31 October, 2024

Sabato 12 e domenica 13 ottobre, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, il pattinodromo di via Balilla ospiterà la manifestazione denominata “2° Stage dei campioni”, organizzato dall’A.S.D. Roller Carbonia e LGO, con il patrocinio del comune di Carbonia. Si tratta di un evento sportivo a carattere regionale, uno stage tenuto da diversi campioni in carica nelle categorie assolute della disciplina del pattinaggio corsa, rivolto ai giovani di atleti di tutte le società sarde.
«L’evento mira a bissare l’ottimo riscontro di pubblico della prima edizione. Si tratta di un’occasione importante in cui i nostri ragazzi potranno non soltanto incontrare da vicino i loro idoli, ma anche allenarsi insieme, carpendo i segreti e le tecniche che hanno consentito a campioni di calibro internazionale di raggiungere successi straordinari», ha detto l’assessora dello Sport Giorgia Meli.
«Il 2° Stage dei campioni rappresenta una vetrina sportiva d’eccellenza per la nostra città che per due giorni sarà il principale punto di riferimento del pattinaggio, ospitando atleti eccellenti come Sofia Chiumiento, Valentina Buccolini, Duccio Marsili, Danny Sargoni, Alessio Mannai», ha aggiunto il sindaco Pietro Morittu.
La partecipazione allo stage è gratuita. Si svolgeranno un allenamento sui pattini, uno a secco e un meeting di confronto. Le categorie interessate sono G-E, R12-R-A-J-S.

1 Silenzi

Desidero fare una premessa. Quando Velio Spano morì, nel 1964, io lo sostituii nel Consiglio Comunale di Carbonia. Ero la prima dei non eletti, indipendente nella lista del P.C.I. Velio Spano era stato un protagonista di grande rilevanza nella politica internazionale. Aveva avuto un’esperienza politica tunisina e mediterranea, come fuoriuscito nel fascismo. Nel postfascismo di Carbonia aveva diretto positivamente un lungo e difficile conflitto politico e sindacale. Nel 1956 e durante il risveglio dei movimenti di liberazione anticoloniale, era stato responsabile della sezione esteri del P.C.I. Nel 1958 era diventato segretario del movimento italiano e membro della presidenza dell’organizzazione mondiale per la pace. Accadde anche che fosse sostituito nel Consiglio Comunale di Carbonia da una sbiadita e inesperta ragazzina di 24 anni.
Nel 1964 ero una piccolissima briciola politica che si imbatteva nei cascami del fascismo residuale, che in certi ambiti di Carbonia perdurava. Mi pagavo gli studi universitari con supplenze precarie, a nomina dei presidi. In una scuola media, con un preside che si diceva liberale, ero sempre prima in graduatoria, ma non venivo mai chiamata per supplenze, date le mie posizioni di sinistra. Residui di autoritarismo fascista erano ben presenti a Carbonia quando Velio ne scriveva e durarono anche dopo la sua morte.
Era di plateale evidenza la mia inesperienza. Tacqui al momento in cui lo sostituii, per evitare ogni inutile retorica. Nadia lo ha avvicinato a me, offrendomi certe sue dimensioni di vita personale e familiare, e facendomelo sentire vicino e amico. Oggi voglio personalmente onorare Velio Spano dicendo quanto egli ha contribuito a farmi diventare una orgogliosa e ostinata comunista italiana, ancora impegnata per realizzare compiutamente la nostra costituzione, egualitaria e pertanto antifascista.
A Carbonia non eravamo tutti comunisti. Neppure nel 1948, anno di grandi conflitti. Nanni Balestrini, invece, nel 1971 scrisse di Carbonia. Narrò la storia di un minatore da lui intervistato e usò un titolo totalizzante: Carbonia. Eravamo tutti comunisti. Questo testo fu presentato con una versione in inglese nel 2012 all’interno di Documenta, una rassegna artistica internazionale, a cadenza quinquennale, che si tiene a Kassel. Il protagonista fu partigiano, prigioniero dei tedeschi e poi nei lager. A Carbonia lavorò in miniera e del lavoro dice: quello del minatore è un lavoro duro dove la persona s’imbestialisce (p. 36).
L’imbestialirsi appare un esito lavorativo obbligato e al lavoratore assoggettato rimane la violenza.
In breve, il protagonista appare estraneo alla dimensione democratica e profondamente autonomistica suscitata da Velio Spano nelle lotte operaie del bacino carbonifero. Sono celati differenti esperienze dei minatori i quali, proprio nel vivo di quelle lotte autonomistiche si fecero soggetti autonomi rifiutando gli esodi con super-liquidazione, che il suo protagonista invece accettò. In breve, l’autore e l’opera non hanno dato a Carbonia né verità né lustro, in tale prestigiosa occasione.
Vorrei partire da una personalissima dimensione di Velio nei giorni finali della “non collaborazione” dei 72 giorni che durò dal 7 ottobre al 17 dicembre 194: quella dei suoi silenzi.
Nella sua autobiografia pubblicata nel 2005, Mabrùk. Ricordi di una inguaribile ottimista (che può essere tradotto benedetto o benedetta secondo il termine di indirizzo, oppure congratulazioni secondo il contesto o l’occasione), a pagina 323 Nadia parla del «preoccupato silenzio» quando Velio e Pietro Cocco stavano insieme mentre la vertenza non si chiudeva. Nadia me li ha raccontati come “terribili silenzi”. Nel dialogo spontaneo diceva qualcosa di assai più toccante.
I “terribili silenzi di Velio”, dopo la sconfitta delle sinistre del 18 aprile e l’attentato a Togliatti del 14 luglio di quel 1948 con le sue rischiose conseguenze, probabilmente dicevano di rischi politici che erano anche rischi vitali per il futuro di migliaia di persone, rischi che si addensavano oscurando infine quella lunga e drammatica vertenza che riguardava particolari rischi patiti. Vi invito a riflettere con me sul ruolo di Velio e di Nadia sia sul patire comune e sia sulle strategie di solidarietà democratica realizzate nei conflitti sociali e politici presenti a Carbonia localmente, ma di scala assai più ampia.

