FSM-CISL: «Un 1° maggio di lotta, preoccupazione e speranza per molti lavoratori metalmeccanici sardi».
Anche quest’anno il 1 maggio in Sardegna sarà caratterizzato da innumerevoli vertenze irrisolte, da lavoratori accampati sotto le sedi istituzionali, da percettori di ammortizzatore sociale in attesa delle indennità da oltre un anno e da tanta preoccupazione e incertezza. Ma a differenza degli ultimi 7-8 anni, da quando più o meno è iniziata la crisi industriale, per la prima volta aumentano le aspettative e le speranze per un’inversione di tendenza finalmente positiva.
Aspettative che potrebbero essere maggiormente motivate se ci fosse una Amministrazione regionale, dopo quelle decisamente fallimentari degli anni scorsi, più attenta e protagonista sulle principali questioni industriali che da Porto Torres, passando per Ottana e il Sulcis Iglesiente, fino alla provincia di Cagliari attanagliano la nostra isola.
In particolare su vertenze come quella KELLER, ormai una delle pochissime produzioni di manifatturiero puro che urla vendetta per la scarsa attenzione avuta in questi anni, o quella più conosciuta sul piano mediatico dell’ex smelter ALCOA, a tutt’oggi ancora in attesa di risposte esaustive e definitive per la cessione e il riavvio produttivo, ma anche quella ex-ILA, i cui lavoratori sono in presidio permanente da oltre 40 giorni di fronte alla Regione.
Da preservare e valorizzare, inoltre, le eccellenze come l’ex Intermare (Saipem) di Tortolì, unica azienda in Italia dove si costruiscono le piattaforme petrolifere, e la Vitrociset a Capo san Lorenzo, leader per know how e grandi professionalità, che devono aver riconosciute tutte le condizioni strutturali, infrastrutturali ed economiche per poter continuare le proprie attività produttive e lavorative.
Ma è indispensabile anche fare chiarezza sulla questione inerente gli investimenti dell’ENI a Porto Torres che potrebbero permettere il rientro di centinaia di addetti a lavoro, sulla centrale E.ON in virtù anche dei recenti accadimenti giudiziari, e sulle nuove prospettive di insediamenti industriali nell’ambito del Piano Sulcis.
In ultima analisi, ma non per importanza, è fondamentale intervenire sulla questione degli appalti che da Sarroch alla “Portovesme SRL”, fino all’ENEL rappresentano l’anello debole della catena e la prima frontiera dello sfruttamento per migliaia di lavoratori.
Un 1 maggio, quindi, che come FSM-CISL intendiamo di lotta e di speranza ma che ci auguriamo serva una volta di più a ricordare a chi ci governa che il lavoro è un valore assoluto di dignità e umanità che dev’essere riscoperto e preservato. Se la politica non saprà mettere al primo posto della propria agenda politica il lavoro, non potrà esserci futuro per il popolo sardo.
FSM-CISL SEGRETERIA REGIONALE
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