Quattordici consiglieri del centrosinistra dei gruppi di Centro democratico, Pd, Sel, Rossomori e Partito dei sardi, hanno presentato una proposta di legge, prima firmataria Annamaria Busia (Cd), sulla “modifica la legge regionale Statutaria 12 novembre 2013, n. 1 Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna”. La nuova proposta di legge arriva dopo due bocciature della norma maturate nella scorsa legislatura.
Il testo, composto da un solo articolo, prevede l’inserimento dello spazio per la doppia preferenza di genere nella scheda elettorale, ma non rende obbligatorio il secondo voto. Non si potranno dare, dunque, due preferenze dello stesso genere, ma si potrà anche decidere di darne soltanto una. Nessuna imposizione, dunque, ma soltanto un’occasione per consentire alle donne di dare il proprio contributo nelle Istituzioni.
La Sardegna è una delle Regioni più indietro dal punto di vista della parità di rappresentanza nelle Istituzioni, con appena quattro donne elette su sessanta consiglieri. «I tempi sono maturi per riproporre la legge e lo vogliamo fare a inizio legislatura per avere il tempo di approvarla – ha affermato la prima firmataria – vista la disponibilità del presidente della Prima commissione di inserirla nella programmazione dei lavori appena terminato l’esame della riforma degli enti locali». «La legge dello Stato – hanno spiegato i proponenti, in particolare le tre consigliere Annamaria Busia (Cd), Daniela Forma e Rossella Pinna (Pd) – ha già inserito la doppia preferenza nei Comuni superiori ai 5mila abitanti con ottimi risultati, mentre sei Consigli regionali hanno approvato negli ultimi due anni l’adeguamento della legge elettorale: la Sicilia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria, e la Campania che ha già avuto importanti risultati, passando da una rappresentanza in Consiglio regionale del 2 per cento al 23 per cento.»
«E’ necessaria una forzatura», ha affermato Busia per garantire quanto previsto dall’articolo 16 dello Statuto speciale della Regione Sardegna che «prevede che la legge elettorale per l’elezione del Consiglio regionale al fine di conseguire l’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza, promuove condizioni di parità nell’accesso alla carica di consigliere regionale».
«I tempi sono maturi – ha affermato Daniela Forma, Pd – ed è emersa la volontà dei partiti di garantire un’effettiva pari opportunità di rappresentanza nelle Istituzioni. Spero che garantire la doppia preferenza possa essere inserita che nelle elezioni dei Comuni con meno di 5mila abitanti». Per l’esponente del Pd: «Siamo nei tempi per portare avanti questo importante risultato.»
D’accordo anche il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), anche lui tra i firmatari del testo: «Questa legge va a sanare uno dei gravi problemi della legge elettorale ossia la rappresentanza di genere. Appena terminato l’esame della riforma degli enti locali esamineremo il testo in Commissione». Per Agus è vero che si tratta di una forzatura, ma soltanto affinché «la Regione raggiunga almeno gli stessi risultati dei Comuni».
Rossella Pinna (Pd) ha però sottolineato che questa legge è un primo passo, ma se non sarà affiancata da politiche sociali capaci di garantire alle donne la possibilità di svolgere il ruolo di mamma e di lavoratrice o di rappresentante delle Istituzioni non si arriverà al risultato sperato. La consigliera Pinna ha evidenziato la poca attenzione della Giunta verso questo problema. «In quest’anno l’assessorato della Salute e Politiche sociali non ha parlato di sostegno alla famiglia e al ruolo di genitore. Bisogna sollecitare la Giunta regionale affinché agisca in modo concreto ed efficace. Quella legge è un ottimo punto di partenza». Il vice presidente del Consiglio regionale, Eugenio Lai (Sel), ha affermato che come sindaco la sua lista è sempre stata composta dal 50 per cento di donne, ma sicuramente l’Assemblea e i partiti, in primis, «avrebbero potuto fare di più per quanto riguarda la composizione dell’Ufficio di presidenza e per le presidenze delle Commissioni». Roberto Desini, capogruppo del Cd, anche lui sottoscrittore della proposta, ha auspicato che non venga chiesto il voto segreto come nella scorsa legislatura. Desini ha confermato il pieno sostegno del partito a questa iniziativa legislativa.
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