2 Oltre i silenzi. Nei discorsi “carboniesi” di Velio la cruciale matrice gramsciana

Possiamo trarre certi elementi che nutrivano quei silenzi, in una certa misura, specialmente dai “discorsi carboniesi” di Velio, in cui appare evidente una matrice gramsciana. Un esempio si trova nel libro edito da Antonello Mattone nel 1978, con titolo assai eloquente Per l’unità del Popola sardo, quando Velio afferma:
La parola centrale dell’azione di Gramsci diventa la parola UNITA’…(egli) costruiva per l’avvenire…Egli proiettava la sua opera al di là della morte. Possiamo pertanto, a mio avviso, accostare Spano a Gramsci precisamente su due versanti messi in opera da entrambi: il primo versante riguarda l’obiettivo di perseguire l’unità popolare, il secondo l’orizzonte dell’operare per l’avvenire.
Propongo questo accostamento di fondo, come un modo utile per portare con noi sia Antonio Gramsci e sia Velio Spano oltre la memoria, proiettandoli insieme nel presente della nostra contemporaneità.

3 Con Velio per lavoro e vita e per vita e lavoro. Solidarietà umana e politica nella “non collaborazione”

Carbonia e il bacino carbonifero ebbero un ruolo assai rilevante nelle vicende del secondo dopoguerra e nel corso dei processi di concentrazione monopolistica e finanziaria delle imprese. Tali processi erano ben noti a Velio che mostra di conoscere, per esempio, il lavoro di Pietro Grifone, edito nel 1945 con il titolo Il capitale finanziario in Italia. Tuttavia, nei suoi discorsi egli metteva particolarmente in luce non solo il versante dei processi di concentrazione capitalistica, ma specialmente il versante degli effetti di tali politiche monopolistiche sulla vita quotidiana della popolazione. Inoltre, egli poneva in evidenza la prosecuzione della corruzione e della repressione, imperanti come forme continuative del fascismo. Infine, portava in vista la continuità storica della miseria e della fame che continuava a colpire persone e popolazioni locali nell’Isola. Egli affermava in modo assai radicale, come appare a pagina 60 nel testo di riferimento:
Si tratta, per la Sardegna, di una questione di vita o di morte.
A pagina 71 dello stesso libro si leggono frasi che purtroppo evocano una certa attualità sarda e nazionale, sui salari insufficienti per vivere: I sardi lavorano. Ma i sardi hanno fame.
Nell’Isola, durante il dopoguerra di fame e la politica repressiva del governo Scelba, le potenziali ricchezze del carbone sulcitano, che era servito «in vista della guerra e poi per la guerra», offrivano nuove opportunità per assumere caratteristiche inedite e valide in tempo di pace. Il carbone sulcitano, infatti, poteva valere in modo storicamente innovativo diventando materiale per nuovi usi chimici, rispetto ai suoi storici usi combustibili: poteva essere valorizzata proprio la presenza di azoto, penalizzante invece nella combustione.
Gli aspetti tecnici ed economici erano stati ben studiati e avevano ottimamente preso corpo soprattutto nel secondo Progetto Levi, incentrato sull’uso chimico-industriale del carbone e volto a superare il disordine aziendale imperante. Spano ne riferì assai puntualmente nella rivista «Rinascita», pubblicata nel dicembre del 1948. Il piano dell’ingegner Levi, presidente dell’Azienda Carbonifera, era avversato dal monopolio chimico della Montecatini che aveva vari alleati fra i dirigenti delle miniere carbonifere sarde, come il fedelissimo direttore generale della stessa Azienda Carbonifera, l’ingegner Spinoglio, che preferiva assecondare «l’imbelle politica» dei finanziamenti a fondo perduto, a scapito dei progetti di rilancio produttivo.
Richiamo fatti ben noti, per sottolineare che Spano, nelle vicende della “non collaborazione” dei minatori, metteva in luce certe connessioni fra vari aspetti convergenti nella crisi produttiva aperta.
In prima istanza egli faceva emergere l’intrigo del monopolio chimico, che incombeva sul bacino carbonifero, agevolato da certi vertici della stessa Azienda Carboni Italiani. Inoltre, mostrava come la direzione aziendale non collaborava con i lavoratori per lo sviluppo industriale carbonifero e contribuiva invece ad affossare le prospettive positive. Il primo indirizzo critico riguardava le complessive inadeguatezze e debolezze, fino ai reali sabotaggi, di certi dirigenti aziendali. Dall’altro lato Velio rimarcava le scelte antisociali che l’azienda preferiva per realizzare economie, adottando misure che incidevano sui livelli di vita delle persone che vi lavoravano e delle loro famiglie.
Presentando dettagliatamente i conti della spesa, Velio provava che i provvedimenti aziendali rendevano precarie le condizioni di vita per quanti non accettavano le super-liquidazioni e le smobilitazioni con un premio di 30.000 lire.
Consideriamo con Velio, e anche un po’ con la pertinente antropologia dei poteri del filosofo Michel Foucault, i salari di quel tempo in rapporto agli aumenti del costo della vita imposti dall’Azienda come insufficienti per vivere. Un alloggetto che era costato 63 lire al mese costava poco più del doppio, 132 lire. Un posto-letto per scapolo costava ogni giorno quel che prima costava ogni mese. I sei quintali di carbone concessi erano stati ridotti a quattro. Il prezzo del carbone era stato aumentato da 12 a 300 lire, quello della corrente elettrica da una lira e mezzo a dodici lire. Tali aumenti costituivano una brusca e forte riduzione del salario per una media di 1500-2000 lire mensili, con vari rischi di sopravvivenza a seconda del numero e dei bisogni dei familiari. Si era nel campo dei poteri di vita, drasticamente ridotti ai lavoratori e alle loro famiglie.
Per chi restava al lavoro le misure imposte dall’Azienda riguardavano in particolare nuovi criteri di applicazione dei cottimi. Inasprire i cottimi significava accelerare il lavoro a scapito dei tempi da dedicare all’attenzione lavorativa e pertanto alla prevenzione dei rischi vitali. Per quanto riguarda i cottimi, la direzione aziendale che era riuscita a modificarne l’applicazione a proprio vantaggio con vari colpi di mano: sia eludendo la vigilanza delle Commissioni interne e sia con la complicità di un Comitato di Gestione addomesticato con la corruzione di qualcuno e con l’ingenuità di qualche altro, oppure evitando di convocare i membri effettivi e facendo invece partecipare i supplenti più docili. Niente era stato fatto, invece, per migliorare le condizioni di lavoro, per rinnovare le attrezzature, per eliminare gli sprechi, per eliminare il disordine amministrativo, per ovviare agli errori tecnici, per utilizzare i residui sterili.
Queste erano le informazioni che Velio Spano diffondeva sulle difficoltà di poter vivere e del poter lavorare in sicurezza nell’Azienda. I poteri di vita dei minatori erano limitati per un verso con l’aumento dei costi di beni primari per vivere (affitti, luce, riscaldamento) per l’altro verso con i cottimi che, accelerando il lavoro, indebolivano l’attenzione verso i rischi lavorativi.
I vari cottimi minerari, denominati o meno Bedaux, avevano un’ascendenza mondiale che faceva capo alla cosiddetta Organizzazione Scientifica del Lavoro, al Taylorismo e al fordismo americano. Richiamo solo le note di Gramsci su Americanismo e fordismo. I principi di accelerazione del lavoro con un modello unico imposto di lavoro accelerato, riguardavano un cambiamento epocale mondiale. In miniera, a giudizio dei minatori carboniferi più accorti, significava instaurare pratiche da “bestia lavorante” che non pensava autonomamente al valore della vita condivisa.
I migliori minatori, i “maestri” nelle miniere carbonifere avevano invece creato pratiche autonome di attenzione ai rischi, sempre più condivise e validate. Le pratiche diffuse da tali minatori erano alternative rispetto ai bestiali e rischiosi cottimi accelerati e costituivano un alternativo modello culturale di lavoro ragionato, produttivo di spazio e di tempo vitali, insieme al minerale. L’impegno di Velio contro i cottimi stabiliva una particolare solidarietà culturale e politica con le pratiche e i modelli lavorativi vitali che si diffondevano fra i lavoratori di miniera.
La “non collaborazione” dei minatori affrontava anche il nodo dei poteri di vita nella parte che contrastava i rischiosi cottimi. Nel 1948 erano morti in miniera 9 operai. L’ultimo perì durante la vertenza, il 5 ottobre. I funerali dei morti in miniera esprimevano e costituivano una solidale comunità di dolore condiviso. Erano performativi. Producevano speciali solidarietà.
La vertenza in atto riguardava complessivamente i biopoteri alimentari e lavorativi. Nel verbale di accordo che concludeva la lunga vertenza, il punto 5 riguardava interventi negli spacci aziendali con funzioni calmieratrici per l’acquisto di generi alimentari, il punto 6 stabiliva la revisione concordata dei cottimi.


