Tre associazioni ambientaliste e due sindaci si schierano ancora contro il metano
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Tre associazioni ambientaliste, Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari ed Unione Sindacale di Base (USB Sardegna), e due sindaci, di Ussaramanna e Villanovaforru, si schierano ancora contro il metano, quale fonte energetica transitoria nella fase di decarbonizzazione.
«Le ambizioni dell’attuale classe dirigente della Sardegna sono in perfetta continuità con quelle disastrose scelte politiche del passato che hanno portato la nostra Regione ad essere il fanalino di coda dell’intera Europa in termini di occupazione, ricchezza, salute dei cittadini e salubrità dell’ambiente – si legge in una nota – Assistiamo ancora oggi alla reiterata richiesta di realizzare un’infrastruttura come l’obsoleta rete del metano, distruttiva per il territorio e di nessuna utilità per la comunità sarda, ma economicamente vantaggiosa solo per chi la realizza. Gli interessi in campo sono infatti rilevanti – costerebbe intorno al miliardo e mezzo di euro, anche se non è ancora chiaro chi li dovrebbe sborsare – e nessuno vuole rinunciarvi, nonostante le forti motivazioni che ne sconsigliano la realizzazione:
• Si tratterebbe di un’infrastruttura destinata a trasportare un combustibile che verrà soppiantato nei prossimi anni. Da tener presente che il costo della dorsale non verrebbe ammortizzato neppure in 50 anni!
• L’Europa chiede che si finanzino opere finalizzate all’abbandono delle energie fossili, ed il metano è un combustibile fossile.
• Nelle stesse città italiane già servite dalla rete di distribuzione, le nuove abitazioni non usano più il gas di città, ma sono prevalentemente climatizzate con impianti elettrici.
• Il superbonus inserito nel DL rilancio finanzia al 110% impianti per la produzione, l’efficientamento ed il risparmio energetici, ha tra i suoi obiettivi la sempre maggiore riduzione del fabbisogno energetico nelle nostre case.»
«A poco però valgono le ragioni tecniche se i profitti sono cospicui e, soprattutto, appannaggio di pochi! – aggiungono Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari, Unione Sindacale di Base (USB Sardegna), e i sindaci di Ussaramanna e Villanovaforru -. Le nostre proposte, che abbiamo raccolto in un libretto e presentato al MISE nel corso degli incontri sull’applicazione del PNIEC in Sardegna, prevedono invece di utilizzare i cospicui finanziamenti, tra i quali quelli che si vorrebbe impegnare nella realizzazione della dorsale del gas, per accelerare i tempi della transizione dell’Isola alle rinnovabili, puntando sia sul potenziamento e la modernizzazione della rete elettrica sarda (unica infrastruttura utile che già raggiunge ogni angolo dell’isola), sia sull’incremento degli attuali collegamenti con la penisola mediante l’elettrodotto sottomarino triterminale (Sardegna-Sicilia-Continente), opera prevista dal Piano di sviluppo di Terna. Nello stesso tempo si è ipotizzato di ridurre i consumi, riorganizzando la rete dei trasporti, migliorando l’efficientamento energetico dell’edificato e delle attività produttive, attivare i distretti energetici perseguendo l’autonomia energetica, realizzare ulteriori impianti di pompaggio nelle dighe per compensare il gap della fluttuazione delle rinnovabili, incentivare autoproduzione ed autoconsumo, dare corso ad un’intensa sperimentazione locale sulle potenzialità dell’idrogeno come vettore energetico nel solco tracciato di recente dall’UE. Proposte che, anche grazie al Green New Deal europeo, potranno garantire una strategia industriale alternativa a quella del passato e contribuire a sviluppare competenze e attività in grado di generare lavoro ed occupazione qualificata nel settore delle rinnovabili e del risparmio energetico.»
«Sosteniamo quindi la decisione di evitare l’inutile spesa del metanodotto in Sardegna – concludono Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari, Unione Sindacale di Base (USB Sardegna), e i sindaci di Ussaramanna e Villanovaforru – ed auspichiamo che questa scelta sia prodromica ad un completo ripensamento del fallimentare sistema industriale sardo che porti al ridimensionamento della presenza nell’isola delle inquinanti e antieconomiche industrie chimiche di base.»
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