellazione. In pratica, il grido d’allarme dei cittadini di Murta Maria e Porto San Paolo continua a cadere nel vuoto. Se da una parte i cittadini, esasperati dalle esalazioni e preoccupati per l’inquinamento delle loro terre, protestano da anni contro la discarica, dall’altra la Regione finanzia un nuovo impianto. Tutto ciò è gravissimo. Siamo arrivati oltre il sopportabile.»
A denunciare un altro peso insostenibile per la popolazione gallurese è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Roberto Li Gioi, impegnato nel braccio di ferro tra Cipnes e cittadini per la bonifica di una vera e propria bomba ecologica come la maxi discarica che sovrasta il mare cristallino di Tavolara.
Il finanziamento concesso al Cipnes è stato previsto da una delibera della precedente Giunta regionale, del 20 dicembre 2017, promossa dall’allora assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria, e dettata dall’esigenza di correre ai ripari e dotare la Sardegna di un impianto di lavorazione degli scarti di macellazione dopo la chiusura dell’unico impianto sardo, quello dell’Agrolip di Macchiareddu, per violazione delle norme sanitarie e ambientali.
Nella delibera in questione, l’assessore all’Agricoltura ricorda alla Giunta che «alcuni comuni della Sardegna sono proprietari di strutture e/o impianti che opportunamente completati possono consentire il trattamento dei SOA».
«Assessore Lampis, le chiedo di guardare la vicenda da tutte le prospettive – conclude Roberto Li Gioi -. Di considerare i rischi derivanti dalla presenza di una quantità ingente di rifiuti in un’unica area. Valuti gli spaventosi risultati delle analisi dei pozzi piezometrici in relazione alla salute dei cittadini sardi.»
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