Sia sul versante dei costi per i beni primari di vita e sia per i cottimi, si giunse per certi versi con Velio Spano in un campo, assai avanzato, di lotta per i diritti umani alla vita la cui Dichiarazione avvenne il 10 dicembre del 1948, mentre la lunga agitazione pareva estendere fino a lì la portata del proprio campo conflittuale. D’altra parte, quando l’azienda licenziava, restare senza lavoro costituiva un differente rischio di salute e di vita limitata in altri modi.

4 Fra i silenzi di Velio e i discorsi di Nadia: solidarietà di genere e solidarietà fra i generi

Nei licenziamenti erano comprese le donne, come Spano denunciava e come compare a pagina 103 del prezioso libro di Mattone: Hanno continuato operando licenziamenti a danno, non degli elementi superflui, ma degli elementi e delle categorie più deboli, p. es. le donne.
Le donne sono a questo punto nominate per la prima volta e appaiono in questi scritti quasi come un non detto. Possiamo vedere tali silenzi negli scritti di Velio, storicizzandoli adeguatamente come limiti politici. Possiamo considerarli per certi versi come complementari al sorgere di autonomi movimenti progressisti di donne, come per esempio l’Unione Donne Italiane, a cui non era estranea Nadia Gallico Spano, compagna e moglie di Velio. Tuttavia, la stessa Nadia ci aiuta forse a capire meglio tali questioni quando, scrivendo Mabrùk, a pagina 310 afferma:
Per noi, donne comuniste, l’attività quotidiana era estremamente difficile anche perché, come ho già detto, nel Partito molti attribuivano al voto delle donne la grave sconfitta elettorale dell’aprile 1948. Per anni ci siamo sentite accusare di aver favorito la vittoria della Democrazia cristiana. A parole i compagni riconoscevano l’importanza di un’azione tra le donne, ma questa veniva affidata esclusivamente a noi; se i risultati non erano evidenti e ottenuti in tempi brevi, venivamo tacciate d’incapacità.
Vorrei condividere un breve colloquio, donatomi da Nadia il 30 giugno del 1972, in cui risalta l’impegno democratico delle donne di Carbonia contro la fame e contro la grave povertà infantile: problema non estraneo alla nostra contemporaneità
Mi ricordo dei bambini. Dunque dovettero essere trasferiti in continente nel gennaio del Cinquanta. Mi pare, dopo lo sciopero dei 72 giorni. Fu frutto, naturalmente dell’organizzazione. Il trasferimento avveniva tramite l’UDI (Unione Donne Italiane), il sindacato e il partito locale, ma anche dei paesi ospitanti….
Quando c’erano lotte, sul piano sindacale di particolare importanza, allora risorgeva l’iniziativa. Ora se vogliamo è specifico di Carbonia e nello stesso tempo non lo è. Faccio un esempio: quando le donne di Carbonia si ponevano tra i minatori e la polizia non è che lo facessero perché in Emilia si è fatto così, ogni volta si ricrea la tradizione e si rinnova in forme specifiche. Comunque, dobbiamo dire che la polizia non le risparmiava, perché la polizia in quel periodo si scagliava indistintamente su donne, bambini, senza risparmiare nessuno
Nell’ordine del suo discorso, Nadia sembrava accostare o intrecciare due ordini di rischi: sia i rischi della fragilità dell’infanzia povera per la crisi alimentare, nella drammatica condizione delle famiglie operaie durante la cruciale vertenza con l’Azienda, e sia i rischi della repressione poliziesca durante le manifestazioni democratiche. Su entrambi i rischi affrontati delle donne carboniesi vorrei richiamare una particolare attenzione.
Le esperienze di ospitalità dei bambini carboniesi “in continente”, in realtà, erano un’espansione di precedenti e più limitate esperienze locali, come appare dallo spoglio del quotidiano comunista. Il 10 settembre 70 bambini erano partiti da Carbonia, ospitati da famiglie contadine per la “vendemmia della solidarietà” dedicata ai bambini vittime della politica scelbiana. Il 14 settembre erano diventati 85. L’Unità del 18 settembre denunciava che con 20.600 lire di salario non era possibile andare avanti. Il 23 di quel mese i bambini di Carbonia, ospitati dalle famiglie contadine della provincia, attraverso il quotidiano comunista, mandavano saluti ai parenti lontani con una foto.

Poco più di due mesi dopo, 19 novembre, mentre si dispiegava l’offensiva aziendale con il dimezzamento delle paghe, 105 bambini di Carbonia erano scelti per essere ospitati “in continente”. La decisione fu presa nel Convegno nazionale dell’UDI, svoltosi a Firenze. Nadia Spano aveva sollecitato nuove solidarietà per le lotte di Carbonia.

