23 December, 2024
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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha illustrato in commissione Sanità la delibera con cui si assegnano alle aziende sanitarie risorse per circa 36 milioni di euro per l’esercizio 2013. Le aziende sanitarie sarde potranno contare su 36 milioni di euro di risorse per l’annualità 2013, rimodulate in modo da poter essere impiegate a seconda delle necessità di ciascuna azienda.

Nel suo intervento Arru ha spiegato che la rimodulazione, prevista da una delibera di Giunta del 5 marzo scorso, consiste sostanzialmente nello spostamento dei fondi dalla performance dei direttori generali a una destinazione senza vincoli, «sia per consentire alla aziende di fare fronte a situazioni di difficoltà anche per il pagamento dei debiti commerciali, sia per evitare il paradosso di performance magari positive in termini di bilancio ma senza un riscontro con il livello dei servizi forniti all’utenza». «Fermo restando – ha detto ancora l’assessore – che per il futuro i criteri di assegnazione delle risorse saranno profondamente modificati coerentemente con la riforma del sistema sanitario regionale che è già stata avviata».

Dopo la relazione dell’assessore, hanno preso la parola i consiglieri regionali Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), Luca Pizzuto (Sel), Edoardo Tocco e Alberto Randazzo (Forza Italia), Lorenzo Cozzolino (Pd), Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) e Rossella Pinna (Pd). Tutti, con sottolineature diverse, hanno auspicato l’individuazione di criteri ispirati ai principi di premialità per le aziende virtuose e di penalizzazione per quelle che non raggiungono gli obiettivi nell’ambito dei quali, anche alla luce della riforma, dovrà però essere affermata sia la centralità dei livelli di assistenza che dei servizi forniti all’utenza. L’on. Rosella Pinna, in particolare, ha chiesto il rinvio del voto relativo al parere sulla delibera, che la commissione ha condiviso. Il presidente della commissione, Raimondo Perra, ha quindi riconvocato la commissione a domicilio, presumibilmente per la prossima settimana.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

Consiglio regionale 42 copia

Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Carbonia ospiterà la terza tappa di presentazione del manifesto “L’ora delle idee – il centro destra riparte dai giovani”. L’appuntamento è previsto venerdì 6 marzo, a partire dalle 17 e 30, presso la sala congressi del Lu’ Hotel. Nell’occasione verranno presentati i provvedimenti in materia di casa e famiglia, impresa e lavoro, giovani, cultura e internazionalizzazione elaborati dai giovani del centro destra. Idee e progetti che meritano di essere affrontati e inseriti nel dibattito politico al fine di uscire da questo momento di estrema difficoltà socio-economica. Al convegno interverranno i consiglieri regionali Pietro Pittalis, Ignazio Locci, Oscar Cherchi, Stefano Tunis, Antonello Peru, Marco Tedde, Alessandra Zedda, Giuseppe Fasolino, Alberto Randazzo, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Le conclusioni verranno invece affidate all’ex Governatore e attuale consigliere regionale Ugo Cappellacci, al senatore Emilio Floris e all’europarlamentare Salvatore Cicu.

Nel corso dell’incontro verrà inoltre presentata la nuova comunità digitale “Azzurri2.0”.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha presentato una proposta per l’esenzione dei terreni agricoli dall’Imu. «Riproponiamo il metodo utilizzato nella scorsa Legislatura per azzerare l’Irap, anche per cancellare l’ingiustizia dell’Imu», ha dichiarato il capogruppo Pietro Pittalis che ha evidenziato come, a seguito del decreto emanato dal ministro dell’Economia, soltanto una cinquantina di Comuni sardi siano esentanti dall’imposta municipale per i terreni agricoli. «Per sopperire alle minori entrate dell’Imu per gli Enti Locali – ha concluso Pittalis – prevediamo uno stanziamento di 20 milioni di euro, da reperire tra i cosiddetti avanzi di amministrazione che l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha confermato anche in sede di conferenza dei capigruppo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato la piena e convinta adesione all’iniziativa legislativa del gruppo Forza Italia ed ha aggiunto che «sarebbe auspicabile il sostegno unitario di Giunta e maggioranza». «Chi sta al governo – è l’invito di Dedoni – dimostri di difendere la Sardegna dalla minaccia grave rappresentata da un imposta iniqua che rischia di cancellare il settore agro-pastorale sardo».

Di imposta contro i principi costituzionali ha parlato, invece, l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ha ricordato il dettato dell’articolo 53 della Carta, laddove afferma che: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. A questo proposito domando cosa c’entra l’altitudine di un Comune con la capacità contributiva degli operatori agricoli». A giudizio di Cappellacci, il presidente Pigliaru dovrebbe immediatamente attivare le procedure stabilite dall’articolo 51 dello Statuto di Autonomia speciale che attribuiscono alla Giunta, quando constati che l’applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all’Isola, la possibilità di richiederne la sospensione al Governo della Repubblica.

«L’azione del governo – ha incalzato la consigliera Alessandra Zedda – appare schizofrenica, si parla del rilancio del comparto agricolo e in contemporanea si penalizzano aziende e operatori del settore.»

Oscar Cherchi ha invece ricordato come l’esenzione Imu e il riordino fondiario siano state chieste dalla Giunta Cappellacci al Governo, già dall’ottobre del 2012 e che in materia si era deliberato il 12 giugno 2012, a cui aveva fatto seguito il decreto 62 che impartiva le direttive per la riclassificazione dei terreni che ricadevano in area agricola.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru, ha definito la proposta di legge per l’esenzione dell’Imu “in continuità” con il principio caro, non solo a Forza Italia, che dice: «Meno tasse, più crescita». «L’agro è un fattore produttivo – ha concluso Peru – e non immobiliare e pertanto sarebbe opportuno evitarne la tassazione, invece, con i proclami e l’Imu il governo canta come una cicala ma ruba le scorte alle formiche».

Giuseppe Fasolino ha posto l’accento sul malessere del mondo agricolo («le campagne sono allo stremo») ed ha criticato il governo nazionale per gli eccessivi livelli di tassazione: «Non sanno più cosa tartassare e la gente scappa dall’Italia».

Ignazio Locci ha invece denunciato «il silenzio dell’assessorato dell’Agricoltura» ed ha rivolto critiche all’indirizzo della forza politica di maggioranza che esprime in Giunta l’assessore Falchi: «Si dicono sovranisti ma subiscono in silenzio le politiche e le decisioni dannose del governo italiano».

«La maggioranza si riunisce su piano casa e finanziaria – ha attaccato Alberto Randazzo – ma non si accorge  di ciò che accade in agricoltura dove 35mila aziende rischiano il crack.» 

«Le nuove regole sull’IMU da applicare sui terreni agricoli – ha detto Edoardo Tocco – rischiano di assestare il colpo mortale alle campagne isolane. La situazione del comparto è ormai drammatica. Si tratta di una prevaricazione del Governo sulle specificità della Sardegna. Con la cancellazione dell’elenco dei centri svantaggiati, con agevolazioni e sgravi fiscali per tantissime aziende agricole sarde il Governo decreta di fatto un ulteriore declassamento del settore rurale, che così si avvia verso un declino inarrestabile.»

Foto Forza Italia
Un incontro con il presidente Silvio Berlusconi, si è tenuto questa mattina a Roma, a Palazzo Grazioli, per tentare di rilanciare il partito. Presenti i consiglieri regionali di Forza Italia, che hanno avuto un vertice con il leader del partito. C’erano Edoardo Tocco, il capogruppo Pietro Pittalis, gli ex assessori Alessandra Zedda e Oscar Cherchi, ad Antonello Peru, l’ex governatore Ugo Cappellacci e Alberto Randazzo. L’incontro è servito per disegnare le prossime strategie del partito, chiamato a dare un’azione propulsiva all’opposizione verso la giunta Pigliaru e atteso dalle amministrative della prossima primavera e potrebbe essere l’inizio per una nuova stagione del partito.

«In questo senso – ha commentato il consigliere Edoardo Tocco – l’incontro con il presidente Berlusconi ci ha spinto a porre in primo piano la vera emergenza della Sardegna, ovvero il lavoro, con un piano straordinario per la nostra isola. Per questo occorre una vera mobilitazione in tutta la Sardegna. La parola d’ordine è stata unità. Solo ritrovando una condivisione d’intenti potremmo tornare alla guida della Regione.»

Il Consiglio regionale ha approvato stamane l’articolo 4 della proposta di legge di riforma del sistema sanitario.

Avviando la discussione generale, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato gli emendamenti presentati all’art. 4 e ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi.

Cossa ha affermato che il testo dell’art. 4 «rafforza la nostra convinzione di una riforma funzionale solo al commissariamento delle Asl e, in particolare, si continua ad alimentare confusione, anticipando elementi di riforma sui quali si dovrà tornare». «La ratio dell’articolo – ha aggiunto – è gestire la fase transitoria post abolizione delle Province che porta con se anche l’abolizione della conferenza provinciale ed il nuovo assetto degli Enti locali, un contesto complesso che dovrebbe suggerire il rinvio alla sede naturale della vera riforma della sanità». Quanto alle Consulte, secondo il consigliere «sono una cose bella molto cara alla sinistra ma, in realtà, si traducono in appesantimenti delle procedure determinati da organismi fittizi senza ricadute effettive e poteri reali, che interferiscono oltretutto col ruolo istituzionale degli Enti locali: non possono che essere i sindaci gli interpreti delle istanze dei territori».

