Fabrizio Barca ad Ales: «Il Governo crede nella strategia nazionale sulle aree interne».
«Il Governo crede nella strategia nazionale sulle aree interne, che rappresentano il 15% del territorio nazionale, perché da questi territori può venire una forza enorme: e proprio la globalizzazione, se ben giocata, può essere per queste zone una chance importante, grazie a una domanda di turismo da parte di milioni di persone che arrivano da quello che una volta era chiamato il terzo mondo e che vogliono diversificazione. Noi, con le nostre aree interne, possiamo offrire tutto questo se non stiamo isolati in piccoli gruppi ma stiamo assieme e uniamo le forze.»
Lo ha detto, ad Ales, l’ex ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, responsabile per il governo del progetto sulle zone interne di tutt’Italia.
Quello dell’Alta Marmilla è uno dei progetti pilota nazionali: 8 milioni di euro fra fondi nazionali ed europei per lo sviluppo dell’Alta Marmilla. Sanità, istruzione, mobilità e agroalimentare i temi sui quali il progetto deve incardinarsi, per garantire la qualità della vita delle persone e puntare su uno sviluppo che parta dalle vocazioni locali e riesca a creare lavoro, unico antidoto contro lo spopolamento. La tempistica è rispettata: dopo lo step di oggi in cui i progetti sono stati definitivamente illustrati, a settembre si definirà un Accordo di programma quadro. Quello dell’Alta Marmilla, dunque, è uno dei primi 6 progetti in Italia già pronti a partire. «Quando hai forti identità locali hai vantaggi ma anche un rischio, se non sei aperto: rimani solo e hai problemi di socializzazione – ha sottolineato Fabrizio Barca -. Il tentativo dell’operazione in corso, che riflette la constatazione di un calo demografico molto grave in Sardegna ma anche in Liguria, in Basilicata, in alcune aree del Piemonte, è quello di contrastare questo calo giocando le carte contemporanee della globalizzazione e della localizzazione, cioè aprendo questi territori, aumentandone la connettività interna, mettendo insieme i comuni, i produttori, aumentando la capacità di pubblico e privato di cooperare insieme».
Una filosofia pienamente condivisa dall’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci. «Questo è un esperimento estremamente importante, nel quale abbiamo creduto sin dall’inizio: affrontare il tema dello spopolamento in modo integrato, pensando anche ai servizi di base quindi sanità, mobilità, scuola. È un intervento complesso, che richiede la piena partecipazione dei Ministeri e non solo delle Regioni e delle comunità locali, e lo porteremo in altre zone, prima fra tutte il Gennargentu Mandrolisai, che vogliamo far rientrare nella strategia nazionale. Questo modello lo replicheremo in tutti i territori, attraverso l’integrazione di fondi e di idee, focalizzando l’attenzione sui punti di forza delle nostre zone interne che sono il paesaggio, la qualità della vita, le tradizioni, le competenze, l’identità, tutte cose che si traducono in prodotti dell’agroalimentare ma anche del manifatturiero e dell’artigianato tradizionale. C’è grande domanda di queste tipicità a livello mondiale, la globalizzazione fa sì che ci siano molti più consumatori in Paesi come la Cina, l’India, il Brasile, la Russia che hanno ormai disponibilità a pagare prodotti di alta qualità che arrivano da fuori. Sono prodotti della nostra identità che nessuno ci può copiare – ha concluso il vicepresidente della Regione – dobbiamo esportarli e farli conoscere in modo che poi diventino il veicolo per attrarre il consumatore nel luogo di provenienza dei prodotti, e questo permetterà al nostro turismo anche nei mesi di spalla di crescere adeguatamente».
Per individuare le aree candidabili al programma nazionale sono stati utilizzati tre criteri: comune non costiero, ad alto rischio di spopolamento e ricadente in aree periferiche o ultraperiferiche. Sono stati individuati 116 Comuni appartenenti a 21 Unioni di Comuni o Comunità montane in base a criteri di perifericità e malessere demografico, poi selezionate 13 aree comparate rispetto all’indicatore “comuni a rischio scomparsa”. A luglio 2014 sono stati effettuati due focus group presso le comunità locali delle due aree interne “finaliste” (Alta Marmilla e Barbagia-Mandrolisai), seguiti da un rapporto che ha consentito all’Unità di missione nazionale (Comitato tecnico aree interne) e Regione di individuare l’Alta Marmilla come prima area prototipo su cui far partire la sperimentazione della SNAI, la Strategia nazionale per le aree interne. L’Alta Marmilla si estende su 35 chilometri quadrati e comprende 20 piccoli comuni di cui ben 8 a rischio estinzione entro il 2070.
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