22 November, 2024
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Il discorso integrale tenuto oggi dal Presidente David Sassoli al Consiglio europeo.

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Il discorso integrale tenuto oggi dal Presidente David Sassoli al Consiglio europeo.

Signor Presidente del Consiglio Europeo,

Signora Presidente della Commissione,

Signori Capi di Stato e di Governo,

È questa la mia seconda presenza al Consiglio europeo presieduto oggi per la prima volta dal Presidente Michel cui rivolgo i miei più sentiti auguri di buon lavoro. Saluto anche calorosamente Ursula Von der Leyen che siede qui per la prima volta nella sua veste ufficiale di Presidente della Commissione europea.

Colgo inoltre l’occasione di congratularmi con il nuovo Primo ministro della Finlandia, signora Sanna Marin, per la sua recente nomina.

AVVIO DEL NUOVO CICLO ISTITUZIONAL

Il primo dicembre scorso in occasione di una bellissima cerimonia alla Maison de l’Europe proprio insieme ai Presidenti Michel e Von der Leyen e a quella della BCE Christine Lagarde abbiamo ricordato il decimo anniversario del Trattato di Lisbona e salutato l’avvio del nuovo ciclo istituzionale.

È stato per me, come credo per molti, un momento molto emozionante e carico di significato, anche dal punto di vista simbolico.

Tuttavia gli aspetti cerimoniali e simbolici non possono bastare. Nel maggio scorso i cittadini europei hanno dato un segnale molto chiaro sulla loro volontà e capacità di resistere alle sirene del populismo e dei nazionalismi, confermando la loro fiducia nei confronti delle Istituzioni e del progetto europeo.

Questa fiducia che ci è stata concessa non è tuttavia un assegno in bianco. I nostri cittadini hanno chiesto un’Europa diversa, più democratica, più trasparente, più verde, più sociale ed inclusiva, più sicura, più vicina ai loro bisogni.

I prossimi anni saranno assolutamente decisivi per il futuro dell’Unione. Non possiamo permetterci di sbagliare.

Dopo un processo iniziato con le elezioni di maggio e durato alcuni mesi il rinnovamento delle principali Istituzioni è oggi finalmente completato.

In questo periodo il Parlamento europeo, il primo a rinnovarsi, ha dato prova di grande maturità e di saper agire in modo trasparente e responsabile, soprattutto nel processo che ha portato all’elezione della nuova Commissione. Inoltre, le audizioni hanno dimostrato che il Parlamento europeo ha assunto un ruolo chiave nella definizione dell’agenda politica dell’Unione, esercitando a pieno i suoi poteri.

Devo dare merito alla Presidente Von der Leyen di aver mostrato fin dall’inizio grande attenzione e capacità di ascoltare le indicazioni che venivano dal Parlamento. Nel corso dei mesi il programma della Commissione è stato migliorato. La squadra è stata in parte modificata sia nelle persone che nella composizione dei portafogli sulla base delle valutazioni parlamentari.

Questa interazione fra il Parlamento e la futura Commissione non solo ha rafforzato la legittimità democratica del nuovo Collegio dei Commissari – eletto a novembre con una più ampia maggioranza rispetto a quella di luglio – ma ha permesso di avviare un dialogo molto positivo e costruttivo tra le due Istituzioni.

Questo dialogo, esteso ovviamente al Consiglio, deve adesso proseguire ad iniziare dalla definizione delle priorità dei prossimi anni. Questo esercizio di programmazione legislativa pluriennale è il primo del suo genere dall’adozione dell’accordo interistituzionale “Legiferare meglio” del 2016.

Il Parlamento ha chiaramente delineato le sue priorità per l’attuale legislatura durante le audizioni della Commissione in modo aperto e trasparente e accoglie con favore gli impegni assunti dalla Commissione.  Ogni Istituzione deve ora fare la propria parte per garantire ai cittadini dell’Unione europea soluzioni concrete alle varie sfide che ci troviamo ad affrontare.

Il Parlamento attende quindi con interesse le proposte della Commissione e intende affermarsi come attore di questo processo, in modo costruttivo, per dare vita ad una “Dichiarazione congiunta” e trovare un orizzonte comune nel rispetto della diversità e delle prerogative di ciascuna delle nostre istituzioni. In questo contesto non posso che rallegrarmi del fatto che anche il Consiglio con l’Agenda strategica e la “Leaders’ Agenda” abbia anch’esso dimostrato una reale esigenza di pianificazione e di maggiore efficienza.