Il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia, ha sottolineato che «si continua a procedere in un modo quantomeno discutibile; la proposta, letta insieme agli emendamenti, cambia del tutto l’art. 4». Soffermandosi sulla consultazione dal basso, ha detto che «è apprezzabile ma si corre il rischio di una Babilonia, soprattutto in una fase di scarsa chiarezza: cosa vuol dire rappresentanti degli Enti locali? Ci sono i sindaci, così siamo in presenza di una norma fuorviante e sarebbe opportuno individuare al massimo alcuni principi per poi rinviare tutto al dettaglio alla vera riforma».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha espresso forti perplessità su un articolo «che svuota i Sindaci del ruolo che hanno sempre esercitato in materia sanitaria». Qui, ha osservato, «si sta seguendo un percorso logico contrario a quello dell’articolo precedente, disciplinando le consulte con un semplice atto amministrativo, ragione di più per sollecitare la Giunta ad un chiarimento, una sorta di simulazione del risultato di questo anticipo di riforma».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto d’accordo su alcune dichiarazioni precedenti, mettendo l’accento sul fatto che «c’è molta confusione mentre bisogna tener conto delle esperienze precedenti». «Leggendo gli emendamenti con cui si scrive in effetti la legge – ha proseguito – ci si convince che sarebbe stato molto meglio fare la legge dall’inizio; in entrambi i percorsi c’è poi un errore perché deve essere il Consiglio ad attribuire le funzioni dei distretti sanitari». «Bisogna inoltre specificare – ha suggerito Oppi – che le consulte non producono oneri aggiuntivi, fermo restando che così come sono configurate appesantiscono processi decisionali, sottraggono poteri ai Sindaci legittimati dalle elezioni». Alla fine, ha concluso l’esponente dell’Udc, «si finirà per non concludere niente, anche perché la competenza sulle norme regolamentari, come dice la legge, spetta al Consiglio e non alla Giunta».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha definito “accoglibile” la proposta formulata dal consigliere Giorgio Oppi, per specificare all’interno della norma che l’introduzione della consulta è senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato che al momento non c’è ancora un nuovo assetto delle Province e ha insistito sul “senso” generale del contenuto dell’articolo 4, soprattutto in riferimento con quanto previsto nell’emendamento sostitutivo presentato dai consiglieri del centrosinistra. «Può essere – ha ammesso Ruggeri – che l’istituzione della consulta rappresenti un appesantimento dei centri decisionali ma è fondamentale, con l’annunciata riduzione del numero delle Asl e, dunque, con il conseguente accentramento dei centri decisionali, controbilanciare l’accentramento di decisioni e di scelte». L’emendamento “sostitutivo totale” n. 367 presentato dai consiglieri della maggioranza e che prevede che la Giunta definisca composizione, modalità e funzioni della consulta di cittadinanza e delle consulte locali – a giudizio di Ruggeri – garantirà che le funzioni restino nei territori dove operava la Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato che le perplessità espresse dalle forze della minoranza alla Pl 71 sono le medesime di quelle espresse dal Cal. Tedde ha quindi definito “contradditorio” il parere di merito formulato dal Cal alla Pl 71: «Non si comprende come essere positivo dopo le critiche e le censure evidenziate». Il rappresentante del centrodestra ha quindi rivolto critiche al “modo di legiferare della maggioranza” ed in particolare ha stigmatizzato l’uso degli emendamenti: «Non è corretto che siano utilizzati, come si sa facendo nel corso dell’esame in Aula della Pl 71, per rivoluzionare la norma e stravolgerne senso e contenuto rispetto al testo esaminato nella competente commissione consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un invito alla chiarezza e alla serietà e ha definito “un frutto di un ben individuato credo ideologico” la decisione di istituire la consulta che esclude la rappresentanza e prevede una partecipazione diretta dei cittadini («questa non è una vera partecipazione democratica e nasconde il rischio di fare ricorso a vere e proprie truppe cammellate per decidere sulle questioni della sanità»). Dedoni ha invitato la maggioranza a ritirare la norma («fate due passi indietro e aprite al confronto per migliorare il provvedimento»). Il capogruppo dei Riformatori ha concluso denunciando un possibile rischio di delegittimazione dei sindaci e dei Consigli comunali.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, il quale ha definito l’articolo 4 una «scatola vuota, amorfa, priva di significato e che arreca un grave danno a chi ha riposto in voi la fiducia». Rubiu ha apprezzato la volontà di istituire i distretti socio sanitari, ma ha evidenziato che nella norma non è specificato alcun dettaglio, dall’organizzazione, ai compiti fino alla copertura finanziaria. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base), ha affermato di essere molto favorevole all’istituzione delle consulte, in quanto rafforzano la partecipazione del territorio e dei cittadini. Per Arbau il funzionamento di questo articolo è strettamente legato alla riforma di enti locali. «Avremo modo di lavorare attentamente su una proposta che preveda i criteri generali e lasci autonomia ai territori».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto d’accordo con l’on. Tedde per quanto riguarda il modo di legiferare. «Lo dico al presidente della commissione Sanità che imponeva ritmi di lavoro a tappe forzate» e ha ricordato che la minoranza aveva chiesto di fare riflessioni più attente. Pittalis ha messo anche in evidenza come gli emendamenti stravolgano l’articolo. «C’è molta confusione – ha detto – e non avete le idee chiare». L’esponente azzurro si è detto molto preoccupato per come sta agendo la maggioranza: «State dando una delega in bianco alla Giunta, di fatto state commissariando la funzione del Consiglio regionale». Pittalis si è poi meravigliato della poca attenzione della stampa locale alle denunce fatte in Aula da lui e da tutta la minoranza su questa legge. In conclusione il consigliere ha annunciato di condividere l’emendamento di Luca Pizzuto (Sel), che istituisce il codice rosa nei pronto soccorso. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, il quale ha confermato che è in corso la riforma degli enti locali  e ha ribadito la grande importanza che avranno le consulte in previsione del cambiamento delle patologie e dell’invecchiamento della popolazione. La partecipazione delle comunità sarà sempre più importante, ha proseguito, portando a una maggiore consapevolezza e responsabilità. «Dobbiamo promuovere in maniera unitaria – ha concluso l’assessore – la partecipazione degli enti locali e dei cittadini».

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore della legge Luigi Ruggeri (Pd) per illustrare il parere della commissione sugli emendamenti. Ruggeri si è espresso in senso contrario su tutti quelli presentati, fatta eccezione per il n. 367, della maggioranza, che disciplina il “funzionamento dei distretti socio sanitari” e per il n. 63 (Pizzuto e più, successivamente unitario) che istituisce “il codice rosa in tutti i pronto soccorso della Sardegna”.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore.

Il presidente ha chiamato la votazione degli emendamenti n. 50, 149 e 125.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha riconosciuto il ruolo importante dell’associazionismo ma, ha precisato, «non sono momenti assembleari come questi che miglioreranno l’efficienza del servizio sanitario regionale, saranno spesso organismi di comodo al servizio di una parte politica omologa alla maggioranza».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione agli emendamenti 50, 149 e 125 che sono stati respinti.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 367 (Cocco Pietro e più) che disciplina il «funzionamento dei distretti socio-sanitari, della conferenza territoriale socio-sanitaria, delle consulte generali e locali di cittadinanza».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), per dichiarazione di voto, ha dichiarato che la norma presenta «problemi di legittimità, per la delega alla Giunta di competenze del Consiglio, e di opportunità politica perché si interviene in una riforma che non c’è».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito che «non c’è sottrazione di poteri a danno dei sindaci, la conferenza socio sanitaria rimane in piedi mentre decade quella provinciale perché non ci saranno più le Province». Ruggeri ha poi manifestato disponibilità ad accogliere, con un emendamento orale, la richiesta di introdurre il parere vincolante della Commissione consiliare sulla proposta della Giunta in materia di consulte sollecitando inoltre, con un secondo emendamento orale, come suggerito dal consigliere Oppi, una modifica del testo per chiarire che l’attività delle consulte dovrà essere svolta senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione regionale.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto, precisando ulteriormente le dichiarazioni del consigliere Ruggeri, i due emendamenti orali all’emendamento 367; al primo comma la dizione “la Giunta provvede” viene sostituita da “la Giunta propone”, al comma 3 viene aggiunto il passaggio “senza oneri per l’amministrazione”.

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere Cocco ad una maggiore chiarezza terminologica nella formulazione dei due emendamenti orali ed ha nuovamente sospeso brevemente i lavori.

Alla ripresa, il consigliere Pietro Cocco ha comunicato che resta invariato il testo del comma 1, mentre al comma 3 viene aggiunta la dizione “senza oneri aggiuntivi per l’amministrazione”.

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), annunciando il voto contrario del gruppo, ha sottolineato che «emerge una confusione totale, meglio riportare in commissione tutta le legge».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha evidenziato che l’emendamento, a suo avviso, non prevede niente di nuovo ma ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «l’art. 27 dello Statuto individua nel Consiglio il soggetto titolare della potestà legislativa e regolamentare, potestà che non ammette deroghe, è un modo di procedere del tutto irregolare».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) si è detto contrario per l’oggettivo appesantimento del sistema previsto dal testo, e perché si creano organismi che si sovrappongono alla conferenza dei sindaci: «sarebbe stato meglio concordare questi passaggi con gli stessi Enti locali, così è uno sgarbo istituzionale».

L’Aula ha poi approvato l’emendamento orale formulato dal consigliere Cocco e, a seguire, l’emendamento 367, con 31 voti a favore e 18 contrari. Il presidente Ganau ha comunicato che, per effetto dell’approvazione dell’emendamento, decadono gli altri emendamenti dal n. 150 al n. 366 e dal n. 61 al 167. Successivamente, sono stati respinti anche gli emendamenti n. 50, 149, 325, 59, 158, 333, 290, 159, 163, 60, 160, 289, 334, 165, 166, 164.

Subito dopo si è passati all’esame dell’emendamento n. 63 (Pizzuto e più, poi sottoscritto unitariamente) ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere Luca Pizzuto, di Sel.

