Elisabetta Falchi (assessore dell’Agricoltura): «Il ministero della Salute sblocchi le carni sarde sane e termizzate».
«È inaccettabile che il ministero della Salute e la Commissione europea stiano valutando di autorizzare l’arrivo all’Expo 2015 di prodotti animali provenienti da tutto il mondo, che non rispettano le normative vigenti nell’Ue e continuino a impedire il movimento delle nostre carni suine sane e termizzate, che è risaputo non creerebbero alcun problema di carattere sanitario.»
E’ durissimo il commento dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, alle notizie rilanciate ieri dall’agenzia di stampa Chartabianca, secondo cui il ministero avrebbe deciso di bloccare le carni suine a causa del persistere della Peste suina africana (Psa).
«Esistono delle norme comunitarie – ha spiegato l’assessore dell’Agricoltura – che disciplinano per la Regione Sardegna le deroghe per l’esportazione di carni opportunamente trattate e il ministero deve autorizzare questi movimenti, senza imporre ostacoli incomprensibili. Noi osserviamo le leggi e lo stesso devono fare a Roma e Bruxelles nei confronti delle 8 mila aziende sarde che rispettano i requisiti di biosicurezza e che a livello europeo rappresentano importanti modelli di efficienza, oltre che di eccellenza e qualità del prodotto Made in Italy.»
«Sarebbe veramente il colmo che sui banchi dell’esposizione milanese – ha concluso l’esponente della Giunta Pigliaru – trovassimo insetti e carni di tutto il pianeta, come quella del coccodrillo che vorrebbero far arrivare dallo Zimbabwe, con il suino isolano lasciato invece alla porta da chi oggi ha gli stessi doveri e le stesse responsabilità della Sardegna nell’eradicazione della Psa.»
«Sarebbe veramente il colmo che sui banchi dell’esposizione milanese – ha concluso l’esponente della Giunta Pigliaru – trovassimo insetti e carni di tutto il pianeta, come quella del coccodrillo che vorrebbero far arrivare dallo Zimbabwe, con il suino isolano lasciato invece alla porta da chi oggi ha gli stessi doveri e le stesse responsabilità della Sardegna nell’eradicazione della Psa.»
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