22 November, 2024
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Gianni Chessa (assessore del Turismo): «La Sardegna è sicura ma chiediamo responsabilità. L’Isola riparte dal potenziamento delle terapie intensive»

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A decorrere dal 3 giugno sono ripresi i collegamenti aerei in continuità territoriale da e verso Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Dal 13 giugno riprenderanno i collegamenti con i restanti aeroporti del territorio nazionale e dal 25 giugno ci si sposterà lungo tutte le rotte internazionali, fatta salva la verifica della curva epidemiologica. La Sardegna ormai Covid-free da oltre dieci giorni si prepara a ricevere i primi turisti. Dopo la bocciatura, da parte del Governo, delle precedenti richieste effettuate dalla Regione, riguardo il passaporto sanitario e la certificazione obbligatoria che dichiarasse lo stato di salute del viaggiatore, dal 3 giugno, a chi raggiunge l’isola, è richiesta una semplice registrazione, da effettuare prima della partenza o, in alternativa, la compilazione di un modulo scaricabile online dal sito della Regione o dall’applicazione “Sardegna Sicura”. La ricevuta della registrazione è da mostrare contestualmente alla carta d’imbarco e a un documento d’identità. In mancanza, è richiedibile direttamente in aeroporto il modulo dell’autocertificazione da consegnare al presidio medico sanitario una volta sbarcati all’aeroporto. Nell’autocertificazione, al passeggero viene richiesto di rispondere ad un semplice questionario in cui barrare con un sì o con un no le caselle riguardanti eventuali sintomi influenzali pregressi o contatti avuti con persone affette, in modo conclamato, da Coronavirus. Ma solo se «se ne è a conoscenza».

Niente di più di una semplice autocertificazione, quindi, in cui si lascia al passeggero la possibilità di scegliere se poter essere o meno fatto oggetto, durante la permanenza sull’isola, di controlli sanitari random. Tutto a discrezione del singolo.

All’aeroporto di Elmas atterrano i primi voli dopo la riapertura. L’affluenza dei passeggeri è ancora molto scarsa. In meno di una cinquantina scendono dall’aereo delle 13:25 proveniente da Milano Malpensa. Cerchiamo qualche passeggero da cui avere informazioni sul grado di difficoltà superato per arrivare in Sardegna. Notiamo subito la reticenza dei turisti lombardi nel rispondere alle nostre domande. Riusciamo ad intercettare una coppia che si dichiara proveniente da Novara ma che presenta un inconfondibile accento straniero. «Fino al 2 pomeriggio abbiamo ascoltato il telegiornale per avere notizie. Abbiamo capito che bisognava compilare un’autocertificazione, l’abbiamo stampata e compilata ed abbiamo consegnato tutto. Per noi è la prima volta che veniamo in Sardegna.»

Un giovane, proveniente da Milano ma che all’arrivo viene accolto da due anziani, parla invece dei controlli a cui è stato sottoposto prima e dopo la partenza: «Ci hanno controllato la temperatura in aeroporto sia alla partenza che all’arrivo». Quindi, adesso, arrivare in Sardegna non è più complicato come si diceva all’inizio. «No, è molto più semplice rispetto a come l’avevano prospettato».

La maggioranza degli arrivi consta però di passeggeri di rientro alle proprie famiglie, che durante il lockdown erano rimasti bloccati nella penisola. Per molti di loro, i voli di questi giorni rappresentano la prima opportunità di rientrare nella loro terra. L’emozione che traspare dai loro racconti è palpabile. Come per il signor C., a cui chiediamo come è stato arrivare in Sardegna: «Semplice. Giusto una certificazione all’aeroporto di Malpensa, che ci hanno poi preso in aereo». Quindi, i timori paventati riguardo il libretto sanitario, o l’iter sanitario da seguire per arrivare, sono stati del tutto ridimensionati… «No no, non è servito a niente. Non mi hanno chiesto nulla».

Tullio, un giovane padre di 39 anni, ha scelto di tutelare se stesso e la sua famiglia sottoponendosi, qualche tempo prima della partenza, al test sierologico. «Sono sei settimane che sono fuori casa per lavoro. Come hanno riaperto ho preso il primo volo per rientrare. L’unica cosa che ci hanno chiesto, all’imbarco, è stato se avessimo compilato il modulo A. Io ho dei figli, quindi ho fatto, di mia volontà, il test sierologico per vedere se andava tutto bene. Ho fatto una cosa in più,  ma solo per mia scelta personale.» La paura dei Sardi è che il virus venga portato da fuori. Cosa ne pensa, però, un sardo costretto a vivere lontano dalla sua terra e dalla sua famiglia? «Io son fuori per lavoro – dice ancora Tullio -. Teoricamente son trasfertista e torno tutte le settimane. Stavolta si è trattato di un caso eccezionale, dovuto a questi problemi. Però penso che dobbiamo ripartire.»

Sulla stessa lunghezza d’onda, i Sardi residenti in Sardegna, che nonostante la paura che il virus possa arrivare insieme a chi viene da fuori, non se la prendono con i turisti, purché compiano, prima di partire, tutti gli atti di tutela e di autotutela della salute pubblica. La speranza è racchiusa in un’unica parola: responsabilità, da parte di chi si sposta dalla penisola verso la Sardegna. D’altronde, la Sardegna vuole ripartire e cerca di farlo riaprendo le porte al turismo.