Nel suo intervento Pizzuto ha affermato che «il Consiglio sta facendo qualcosa di importante per la Sardegna e per le donne della Sardegna, per contrastare un fenomeno con cifre allarmanti: in Italia avvengono 10 stupri al giorno e sono denunciati 7200 casi di violenza ogni anno». La violenza di genere, ha aggiunto, «costa alla società ben 16 miliardi l’anno ma non è solo questione di soldi: bisogna combattere una visione della donna come strumento di mercificazione soprattutto nei media».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha affermato che «questa norma ci mette al passo con i tempi; il fenomeno ha numeri spaventosi, ma soprattutto sono drammatiche le cicatrici della sofferenza delle donne ma non solo». «Il codice rosa – ha concluso – significa attenzione delle autorità sanitarie e dei soggetti sociali che operano nelle strutture, può aiutare a denunciare e prevenire».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni del consigliere Pizzuto. Si tratta di una norma di civiltà, ha osservato, «ma dispiace che sarà senza oneri aggiuntivi, forse in questo caso sarebbe stata opportuna una eccezione, per adeguare strutture del pronto soccorso ad accoglienza particolare».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito l’emendamento emblematico «di un tema sensibile ed attuale, è auspicabile però che l’assessore chiarisca alcuni aspetti di operatività della norma perché soprattutto in questo caso non si possono fare le nozze con i fichi secchi».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole, aggiungendo che «quando si affrontano argomenti importanti emerge la politica migliore, però non basta dire senza oneri aggiuntivi; bisognerà provvedere nella prossima finanziaria».

Il presidente Ganau, parlando da “operatore sanitario” ha messo l’accento sulla delicatezza del percorso delle persone vittime di violenza soprattutto nella fase pre-ospedaliera.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha espresso il suo parere favorevole, sottolineando che «la norma recepisce quanto di buono è stato già fatto dalla società» ed ha ricordato, in proposito, le iniziative di alcuni ordini di medici ed avvocati, che hanno messo a punto protocolli di intervento ed assistenza ed i protocolli seguiti dai medici di emergenza-urgenza. «Dobbiamo dare più forza a queste iniziative – ha concluso – garantendo la privacy, fornendo una accoglienza in grado di tutelare appieno la persona in modo uniforme su tutto il territorio regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha manifestato alcuni dubbi procedurali, suggerendo che forse sarebbe più utile lavorare ad una norma ad hoc.

Il presidente Ganau ha disposto un breve rinvio dell’esame dell’emendamento, per consentire i necessari approfondimenti sulla formulazione dell’emendamento, ed ha chiamato la votazione dell’emendamento n. 248 in materia di sanità penitenziaria, dando la parola al primo firmatario, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi).

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha messo in evidenza che si tratta di un problema che assume importanza sempre maggiore, soprattutto per la parte della sanità penitenziaria che prevede cure mediche dal carcere a in ospedale, suggerendo la creazione di un dipartimento inter-aziendale.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è detto favorevole, ricordando però che la maggioranza ha dimenticato questo problema, pur avendo la Regione assorbito tutte le competenze in materia.

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha dichiarato che «anche qui serve un atto di civiltà e serve molta attenzione per casi che si stanno moltiplicando dei quali il Ministero non si occupa, mentre mancano anche protocolli comportamentali degli operatori».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ricordato che «nel carcere di Uta ci sono strutture all’avanguardia, bisogna potenziare la formazione del personale ed evitare un uso inappropriato del servizio sanitario regionale».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha auspicato che il Consiglio dimostri «la stessa sensibilità espressa nell’emendamento contro la violenza sulle donne, bisogna migliorare la capacità professionale degli operatori».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha osservato che «occorre capire modalità gestionali perché la competenza è delle Asl».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha apprezzato la proposta.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto favorevole ma non totalmente, suggerendo un rinvio dell’esame dell’emendamento al pomeriggio.

Il presidente Ganau ha comunicato che è pervenuto il testo dell’emendamento relativo all’istituzione del “codice rosa”, precedentemente sospeso.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che la Sardegna è l’unica Regione che forniva assistenza, anche farmaceutica, ai detenuti, invitando l’assessore a fornire chiarimenti all’Assemblea.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha riconosciuto che «la Sardegna ha anticipato un modello di assistenza sanitaria ai detenuti ma la situazione è a macchia di leopardo, perché oltre alle patologie principali ci sono quelle pediatriche e odontoiatriche in un quadro di vincoli eccessivi che potranno essere superati solo attraverso un percorso comune da portare avanti con l’amministrazione penitenziaria».

L’Aula ha poi approvato la proposta di rinviare l’esame dell’emendamento alla seduta pomeridiana ed ha ripreso l’esame dell’emendamento n. 63 sull’istituzione del “codice rosa”. Nella sua nuova formulazione, il testo prevede che entro 120 giorni le aziende dovranno organizzare il servizio mentre entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale emanerà apposite linee-guida.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Rossella Pinna (Pd) si è detta «favorevole con convinzione per il valore simbolico e al tempo stesso reale della norma; la Sardegna ha buone leggi ma ancora inapplicate come quelle relative alla rete anti violenza».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia), pur essendo favorevole, ha espresso riserve sull’assenza di risorse, che invece occorrono se si vuole davvero mettere in funzione equipe di intervento.

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), anch’egli favorevole, ha condiviso i dubbi del consigliere Randazzo, auspicando tempi brevi per implementazione nuovo servizio.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ringraziato il collega Pizzuto per aver voluto condividere la sua iniziativa con l’Assemblea, osservando che forse la sintesi dell’emendamento è troppo riduttiva.

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sottolineato che si tratta di un argomento di grande importanza impostato nel modo giusto; la violenza non ha aggettivi ed occorre puntare su accoglienza e riservatezza.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha richiamato invece l’attenzione dell’Aula sulla centralità della formazione del personale.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha definito la norma «di civiltà, necessaria per contrastare un fenomeno che merita una forte risposta delle istituzioni».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento che è stato approvato unanimità.

Successivamente ha tolto la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16,30.

Consiglio regionale 3 copia

Consiglio regionale A copia

Il Consiglio regionale ha approvato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”, con i quali si da il via libera alla centrale unica di committenza, alla soppressione dell’agenzia regionale della sanità e all’istituzione dell’azienda regionale di emergenza e urgenza (“Areu”)

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale, a partire dall’art. 2, degli articoli e degli emendamenti alla proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più) – “Norme urgenti per la riforma del servizio sanitario regionale”.

Aprendo la discussione sull’art. 2, il presidente ha dato lettura degli emendamenti in discussione, comunicando il trasferimento all’art. 6 degli emendamenti all’art. 2 relativi alla definizione territoriale delle Asl. Successivamente ha dato la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Alessandra Zedda, di Forza italia.

Zedda ha definito il provvedimento contraddittorio «perché sappiamo che poi l’agenzia regionale sarà soppressa mentre, a proposito della centrale unica di committenza è prevedibile un appesantimento della burocrazia causato dalla complessità della normativa sugli appalti». La centralizzazione, inoltre, secondo Zedda potrebbe avere «ricadute negative su tessuto regionale di piccole e medie imprese a vantaggio di quelle di medie e grandi dimensioni, un argomento cui occorre prestare molta attenzione».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver ricordato che l’istituzione della centrale di committenza è un obbligo di legge, ha messo in luce «la necessità di chiarire quadro di insieme alla luce degli emendamenti di Giunta e maggioranza». Inoltre, è importante evidenziare «il problema della presenza e della partecipazione agli appalti delle imprese sarde perché, fermo restando l’effetto positivo del calmieramento dei prezzi, si rischierebbe di perdere un pezzo di economia significativo in un settore altamente specializzato». Non va sottovalutata infine, a parere di Cossa, la proposta dei Riformatori sardi che «consente ai privati di accedere, dietro compenso, ai servizi della centrale unica di committenza».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha espresso il apertura il suo apprezzamento all’assessore Luigi Arru per la predisposizione delle  unità di crisi per il contrasto al virus Ebola ma, soffermandosi sulla centrale di committenza si è detto «convinto dei risparmi ma perplesso su possibilità di intercettare le esigenze differenti delle Asl territoriali e, in definitiva, dei cittadini». «Con la razionalizzazione – ha aggiunto – è possibile un taglio rilevante dell’offerta con particolare riferimento ad importanti servizi già drasticamente ridotti in Provincia di Sassari». Orrù, infine, si è fatto interprete delle preoccupazioni delle strutture private convenzionate, osservando che sarebbe molto difficile «salvaguardare le imprese sarde, posto che la centralizzazione taglierebbe fuori molte piccole aziende, pur possedendo elevati fatturati annui ed essendo strutturalmente ed economicamente sane».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza italia) ha invitato l’assessore e la maggioranza a «valutare con attenzione la centrale unica di committenza, che necessariamente dovrà essere organizzata eliminando ed accorpando servizi esistenti, una operazione molto complessa che potrebbe determinare i suoi effetti positivi solo nel medio e lungo periodo».

Il presidente ha dato la parola al consigliere dell’Udc, Peppino Pinna, il quale si è detto contrario all’istituzione della centrale regionale di committenza, in quanto “non ha mai funzionato” e porterebbe risparmi minimi (“200 milioni su 3 miliardi”). Favorevole alla centrale invece il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, il quale ha ricordato di essere stato proprio lui, nel 2001, come assessore della Sanità, a prevedere le strategie comuni di acquisto per le aziende sarde. L’esponente dell’opposizione ha però rilevato che il centro d’acquisto non è mai riuscito a decollare, neanche sotto il governo del centrosinistra, per l’opposizione dei primari ospedalieri. Oppi ha anche chiesto chiarimenti sulle linee di indirizzo e ha esortato la maggioranza a prevedere la copertura finanziaria per la centrale di committenza non presente nella legge.

Oppi ha anche esortato la Giunta, in particolare l’assessore della Sanità, a contrattare lo sconto sui farmaci con le grandi case farmaceutiche, perché altre regioni hanno ottenuto il 50 per cento, mentre la Sardegna gode di un 30 per cento.

Perplesso il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, per le continue modifiche che la maggioranza vuole portare al testo. Sembra che con gli emendamenti non cambi niente, ha continuato Truzzu, invece stiamo delegando alla Giunta il compito di riordinare la sanità. «Stiamo rinunciando a un ruolo importante del Consiglio». Per Truzzu bisogna anche valutare  le conseguenze per le piccole e medie imprese sarde. Sulla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità, l’esponente dell’opposizione, si è detto assolutamente d’accordo.

