Energy release: si è svolta stamane una riunione tra le organizzazioni sindacali territoriali, la Rsu della Portovesme srl e l’azienda
Si è svolta questa mattina una riunione tra le organizzazioni sindacali territoriali, la Rsu della Portovesme srl e l’azienda, per una disamina a seguito del provvedimento dell’energy release e le possibili ricadute sull’azienda.
Da un primo approfondimento, nel corso dell’incontro è emerso che il prezzo, seppur calmierato, appare alto; i punti di criticità sono rappresentati dalla vasta platea di aziende che possono beneficiarne, e del tetto massimo della capienza utilizzabile per ciascuna azienda pari al 30% della media degli ultimi tre anni. Questo limite proietta, nelle migliori delle ipotesi ma assai difficili da raggiungere, la disponibilità per 0,213 terawattora anno; un quadro più puntuale sui numeri e la sua applicabilità si potrà avere solo a seguito dell’iter procedurale previsto entro 60 giorni. La sua entrata in vigore sarà dal 1 gennaio 2023.
Numeri che, a detta dell’azienda, non cambiano il quadro difficile ed i possibili scenari sin qui ipotizzati; l’amministratore delegato ha comunicato che a oggi nessuna decisione è stata assunta e che i prossimi 10 giorni saranno utilizzati per approfondire il provvedimento.
Le organizzazioni sindacali hanno constatato con preoccupazione che il provvedimento nella sua interezza, compreso l’emendamento riguardante Sardegna e Sicilia, rappresenti una soluzione non adeguata al contesto ma soprattutto mortifica il principio di insularità inserito recentemente in costituzione all’articolo 119 che recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dalla insularità». Questo doveva essere il primo banco di prova. «Constatiamo che non è stato rispettato questo principio costituzionale. Il criterio della priorità appare debole e non certo sufficiente per recuperare il gap energetico esistente delle isole.»
Le organizzazioni sindacali hanno formalizzato una richiesta di incontro urgente al Mise e Mite per affrontare questa situazione, ma soprattutto lanciano un appello alla Regione Sardegna per un sostegno “attivo e reale” della vertenza che vale 1.500 posti di lavoro. Il prossimo aggiornamento con l’azienda è fissato a fine mese.
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