Ospitalità e aiuti economici furono decisi allora, insieme a beni alimentari e igienico-alimentari.

Solidarietà democratiche inizialmente a scala regionale si estesero, per opera delle donne, a livello nazionale con i bimbi di Carbonia. Quasi una settimana prima, il 13 novembre, uno sciopero di 24 ore era stato realizzato in tutte le miniere d’Italia in solidarietà con i lavoratori e la popolazione di Carbonia.
La solidarietà di donne a Carbonia e verso Carbonia risultò forte ed estesa, ma non fu l’unica dimensione dei loro modi d’agire democratici. L’agire solidaristico delle donne non deve occultarne l’intersezione con i comportamenti di fronteggiamento, di contrasto, di opposizione realizzati in proprio e per sé dalle donne stesse contro la repressione poliziesca messa in campo dal Commissario di P.S., ex repubblichino Antonio Pirrone, giunto in città il 19 giugno 1948 che non risparmiava donne e bambini.
Per spiegarmi sulla portata degli scontri delle donne con le forze dell’ordine, anticipo un fine antropologo inglese ancora vivente, Tim Ingold. Egli ci aiuta a vedere che tali donne, mentre operavano nella sottomissione difendendosene in prima persona, agivano attivamente anche su altri piani: sia sulla sottomissione stessa per indebolirla e sia su di sé per affermarsi come soggetti di autonomia e di libertà.
Egli giunge ad affermare acutamente che «il fare nel subire è opposto al subire nel fare». L’attiva padronanza su di sé nelle e contro sottomissioni sprigiona, secondo Ingold, certe capacità di autogenerarsi come persone libere. Il fare per trasformare le sottomissioni è perfino particolare cura di sé, secondo questo antropologo: crea infatti autonomamente un proprio sé di valore, valorizzato nel proprio agire.

Quando Nadia afferma che le donne avevano affinato le proprie capacità democratiche nel concreto agire solidale che non si limitava alla denuncia della fame, possiamo trovarvi il senso delle analisi fatte da Foucault sugli affrontamenti anti-autoritari che realizzano l’emergere di soggettivazioni autonome.
Possiamo rilevarvi anche certe prossimità con le analisi di Ingold che analizza l’agire contrastivo nelle e sulle sottomissioni: un agire specifico che produce d’umanità e che fa umanità contenendo le oppressioni e gli oppressori violenti.
Le donne di Carbonia realizzavano non solo solidarietà democratiche con i lavoratori in lotta, ma anche autonome strategie, in un processo autonomo di sviluppo democratico personale e collettivo. A partire da certe reazioni spontanee dopo l’attentato a Togliatti del 14 luglio nel 1948, esse erano diventate protagoniste non solo nelle dimostrazioni di piazza e nei cortei con repressioni violente, ma anche imputate nei tribunali, recluse nelle carceri, elette nelle istituzioni locali come rappresentanti del popolo. In gran parte ciò era avvenuto attraverso le loro esperienze in contrasto con Pirrone.
Ai fatti di Carbonia del 22 luglio che seguirono l’attentato parteciparono due donne, con l’assalto ai magazzini di Multineddu: Scanu Giulia e Masala Lucia. Non fu un atto di semplice vandalismo. Sarebbe riduttivo. Possiamo anche intravvedervi una logica di proprio contrasto rabbioso contro la stessa Azienda Carbonifera. Egli, infatti, vendeva a prezzi non concorrenziali e maggiorati avvalendosi dei cosiddetti boni fidus, moneta cartacea privilegiata e garantita dall’Azienda che aveva come antecedenti i noti ghignoni diffusi nelle zone minerarie inglesi e usati agli inizi del secolo a Bacu Abis, come ho ricordato lì. Alla rabbiosa devastazione delle Acli, vista come organizzazione fiancheggiatrice della politica aziendale, parteciparono sei donne. Con la sentenza del 24 dicembre del 1949, dopo quasi un anno e mezzo di carcere, due furono assolte: Farris Antonietta e Osanna Genoveffa. Quattro furono invece condannate a 2 anni e 6 mesi di reclusione: Caddeo Eleonora, Pazzaglia Teresa, Pusceddu Cicita, Ledda Luciana. Quest’ultima aveva partorito in carcere.
Per i fatti di Bacu Abis dello stesso luglio dall’Arma dei Carabinieri furono denunciate 8 donne. Furono in seguito rinviate a giudizio 11 donne e furono condannate in 13, sia pure con pene lievi, per aver invaso la sede del partito sardista con violenze e minacce: Aracri Rosa, Bonavento Vitalia, Cadeddu Assunta, Dessì Rosa, Diana Angela, Farris Carmela, Locci Angela, Pinna Francesca, Putzu Barbara, Putzu Petronilla, Sanna Beatrice, Scanu Maria Rosa, Valdés Gisella. Fu una prima fase di spontaneismo, come in altre parti d’Italia.
Nadia parlava esplicitamente di lotte delle donne di Carbonia per il lavoro e per la vita nel libro collettaneo Cari bambini vi aspettiamo con gioia nelle pagine 126-129. Nel suo libro autobiografico, a pagina 325, Nadia Gallico Spano diceva ancora di quelle lotte cittadine definendole per il diritto alla vita e al lavoro. Il diritto alla vita risultava allora in primo piano. pagina 310, Nadia ricordava con orgoglio la combattività delle donne di Carbonia, meglio organizzata sul piano democratico. In particolare, nominava Graziella Marongiu, che divenne moglie di Licio Atzeni poi segretario della Federazione del Sulcis. Ricordava anche Peppina Salaris che divenne consigliera comunale e molti di noi chiamavano Peppina Nieddu.
In quelle popolari lotte cittadine le donne facevano la loro parte importante contro i poteri che limitavano o mettevano a rischio la vita delle persone, affrontando con inedito coraggio le violenze poliziesche quando partecipavano alle manifestazioni per diritti umani vitali. Velio lo sapeva bene.
Le donne di Carbonia in quegli anni seppero andare in prima fila nei cortei fronteggiando le cariche delle forze dell’ordine, ma impararono anche a nascondersi nei cespugli, quando era possibile, per sottrarsi alle violenze delle cariche poliziesche ordinate per sciogliere i comizi dal commissario di P.S. Antonio Pirrone, ex repubblichino, condannato e riabilitato in un clima fin troppo indulgente del post fascismo. Su di lui a Carbonia ho appreso informazioni importanti dal prezioso testo inedito di Alberto Vacca, La repressione del commissario Pirrone contro i comunisti nella città di Carbonia (1948-1949). Egli sciolse così il comizio di Velio il primo settembre del 1948, quello di Nadia il 28 agosto del 1949, quello di Dessanay il 16 ottobre dello stesso anno provocando proteste parlamentari a livello nazionale e regionale. Giunto a Carbonia il 19 luglio del 1948, fu trasferito dalla città il 31 agosto 1949. Fu un tempo assai breve ma, nel ricordo delle molte persone con cui ho parlato, quel tempo era straordinariamente lungo per le violente limitazioni alla libertà subite. Nadia parla delle manganellate da lui ordinate senza risparmiare donne e bambini nella sua autobiografia, a pagina 322. Velio lo sapeva bene.


