22 November, 2024
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Lettera al direttore – di Graziano Lebiu

Gentile Direttore,

non possiamo permetterci né di assuefarci né di rassegnarci ad un’eventuale ineluttabile prospettiva al ribasso di un sistema salute che nel Sulcis Iglesiente avrebbe esso stesso bisogno di cure.

Dobbiamo quindi provare a guardare il bicchiere mezzo pieno e a superare il momento difficile ma non irrecuperabile.

Per fare funzionare bene gli ingranaggi manca a rotazione sempre un pezzo in Asl Sulcis, una casella, quella giusta al momento giusto.

Possiamo anche adattare il pezzo mancante, ma con tutta onestà non sarà la stessa cosa.

La classe politica dirigente non può limitarsi a ribadire criticità note a tutti, non può esimersi dal ricercare soluzioni, non può stigmatizzare chi manifesta per i suoi diritti, non deve limitare le pari opportunità e di non audire i cittadini.

Perché se ciò accadesse, siamo ad una situazione paradossale verso la quale non possiamo continuare a non reagire almeno nel piano pratico nell’immediato e su quello psicologico a medio termine.

Rendere operative tutte le attività in Asl Sulcis è necessario, è possibile, risponde al principio dell’universalità delle cure, al diritto delle professioni sanitarie di esercitare le proprie competenze senza depauperare le esperienze e le manualità acquisite.

La foto simbolo dei volontari del sistema soccorso fuori dal piazzale Pronto Soccorso del Sirai mentre il piazzale del Pronto Soccorso del CTO è vuoto, racconta tanto, più di qualsiasi trattato sociopolitico.

Qualcuno potrà obiettare che non è con la narrazione visiva e giornalistica di quanto succede che si risolvono i problemi della Sanità e che si riaprono in sicurezza i Pronto Soccorso ma non solo, e penso ad esempio alle attività del Blocco Operatorio, ma è altrettanto indubitabile che nemmeno si risolvono con gli effetti annuncio.

Il contesto sanitario e amministrativo nell’ambito di Asl Sulcis riporta alla ribalta la sudditanza verso l’area metropolitana cagliaritana, che solo nel 2020 ci ha assorbito 240mila richieste di prestazioni sanitarie.

Siamo per quasi tutti marginali e confinanti alla Asl Cagliari, e non si riesce ad invertire la tendenza.

Richiamo la sua attenzione del termine “Ius Sulcis”, neologismo che indirizza ad una questione più complessa e complessiva rispetto ai pannicelli caldi che da più parti si propongono per mettere una pezza alle diverse forature, mentre è da valutare se sia da sostituire l’intera camera d’aria.

“Ius Sulcis” quale diritto al superamento delle criticità della salute che “nasce” dal fatto di essere “nati” e cresciuti, di aver studiato e lavorato, di vivere e morire qui nel Sulcis Iglesiente, a Fluminimaggiore come a Sant’Anna Arresi, a Narcao come a Domusnovas.

Non una concessione e nemmeno una mancetta, ma un’acquisizione sul campo di diritti e doveri che in una società civile non sarebbero negoziabili.

“Ius Sulcis”: Mancano le professioni sanitarie mediche e chiudono servizi ospedalieri e territoriali.

Mancano le professioni sanitarie infermieristiche e si mantengono operativi servizi ospedalieri e territoriali con il ricorso a doppie notti, doppi turni, sospensione dei riposi e delle ferie, diniego a recupero compensativo, allunghi sull’orario in uscita e anticipi sull’orario in entrata.

Mancano medici e si scende giustamente in piazza.

Mancano infermieri e si è ingiustamente assenti nei luoghi di manifestazione.

“Ius Sulcis”, perché la questione della sanità nel Sulcis Iglesiente continua ad essere parcellizzata, smembrata, a macchia di leopardo, a compartimenti stagni.