Critico sulla proposta di legge anche il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «Questa norma è l’unica novità di una riforma che non riforma niente. L’unica novità è una non novità perché è già prevista dalla normativa nazionale». Per Tedde l’unico obiettivo «è mettere le mani sulla sanità», attraverso la sostituzione dei direttori generali. Per il consigliere azzurro la legge non presta attenzione ai malati e ha aggiunto che i commissariamenti porteranno all’interruzione della programmazione creando molti problemi.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato che quella in discussione non è una riforma ma ha ribadito la necessità di “metter mano” all’organizzazione della Sanità in Sardegna per dare risposte ai malati. Dedoni ha definito Una “non novità” la centrale unica di committenza ed ha sottolineato che un’unica gestione di acquisti e appalti è destinato a diventare un sistema che si estenderà a tutti i settori della Pubblica amministrazione. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato rischi per le piccole e medie imprese della Sardegna ed ha ricordato come le principali commesse delle Asl siano andate ad appannaggio di imprese siciliane e campane con la conseguente marginalizzazione dei fornitori sardi.

Attilio Dedoni ha auspicato una legge obiettivo regionale per la gestione degli appalti pubblici nell’Isola ed ha rilanciato la proposta di una Asl unica per la gestione del personale e dell’amministrazione. Il capogruppo dei Riformatori ha quindi concluso con l’invito a «lasciare fuori la politica dalle Asl e dalla Sanità sarda».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che la minoranza ha guardato con favore all’istituzione della centrale unica di committenza ma ha denunciato che un emendamento dei consiglieri della maggioranza ne modifica le finalità e l’efficacia introducendo una dicitura ambigua che parla di “aggregazione di fabbisogni in Sanità”. Pittalis ha inoltre deinito “tortuosa” la procedura che si intende introdurre che “annacqua” gli originari propositi, demandando alla Giunta le modalità di accentramento delle committenze. «La centrale di committenza -ha attaccato Pittalis – resta dunque una grande rivoluzione solo annunciata e la verità è che ciascuna Asl proseguirà ad acquistare in autonomia beni e servizi». L’esponente della minoranza ha quindi invitato i presentatori dell’emendamento a chiarire i perché del “passo indietro” a proposito della centrale unica di committenza ed ha concluso ribadendo che i consiglieri della minoranza avrebbero votato a favore del centrale unica di committenza, nella formulazione originaria del testo della Pl 71.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito il favore della minoranza per le iniziative volte alla razionalizzazione della spesa in sanità. Il consigliere dei centristi ha quindi denunciato i rischi che potrebbero derivare dalla creazione di un ente centralizzato e ricordato ad esempio i disservizi e le inefficienze di Abbanoa.

Rubiu ha quindi insistito sui rischi per le imprese sarde ed ha definito “preoccupante” la centralizzazione degli acquisti e degli appalti.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla Giunta. L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha quindi replicato alle critiche avanzate da alcuni esponenti della minoranza ed ha affermato che con l’introduzione della centrale unica di committenza, sulla base dei raffronti con le altre regioni ed in considerazione dei dati acquisiti in proposito, la Giunta stima un risparmio che può quantificarsi in una misura ricompresa tra il 5 e il 10%.

L’assessore Arru ha quindi introdotto il tema dello sviluppo del governo clinico per affermare che con il sistema “HTA” sarà possibile valutare le migliori tecnologie a disposizione senza discrezionalità ma soltanto sulla base dell’efficacia del loro funzionamento. «Si sceglieranno le migliori attrezzature a disposizione – ha dichiarato Arru – e ci sarà più trasparenza e più rapidità». L’assessore ha inoltre ricordato come siano le norme nazionali a stabilire l’introduzione della centrale unica di committenza ed ha garantito il coinvolgimento del personale sanitario per garantirne risultati e funzionamento. Per quanto attiene i rischi per le imprese sarde, l’assessore ha dichiarato: «Serve superare la malattia di guardarsi l’ombelico e favorire l’aggregazione delle imprese sarde per renderle competitive anche in ambito extraregionale». «Stiamo provvedendo alla razionalizzazione delle spesa – ha aggiunto Arru – non a tagliare i servizi in Sanità». L’assessore ha quindi posto l’accento sull’importanza della prevenzione e della promozione della salute, ribadendo la volontà di realizzare un servizio sanitario presente nel territorio e che tenga in considerazione i cambiamenti intervenuti nella società e i nuovi bisogni di salute («la vecchiaia non può essere considerata una maledizione ma una conquista»).

Luigi Arru ha quindi concluso il suo intervento affrontando il tema dei farmaci ed ha dichiarato che è necessario instaurare una trattativa con le case farmaceutiche ed ha citato ad esempio quella per i farmaci antivirali per l’epatite di tipo “C”. (a.m)

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso parere contrario agli emendamenti dell’opposizione e favorevole a quelli della maggioranza; per altri in parte presentati dall’opposizione, con riferimento alla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità, ha sollecitato una ad una sospensione, da concordare più avanti, per esaminare la possibilità di una sintesi.

La Giunta, con l’Assessore della Sanità Luigi Arru, ha espresso parere conforme.

Successivamente l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 17 e n. 18.

Il presidente ha poi avviato la discussione sull’emendamento n. 366 (Cocco Pietro e più), presentato dalla maggioranza, dal titolo “Aggregazione dei bisogni in sanità”.

Per dichiarazione di voto il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), ha sottolineato che l’emendamento sostituisce integralmente art. 2 ed ha ribadito l’importanza del problema delle imprese sarde, «perché è vero che non bisogna guardarsi l’ombelico come dice l’Assessore, ma stiamo parlando di 3 miliardi e ci sono situazioni oggettive, come quella di una piccola azienda di elettromedicali,  in cui non è possibile aggregarsi».

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd), ha dichiarato che «abbandono del titolo non significa abbandono della strada maestra, c’è intanto il rimando alla centrale di committenza nazionale; noi ci proponiamo di aggregare e qualificare la domanda cercando di orientare la spesa, d’altra parte non possiamo semplificare mantenendo il nostro nanismo imprenditoriale, le imprese dovranno specializzarsi o aggregarsi come già accaduto in altri settori».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza italia) ha annunciato il voto contrario del gruppo pur condividendo alcune argomentazioni di Ruggeri. «Non ho dubbi sulla qualità delle piccole e medie imprese sarde ma i tempi del loro adeguamento saranno necessariamente lunghi perché l’organizzazione regionale non è così veloce anche per evidenti carenze di organico».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha ricordato che basta guardare “aggregazione domanda in sanità” sui motori di ricerca e viene fuori la Regione Sicilia, «significa che la Sardegna non ha prodotto niente di originale».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia) ha ribadito il voto contrario, «ci siamo astenuti in commissione perché in materia di centrale unica di committenza avevamo condiviso in qualche modo una scelta strategica ma ora quel testo viene molto annacquato dall’emendamento della stessa maggioranza: è bellissimo ma non dice niente».

L’Assemblea ha quindi approvato a maggioranza l’emendamento n. 366, determinando la decadenza degli altri emendamenti collegati.

Subito dopo, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 372, sempre della maggioranza (Cocco Pietro e più), sulla “Soppressione dell’Agenzia regionale della sanità”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa, il presidente ha chiesto di dare lettura dell’emendamento di sintesi che, in sostanza, oltre alla nomina di un commissario liquidatore con un mandato di 6 mesi a partire dall’entrata in vigore della legge, attribuisce tutte le competenze dell’Agenzia alla direzione generale della sanità.

Successivamente l’Aula ha approvato l’emendamento 372, che integra l’art. 2, e respinto gli emendamenti n. 37 e 38, per poi passare all’esame dell’art. 3.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 3 che prevede l’istituzione dell’Areu  (Azienda regionale dell’emergenza urgenza). Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha ricordato che per il suo partito questo è uno punti più  critici di questa legge, ritenendo sbagliata l’istituzione di una nuova azienda. Cossa ha ribadito che se lo spirito della legge è quello di ridurre i costi, con la riduzione delle Asl (“noi vorremmo una sola Asl”) mentre con l’Areu si istituisce una nuova azienda.

Per il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, è dello stesso avviso: «Questo articolo è in controsenso con l’emendamento che abbiamo appena votato. È giusto che il sistema del 118 vada rivisto dopo tanti anni, però il sistema non è l’istituzione di una nuova azienda regionale che crea confusione e nuovi costi». Truzzu ha proposto, attraverso un emendamento firmato anche dal collega Modesto Fenu (Sardegna – Zona Franca), l’istituzione di un dipartimento interaziendale anziché creare una nuova struttura. Per il  consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, l’Areu è «completamente inutile e porterà ad accrescere inevitabilmente i costi». L’esponente azzurro ha auspicato un’ulteriore riflessione della maggioranza, «ma la realtà è che si voleva solo arrivare ai commissariamenti».  D’accordo con Tedde anche Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha invitato la maggioranza a soprassedere su questo punto della legge e riaffrontare la questione quando si metterà mano alla riorganizzazione degli enti e delle Asl.

Il consigliere del gruppo Pd, Luigi Ruggeri, ha ricordato lo spirito di fondo della riforma in discussione spiegando che consiste nello spostare “il baricentro delle cure dall’ospedale al territorio”. «E’ dunque fondamentale – ha spiegato l’esponente della maggioranza – operare la migliore connessione possibile e mettere in relazione tra loro tutti i luoghi erogatori dei servizi con i luoghi dove si manifestano i bisogni». A giudizio di Ruggeri il superamento dell’esperienza dell’organizzazione del servizio 118 in Sardegna potrebbe rappresentare una buona soluzione. Il consigliere Pd ha quindi respinto la similitudine con l’azienda per le emergenze instituita nella Regione Lombardia: l’orografia della Sardegna è molto differente dalla realtà lombarda.