Dei racconti avuti in città sulla fame rischiosa patita e sulla solidarietà politica incentrata su Velio posso offrire ora solo pochissimi frammenti: mia madre era sempre malata, a capogiro, e il medico diceva sempre che era denutrizione. Erano anni di fame e malattie. in via M ci sono tante famiglie; ci conosciamo dalla A alla Z: una vita uguale alla nostra…La miseria dava una coscienza… Una volta mia zia mi ha portato a uno sciopero, a Bacu Abis… era un corteo soprattutto di donne…Nei periodi di fame non si trovavano neppure erbe selvatiche, era tutto cercato… Eravamo in questo i più attivi della strada, specialmente mia sorella
la figura di Velio Spano come dirigente era popolare perché si spingeva nella lotta ed era sempre fra gli operai… Qui non c’è l’affetto come in paese, ma c’è l’unità politica… L’arresto mio, per esempio, comportava anche il licenziamento. Ma molti, come per i 72 giorni, sono riusciti a ottenere che fossero riassunti. E questa fu una vittoria. Non si sarebbe potuto fare, se gli operai non fossero stati convinti di avere ottenuto un successo.
Le donne democratiche di Carbonia andavano avanti con Velio e con Nadia Spano realizzando un’autonomia che partiva da sé stesse e incrociava gli operai nelle intersezioni delle esperienze subite. Si agiva insieme per indebolire chi limitava o negava sia una vita sicura e sia le libere manifestazioni di dissenso al malgoverno aziendale con proposte alternative. Tali donne creavano nuove solidarietà di genere e nuove solidarietà fra i generi per il proprio avvenire e per quello della città, del territorio locale e regionale e anche oltre, con l’obiettivo di creare una sicurezza vitale che toccava la pace diffusa.
L’asse politico generativo della solidarietà fra i generi riguardava gli innovativi usi pacifici del carbone, allora chimici, incentrati nel Progetto Levi. Gi usi innovativi del carbone come materiale non combustibile e delle stesse miniere è un tema assai attuale e ha nuove declinazioni: dal progetto Aria a una serie di nuovi progetti che vengono elaborati, per esempio, a Nuraxi Figus. Tali progetti non risultano al centro di un dibattito pubblico ampio e diffuso per scelte popolarmente condivise. Non appaiono come punti forti di orientamenti istituzionali per il futuro del territorio carboniese, sulcitano e regionale. Manca la riconoscibile visibilità dei partiti della sinistra, impegnati per innovare il piano produttivo, il piano istituzionale, il piano della rappresentanza degli interessi popolari, che risultano lasciati alla deriva populista. Vari sindaci appaiono soli e costretti a microfisiche mediazioni politiche, in assenza dei partiti. C’è molto da fare dopo le macerie delle rottamazioni e nell’avanzare delle tracotanze autoritarie.
Velio e Nadia sono qui con noi ora. E saranno entrambi presenti, ne sono profondamente convinta, in tutti i nostri impegni di pace con una nuova unità democratica per un futuro vitale condiviso: impegni in cui sappiamo trarre forza e orgoglio dalle storiche esperienze fatte con entrambi, per rigenerare e irrobustire noi stessi e le sinistre, insieme alla città e al territorio, portando a pieno compimento la Costituzione Italiana.

Paola Atzeni

Si acuisce la crisi alla Sider Alloys. Segreterie Territoriali FIOM, FSM, UILM e CUB Sardegna Sud-Occidentale e Sulcis Iglesiente hanno proclamato lo sciopero per lunedì 14 ottobre.

«Dopo il mancato pagamento del welfare, del fondo pensione, della sanità integrativa, adesso c’è anche il ritardo nel pagamento degli stipendi, ed il licenziamento delle lavoratrici della mensa in conseguenza del mancato pagamento degli appalti; il governo prenda atto della inaffidabilità dell’aziendasi legge in una nota diffusa alcuni minuti fa dalle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici -. Lunedì mattina sarà sciopero. Si è tenuta in data odierna l’assemblea dei lavorator Sideralloys e GMS, in cui, tra gli altri argomenti, si è messa in evidenza la grave crisi che investe la società Sideralloys, in conseguenza del mancato rispetto del rilancio della fabbrica. In attesa di una auspicata e urgente convocazione al MIMIT, si è discusso dell’inesistente piano industriale, che costringe lavoratrici e lavoratori a vivere nell’assoluta precarietà. Da una parte si chiedono finanziamenti a garanzia pubblica, dall’altra si proroga la cassa integrazione ordinaria e non si pagano gli stipendi dovuti ai lavoratori, nei tempi previsti.»

Nella stessa assemblea è stata evidenziata la gravissima in cui si trovano le lavoratrici della mensa, le quali hanno ricevuto il benservito dall’azienda di appartenenza, in conseguenza del mancato pagamento dell’appalto della mensa. Una situazione intollerabile, che deve essere assolutamente superata.

FIOM, FSM, UILM e CUB in accordo con l’assemblea generale tenuta oggi, hanno proclamano lo stato di agitazione e la conseguente assemblea in sciopero ai cancelli della fabbrica, a partire da lunedì 14 ottobre 2024 dalle ore 7,00.

Domani, 12 ottobre 2024, alle ore 11.30, presso la Sala Rossa del Centro Culturale, a Iglesias, si terrà una conferenza stampa per la presentazione ufficiale del progetto “Islas del Mar” e del documentario identitario dedicato al nostro territorio. Il progetto “Islas del Mar” è un’iniziativa che mira a valorizzare il nostro patrimonio naturalistico e culturale, promuovendo il territorio attraverso un’ottica sostenibile e inclusiva.
Durante la conferenza stampa, verranno illustrate le principali tappe del progetto, i suoi obiettivi e le prospettive di sviluppo per il futuro.
Inoltre, sarà presentato un documentario identitario che racconterà la storia e le tradizioni del nostro territorio, con l’obiettivo di rafforzare il legame tra la nostra comunità e il ricco patrimonio culturale che ci contraddistingue.
La partecipazione a questo evento sarà un’opportunità per conoscere in anteprima le iniziative legate al progetto e condividere momenti di confronto e riflessione sullo sviluppo del territorio.

