Chiara, studentessa sarda a Bergamo: «Tornerò in Sardegna solo ad emergenza finita, per tutelare i miei cari e i sardi»
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In questi giorni tremendi di emergenza Coronavirus le giornate sono scandite dai continui aggiornamenti sui social e in televisione. Il dato delle persone morte (919) oggi è il più alto in assoluto in 24 ore da quando è iniziato questo incubo e noi tutti ci chiediamo come stiano vivendo gli Italiani, chiusi nelle loro case, in particolare quelli che vivono nella “zona rossa” che vive più drammaticamente l’emergenza, per numero di contagiati (37.298), tamponi eseguiti (95.860) e, soprattutto, di vittime (5.402).
Ieri ho raccolto la testimonianza di Chiara, una giovanissima ragazza sarda che sei anni fa è andata a vivere a Bergamo per esigenze lavorative e familiari, nonché per iscriversi all’università, nella facoltà di giurisprudenza.
Parliamo un po’ e poi le rivolgo alcune domande sulla situazione che si sta vivendo in Lombardia oltre che in tutta Italia.
Chiara, quando ti sei resa conto della pericolosità del Covid-19?
«All’inizio di tutto, sembrava solo tanta agitazione inutile. La gravità della situazione è diventata palese, ai miei occhi, solo dopo i primi casi che a Bergamo hanno portato alla morte inizialmente di anziani e persone affette da particolari patologie, per poi estendersi a giovani e meno giovani anche non affetti da altre patologie.»
Saresti voluta tornare in Sardegna, visti i dati immediatamente preoccupanti della regione lombarda?
«La Sardegna è casa mia, ci sono le persone che amo e mi manca ogni millesimo di secondo nel quale sto via. E’ proprio per questo che non ho mai pensato di tornare in questo periodo: è giusto che io tuteli i miei parenti in primis e, a pari livello, tutti i cittadini. Non ho mai dubitato di questa scelta, perché trovo rispettoso stare qui, nella mia città adottiva che con il tempo ho imparato ad apprezzare anche in tutte le sue piccolezze.»
Come passi le giornate?
«Le mie giornate sono frenetiche come sempre: ho lezioni tutta la mattina, il pomeriggio studio anche per tenere la mente impegnata e non pensare a quello che succede fuori ed ogni sera chiamo i miei familiari rimasti in Sardegna.»
Che consiglio ti senti di dare?
«L’unico consiglio che posso dare, da inesperta, è quello di stare a casa il più possibile, solo così si può mettere fine a questo male. Non penso che ci sia il grande bisogno di uscire anche più volte al giorno, in un contesto simile. Facciamolo per il prossimo, più che per noi stessi! Io non esco da casa da circa un mese, dalla finestra però si percepisce la paura dei passanti più giovani, mentre vedo anziani passeggiare tranquillamente con il giornale sotto braccio.»
Chiara abita a circa dieci minuti dal centro di Bergamo, nella sua zona hanno deciso di non suonare le campane per rispetto delle famiglie dei defunti che non solo muoiono soli, ma non possono avere neanche un normale funerale.
Chiara dalla finestra ha visto passare i camion dell’Esercito che trasportano le salme che a Bergamo non si riesce più a cremare, data la quantità eccessiva di decessi. Non augura a nessuno una visione simile dai contorni strazianti, difficili da dimenticare.
Chiara è una giovanissima ragazza che ha scelto di rispettare le regole e per passare il tempo si concentra nello studio, ha dei sani principi che ritiene importanti da osservare in un momento in cui ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo semplicemente rispettando il divieto di uscire dalla propria abitazione se non per esigenze lavorative, di salute o di particolare urgenza (approvvigionamento di generi alimentari).
Un plauso a Chiara e a tutte le persone, che fortunatamente sono tante, che hanno capito la necessità di cambiare il proprio stile di vita, restando a casa ed uscendo solo per lo stretto indispensabile.
Così e solo così, riusciremo a sconfiggere questo orribile mostro che vuole impadronirsi delle nostre vite…per tornare il più presto possibile alle “cose” di tutti giorni, che riusciremo ad apprezzare in ogni loro piccola sfumatura.
Nadia Pische
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