Speriamo inoltre che l’esercizio venga rinnovato e che venga fatto in modo ambizioso, perché questa trasparenza va a vantaggio di tutti gli attori istituzionali e certamente del Parlamento europeo.

CAMBIAMENTO CLIMATICO

La lotta al cambiamento climatico è certamente in cima alle preoccupazioni dei cittadini europei e deve quindi essere una delle priorità della nostra agenda comune.

L’Unione deve esercitare un ruolo guida in questa sfida.

Voglio ringraziare la Commissione europea, e la sua Presidente per aver presentato in modo tempestivo la Comunicazione sul Green Deal permettendo un primo dibattito politico in seno al Parlamento nella giornata di ieri.

È particolarmente positivo che le prime due iniziative legislative annunciate dalla Commissione nella Comunicazione sul Green Deal siano la Legge sul clima ed il Meccanismo per una transizione equa.

Due settimane fa, il Parlamento ha riconosciuto l’importanza senza precedenti della minaccia esistenziale che l’umanità deve affrontare. Ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale e si è impegnato ad adottare immediatamente misure concrete per farvi fronte.

Invito il Consiglio europeo ad assumersi sin da subito le proprie responsabilità e ad adottare a partire da oggi stesso l’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. Questo traguardo deve tradursi rapidamente in un accordo sulla proposta che la Commissione presenterà per una Legge sul clima, in linea con l’obiettivo globale dell’Accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura entro il limite massimo di 1,5 ºC.

La traiettoria è importante quanto il punto di arrivo. Il prossimo decennio sarà di importanza cruciale se vogliamo che l’Unione sia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per raggiungere questo risultato con il miglior rapporto costo-efficacia, dobbiamo aumentare il prima possibile i nostri impegni per il 2030 e ridurre le emissioni europee di gas a effetto serra del 55 per cento entro lo stesso anno. Se l’Unione europea non aumenta al più presto i suoi impegni, come può incoraggiare gli altri Paesi che producono emissioni a fare altrettanto nel corso dell’anno prossimo in vista della COP26? Sappiamo tutti bene che allo stato attuale l’Unione non raggiungerà i suoi obiettivi per il 2030. Occorre quindi agire e farlo subito. Il business as usual non è più accettabile!

Il perseguimento di questi scopi apre opportunità economiche e tecnologiche per i nostri cittadini e le nostre imprese, in termini di occupazione e innovazione. Queste trasformazioni rappresentano un’opportunità per l’Unione, con investimenti nell’innovazione industriale per stimolare la crescita, rafforzare la competitività, promuovere le competenze future e creare posti di lavoro.

Al tempo stesso siamo perfettamente consapevoli dei profondi cambiamenti che esso implica nelle nostre società e nelle nostre economie.

È per questo motivo che le misure da attuare devono sostenere la competitività ed essere accompagnate da forti misure sociali e di inclusione per garantire una transizione giusta ed equa, che favorisca la creazione di posti di lavoro e rispetti la necessità di un elevato livello di protezione sociale.

Dobbiamo inoltre adottare una strategia preventiva e partecipativa per garantire che tutti i cittadini beneficino della transizione, compresi quelli che appartengono alle regioni ed alle comunità più vulnerabili. Per questo il Parlamento accoglie con grande favore la proposta annunciata dalla Commissione per la creazione di un fondo per una riconversione equa quale strumento unico a livello europeo per garantire una transizione inclusiva e mirata a favore delle popolazioni e delle regioni più colpite dalla decarbonizzazione. Il Just Transition Fund è una richiesta avanzata dal Parlamento già molto tempo fa; per questo non penso di sorprendervi nell’annunciare che saremo particolarmente attenti nell’assicurare al Meccanismo tutti i fondi necessari, in quanto parte del Green Deal. L’obiettivo è arrivare a mobilitare almeno 100 miliardi di euro di cui una parte deve essere costituita da nuove risorse.

Nessuno dovrà essere lasciato indietro. Gli sforzi di chi dipende in maniera maggiore dal carbone devono essere riconosciuti e sostenuti.