Venerdì 18 ottobre, appuntamento a Villacidro per la decima Giornata Internazionale de I Parchi Letterari. La Fondazione Giuseppe Dessì celebra la decima Giornata Internazionale de I Parchi Letterari con un incontro pubblico a Casa Dessì: tra gli ospiti, Anthony Muroni, presidente Fondazione Mont’e Prama. Durante la serata si parlerà dei due progetti, Elisir e Officina Giovani, realizzati dal comune di Villacidro nell’ambito dei propri Servizi Socio Educativi del Plus (Piano Locale Unitario Servizi) di Guspini e gestiti dal Consorzio Network, con la Cooperativa Alfabeta.

I Giganti

Alle 18.00 – a Casa Dessì, in via Roma, a Villacidro è previsto un incontro con Anthony Muroni, presidente Fondazione Mont’e Prama, che farà il punto sullo stato dell’arte dell’attrattiva archeologica, a 50 anni dalla sua scoperta. Nella sua esposizione, Anthony Muroni rivelerà interessanti dettagli sul sito, avvalendosi anche della presentazione di materiale fotografico dedicato.

I Giganti di Mont’e Prama, statue scolpite tra l’VIII e il IX secolo a.C., rappresentano una delle scoperte archeologiche più affascinanti della Sardegna e dell’intero Mediterraneo. Il rinvenimento è del 1974, quando fortuitamente un contadino si accorse della loro presenza mentre stava arando un campo in località di Mont’e Prama, nella penisola del Sinis.

Gli scavi archeologici successivi portarono alla luce frammenti di numerose statue, poi identificate come rappresentazioni di guerrieri, arcieri e combattenti. Questi reperti, di grande valore storico, hanno contribuito a ridefinire la conoscenza della cultura nuragica e la sua importanza nel Mediterraneo antico. Le imponenti figure in pietra testimoniano la grandezza della civiltà nuragica e aprono formidabili scenari sulle radici storiche dell’isola. I Giganti incarnano anche il perfetto connubio tra patrimonio culturale e ambiente, coniugando l’antico fascino della storia con la maestosità delle ricchezze naturali appartenenti al Parco Naturale del Sinis, ricco di spiagge, lagune e meraviglie naturalistiche.

Due progetti tra persone e territorio

Prima di accostarsi ai Giganti, alle 17,30, Anna Paola Atzori, presidente della Cooperativa Alfabeta e Veronica Murgia, con Franca e Fabio Fotografi, Daniele Mocci e Giacomo Putzu, parleranno dei progetti Elisir e  Officina Giovani in corso di svolgimento e avviati alle loro battute conclusive. In particolare saranno annunciati i primi risultati e le prossime attività, tra le quali una mostra finale, che si terrà al Mulino Cadoni e sarà inaugurata giovedì 28 novembre.

«Per i due interventiha spiegato la presidente della Cooperativa Alfabeta, Anna Paola Atzoriabbiamo pensato pensato e condiviso con l’amministrazione comunale di Villacidro di dare valore ad alcuni luoghi di interesse esperienziale, individuando nel patrimonio identitario di Villacidro e del contesto di riferimento del Parco Letterario alcuni percorsi fortemente connessi all’opera di Giuseppe Dessì. Da questo punto di vista la figura dell’autore di “Paese d’ombre” ha rappresentato un punto di riferimento centrale nella fase progettuale.»

A partire dalla valorizzazione del territorio, il progetto Elisir, rivolto alle fasce di popolazione adulta, ha l’obiettivo di promuovere il benessere della persona, incoraggiare il mantenimento di una vita relazionale attiva, prevenire le situazioni di isolamento e solitudine. Analogamente, il progetto Officina Giovani, rivolto alle fasce di popolazione giovanile, è mirato a incentivare la dimensione cognitivo emotiva, lo sviluppo di processi di inclusione, coesione e solidarietà sociale, intelligenza emotiva e sviluppando la consapevolezza di potere essere cittadini attivi.

 

Si è svolta ieri, presso la sezione di Storia Locale della Grande Miniera di Serbariu, un’interessante iniziativa per ricordare la figura di Velio Spano, in occasione del sessantesimo anno dalla sua scomparsa, alla presenza di relatori qualificati che hanno dato vita a un dibattito stimolante che ha fatto luce sulla stretta connessione tra Velio Spano e le vicende storiche della città di Carbonia.
Il sindaco Pietro Morittu ricorda Velio Spano, antifascista, parlamentare costituente, dirigente comunista, nel sessantesimo anno della scomparsa. In particolare l’esperienza storica dei 72 giorni di lotta a Carbonia, uno scontro sindacale ma anche politico, nel quale si giocò la stessa sopravvivenza della città. La repressione fu terribile, e, in quella temperie, Velio Spano, venne incaricato di assumere la carica di segretario della Camera del lavoro di Carbonia. Il 17 dicembre 1948 venne siglato l’accordo di chiusura della vertenza. Appare evidente che quella battaglia venne vissuta come una grande vittoria, dai lavoratori, dalla città e da tutta la Sardegna. Successivamente, Velio Spano proseguì incessantemente la sua battaglia politica, ponendo sempre grande attenzione alle problematiche di Carbonia e della Sardegna.
Per ricordare la figura di Velio Spano, presso la Sezione di Storia locale, è visitabile fino al prossimo 18 dicembre, una mostra documentale di giornali e immagini, che illustrano momenti salienti della vicenda politico-sindacale della battaglia dei 72 giorni.

La comunità di Calasetta e la diocesi di Iglesias sono in festa per i 100 anni di don Giovanni Cauli.

«L’amministrazione comunale, nelle persone del sindaco Antonello Puggioni e del vicesindaco Giuseppe Cincotti, ha reso omaggio in data odierna all’emerito canonico don Giovanni Cauli, che oggi ha compiuto 100 annisi legge in un messaggio pubblicato nella pagina del comune di Calasetta -. Alla presenza dell’amministratore apostolico di Iglesias sua Eminenza Reverendissima Cardinale Arrigo Miglio, del parroco don Francesco Lai e di una ristretta cerchia di parenti ed amici, il sindaco ha consegnato al parroco storico di Calasetta una targa di riconoscimento per la missione svolta nell’arco di 60 anni, rivolgendogli un commosso ringraziamento per tutto ciò che ha rappresentato per la popolazione calasettana nel suo lungo sacerdozio presso la nostra parrocchia.»

