“Cadere, sognare”, la straordinaria canzone incisa da Eugenio Finardi dopo il concerto di fratellanza tenuto a Carbonia il 15 dicembre 2012.
Nei miei quarant’anni di carriera la Sardegna è forse la regione in cui ho tenuto più concerti. Ho avuto l’onore di essere invitato a suonare nelle piazze più importanti come nei più piccoli centri e il piacere di condividere con le popolazioni i momenti intimi in cui le comunità festeggiano se stesse e il proprio retaggio. Ho avuto così occasione di conoscere a fondo la profonda dignità e generosità di questo Popolo fiero e indomito e di apprezzarne la lingua e la millenaria cultura musicale.
Ho perciò assistito con dolore e sgomento al duplice attacco che questa splendida terra sta subendo dalla cosiddetta economia globale: da una parte lo smantellamento di ogni realtà industriale e dall’altra la totale svalorizzazione dell’economia agro-pastorale.
In particolare mi ha colpito la realtà del Sulcis, dove la crisi economica sembra aver spento ogni occasione di gioia collettiva.
In questi anni la Sardegna mi ha dato tanto, amicizia, calore ma anche lavoro, e in questo momento di difficoltà per tutti vorrei restituire un pò di quello che ho ricevuto dai Sardi offrendo alle popolazioni del Sulcis un “Concerto di Fratellanza” per regalare a quelle comunità una giornata di festa e di cultura che unisca le varie realtà che lottano per il loro futuro.
Il mio sogno è che si superino le divisioni che sempre ci sono nei momenti difficili e che si possa trovare un momento di unità e di solidarietà tra le varie realtà sindacali e associative, fra operai, minatori e pastori per regalare alle famiglie dei lavoratori una giornata di serenità e di calore nel segno della millenaria cultura sarda, una giornata in cui la lotta si esprima nel dare gioia. Insieme alla mia band e a tutti i musicisti sardi che parteciperanno vorrei invitarvi tutti a questa festa che si terrà il 15 dicembre 2012 a Carbonia in P.zza Roma, per celebrare il Natale con tutti gli uomini di buona volontà,
Grazie.
Eugenio Finardi, dicembre 2012
Eugenio Finardi ha ricordato l’emozione vissuta allorché uno spettatore si alzò in piedi, rivolgendogli un accorato appello, con il quale urlò la sua disperazione, determinata da una lunga disoccupazione e dalla necessità di mantenere moglie e figli. Finardi ha aggiunto che a fine concerto cercò l’uomo, senza riuscire a trovarlo, in quando aveva già lasciato Piazza Roma.
Quell’esperienza ha lasciato un segno profondo in Eugenio Finardi che nei mesi successivi ha scritto il testo di una canzone in collaborazione con Massimiliano Casacci, “Cadere, sognare”, inserita quest’anno nell’album “Fibrillante”.
Pubblichiamo il testo della canzone (da leggere e rileggere attentamente!), interpretata con straordinaria partecipazione emotiva, come emerge anche da alcune delle fotografie allegate.
CADERE, SOGNARE
Cadere, sognare
Cadere, sognare
Cadere, sognare
E cadere, sognare
Cadere giù e non svegliarmi più.
Ero un brav’uomo,
uno come tanti, uno normale.
Ho sempre fatto
tutto quello che dicevano di fare.
Per fare il mio dovere ho studiato,
mi sono anche laureato,
ma poi mi sono accontentato
e ho accettato
un posto fisso da impiegato.
Ho acceso un mutuo
e mi sono sposato,
credevo anche di essere fortunato,
ma poi un giorno m’ha chiamato il capo,
m’ha detto:
«L’azienda ha delocalizzato,
mi dispiace ma sei licenziato».
Cadere, sognare
Cadere, sognare
Cadere, sognare
Cadere, sognare
E poi mi son lasciato andare,
ho mollato tutto
e ho cominciato a bere,
perché la sporca verità
è che nessuno vuole
uno della mia età!
Classe dirigente d’imbroglioni,
sfruttatori
senza senso del domani,
senza voglia di sporcarmi mai le mani,
ideologi cresciuti alla Bocconi.
Il vostro liberismo mi ha ammazzato,
di ogni mio sogno derubato,
ormai anche mia moglie mi ha lasciato,
e adesso sono rovinato
e mi son sentito…
Cadere, sognare
Cadere, sognare
Ma no, io non ci sto,
io non mi arrenderò.
Cadere, sognare.
E grido finché vi vedrò pagare,
maiali senza il minimo pudore,
e spegnere quel ghigno
che fa male,
che offende chi non riesce
a respirare.
Ho chiuso con la società civile,
e con i vostri furbi giochi di parole,
che alla fine resta sempre tutto uguale
e aspetterò seduto in riva al fiume,
fino a che non vi vedrò
cadere giù
e non tornare più!
Eugenio Finardi