22 November, 2024
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Un nuovo trattamento per l’angina refrattaria: impianto del dispositivo endoluminale “reducer” in seno conoranico – di Nadia Pische

Intervista al responsabile dell’Unità operativa di Emodinamica dell’ospedale Sirai di Carbonia, dott. Salvatore Ierna.

Parliamo di Emodinamica. Parliamo di cuore…parliamo di angina refrattaria.

L’angina refrattaria è una condizione clinica permanente determinata dalla presenza di sintomatologia anginosa debilitante, dovuta ad una malattia coronarica ostruttiva grave e/o diffusa, in cui è stata clinicamente accertata la presenza di ischemia miocardica. Parliamo di pazienti sottoposti a terapia farmacologica massimale e rivascolarizzazione coronarica percutanea (angioplastica o chirurgica) (by-pass) che però continuano ad essere pazienti anginosi. Questa condizione clinica è altamente invalidante, in quanto il paziente, pur avendo un rischio di morte molto basso, ha una pessima qualità di vita, con ripetuti e multipli ricoveri ospedalieri che causano un elevato costo, sia a livello sanitario sia a livello sociale.

Anche le cose più semplici, come piccoli spostamenti all’interno della propria casa diventano faticosi.

Questi pazienti appartengono alla classe anginosa 4 che si qualifica come la peggiore in assoluto secondo il grado CCS (Cardiovascular Canadian Society).

Un numero sempre più crescente di pazienti è affetto da sintomatologia anginosa refrattaria, tanto che nelle ultime decadi, si è cercato di trovare nuovi trattamenti farmacologici e non.

In linea di massima su 525.000 interventi al cuore, tra Europa ed America, il 25% dei pazienti, dopo 1 anno, manifesta gli stessi sintomi, il 45% dopo 3 anni.

A fronte di questo, non si poteva fare niente se non terapia massimale.

Attraverso vari studi si è visto che esiste un dispositivo endoluminale “reducer” capace di ridurre (come lo stesso nome “reducer” evidenzia) posizionato per via percutanea nel seno coronarico (la vena più grossa del nostro cuore), attraverso la creazione di un’ostruzione controllata, il flusso sanguigno venoso. Tutto questo determina un aumento di pressione venosa a valle del dispositivo, con conseguente aumento della pressione venosa a livello delle venule e dei capillari. Aumentando la pressione, questi si dilatano, incrementando così il flusso sanguigno, riducendo l’ischemia e, di conseguenza, anche l’angina. A tal proposito, il Cosira Trial che ha posizionato il “reducer” , ha dimostrato in regime di follow up che, ad 1 anno di distanza, l’80% dei pazienti ne aveva beneficio passando dalla 4ª alla 3ª classe, mentre il 45% saliva di 2 classi.

A tale proposito, il “Six Minutes Test” valuta un miglioramento nella performance del malato. Il paziente, nello specifico, cammina più a lungo e l’angina compare più tardivamente rispetto a prima dell’impianto del “reducer”.

Alla proposta di compilazione di un questionario che valutava la qualità della vita, si evidenziavano importanti miglioramenti che davano al paziente un nuovo profilo con uno stile di vita ben più soddisfacente.

I risultati ottenuti, registrati presso il Pub Med e visibili a livello mondiale, hanno portato il dottor Salvatore Ierna a studiare, ad approfondire e a confrontarsi con altri colleghi, sino al 23 febbraio 2021, quando con la sua equipe, operante all’ospedale Sirai di Carbonia, è intervenuto su un paziente con angina refrattaria, posizionando per via percutanea un “reducer” in seno coronarico.

Un intervento a metà, tra emodinamica ed elettrofisiologia, che ridurrà oggettivamente “i disturbi” di una malattia invalidante. Studi futuri saranno fondamentali per comprendere se tali risultati potranno mantenersi nel tempo.

Il paziente verrà seguito in regime “follow up” e monitorato durante tutte le fasi di regresso della malattia, ci si auspica, in un futuro non lontano, di poterlo intervistare e sentire dalla sua stessa voce, l’emozione di “aver recuperato” uno stile di vita consono, corrispondente al desiderio di ogni essere umano.

Al dottor Salvatore Ierna ed alla sua equipe, i migliori auguri affinché questo intervento, primo in Sardegna, possa essere l’inizio di un lungo cammino, supportato da adeguati finanziamenti, in grado di riconoscere l’importanza di garantire un futuro migliore a chi, purtroppo, è affetto da “angina refrattaria”.

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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