 

Nella prima seduta del nuovo Consiglio d’Amministrazione di Abbanoa, guidato dal presidente Giuseppe Sardu, è arrivato il via libera a realizzare un nuovo progetto per il futuro impianto di depurazione al servizio di Carloforte. Si tratta di un’opera attesa da moltissimi anni e che vede impegnati a stretto contatto il Gestore unico, il Comune e l’Ente di Governo d’Ambito della Sardegna “Egas”. Il Consiglio d’Amministrazione di Abbanoa ha stanziato le risorse dal proprio bilancio, circa 500mila euro, per realizzare un nuovo progetto.

«Il nostro obiettivospiega il presidente Giuseppe Sarduè di superare una volta per tutte le numerose criticità che hanno contraddistinto il lungo iter di realizzazione di quest’opera fondamentale. Per questo motivo abbiamo deciso di procedere con un nuovo studio di fattibilità e progettazione.»

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Carloforte, Stefano Rombi. «Dopo anni di incontri volti alla ricerca della soluzione per superare lo stallo derivante dal procedimento giudiziario che ha colpito l’appalto del 2011, finalmente riparte la progettazione del depuratore di Carloforte ha detto il primo cittadino di Carloforte -. Un’infrastruttura fondamentale e prioritaria per l’Isola di San Pietro. Proseguiremo con estrema determinazione, sapendo che i nostri concittadini e l’ambiente che ci circonda non possono più attendere.»

Attualmente Carloforte è servito da un impianto del tutto inadeguato. I professionisti che saranno incaricati di portare avanti il progetto studieranno diverse opzioni che consentiranno, d’intesa col Comune, la miglior soluzione tecnica a vantaggio degli abitanti dell’Isola di San Pietro e dei suoi visitatori. L’investimento stimato è di circa 10 milioni di euro.

Il ricorso presentato dall’Ossese contro l’omologazione del risultato maturato sul campo il 28 settembre scorso nella partita Ossese-Iglesias, terminata con la vittoria dell’Iglesias per 1 a 0, goal del centravanti russo Artur Sagitov, per una presunta posizione irregolare dello stesso calciatore, è stato rigettato oggi dal giudice sportivo e il risultato resta immutato.

Di seguito il comunicato ufficiale che riporta le motivazioni della decisione.

«Il Giudice Sportivo, sciogliendo la riserva di cui al C.U. n° 28, – letto il ricorso ritualmente presentato dalla A.S.D. Polisportiva Ossese; – lette le controdeduzioni depositate dalla A.S.D. G.S. Iglesias Calcio e le ulteriori memorie fatte pervenire dalla Polisportiva Ossese; – visti gli atti ufficiali e il rapporto arbitrale; – vista la documentazione ufficiale fatta pervenire dall’Ufficio Tesseramento della F.I.G.C.; rileva quanto segue: – la ricorrente, nei motivi del gravame, lamenta che nella gara a margine, terminata col risultato di 0-1, avrebbe partecipato nelle file della Società Iglesias Calcio il calciatore Sagitov Artur in posizione irregolare, in quanto lo stesso avrebbe dovuto ancora scontare una giornata di squalifica residuata dalla stagione sportiva 2023/2024; la reclamante precisava che sul C.U. n° 80 del C.R. Sardegna LND del 21.12.2023 Sagitov Artur veniva squalificato per una gara effettiva, che nel medesimo Comunicato Ufficiale veniva ufficializzata la risoluzione del contratto sportivo tra il predetto calciatore e la società C.S. Bosa, con conseguente svincolo del tesserato e che «lo stesso non veniva più tesserato in nessuna società italiana, ma invece veniva tesserato per la stagione sportiva 2024-2025 con la società Iglesias Calcio»; la Pol. Ossese aggiungeva che “dalle verifiche” risultava che il predetto avesse preso parte alla precedente gara di campionato e che pertanto non avesse scontato la giornata di squalifica; concludeva la reclamante chiedendo la sanzione della punizione sportiva della gara a carico dell’Iglesias Calcio con applicazione della stessa a proprio favore; – la G.S. Iglesias Calcio nelle proprie controdeduzioni evidenziava come il calciatore Sagitov Artur a seguito della risoluzione contrattuale col C.S. Bosa (e conseguente svincolo), si trasferiva presso federazione estera, tesserandosi per una società affiliata alla Federazione di calcio Bielorussa e che “nel documento ufficiale della FIGC” al momento del transfer veniva esplicitata la sua situazione disciplinare con evidenza del fatto che lo stesso fosse gravato da una gara di squalifica, sanzione che la Federazione Bielorussa faceva scontare nel proprio campionato, secondo le norme vigenti; la resistente al ricorso sottolineava inoltre la propria scrupolosa condotta al momento del tesseramento del calciatore nella stagione 2024/2025, essendosi assicurata, con l’acquisizione di specifica documentazione ufficiale prodotta dalla Federazione Bielorussa, e trasmessa oltre che alla società Iglesias Calcio anche alla Federazione Italiana, che fosse attestata l’espiazione della squalifica e che il Sagitov completasse il suo trasferimento disciplinare in ingresso presso la FIGC scevro da qualsiasi pendenza disciplinare; la G.S. Iglesias Calcio invocava inoltre l’irricevibilità del ricorso proposto dalla Pol. Ossese, in quanto la ricorrente non avrebbe provveduto al versamento “del bonifico” previsto dalle norme federali e concludeva in ogni caso chiedendo il rigetto del ricorso; – la Polisportiva Ossese faceva dunque pervenire ulteriori memorie sostenendo l’insufficienza delle prove addotte dalla G.S. Iglesias a difesa della propria posizione, evidenziando come fosse necessario avere evidenza della richiesta da parte della FIGC, al momento del suo trasferimento in Bielorussia, dell’estensione della squalifica del calciatore Sagitov nell’ambito UEFA e FIFA, del tesseramento avvenuto in Bielorussia e riscontri ufficiali dell’avvenuto recepimento della squalifica presso la predetta Federazione e della sua effettiva espiazione; quanto al rilievo sulla irricevibilità del proprio ricorso, evidenziava come fosse stato disposto l’addebito sul proprio conto societario del prescritto contributo; Preliminarmente rileva che il ricorso presentato dalla Polisportiva Ossese è ammissibile in quanto la stessa, a norma del disposto dall’art. 48, c.2 del C.G.S., ha correttamente provveduto al versamento del contributo mediante addebito sul proprio conto federale; Alla luce di quanto disposto dall’art.21 del C.G.S. e dall’art. 12 del Regolamento FIFA, questo Giudice ha ritenuto di adottare un’ordinanza istruttoria al fine di acquisire dall’Ufficio Tesseramento della FIGC copia dei certificati di trasferimento internazionale (CTI) trasmessi alla Federazione Bielorussa e copia del CTI trasmesso dalla Federazione Bielorussa alla FIGC all’atto del rientro del calciatore presso la Federazione Italiana con tesseramento in favore dell’Iglesias Calcio. C.U. N°32 pag.15 Dalla documentazione acquisita, trasmessa a mezzo pec dall’Ufficio Tesseramento, si rileva che la FIGC all’atto dell’invio del CTI alla Federazione Bielorussa esplicitava, come previsto dall’art.12 della “FIFA Regulations on the Status and Transfer of Plyers”, che il calciatore Sagitov Artur (07.01.2000) fosse ancora gravato dalla sanzione di squalifica per una gara effettiva, notificando pertanto ufficialmente la sua pendenza disciplinare, che la Federazione Bielorussa avrebbe dovuto “prendere in carico”. Nel CTI di ingresso del calciatore presso la FIGC, a seguito del suo successivo rientro dalla Federazione Bielorussa, quest’ultima comunicava l’assenza di pendenze disciplinari, come del resto chiaramente evidenziato nel documento di accompagnamento trasmesso anche alla G.S. Iglesias Calcio e da quest’ultima allegato alle controdeduzioni fatte pervenire a questo Giudice e notificate alla ricorrente. Tale documento non si limita, peraltro, a certificare l’assenza di pendenze disciplinari, ma addirittura si addentra nello specifico, certificando che la “sanzione disciplinare che era stata irrogata al calciatore dalla Federazione Italiana” ed estesa alla ABFF (Federazione calcistica Bielorussa) fosse stata “completamente espiata nelle competizioni tenutesi sotto l’egida della stessa ABFF” (“The Association Belarus Football Federation (ABFF) informs you that the player’s Artur SAGITOV (DOB: 07.01.2000, FIFA ID 16CWGE6) disciplinary sanction that has been imposed on a player by Italian Football Association (FIGC) and enforced to ABFF during the transfer process (Transfer reference: 812227) was fully served in competitions held under ABFF auspices. At the moment of ITC delivering (Transfer ID: 929203) mentioned player has no any active disciplinary sanctions”). Per i motivi sopra esposti, il ricorso è infondato e va respinto. Dalle rilevanze di tutti gli atti ufficiali esaminati risulta oggettiva la circostanza per cui, in ottemperanza al disposto dell’art. 12 FIFA, la sanzione di una giornata di squalifica a carico del calciatore Sagitov Artur (irrogata con C.U. n°80/2023 del C.R. Sardegna LND) sia stata estesa alle competizioni organizzate dalla Federazione di calcio Bielorussa e disputate dalla formazione della FC Smorgon e che nelle stesse sia stata peraltro scontata, come certificato da documentazione ufficiale trasmessa per competenza alla FIGC e in copia alla società G.S. Iglesias Calcio. Per tale motivo è indubitabile che il calciatore Sagitov Artur, regolarmente tesserato per la A.S.D. G.S. Iglesias Calcio a far data dal 20.09.2024, abbia regolarmente preso parte sia alla gara “Iglesias Calcio – Monastir 1983” del 22.09.2024, sia alla gara oggetto di ricorso “Polisportiva Ossese – Iglesias Calcio” del 28.09.2024. P.Q.M. DELIBERA di rigettare il ricorso proposto dalla A.S.D. Polisportiva Ossese e per l’effetto di omologare la gara col risultato conseguito sul campo di 0 a 1 per l’Iglesias Calcio. Dispone l’incameramento del contributo.»