La cautela deve essere comunque massima, come sa bene Maurizio, uno dei tassisti che ogni giorno attendono, nella lunga fila di auto bianche contrassegnate, fuori dalle porte dell’aeroporto di Elmas. Seduto nel suo taxi attende l’arrivo di un cliente. Gli chiediamo come viva questa situazione e se ci sia del timore nei confronti dei turisti. «Sì, è chiaroconfida Maurizio -. Ad oggi turismo ancora non se ne è visto. Anche i voli nazionali son molto ristretti, non son pieni. Il flusso delle persone che stanno scendendo dai voli è scarsissimo. Forse un cambiamento si vedrà alla fine del mese, quando verranno riaperti i voli internazionali. Sempre se si sbloccherà qualcosa. Questa è la nostra speranza.» Dal punto di vista sanitario vi sentite tranquilli? chiediamo ancora a Maurizio. «Utilizziamo tutte le disposizioni, le mascherine. Se i clienti non le hanno gliele diamo noi, perché c’è sempre qualcuno che dice di averla dimenticata o che non la ha. Proviamo così. Arieggiamo il veicolo tenendo i finestrini aperti. Questa è la situazione.»

Condivide lo stesso pensiero Gianluca, anche lui tassista. «Io personalmente mi sento abbastanza tranquillo. Cerco di rispettare le norme più comuni, quindi l’utilizzo della mascherina e dei guanti. Alcuni di noi hanno attrezzato le vetture con un pannello in plexiglass. Diciamo che ognuno prende le proprie precauzioni, soprattutto per rispetto del cliente. Magari un po’ meno per la propria salute, dato che siamo a contatto con chiunque. Non possiamo sapere se una persona sia infetta o meno.» Il taxi di Gianluca è un van da 8 posti. Gli chiediamo se la quantità di persone che può trasportare sia diminuita in modo consistente. «Le nuove regole ci impongono di portare un numero massimo di persone in base al numero di posti disponibili nel veicolo. Ma tutto sommato in base al numero di clienti che arriva giornalmente non pesa più di tanto. C’è poca gente. Col mio pullmino potrei portare al massimo quattro persone.»

La politica regionale sostiene il turismo nell’Isola e rassicura sulle ripartenze per questa stagione 2020. Per parlare delle prospettive in termini di arrivi e di salute pubblica abbiamo incontrato l’assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, Giovanni Chessa.

«La stagione, come in tutto il mondo, non sarà come prima. I 3 milioni e mezzo di arrivi degli anni scorsi quest’anno non ci saranno. Ma noi contiamo di averne comunque circa 2 milioni. Le richieste stanno aumentando. Oggi siamo a circa il 12/13 per cento di prenotazioni. Si sta vincendo questa paura nel mondo. Le persone hanno voglia di viaggiare e devono riprendere fiducia. Quello che è successo in questi due mesi ha impaurito la gente. L’Italia ha pagato con 33mila decessi. Non son pochi. La Sardegna ne ha avuti 131. Pochi rispetto ad altre Regioni ma, comunque, tantissimi. Ora però c’è tanta voglia di estate, di sole, di mare e la Sardegna offre tutte queste cose. Oltre al mare noi offriamo anche l’interno ma, soprattutto, offriamo un’isola sicura. Garantiamo una vacanza sana per tutti i turisti. Lo dimostrano i dati. Vieni sano e parti più sano: questo è il nostro slogan. Noi garantiamo e vorremmo garantire la Sardegna sicura a tutti, quindi il suggerimento che dò è: fate prevenzione e mantenete alta la responsabilità. Per il bene di tutti.»

Solo un modulo da compilare ed il controllo della temperatura alla partenza e all’arrivo. Niente più passaporto sanitario. Si spera nel gradi di responsabilità del singolo di sottoporsi ai test preventivi. «Il suggerimento che mi permetto di dare – prosegue l’assessore del Turismo – è di sottoporsi al test, sia a garanzia della salute del visitatore sia perché la Sardegna possa mantenersi sana. Si tratta di una forma di prevenzione personale, prima di tutto. La pandemia è ancora dichiarata a livello globale, non bisogna dimenticarlo. Quindi è necessaria l’autotutela. Anche se qui in Sardegna si può arrivare liberamente, in modo semplice. Sul sito della Regione Sardegna si trova il documento da scaricare e presentare. Si tratta di un semplice modulo da compilare, che a giorni verrà pubblicato in otto lingue diverse, quindi alla portata di tutti. L’accessibilità nella nostra Isola è garantita. Ora serve garantire la parte sanitaria.»

Intanto, si potenziano le terapie intensive negli ospedali sardi, con i posti letto che salgono da 135 a 236. È delle ultime ore la notizia che la Sardegna metterà in campo 42 milioni di euro per potenziare la rete ospedaliera, in previsione di una nuova variazione della curva epidemiologica.

«Siamo pronti a gestire la possibilità di un nuovo aumento dei contagiconclude Gianni Chessa -. Se si dovessero riscontrare nuovi positivi a causa degli arrivi provenienti da fuori, gestiremmo tutto direttamente. E questa garanzia la offriamo anche ai vacanzieri. Abbiamo delle stanze separate, delle strutture in grado di far vivere al meglio la vacanza. Siamo pronti ad affrontare la possibilità che un visitatore possa essere inconsapevolmente portatore del virus e lo scopra quando è già in Sardegna. Siamo pronti a garantire una vacanza sicura.»

Federica Selis

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