L’emergenza del reparto di Ortopedia e Traumatologia del Sirai di Carbonia è solo l’ultima tappa di un decadimento del Servizio sanitario pubblico che non conosce fine – di Nadia Pische
Dopo 15 minuti il foglio è ancora bianco, risulta davvero difficile trovare le parole giuste per descrivere un grave problema che a livello nazionale preme e schiaccia, soprattutto, le fasce deboli. Ma nel territorio del Sulcis Iglesiente assume connotati disastrosi. In questi ultimi giorni gli occhi sono tutti puntati sul reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Carbonia, accorpato con il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale CTO di Iglesias. Un reparto che sino a prima dell’avvento della “maledizione” Covid era veramente una punta di diamante. Le sale operatorie brulicavano di interventi, le figure professionali erano soddisfatte, il clima era decisamente più sereno. Certo è che non si può pensare ad un reparto di Ortopedia e Traumatologia dove si lavora su interventi programmati. Purtroppo, gli anziani aumentano e con loro il rischio di fratture, su cui intervenire tempestivamente è di un’importanza unica. Ma a oggi i chirurghi ortopedici sono sempre di meno, non si riesce a chiudere i turni, la notte il Pronto Soccorso non può contare su un ortopedico disponibile. Insomma, dire che la situazione è grave non rende l’idea! È necessario che chi di dovere intervenga quanto prima, per ristabilire una situazione che sta precipitando, finendo di mettere in ginocchio un territorio già devastato dal punto di vista economico. Urgono interventi che ripristinino tutto, urgono “forse” nuove regole, urgono soluzioni immediate. Lasciare “parcheggiati’ chirurghi più che validi, professionalmente ed umanamente vincenti, risulta un fallimento per tutti. È auspicabile che nasca un dialogo, è auspicabile che si faccia una politica di riavvicinamento di medici appena formati presso gli ospedali del Sulcis Iglesiente, è auspicabile che gli operatori del Sirai e del CTO collaborino per provare a salvare, almeno dal punto di vista sanitario, un territorio che piange e che grida aiuto a gran voce.
La Sanità del Sulcis Iglesiente ha bisogno di un atto di forza dell’assessore regionale della Sanità che deve prendere atto di una situazione gravissima… deve intervenire affinché si possa trovare una soluzione a questo increscioso problema. Mentre il tempo scorre, non si può rimanere con le mani in mano, senza far valere i propri diritti costituzionali ad essere curati, senza lamentarsi, senza chiedere il perché di questo sfacelo. Non si può accettare tutto, come se fosse inevitabile o, peggio ancora, giusto… il diritto a una spiegazione è inalienabile. I nonni che non possono essere operati, che non vengono ricoverati, che vengono rimandati a casa… hanno diritto almeno ad essere trasportati in un’altra struttura a carico della ASL, per compensare così un disservizio che non può assolutamente essere caricato sulle spalle dell’utente. Potrebbe essere un inizio, in attesa di soluzioni risolutive.
Nadia Pische
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