“Ius Sulcis”: un sistema di vasi comunicanti tra politica, amministrazioni, dirigenza, professioni, sindacati, associazioni, base, vertice, che non comunicano tra loro.

“Ius Sulcis”: se si continua a lavorare non in sicurezza per gli utenti e per i professionisti, siamo al punto di non ritorno al Sirai come al CTO, e le pari opportunità sono un effetto ottico, un miraggio.

Forse cittadini, sindaci sindacalisti, amministratori locali, dirigenti aziendali, presidenti di Ordine non risolveranno niente nel ritrovarsi insieme Ve ne fosse l’occasione e l’opportunità, ma quando condividono democraticamente disagi e difficoltà tutte le diverse rappresentanze dovrebbero essere osservate, non ignorati e non demonizzate come è ormai di dominio pubblico.

Nel merito delle chiusure/sospensioni/riduzioni/trasferimenti di servizi sanitari territoriali nel Sulcis Iglesiente essenziali per i cittadini ed in particolare ad anziani, cronici, disabili, fragili, registriamo, peraltro, la sofferenza di alcuni per il presunto attivismo e per le iniziative dell’Ordine Infermieristico Carbonia Iglesias da me presieduto.

Vorrei tranquillizzare primi cittadini, consiglieri comunali, segretari di organizzazioni sindacali, presidenti di associazioni di utenti, assessori alle politiche sociali e sanità, consiglieri regionali: nessuna fuga in avanti, nessuna voglia di protagonismo, nessuna sovraesposizione politica e pubblica, quando esprimiamo un concetto ed una posizione lo facciamo non per dire qualcosa tanto per ma perché abbiamo qualcosa da dire, nell’ esercizio delle prerogative dell’Istituzione che ricordo essere Ente di Diritto Pubblico Non Economico, non gli ultimi arrivati quindi.

Ci confrontiamo con chi ha piacere della nostra schiettezza e della proattiva partecipazione, se ad excludendum non siamo coinvolti o non ritenuti all’altezza dei nostri contributi e non riusciamo ad incidere, non è solo responsabilità dello scrivente Ordine, che andrà comunque avanti per il proprio percorso.

Rispondiamo infatti ai cittadini e agli iscritti, alla Federazione e al Ministero vigilante. Ci confrontiamo con tutti ma non negoziamo né silenzi né piazze: siamo e restiamo autonomi.

Cerchiamo solo di fare rete e di sostenere attività utili e sussistenti nell’interesse preminente se non proprio esclusivo delle nostre comunità.

Se riceviamo la segnalazione di cittadini o iscritti o se apprendiamo direttamente un contesto di criticitá (come ad esempio il trasporto salme dal CTO al SB, de visus!) e doverosamente verificata l’effettiva corrispondenza della eventuale doglianza e delle relative circostanze, ci attiviamo in Asl Sulcis, in Assessorato Sanità, in Regione Sardegna, al Ministero Salute, in Prefettura, nei Comuni e ovunque ritenuto opportuno, senza dover chiedere autorizzazione e passare al vaglio di nessun altro che non afferente al nostro Ente.

La nostra presenza non sempre è indispensabile e neppure determinante, mentre spesso è inopportuna, e quando la riteniamo inopportuna viaggiamo anche da soli perché una cosa è essere associazione, altra Ente Sussidiario delle Stato vigilato dal Ministero della Sanità.

E questo passaggio non è evidentemente ancora chiaro agli addetti ai lavori, ma chiaro deve essere per rispetto dei ruoli e delle ragioni di ognuno e chiamandoci quindi per nome e cognome: ORDINE PROFESSIONALE.

Forse in pochi hanno capito davvero chi siamo, cosa vogliamo, cosa facciamo e come intendiamo rappresentare i diritti dei cittadini e degli infermieri e delle infermiere ovunque sia necessario dal nostro “insindacabile” punto di vista, a sostegno e nell’ interesse degli stessi 23 comuni del Sulcis Iglesiente e della Asl Sulcis unica e universale con tutti i suoi presidi ospedalieri e distrettuali.