«Non sappiamo se la costituenda azienda per l’emergenza e l’urgenza – ha insistito Ruggeri – sia la cosa migliore ma l’Areu è qualcosa migliore di ciò che c’è oggi». «Scommettiamo sull’Areu – ha concluso l’esponente dei democratici – perché rappresenta un sistema che completa la rete dell’emergenza e dell’urgenza nell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato la maggioranza a non procedere con l’appesantimento dei conti della Regione con la costituzione di una nuova azienda sanitaria. «Con l’Areu – ha affermato l’esponente della minoranza – si sta caricando il bilancio di ulteriori costi rappresentanti da un’ulteriore agenzia». Dedoni ha ricordato che la Sanità impegna 3.5 miliardi di euro del bilancio regionale («la metà delle cifre a disposizione») ed ha ricordato le difficoltà che già in sede di bilancio 2015 emergeranno per l’esiguità dei fondi a disposizione per gli investimenti. Attilio Dedoni ha concluso invitando la maggioranza a sospendere la discussione in atto e l’esame della Pl 71 per impegnarsi in una profonda riforma della Sanità che riduca al minimo le spese e garantisca i sevizi ai cittadini sardi.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ribadito gli obiettivi della maggioranza in ordine all’istituzione dell’Areu: «Vogliamo procedere con la razionalizzazione del servizio emergenze e urgenze e vogliamo anche contenere i costi». L’esponente del centrosinistra si è detto convinto che con l’Areu si realizzerà un servizio migliore a fronte di una significativa riduzione dei costi. Pietro Cocco ha dunque ribadito la volontà di procedere con la riduzione delle Asl ed ha concluso proponendo all’Aula l’approvazione di un emendamento orale finalizzato ad aggiungere la lettera “S” («Sardegna») alla fine dell’acronimo “Areu”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto polemicamente d’accordo col suo omologo democratico sull’aggiunta della “s” all’acronimo “Areu” («se fosse una questione di lettere da aggiungere si potrebbero aggiungere tutte le lettere dell’alfabeto») ma ha ribadito la distanza sulle disposizioni della Pl 71: «L’esame del testo conferma che si tratta di una riforma gattopardesca». «All’articolo 1 – ha spiegato il capogruppo Fi – dichiarate la volontà di procedere con la riduzione delle Asl e immediatamente dopo ne istituite una nuova». Pittalis ha quindi dato lettura integrale del comma 3 dell’articolo 3 nella parte in cui si prevede la direzione regionale e si fa riferimento al funzionamento delle aziende sanitarie ed ha quindi domandato spiegazioni alla maggioranza sulle dichiarazioni rese a proposito del contenimento della spesa e la riduzione delle Asl sarde. Il consigliere del centrodestra ha evidenziato a questo proposito la previsione di spesa di 600mila euro per i direttori della istituenda azienda sanitaria per l’emergenza e l’urgenza. Pittalis ha quindi messo in dubbio la tenuta della norma («è una norma di spesa») ed ha proposto alla maggioranza e alla giunta di valutare, in luogo dell’Areu, la creazione di una struttura dipartimentale presso l’assessorato della Sanità.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha replicato al capogruppo di Forza Italia, Pittalis, ed ha ricordato che, nella scorsa legislatura, «il primo atto del centro destra fu quello di commissariare le aziende sanitarie con una semplice modifica dell’acronimo che identificava le Asl». Nel merito, Cocco ha affermato che «occorre fidarsi nella struttura dell’assessorato che ha fin qui dimostrato, dati alla mano, che l’istituzione della nuova azienda porterà ad un risparmio di spesa fornendo ai cittadini un servizio migliore, a parte il fatto che vedrà la luce solo nel momento in cui sarà ridefinita la mappa della Asl della Sardegna».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha manifestato la necessità di ricondurre il dibattito ai numeri, aggiungendo di conoscere bene l’esperienza della Lombardia dove, anzi, vengono apprezzate alcune realtà della sanità sarda. Entrando nel dettaglio delle cifre, Arru ha ricordato che, nell’organizzazione attuale, il servizio di emergenza-urgenza è costato circa 200 milioni di euro nel 2013. «Non esiste quindi un problema di compatibilità finanziaria – ha precisato – ed anzi prevediamo vantaggi che aggrediranno le criticità del sistema con una policy comune e ci consentiranno di offrire un miglior servizio ai cittadini».

Il relatore del provvedimento Luigi Ruggeri (Pd) ha espresso parere negativo su tutti gli emendamenti presentati, fatta eccezione per il n. 371.

La Giunta, con l’assessore della Sanità Arru, ha espresso parere conforme.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’articolo 3. Sono intervenuti per dichiarazioni di voto Pietro Pittalis (Forza Italia), Pietro Cocco (Pd) Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Paolo Truzzu (FdI), Oscar Cherchi (Forza Italia), Lorenzo Cozzolino (Pd), Marco Tedde (Forza Italia).

Il Consiglio ha approvato l’articolo 3 e l’emendamento n. 371 (Pietro Cocco e più) che prevede la sostituzione del comma 4 con il seguente testo: “4. La Giunta regionale, acquisito il parere della commissione consiliare competente, definisce la sede, il patrimonio, il personale, le specifiche funzioni e le interrelazioni con le altre aziende sanitarie della Areu, e provvede alla nomina dei relativi organi, contestualmente al riassetto delle aziende sanitarie locali di cui alla presente legge. Stabilisce altresì la composizione del collegio di direzione, le linee di indirizzo per la definizione dell’atto aziendale della Areu, secondo quanto previsto all’articolo 9 della legge regionale 28 luglio 2006, n. 10, al fine della determinazione della struttura organizzativa. Riguardo alla composizione del collegio dei sindaci si applica la normativa relativa alle aziende ospedaliere”. Il Consiglio ha quindi approvato l’emendamento orale proposto dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco, per l’introduzione della lettera “S” alla fine dell’acronimo “Areu”.

La seduta è stata chiusa, i lavori riprenderanno domani mattina, alle 10.00, con l’esame dell’articolo 4. Il presidente ha convocato, alle 9, la conferenza dei capigruppo in sede politica.

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Il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 della proposta di legge 71/A (Cocco Pietro e più) “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”, modificato dall’emendamento 385 della Giunta.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il primo degli iscritti a parlare, è stato il consigliere Alessandra Zedda, di Forza Italia.

Nel suo intervento, il consigliere ha annunciato il voto favorevole agli emendamenti presentati, «perché non si tratta di una riforma vera e propria che deve essere invece più articolata e rispondente alla realtà; è importante, inoltre, precisare la natura del provvedimento».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha condiviso le argomentazioni della Zedda, osservando che «lo stesso titolo della legge è “intruso” rispetto al contenuto del testo e parlare di riforma è un affronto al diritto e alla tecnica legislativa».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza italia) ha apprezzato il contenuto degli emendamenti presentati, posto che «tutte le forze politiche hanno convenuto sul fatto che il provvedimento in esame è cosa diversa dalla riforma, fermo restando che è sbagliata la stessa definizione di norme urgenti, dopo che ci si è lavorato per ben 5 mesi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «sarebbe il caso che l’Aula prestasse più attenzione a questa fase del dibattito e la stessa maggioranza e la Giunta avrebbero dovuto presentare emendamenti in proposito, dato che nella sua formulazione il testo è privo di ogni requisito di urgenza».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) ha dichiarato parere favorevole all’emendamento del gruppo Udc per la modifica del titolo della legge con la seguente dicitura “disposizioni urgenti in tema di centrale regionale di committenza, di emergenza e urgenza, di funzionamento dei distretti socio-sanitari, case della salute e ospedali di comunità”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che non solo i consiglieri della maggioranza ma anche quelli dell’opposizione hanno affermato in sede di discussione generale che la Pl 71 non rappresenti un testo di riforma. «Soltanto il capogruppo del Pd – ha concluso Truzzu – ha definito la Pl 71 una vera riforma del sistema sanitario regionale».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, primo firmatario dell’altro emendamento per la sostituzione totale del titolo della Pl 71 con la dicitura “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione ed il contenimento della spesa sanitaria regionale” ha definito “altisonante” il titolo scelto dai presentatori della proposta di legge ed ha invitato la maggioranza a favorirne una dicitura più pertinente.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni dei colleghi della minoranza ed ha evidenziato come gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza di fatto stravolgono il testo originario della Pl 71. «La maggioranza – ha dichiarato il capogruppo dell’opposizione – dovrebbe presentare una modifica al titolo della legge che calzi con le novità che tentano di introdurre nel provvedimento in discussione in Aula». «Non si pensi però – ha ammonito Pittalis – di introdurre norme che riguardano l’organizzazione degli enti». L’esponente del centrodestra ha parlato di “furia commissariale” da parte della maggioranza ed ha stigmatizzato la decisione della giunta di procedere col commissariamento dell’Ente foreste proprio mentre il Consiglio si apprestava ad approvare il relativo disegno di legge. Pietro Pittalis ha quindi definito “una fuga in avanti inaccettabile” gli emendamenti della maggioranza tesi a commissariare l’Istituto zooprofilatico. «Attendo di conoscere in proposito – ha concluso il capogruppo FI – il giudizio sull’ammissibilità regolamentare di simili iniziative».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru, per il parere della Giunta che è stato dichiarato “contrario”. 

Sugli emendamenti al titolo sono intervenuti per dichiarazione di voto: Michele Cossa (Riformatori sardi), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Angelo Carta (Psd’Az), Gigi Ruggeri (Pd), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Edoardo Tocco (Forza Italia Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Marcello Orrù (Psd’Az), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Giorgio Oppi (Udc), Anna Maria Busia (Centro Democratico Sardegna), Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna).

Gli emendamenti presentati al titolo sono stati bocciati. Approvato il titolo della legge.