Il Green Deal dovrà dunque definire una strategia completa e ambiziosa per realizzare un’Europa neutrale dal punto di vista climatico e la Commissione dovrà adattare tutte sue le politiche pertinenti in tal senso, in particolare nei settori del clima e dell’energia, dell’agricoltura e dei trasporti L’integrazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel processo del Semestre europeo e la “verifica della sostenibilità” delle iniziative future saranno fondamentali per il suo successo. Il Parlamento vigilerà affinché le politiche attuate siano coerenti, eque e sostenibili.

Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione deve non solo rendere il suo budget “verde” in senso orizzontale, ma anche dotarsi di risorse finanziarie adeguate. Il Green Deal può essere un successo solo se vi è un’assoluta mobilitazione delle risorse necessarie per garantire un’equa transizione ecologica.

MFF

Il tema delle risorse è cruciale per consentire all’Unione di soddisfare le aspettative dei propri cittadini. È urgente procedere rapidamente e trovare quanto prima un accordo per evitare ritardi nell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea.

La posizione del Parlamento su questo tema è nota e l’ho già ricordata qui davanti a voi in occasione del Consiglio europeo dello scorso ottobre.

Per questi motivi sono rimasto molto sorpreso dall’ultima proposta della Presidenza finlandese, trapelata in questi giorni, che – e lo dico con tutto il rispetto, la stima e l’amicizia che nutro per il Governo di Helsinki – è molto al di sotto delle aspettative di tutti i Gruppi politici del Parlamento.

Per il Parlamento la politica di coesione rappresenta il motore dell’integrazione europea perché ha permesso di sostenere territori e comunità nello sviluppo economico e nelle politiche di sostenibilità sociale e ambientale.

Lo stesso vale per i tagli consistenti proposti su numerosi strumenti importanti come la Connecting Europe Facility, la cui dotazione viene ridotta di quasi il 30% nei suoi settori energetici e digitali rispetto alla nostra proposta e a quella della Commissione, o il Fondo sociale europeo, che fa segnare un “meno 17%”. Analoghe perplessità sollevano i tagli al Fondo per la gestione integrata delle frontiere, ridotto di un terzo o per quello europeo per la difesa, inclusa la Mobilità militare, che risulta addirittura dimezzato. È evidente che con questi tagli il potenziale geopolitico dell’Europa rischierebbe di essere compromesso così come il suo ruolo nelle relazioni internazionali.

Non voglio ovviamente qui ripetere quanto già detto in ottobre. Mi limito a ricordare che il Parlamento europeo considera la decisione sul bilancio pluriennale come parte di un “pacchetto unico”, con l’introduzione da un lato di un paniere di nuove risorse proprie e, dall’altro un impegno ambizioso sul lato della spesa – pari all’1,3 % del reddito nazionale lordo – per mantenere inalterato in termini reali l’impegno finanziario per le politiche tradizionali dell’UE, dare impulso ai programmi di maggior successo e assicurare risorse sufficienti per le nuove sfide dell’Unione.

Il Parlamento è pronto a negoziare su questa base con spirito dialogante e costruttivo, ma nel pieno rispetto delle sue prerogative e su un piano di parità con le altre Istituzioni.

Mi sembra qui utile attirare la vostra attenzione sull’ultima rilevazione di Eurobarometro, secondo cui il 58% dei cittadini europei chiede che vengano attribuiti maggiori poteri al Parlamento europeo.

In questo momento stiamo negoziando insieme su numerosi e importanti proposte settoriali. Per noi, tuttavia, questo negoziato è strettamente legato al pacchetto complessivo sul QFP e, quindi, inscindibile da esso. A tale proposito ritengo doveroso segnalare il fatto che riscontro all’interno dei gruppi politici, compresi quelli che hanno sostenuto la Presidente Von der Leyen, un diffuso e crescente malcontento per un’insufficiente considerazione delle prerogative del Parlamento. Tale sentimento Questo malumore, che riguarda sia il metodo che il contenuto, potrebbe avere un impatto negativo sul proseguimento dei negoziati co-legislativi attualmente in corso.

Lo voglio ripetere con grande chiarezza: non commettiamo l’errore di dare per scontato il consenso del Parlamento senza averlo ascoltato.