Dotazioni organiche carenti da anni con la conseguenza che servizi sanitari e prestazioni ne risentono h. 24 a tutti i livelli e in tutti gli ospedali, ambulatori/poliambulatori, studi medici e sanitari, peraltro inadatti/inidonei/non fruibili e scollegati con i cittadini.

Ed noi dovrei stare a guardare, assuefarci, rassegnarci?

Se si presenteranno altre condizioni per esprimere la posizione della rappresentanza professionale istituzionale, noi continueremo ad esserci perché altri momenti per essere auditi e valorizzati e rispettati la professione infermieristica non ne vediamo e vediamo nemmeno scelte e soluzioni coerenti ai bisogni.

Resto convinto che le istituzioni regionali e sanitarie avrebbero dovuto di loro sponte visitare in tempi non sospetti Asl Sulcis, senza essere invitati a farlo.

E per il ruolo che rivestono i decisori politici, dovrebbero già avere ben presenti quali siano le maggiori criticità e come doverle arginare se non proprio superarle definitivamente.

Essere presenti sul territorio ed incontrare la dirigenza aziendale e i sindaci di tutti i 23 comuni è stato un gesto importante, e ci mancherebbe altro, ma solo dopo una formale richiesta piuttosto che per intima convinzione, è un segnale che stride con le responsabilità che competono agli apicali della politica a tutti i livelli.

I “sopralluoghi” poi si lasciano ai tecnici. Alla politica e agli apicali della politica spettano, appunto, scelte e soluzioni.

Non spetta a me, che anche potrei, discutere il valore di manifestazioni pubbliche, di iniziative più defilate, di documenti e atti ufficiali di amministrazioni comunali che gridano il disagio sulla deriva delle risposte alle domande di art. 32 della Costituzione nel Sulcis Iglesiente.

Nemmeno ho pertinenza nel valutare sé e come manifestazioni, iniziative, documenti e atti incidano nell’atteso cambio di passo della politica dentro e fuori l’ambito del nostro territorio bello e dannato.

Dare giudizi di merito concretizza peraltro una battaglia tra simili a prescindere dal punto di vista, battaglia che ci metterebbe tutti in una posizione di conflitto tra e con noi stessi e che una certa politica regionale forse si attende per continuare a non governare, dove governare significa dare soluzioni e non ribadire che vi sono criticitá ben note ai diretti interessati: i fragili, i cronici, gli anziani, i disabili, i senza punti di riferimento sanitario e sociale, gli stessi dipendenti del nostro SSN.

Se il Sulcis Iglesiente è considerato da qualche ben pensante solo territorio marginale all’area metropolitana cagliaritana, abbiamo il dovere di una reazione di orgoglio civico ed in questo momento rafforzare la narrazione di cosa la sanità pubblica possa ancora dare e garantire, per la ricchezza culturale e professionale degli operatori che vi lavorano, per la storia dei nostri Enti Ospedalieri e delle nostre Usl-Asl che a tutti hanno parlato con il linguaggio dell’inclusione e dell’universalità delle cure e dell’assistenza in modo contemporaneo e innovativo.

Sull’esiguità del peso politico e della rappresentanza nelle istituzioni, potremmo però sempre discutere della cifra a noi destinata per ribaltare destini, concezioni e regole incomprensibili e inaccettabili, attraverso le quali si è stabilito evidentemente che il valore dei diritti dei cittadini del Sulcis Iglesiente in tema di salute pubblica è impalpabile.

È questo l’elemento che, dopo la premessa e questo articolato e lungo contributo sul vostro giornale, ci consente di guardare al futuro con fiducia, perché la tendenza si può invertire e il Sulcis Iglesiente saprà tornare a ben difendersi dalle avversità e a farsi rispettare nei luoghi decisori.

Graziano Lebiu

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