Il presidente Ganau ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Principi generali” e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno dato parere favorevole soltanto all’emendamento sostitutivo totale n. 365 della Giunta. Il testo prevede: “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari, di prevenzione e promozione della salute in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quelli esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative e la realizzazione di nuove pratiche di partecipazione democratica nella distribuzione dei servizi; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato dell’Igiene e sanità e dell’Assistenza sociale delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Il presidente ha dato la parola al consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha chiarito che i principi generali, elencati nell’emendamento 365 della Giunta,  sono condivisibili. Il problema, secondo l’esponente dell’opposizione, è che da un lato viene annunciato il taglio delle Asl e dall’altro la legge crea un’altra azienda sanitaria.  Cossa ha poi riproposto il mantenimento di un’unica Asl e ha invitato la Giunta e la maggioranza a rivedere il modello organizzativo. In conclusione Cossa ha espresso parere favorevole sulla soppressione dell’Agenzia regionale della sanità. Rossella Pinna (Pd) ha affermato che «questa legge è figlia di un lavoro di concertazione tra Esecutivo e maggioranza consiliare. L’articolo 1 e  l’emendamento chiariscono, se ce ne fosse bisogno, il titolo, ossia che si tratta dell’avvio del progetto della riforma, che va fatta con urgenza». Per il consigliere «c’è un paziente gravemente malato: la sanità sarda», che ha aumentato dal 2009 il disavanzo di 110 milioni di euro e ha aggiunto che «i 379 milioni destinati al ripianamento alle spese della sanità sono state sottratti agli investimenti per lo sviluppo economico». La legge, secondo l’esponente di maggioranza, consentirà un risparmio sicuro, ma allo stesso tempo ha l’obiettivo di migliorare i servizi sanitari con un’attenzione particolare ai territori, soprattutto a quelli più deboli. Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, l’emendamento della Giunta è condivisibile come principio generale (nella parte in cui parla di prevenzione e promozione di uno stile di vita sano) che potrebbe essere il cardine della prossima riforma della sanità sarda. Per Tedde, però, si tratta di principi astratti perché poi non trovano rispondenza nei contenuti della proposta. Critico anche sul metodo adottato dalla maggioranza su un argomento tanto importante: «Stiamo procedendo a tentoni – ha detto – stiamo lavorando al buio».

La presidenza è stata assunta dal vice presidente, Antonello Peru (FI), il quale ha dato la parola al collega, Ignazio Locci (FI). L’esponente dell’opposizione ha condiviso l’intervento del collega Tedde e ha sottolineato che, nell’articolo 1 e nell’emendamento 365, c’è soltanto un elenco freddo di principi generali che non si trovano poi nella norma. Locci ha esortato l’Aula a  ricordare l’articolo 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e ha sottolineato che avrebbe voluto trovare nella legge contenuti etici e democratici.

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha evidenziato che «finalmente si prevede una riduzione del numero delle aziende che andrà inserita nel contesto più ampio delle riforma degli enti locali, un contesto in cui è bene sottolineare che i territori manterranno la loro autonomia». Per Cozzolino, inoltre, «è importante dare valore strategico alla prevenzione che, in prospettiva, assicurerà una riduzione dell’incidenza delle malattie». Quanto alla nuova agenzia di emergenza-urgenza Areu, Cozzolino ha precisato che «nascerà solo contestualmente alla riduzione delle aziende sanitarie sul territorio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato che «dagli interventi precedenti si deduce che nel provvedimento in esame non c’è logica; la stessa elencazione dei principi generali di governo della sanità pubblica è condivisibile, però lascia perplessi il richiamo all’urgenza e la generica volontà di razionalizzare la spesa, dato che non ci sono numeri a supporto ed anzi l’unica certezza è un aumento di spesa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna) si è detto convinto che «la legge rischia di essere figlia di nessuno perché è stata condivisa fra maggioranza e Giunta in una intesa poi smentita dalle molte correzioni in corsa, frutto della pressione delle parti sociali, degli operatori e della stessa opposizione». Il consigliere ha poi apprezzato la decisione di sopprimere l’Agenzia regionale della salute, «proposta peraltro presentata dall’opposizione e bocciata più volte». Truzzu ha poi ribadito le critiche sulla natura del provvedimento, «una finta riforma che nasconde la volontà di commissariare le aziende sanitarie».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) ha sostenuto che «la proposta ha avuto l’attenzione che merita e costituisce un passaggio irrinunciabile per arrivare ad una riforma organica, da tutti avvertita». Meloni ha poi respinto con fermezza «le ricostruzioni giornalistiche relative al nuovo assetto territoriale della sanità sarda, del tutto slegate da decisioni che la maggioranza non ha assunto». Il consigliere del Pd, inoltre, ha contestato l’equivalenza “riduzione delle aziende e risparmi di spesa”, dichiarandosi contrario a «fusioni a freddo in contrasto con la cultura, la lingua e le tradizioni dei territori».

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha affermato che dal dibattito emerge una «sostanziale condivisione sulle azioni descritte nei principi generali» contenute nell’articolo 1 della Pl 71 e nell’emendamento 365 presentato dalla giunta. «Nei principi – ha spiegato il relatore di maggioranza – riassumiamo misure concrete e diciamo quali azioni facciamo e verso quali obiettivi».

Ruggeri ha sottolineato come nelle modifiche proposte al testo esitato dalla competente commissione consiliare «non si sia trascurato l’apporto della minoranza». L’esponente dei democratici ha citato ad esempio i costi standard e la previsione di istituire l’Areu in costanza del riassetto e della riduzione delle Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha replicato ad alcune dichiarazioni rese dal consigliere Busia ed ha affermato che il significato della legge in discussione è quello che emerge dall’emendamento 368, dove si fa esplicito riferimento ai commissariamenti. L’esponente della minoranza si è quindi riferito alle dichiarazioni del consigliere Giuseppe Meloni (Pd) a proposito delle anticipazioni di stampa riguardo all’accorpamento delle Asl e all’istituzione dei maxidistretti. Randazzo ha quindi ribadito l’esigenza di disporre dei dati relativi al sistema sanitario ed ha criticato le modifiche proposte dalla giunta in riferimento al tentativo di commissariare anche l’Izs: «Sono norme intruse che devono essere espunte». Il consigliere di Fi ha quindi domandato alla giunta e alla maggioranza di esplicitare in quali atti si traducono le affermazioni di principio per la riduzione del disavanzo e la riduzione della spesa sanitaria.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato come con i due emendamenti della giunta e della maggioranza (365 e 385) si sia arrivati alla quarta riscrittura dell’articolo 1 della Pl 71. L’esponente della minoranza ha definito condivisibili i principi dichiarati nel testo ma ha sottolineato che «il provvedimento pone in capo alla giunta la riforma della sanità in Sardegna». Carta ha insistito nel domandare quali siano i modi nei quali si concretizzano i principi enunciati nell’articolo 1. «Servono norme chiare – ha concluso il consigliere Psd’Az – trasparenti e comprensibili dai cittadini e dagli operatori».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi,  ha accusato il centrosinistra di non voler indicare in legge il numero delle Asl «per problemi di “campanile” all’interno della maggioranza». L’esponente della minoranza ha quindi ammonito: «E’ opportuno che si sappia che il buco in sanità nel 2014 sarà più grande di quello registrato nel 2013». Oppi ha quindi elencato e specificato le voci di costi in aumento che faranno lievitare il “rosso” della sanità sarda ed ha dichiarato piena condivisione sull’istituenda centrale unica di committenza. «Un’iniziativa già intrapresa nel passato – ha spiegato l’ex assessore della Sanità – ma che è stata contrastata dai primari ospedalieri».

Giorgio Oppi ha quindi auspicato azioni di contenimento per la spesa dell’”Adi” e anche per la farmaceutica ed ha concluso ricordando che «dal 2015 bisognerà conteggiare i 53 milioni di euro in più per l’ospedale del Qatar». 

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ribadito l’urgenza di questo intervento per «la gravità della situazione in cui versa il sistema sanitario regionale». «L’obiettivo della legge – ha chiarito Cocco – non è commissariare le aziende sanitarie», «faremo anche quello», spiegando che lo avrebbero potuto decidere anche senza bisogno di questa proposta di legge. Cocco ha ribadito l’importanza dell’istituzione dell’Areu, che porterà un risparmio consistente e un servizio efficiente. Il capogruppo del Pd ha anche sottolineato che probabilmente il disavanzo potrà crescere, ma non per colpa dell’attuale maggioranza, ma a causa della situazione ereditata. Rispondendo all’on. Oppi, ha spiegato che tra i fondi stanziati nell’assestamento di bilancio 35 milioni di euro sono stati destinati agli interinali che dal 2013 lavorano nelle aziende sanitarie e 20 milioni di euro per il funzionamento del cup, che è stato dato in gestione all’esterno. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha annunciato che aspetteranno fiduciosi la fine del 2015 per capire  la capacità della maggioranza di gestire il sistema sanitario e di controllare i conti. «La responsabilità sarà tutta vostra», ha affermato Pittalis ricordando che, nella scorsa legislatura, la maggioranza aveva approvato una norma che riportava il tetto per gli interinali al 2 per cento. «Chi ha sforato questo tetto ne risponderà. Ci dia, assessore, questi dati. Siamo ansiosi anche noi di sapere». Pittalis ha aggiunto che il richiamo, nei principi generali,  al diritto alla salute dei cittadini, è scontato visto che si tratta di un diritto già sancito dalla Costituzione.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione gli emendamenti e l’articolo. (eln)

Sull’articolo 1 e sugli emendamenti sono intervenuti i consiglieri: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) e Pietro Cocco (Pd). Il Consiglio ha approvato l’emendamento 385 all’emendamento n. 365, sostitutivo totale dell’articolo 1,  su cui c’era il parere favorevole della giunta e della commissione. Questo emendamento prevede “La Regione, con la presente legge, avvia il processo di riforma del sistema sanitario regionale, mediante disposizioni urgenti finalizzate a : a) garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività; b) riorganizzare il sistema sanitario regionale mediante il rafforzamento delle attività territoriali e la razionalizzazione della rete ospedaliera; c) adeguare l’assetto istituzionale e organizzativo, prevedendo una riduzione del numero delle aziende sanitarie locali, rispetto all’attuale, in coerenza con le norme di riordino del sistema degli enti locali; d) garantire il miglioramento della qualità e dell’adeguatezza dei servizi sanitari e sociosanitari in ogni territorio, attraverso il rafforzamento di quell esistenti, l’efficientamento delle strutture organizzative, garantendo forme di partecipazione democratica e mantenendo autonomia dei territori periferici nelle politiche socio-sanitarie; e) attuare politiche di prevenzione delle malattie e di promozione della salute e del benessere delle persone, incentivando la diffusione di corretti stili di vita sotto i profili dell’attività motoria, della pratica sportiva e dell’educazione alimentare e ambientale; f) rafforzare il governo del servizio sanitario regionale, anche mediante la riassunzione nell’assessorato alla Salute delle funzioni già assegnate all’Agenzia regionale della Sanità; g) ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria in applicazione della normativa nazionale in materia di fabbisogni e costi standard; h) riorganizzare il sistema dell’emergenza-urgenza e della rete territoriale di assistenza, della medicina del territorio”.