Le iniziative annunciate dalla Presidente Von der Leyen richiedono risorse adeguate. Secondo le stime iniziali del Parlamento, triplicare il programma Erasmus+, il finanziamento proposto per il Fondo di transizione equa, la Garanzia Giovani e l’occupazione giovanile porterebbe ad un totale di circa 30 miliardi di euro in più rispetto alla proposta originaria della Commissione presentata nel 2018. Secondo alcuni calcoli il livello di bilancio ora proposto non sarebbe sufficiente a finanziare l’agenda strategica del Consiglio stesso nel giugno scorso. Proseguire in questa direzione sembrerebbe un paradosso!

Il Parlamento ha già da tempo definito la sua posizione. Ci rammarichiamo che il Consiglio finora non sia riuscito a fare altrettanto, ma guardiamo con grande fiducia ai prossimi mesi ed alla capacità del Presidente Michel e della Presidenza entrante croata – che ho incontrato pochi giorni fa a Zagabria – di giungere ad un accordo. Per avanzare nei negoziati, favorire la concertazione ed il ravvicinamento fra le posizioni delle Istituzioni mi sembra giunto il momento di avviare le riunioni formali a livello dei Presidenti previste dall’art. 324 del TFUE.

Aspettiamo con impazienza questo momento e siamo ansiosi di iniziare a sederci intorno ad un tavolo ed avviare il dialogo anche al fine di evitare inaccettabili ritardi nell’avvio delle nuove politiche e dei nuovi progetti.

CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

I tempi per noi sono essenziali perché i cittadini si attendono risposte concrete. Mi rallegro che il Consiglio europeo discuta in questa occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Per il Parlamento europeo sarà una delle priorità della legislatura, e noi intendiamo essere una forza trainante nell’organizzazione e attuazione della Conferenza.

Penso che stiamo assistendo ad una svolta importante. Proprio mentre celebriamo il decimo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, di cui non abbiamo ancora esplorato tutte le potenzialità, le nostre tre istituzioni concordano sul fatto che l’Unione deve rafforzare la sua capacità di azione, la sua legittimità democratica e la sua efficacia.

Apprezziamo questa iniziativa della Commissione, ma sono ancora più soddisfatto di sapere che, per la prima volta da dieci anni a questa parte, anche il Consiglio/gli Stati membri desiderano avviare questo grande dibattito sul futuro dell’Europa e aspirano a definire una visione comune sulla maniera in cui possiamo migliorare le nostre politiche per ottenere risultati e benefici concreti per i nostri cittadini.

Il Parlamento ha già iniziato i lavori per definire la sua visione. Credo che sia essenziale che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione agiscano su un piano di parità nell’organizzazione della Conferenza.

Si tratta, infatti, di un’iniziativa che desidero sia costruttiva e che dobbiamo perseguire in uno spirito di consenso.

Sono dell’opinione, e l’ho detto alla Presidente Von der Leyen e al Presidente Michel, che sia importante che i Presidenti delle tre Istituzioni, si impegnino personalmente in questo esercizio mostrando una leadership congiunta, al fine di sottolineare l’importanza di questo processo.

Il Parlamento ritiene inoltre che sarà importante coinvolgere i cittadini e la società civile europea in modo aperto e inclusivo, nonché gli attori istituzionali, come i Parlamenti nazionali, le Autorità regionali e locali, ma anche il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale.

Il gruppo di lavoro interno, da me avviato in ottobre, presenterà le sue conclusioni alla Conferenza dei presidenti il 19 dicembre e adotteremo una risoluzione in Plenaria a gennaio per essere pronti in tempo per avviare le discussioni con voi e con la Commissione all’inizio del prossimo anno.

Ripongo molte speranze nella Presidenza croata che avrà il compito di sostenere questo processo di avvio della Conferenza, così come la sua attuazione. Gli obiettivi sono ambiziosi, il calendario lo è altrettanto: è giunto il momento di mettersi al lavoro.

Consentitemi, prima di chiudere infine di esprimere a nome del Parlamento europeo un sentito ringraziamento alla Presidenza di turno finlandese che ha lavorato egregiamente in un semestre complesso e fortemente caratterizzato dal processo di ricambio istituzionale, così come di rinnovare i miei migliori auguri di buon lavoro alla prossima Presidenza di turno croata.

Plenary session – Election of the President of Parliament – Second ballot

Sabato appuntamento
Si rinnova la tradiz

giampaolo.cirronis@gmail.com

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