«Vogliamo costruire un nuovo modello di governance per il sistema turistico sardo attraverso la realizzazione di una DMO regionale che possa coordinare e aggregare l’offerta turistica territoriale.»

Queste le parole dell’assessore al Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna Franco Cuccureddu, intervenuto oggi in conferenza stampa durante il TTG Travel Experience di Rimini.
L’incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi operatori sardi di tutte le categorie ricettive e dei servizi turistici – ben 51 quelli presenti in questa edizione del TTG, protagonisti con le loro intense trattative con i buyer -, ha rappresentato un passo importante verso la definizione di una governance turistica innovativa.

«L’obiettivo è creare un sistema che valorizzi l’intero spettro dell’offerta sarda, aumentando il peso del turismo nel PIL regionale, un dato ancora troppo basso. Per far questo dobbiamo incrementare il valore di tutti i prodotti turistici isolani», ha aggiunto Franco Cuccureddu, facendo riferimento a un approccio che include sia il lusso che l’extra-alberghiero, il turismo religioso, i campeggi e il turismo escursionistico.
Un ruolo centrale in questa visione sarà svolto dalle DMO (Destination Management Organization), che opereranno su tre livelli e avranno il compito di intercettare la domanda più adeguata alle diverse offerte dell’isola. Franco Cuccureddu ha inoltre annunciato l’importanza di un potenziamento dell’Osservatorio turistico, che avrà il compito di fornire dati rapidi ed efficaci per prendere decisioni strategiche e tempestive. A questo si affiancherà un’azione mirata di digital marketing per mercati specifici, con un focus particolare sul mercato spagnolo, anche in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della costituzione del Regno di Sardegna.
La conferenza è stata anche l’occasione per tirare le somme della partecipazione della Regione Sardegna alla fiera TTG Travel Experience di Rimini (9-11 ottobre 2024), uno degli eventi più rilevanti per il settore turistico internazionale. La Sardegna ha portato al TTG una visione del turismo incentrata su qualità, sostenibilità e destagionalizzazione, con l’obiettivo di attrarre un pubblico attento alla autenticità e alla tutela del territorio.

«È necessario creare esperienze che durino tutto l’anno e che siano distribuite su tutto il territorio regionale», ha spiegato l’assessore, sottolineando l’importanza di promuovere un turismo che rispetti le comunità locali e l’ambiente.
Con un grande stand che ha offerto un’esperienza immersiva nei tesori dell’isola, la Sardegna ha confermato la sua presenza al centro del panorama turistico italiano ed europeo. Tra i prodotti presentati, le eccellenze enogastronomiche, artigianali e culturali dell’Isola hanno trovato ampio spazio, con particolare attenzione alla valorizzazione delle aree della Trexenta e del Sarcidano attraverso la presentazione della manifestazione Saboris Antigus, e dell’Isola di Sant’Antioco..