Tutti gli altri emendamenti all’articolo 1, su cui c’era il parere contrario di giunta e commissione sono stati bocciati.

I lavori si sono conclusi. Riprenderanno martedì 4 novembre, alle ore 16.00.

Consiglio regionale 3 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sulla proposta di legge n. 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”-

La seduta si è aperta stamane sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il primo a parlare è stato il consigliere Raimondo Perra (Psi) che ha iniziato il suo intervento mettendo l’accento sull’urgenza del provvedimento, «che nasce dalla necessità di ridurre il deficit della spesa sanitaria con il contributo di tutti perché la salute è un bene collettivo e di uscire dall’immobilismo che ha caratterizzato finora la politica sanitaria in Sardegna; un compito che spetta a chiunque governi, quindi anche l’opposizione può e deve partecipare al processo decisionale, offrendo contributi e spunti di riflessione di cui la maggioranza non potrà che tener conto». Passando ad esaminare i contenuti della legge, il presidente della commissione Sanità ha messo in luce gli aspetti innovativi «della centrale committenza cui dovranno fare riferimento per tutte le aziende, della riorganizzazione della rete di emergenza-urgenza sul territorio, del servizio di elisoccorso che manca in Sardegna a differenza di tutte le altre Regioni, dell’adeguamento dopo la soppressione delle Province della presenza istituzionale sul territorio, delle case della salute come momento di promozione dei processi di riqualificazione tanto dei servizi quanto della spesa superando la visione ospedalo-centrica». Gli ospedali invece, secondo il consigliere, «devono puntare sull’eccellenza e sul contrasto alla mobilità passiva che in Sardegna vale circa 70 milioni l’anno, mentre quelli di comunità devono garantire adeguati livelli di cura per situazioni di non acuti; è importante inquadrare anche questi interventi in uno scenario di sostenibilità futura del sistema sempre più caratterizzato da un processo complessivo di invecchiamento della popolazione»«In definitiva – ha concluso Perra – siamo di fronte ad una riforma importante che non sarà la migliore possibile ma l’inizio di un percorso».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ripreso in parte le argomentazioni del consigliere Perra che ha parlato di «coraggio e determinazione» ma ha affermato che «finora non si sono visti», in un quadro generale in cui «il riferimento deve essere quello di fornire buoni servizi ai cittadini, soprattutto in questo momento di crisi». Quello annunciato dalla maggioranza, cioè il taglio delle Asl, a giudizio di Tocco «non coincide con la razionalizzazione, si vuole solo tagliare anziché fare una vera riforma rivolta al futuro». «Ciò che manca – ha aggiunto Tocco – è un vero orientamento al servizio che non deve penalizzare i territori soprattutto quelli più piccoli e decentrati». Quanto alla nuova azienda per l’emergenza-urgenza, a giudizio dell’esponente di Forza italia, «è una sorta di corpo estraneo, sarebbe stato meglio rivedere l’organizzazione delle aziende a favore dei piccoli paesi, perché questo avrebbe davvero ridotto la spesa: così come è stata immaginata, la nuova azienda è un intervento senza logica, fa aumentare certamente la spesa arrivando dopo un processo in cui da una parte si taglia e dall’altra si prevedono nuove spese, ad un saldo negativo». Il Consiglio, dunque, «deve essere all’altezza di un problema che interessa davvero tutti, perché è giusto cambiare gli assetti di governo della sanità sarda ma non può essere l’unico obiettivo». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola a Lorenzo Cozzolino, il quale ha sottolineato che sulla proposta di legge in discussione c’è ancora confusione e ha voluto puntualizzare alcuni aspetti del provvedimento. «Non è un nuovo piano del sistema sanitario regionale – ha affermato – ma è un primo passo verso il riordino della spesa sanitaria. Se non iniziamo adesso per bloccare la spesa non ne verremo fuori». Cozzolino ha sottolineato poi l’importanza della centrale unica di committenza, «perché pianifica e aggrega la domanda pubblica» e porterà a un importante risparmio. Sull’Areu secondo il consigliere «si è fatta troppa demagogia» e ha sottolineato che non creerà alcun aggravio per la spesa sanitaria. Importanti, secondo Cozzolino, anche la risposta periferica del sistema sanitario con le case della salute e gli ospedali di comunità. Secondo l’esponente del Pd si ridurranno le liste d’attesa, i costi e si daranno maggiori e migliori risposte al territorio.

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, vice presidente della Sesta Commissione, nel suo intervento ha chiarito alla maggioranza di essere d’accordo con la sostituzione dei direttori generali delle Asl ma di essere, invece, preoccupato dei danni che si creano alla Sanità sarda con l’approvazione della Pl 71. Per Orrù il testo porterà un aggravio di spese e diverse criticità, ossia le case della salute e gli ospedali di comunità. Si creerà disoccupazione, perché, ha spiegato, verranno ridotta l’attività dei medici di base e verranno tolte loro le indennità per i collaboratori. «Gli ospedali di comunità ci faranno assistere alla chiusura degli ospedali esistenti, con il rischio di andare, come sta succedendo in altre regioni, verso la sanità a pagamento». Per Orrù «se questa riforma verrà attuata avremmo una decadenza della sanità» e soltanto chi avrà i soldi potrà farsi curare. Il consigliere ha affermato che la riforma sanitaria deve essere fatta assieme con i comuni e non calata dall’alto.

Il consigliere del Pd, Franco Sabatini, ha sottolineato l’importanza della riforma all’attenzione del Consiglio, sia per il “peso” che il settore ha nel bilancio della Regione e sia per l’incidenza che nella società sarda hanno i servizi sanitari.

Il presidente della Terza commissione ha dichiarato in apertura del suo intervento il suo favore alle disposizioni contenute nella proposta di legge 71, evidenziando però alcune perplessità. Sabatini ha quindi affermato la necessità di dar seguito alle disposizioni di legge e ai contenuti delle riforma. «Il problema – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – non è solo fare una buona legge quanto garantirne la piena applicazione e la completa attuazione». Sabatini ha quindi denunciato la presenza all’interno del sistema sanitario sardo di veri e propri “centri di potere autoreferenziali” che contrastano ogni possibile cambiamento. L’esponente dei democratici ha inoltre rivolto critiche al sistema della cliniche universitarie. «Dobbiamo mettere in luce le tante anomalie che ancora sono presenti – ha spiegato Sabatini – perché è impensabile che al centro non ci siano i malati e la preparazione degli allievi ma solo le carriere di alcuni».

Il presidente della commissione Bilancio ha quindi sintetizzato i tre obiettivi che stanno alla base del Pl 71: contrasto alla spesa sanitaria («spesa sanitaria e spesa obbligatoria ingessano il bilancio regionale e impediscono investimenti per lo sviluppo»); miglioramento dei servizi («il sistema sanitario sardo garantisce un buon livello di sanità ma si può migliorare»); garantire la presenza capillare nei territori della Sardegna («perché è lì che si incontrano i bisogni dei sardi»).

Sabatini ha quindi lamentato livelli di spesa ospedaliera spropositati e al di fuori dei parametri nazionali, così come – a giudizio del consigliere Pd – sono fuori parametro anche i posti letto nelle strutture sarde («ne abbiamo 6800 contro i 5300 e ogni posto letto costa circa 1000 euro al giorno»). «I posti letto – ha aggiunto Franco Sabatini – si sono moltiplicati perché la Regione ha moltiplicato  le strutture complesse e si sono promossi tanti primari inutili».

L’esponente del Pd ha quindi dichiarato il proprio favore per la riduzione delle direzioni generali nelle Asl ma ha auspicato una puntuale verifica sullo stato di funzionamento delle otto Asl sarde.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato che la Pl 71 ha una visione incentrata sulla cancellazione dei presidi periferici. L’esponente dell’opposizione ha quindi criticato alcune anticipazioni di stampa su quelle che dovrebbero essere le intenzioni e le imminenti volontà dell’esecutivo in materia di sanità. «La Giunta – ha dichiarato Locci – dimostra di ignorare le esigenze dei sardi, di non tenere conto delle volontà delle associazioni di categoria e anche del confronto con la minoranza in Consiglio regionale». Il consigliere di Forza Italia ha quindi denunciato come fin dalle prime battute la maggioranza abbia rifiutato l’ipotesi di una collaborazione sui contenuti della Pl 71 ed ha affermato che con «il pretesto del disavanzo si cerca di motivare la nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna».

