22 November, 2024
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La posizione dei contrari allo slittamento del termine del 2025 per il phase out dal carbone.

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Sette associazioni hanno diffuso un comunicato stampa sull’esito del primo incontro del tavolo tecnico tenutosi lo scorso 30 luglio per l’esame delle problematiche legate al processo di decarbonizzazione che prevede il termine del 2025 per l’abbandono del carbone quale fonte di alimentazione per la produzione di energia. La posizione di Italia Nostra Sardegna, WWF Sardegna, USB – Unione Sindacale di Base, Cobas – Confederazione di Base, Cagliari Social Forum, Assotziu Consumadoris Sardigna e Confederazione Sindacale Sarda è ferma sul rispetto del termine del 2025, ritenuto «un obiettivo tecnicamente perseguibile ed alla nostra portata».

«Lasciano sgomenti le dichiarazioni dei rappresentanti della Giunta regionale e di CGIL, CISL e UIL – sostengono nel comunicato stampa – che invece di sostenere questa stringente e globale necessità, invocano di posticipare la fuoriuscita dal carbone e la sua sostituzione con un’altra energia fossile, il metano, pretendendo un’infrastruttura, “la metanizzazione della Sardegna”, che per costi e ricavi una volta realizzata deve per forza mantenersi per almeno i prossimi 25 anni, in ciò contribuendo al danno climatico e della salute delle popolazioni sarde, che già stanno pagando un prezzo altissimo in tumori e malattie degenerative a causa dell’inquinamento da servitù industriali, energetiche e militari.»

«La Sardegna è in grado di fare la sua parte garantendo l’autosufficienza attraverso l’ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica – sostengono le sette associazioni -. Di più, può diventare un laboratorio della decarbonizzazione e dell’economia circolare dove sperimentare ed utilizzare nuove energie, tecnologie ed apparecchiature, per semplificare il sistema elettrico, per renderlo più decentrato, diffondendo l’autoproduzione, e potenziando all’uopo le Università ed i centri di Ricerca presenti nell’Isola.»

Sullo stesso incontro svoltosi al MISE, Legambiente ha diffuso un altro comunicato stampa molto critico.

«La posizione espressa da Legambiente in questa sede è certamente nota. Non possiamo che sostenere il rispetto dell’impegno stabilito dalla SEN di cessare l’impiego del carbone entro il 2025, fermamente contrari non solo a qualsiasi slittamento dell’uscita del carbone, come proposto dalla Regione  Sardegna e sostenuto dai sindacati, ma anche a qualsiasi progetto di metanizzazione che porti la Regione Sardegna nella preistoria energetica. Appare del tutto anacronistico discutere oggi di questo posticipo se non fossimo di fronte ad una grave emergenza climatica, agli 11 anni che l’IPCC dichiara di avere di fronte per invertire la rotta e mantenere l’innalzamento della temperatura al di sotto del grado e mezzo, e di fronte alla reale opportunità di sviluppo e innovazione che la decarbonizzazione può portare in Sardegna e in tutti gli altri territori del nostro Paese.»

«Non saranno 5 anni in più a cambiare le sorti delle centrali a carbone, mentre 5 anni e mezzo sono un tempo assolutamente sufficiente a sviluppare un piano energetico sostenibile, anche dal punto di vista sociale, e industriale necessario per rendere la Sardegna sempre più competitiva, abbandonando ogni idea che rischia, invece, di rendere la Sardegna un territorio fragile e isolato rispetto a quanto accade nel resto d’Europa – aggiunge Legambiente Sardegna -. Quello di cui abbiamo bisogno per la Regione Sardegna è un piano per la transizione, che preveda depositi costieri con minirigassificatori (che comunque andrebbero fatti anche nel caso della dorsale del metano), ma che una volta completati e in ottica di decarbonizzazione cesserebbero la loro utilità. Questi, infatti, risponderebbero in maniera temporanea – come deve essere – alle esigenze energetiche delle industrie, alle reti di distribuzione esistenti e in costruzione, alle esigenze di mobilità, trasporto pesante incluso, e delle centrali termoelettriche. Favorendo, al contempo, lo sviluppo di nuove filiere come quella del biometano che può arrivare a coprire il 4-6% dei fabbisogni attuali, delle altri fonti rinnovabili spingendo su una elettrificazione dell’isola, accompagnata dal potenziamento della interconnessione con il continente.»

«Non si tratta di un percorso semplice, per rispettare la data del 2025 è necessario lavorare velocemente e senza sosta per poter sviluppare nell’isola sarda tutte le condizioni necessarie per lo spegnimento delle centrali – conclude Legambiente Sardegna -. Una sfida di tutto rispetto, ma che, se portata avanti in ottica di decarbonizzazione, può portare solo benefici.»

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