A distanza di quasi 80 anni dalla Shoah, riemergono pericolosi rigurgiti razzisti
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Ieri mi è capitata una cosa che mai mi sarei aspettato. Ho incontrato in un posto che non posso citare, un mio carissimo amico che da un pò di tempo non vedevo. L’incontro non è stato casuale ma sapevo bene che c’era qualcosa di cui doveva parlarmi e che non poteva tenersi dentro. Questo mio amico lo chiameremo Francesco.
L’incontro verteva, essenzialmente sull’argomento, delle leggi razziali. Ecco di cosa voleva parlarmi questo mio amico.
Le argomentazioni sono state varie e molto profonde, sulle tematiche di cui tutti i media parlano, ma le ferite rimangono e non passano mai.
Sì, Francesco ha dei parenti lontani di origine ebrea. A distanza di tanti anni è difficile dimenticare Benito Mussolini e tutto quello che è accaduto, le tragedie e le infamie di si sono macchiati i fascisti durante quel periodo e tutte le angherie che gli ebrei hanno dovuto subire.
Ancora oggi, quando ne parla, gli occhi di Francesco diventano tristi e le lacrime gli rigano il viso, perché a distanza di tanti anni «ci sono questi rigurgiti razzisti, perché non solo gli ebrei ma anche tantissimi altri devono subire queste umiliazioni».
La storia, a quanto pare, sembra non averci insegnato nulla e questa follia che si è impossessata di queste menti malate, le ha per così dire corrotte moralmente e come assuefatte sono cadute nella trappola dell’odio che, poco alla volta, le ha fagocitate.
Caro Francesco, credo che ci vorrà del tempo perché questo stato di cose possa finire definitivamente nel dimenticatoio, per sempre fuori da ogni razionalità. «Bisogna – aggiunge Francesco – rispettare le sofferenze di tutte quelle popolazioni che hanno pagato con la vita la loro appartenenza».
La storia, attraverso i fatti che sono stati descritti, non può fare altro che ricordare lo scempio perpetrato, le ignominie, le persecuzioni che hanno trovato il loro culmine con i campi di sterminio, la Shoah che non può mai essere dimenticata.
Di questo voleva parlarmi il mio amico, aveva necessità di dirmi questo, le sue angosce ed il suo rammarico, perché se avesse avuto la possibilità, avrebbe aiutato quanti si fossero trovati nella necessità di essere salvati da tutte queste efferatezze.
Caro Amico, sono io che ti ringrazio per avermi dato la possibilità di capire ancora meglio il tuo dolore, a distanza di tanti anni, e solo con il nostro impegno potremo dare un senso a questa vita che deve essere vissuta nella condivisione, nella libertà e nella fratellanza più schietta.
Armando Cusa
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