Ignazio Locci ha sottolineato come il costo della Sanità sarda sia a totale carico del bilancio regionale e ha invitato tutti a considerare le indicazioni del Cipe come semplici indirizzi. Il consigliere dell’opposizione ha quindi dichiarato di considerare il disavanzo delle Asl nel 2013 come «un positivo contributo al sostegno del Pil sardo».  Locci ha concluso ricordando che la spesa sanitaria in Italia resterà tendenzialmente in crescita fino al 2016 e ha affermato che le soluzioni in materia di sanità sono rappresentate dall’introduzione dei costi standard e di efficaci strumenti di budget. Ignazio Locci ha inoltre affermato che «non sarà tollerato alcun aumento del ticket sanitario».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza italia) ha criticato il testo che «vorrebbe essere il primo passo di una riforma che identifica la spesa come il problema centrale del settore, mentre già dalle dichiarazioni programmatiche si annunciava la volontà di voler revocare la fiducia nei manager controllando anche le spese più minute». «Ora siete tutti “indagati” – ha dichiarato Tunis – è sarà complicato dimostrare che ciò che si sta facendo non serve solo ad affondare le mani nel governo delle aziende». «Nel testo – ha poi osservato il consigliere – ci sono molti salti logici; da una parte promettete una riduzione delle figure apicali ma poi offrite un aumento, giustificate una nuova azienda per razionalizzare mentre sarebbe corretto il contrario, dite di saper fare di conto ma dimenticate che il 70% della spesa è per il personale e le risorse umane, come incidete sul resto?» Procedendo per esclusione, secondo Tunis, «non resta che attribuire tutto all’incapacità dei manager ma, anche per questo, già oggi a legge invariata, si possono cambiare i manager, ovviamente in presenza di certe condizioni». Al giudizio storico sulle persone non ci stiamo, ha avvertito infine il consigliere di Forza italia, «perché vogliamo ragionare su altro, non impegnarci in un inutile muro contro muro ma, nel merito, lavorare per trovare soluzione condivise, per una sanità non a misura dei politici ma a misura dei cittadini che pagano le tasse».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha detto che «non è semplice discutere di una riforma che non cambia nulla; ci troviamo in un clima surreale, a meno che non ci sia un maxi emendamento della Giunta che fa arrivare in Aula la vera riforma all’ultimo momento, come si apprende dalla stampa». «Per quanto riguarda il testo – ha proseguito Tedde – si parla di norme urgenti mentre si afferma il contrario, si vuole razionalizzare ma nello stesso tempo si aumenta la spesa, di disegna una mappa della sanità che prescinde da quella istituzionale che segue la soppressione delle Province: dunque non si riforma nulla e non si va al di là di un pretesto per commissariare le Asl, come dicono anche autorevoli esponenti della maggioranza». Non è che il commissariamento in se sia un delitto, ha detto ancora Tedde, «ma certamente non lo si può spacciare per riforma, anche perché questa maggioranza sta commissariando un pò tutto, ultimo esempio in ordine di tempo l’Ente foreste, per il quale la Giunta traccia degli indirizzi che sottopone al Consiglio ma non fa una vera riforma, anche in questo caso solo per supportare la decisione di commissariare l’Ente». «Il centro sinistra – ha sintetizzato il consigliere Tedde – appare sempre più pantagruelico e vorace, mai sazio, pensa solo al potere e non al bene della Sardegna e lo stesso Consiglio sta delegando tutto alla Giunta: un contesto generale da cui scompare la sanità vicina ai cittadini e resta solo l’avvicendamento di qualche uomo che non può cambiare la sanità sarda, né realizzare la riforma strutturale e coraggiosa che serve alla Sardegna».

Il presidente ha dato, poi, la parola ad Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha riconosciuto che i principi generali sono condivisibili, ma ha criticato la norma che non è in grado di risolvere i problemi della sanità sarda. Mancano, secondo, il consigliere gli elementi di valutazione sulla situazione esistente per comprenderne le criticità e le situazioni da potenziare o da eliminare. Secondo Carta la sanità è sempre stata una miniera di voti ed è stata gestita male, serve sicuramente una seria riforma sanitaria ma non c’è alcuna urgenza di approvare questo testo. «La sanità una materia seria», ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru e all’assessore, e richiede un confronto approfondito e costruttivo, se così sarà «in questa strada non sarete soli».

Per Alberto Randazzo (Forza Italia) non si può affrontare una riforma sanitaria senza avere i dati dell’esistente. Il consigliere ha dichiarato che ha chiesto più volte questi dati, gli stessi richiesti in sede di approvazione del Patto della salute, ma non li ha mai avuti. Per questo motivo non è possibile, ha continuato, affrontare un argomento di tale portata senza capire da dove si parte e dove si vuole andare. Ci vogliono certezze, secondo Randazzo, non si può delegare tutte la azioni alla Giunta senza avere conoscenza della situazione.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) ha affermato con nettezza che «la Pl 71 non rappresenta la riforma del sistema sanitario regionale e non è neppure una legge per procedere con la nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna». «Sono norme – ha spiegato l’esponente della maggioranza – per avviare un processo di riforma che cancelli l’inefficacia e l’inefficienza dell’attuale sistema sanitario che si caratterizza anche per la sua antieconomicità, visto che assorbe il 60% circa dell’intero bilancio regionale».

A giudizio di Augusto Cherchi il sistema così come è strutturato attualmente non puo reggere e la Pl 71 getta le basi per procedere con un ridorino complessivo di servizi, funzioni e gestioni. Il consigliere del PdS ha quindi concluso con l’auspicio che l’intero Consiglio regionale partecipi a ridisegnare la sanità sarda.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha iniziato il suo intervento partendo dal titolo della Pl 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”  per evidenziarne la contraddizione con quanto affermato dal consigliere Augusto Cherchi («non è una riforma ma un avvio di riforma») e per contestarne il requisito dell’urgenza. L’ex assessore dell’Agricoltura dell’ultimo esecutivo a guida Cappellacci è entrato quindi nel merito di quanto disposto dai singoli articoli della proposta di legge che ha come primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco. Oscar Cherchi a domandato in tono polemico quale sia l’urgenza di una nuova azienda sanitaria per le urgenze e le emergenze e quale l’urgenza di procedere con l’istituzione della casa della salute.

L’esponente della minoranza ha quindi dato lettura di quanto disposto al comma 2 dell’articolo 7 della Pl 71, laddove si stabilisce che entro 120 giorni dall’approvazione della legge, la Giunta è tenuta alla presentazione di un apposito disegno di legge di riforma del sistema sanitario regionale. A giudizio di Oscar Cherchi è questo il dispositivo che consente all’esecutivo regionale di procedere con la nomina dei commissari nelle otto Asl della Sardegna («non ci sono ragioni per le quali si preveda in legge un successivo disegno di legge della giunta»). «Non ci sarebbe stato niente di scandaloso procedere con i commissari – ha concluso Oscar Cherchi – ciò che è invece non è opportuno è discutere e approvare una legge inutile per giustificare i commissariamenti».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha ribadito l’intenzione della maggioranza di procedere alla riforma e respinto alcune interpretazioni provenienti dall’opposizione. «Tuttavia – ha sostenuto – pare che al di là delle forzature emerga una condivisione della necessità di intervenire per correggere lo squilibrio economico della sanità sarda, che incide pesantemente sul bilancio della Regione». Il problema, secondo l’opinione di Ruggeri, «non sono le case della salute o i tagli lineari dei costi ma dare vita ad un nuovo modello di sanità che va dall’ospedale al territorio, che sposta il servizio nel luogo più vicino al bisogno di salute, creando le condizioni per superare la situazione attuale in cui più che spendere troppo spendiamo male». «Il tempo – ha affermato ancora il consigliere – serve alla Giunta anche per supportare adeguatamente ogni intervento con dati certi, superando la logica che portava ad agire solo sull’offerta ospedaliera, trascurando l’offerta di salute complessiva extra ospedaliera ed è qui anche la ratio del nuovo sistema di emergenza urgenza». «Forse questa riforma non è la cosa più giusta – ha precisato Ruggeri – ma è la cosa migliore in questo momento, avremo un bilancio misurabile all’interno di una logica che cambia il sistema e non solo i manager». Sul piano politico, l’esponente del Pd ha affermato che «il centro destra può dimostrare, col suo dissenso, che può far riflettere e cambiare la maggioranza senza arroccarsi sul mantenimento di certe posizioni: se è così potremo condividere molte cose».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha espresso imbarazzo «perché non si sa di quale proposta di legge si deve parlare dopo aver letto sui giornali di accorpamenti di Asl e di costituzione di distretti». La proposta in esame, ha aggiunto, «apparentemente contiene proposte interessanti, come la razionalizzazione del sistema ed il migliore utilizzo delle risorse umane ed economiche, ma le perplessità arrivano quando ci si sofferma sulle modalità con cui si vogliono realizzare questi obiettivi». Rubiu ha poi definito la proposta un provvedimento «in cui i problemi si citano senza risolverli e senza nessuna novità; la proposta della casa della salute, ad esempio, si trova integralmente sul sito del Ministero della Salute mentre, per gli ospedali di comunità, sono evidenti i richiami alla Regione Veneto». Quanto poi alla centrale di committenza ed ai distretti sanitari, per Rubiu «si tratta di cose già sentite da anni che non rappresentano novità e di cui non si capisce l’urgenza». La parte per certi aspetti più innovativa, a giudizio del consigliere dell’Udc, «è quella della nuova agenzia per l’emergenza-urgenza, peraltro scopiazzata dal Veneto, ma appare sottostimata la copertura finanziaria perché costa moltissimo e 600 mila euro l’anno non possono bastare, il suo vertice è eccessivo rispetto alle esigenze di semplificazione più volte richiamate, così come è elefantiaca la composizione della centrale unica di committenza con 20 persone e costi in proporzione». «In realtà – ha concluso – si vuole solo occupare il potere ingannando i sardi con una riforma che è solo un agglomerato di ipotesi fantasiose, una proposta virtuale che non può risolvere i problemi reali».

Per il vice presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, questa proposta di legge non affronta ciò che cita in premessa ma crea soltanto confusione e ragiona ancora come gestione della sanità e non mette la centro il diritto alla salute dei cittadini. La Zedda ha evidenziato che non si era mai vista una legge che rimanda a un’altra legge per la cura definitiva del “malato” sanità. Zedda ha evidenziato che il testo è confuso e non agisce in modo organico, visto che non c’è alcuna menzione di cosa ne sarà dei poliambulatori, delle guardie mediche e dei piccoli ospedali. Il consigliere di Forza Italia ha anche evidenziato che, nella parte finanziaria, non si parla di risparmi ma soltanto di ulteriori costi, 600mila euro, per il funzionamento dell’Areu. «Credo che se veramente vogliamo dare un senso compiuto a una “pre-riforma”, possiamo impegnarci per migliorarla». Zedda ha auspicato che l’Aula voglia affrontare in modo concreto il problema e non voglia fermarsi soltanto alla sostituzione di medici con altri medici.

I lavori sono stati interrotti e ripresi alle 16.30 con gli interventi degli undici capigruppo e si concluderanno alle 19.00, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti.

I lavori del Consiglio proseguiranno anche domani alle 15,30 con l’esame del disegno di legge 99 “Disposizioni transitorie in materia di riordino dell’Ente foreste della Sardegna”, se esitato dalla competete Commissione, diversamente si proseguirà con l’esame del Pl 71.