22 November, 2024
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«Per abbattere il fenomeno della violenza domestica occorre fare prevenzione puntando su una maggiore specializzazione e un miglior coordinamento di tutti gli operatori. Se continuerà ad essere affrontato a macchia di leopardo ci si dovrà confrontare ancora con tantissime vittime.»

Ne è convinto l’ex comandate dei RIS di Parma Luciano Garofano, a Sassari per il convegno “Relazioni violente e vittime in ambito domestico” organizzato dall’associazione culturale Ammentu alla Caserma La Marmora, accogliendo relatori di altissimo profilo.

Dopo i saluti istituzionali del colonnello Giuseppe Levato in rappresentanza della Brigata Sassari e dell’avvocato Marco Palmieri in qualità di presidente della Camera penale “Enzo Tortora”, a introdurre i lavori è stato l’avvocato Roberto Vannini. Disarmanti i dati presentati dal generale Garofano di fronte a un pubblico numeroso e attonito.

Il numero dei femminicidi negli ultimi anni è rimasto pressoché invariato, ma le cifre presentano tutta la loro drammaticità in rapporto al costante decremento degli omicidi e dei reati in generale. Questo significa che non si riesce ad arginare il fenomeno, che colpisce trasversalmente tutti i ceti sociali. «Si sta abbassando inoltre l’età delle vittime», ha specificato Garofano, che ha menzionato i casi emblematici delle giovanissime Noemi e Desirée. La Sardegna si colloca al decimo posto tra le regioni italiane più colpite nel 2017.

Secondo l’ex generale dei Carabinieri, ora volto noto di Quarto Grado, la normativa sul femminicidio introdotta nel 2013 ha prodotto solo una leggera efficacia: sono aumentate le denunce e gli arresti e c’è stato un seppur minimo calo delle vittime. Ma la legge da sola non basta: sette donne assassinate su dieci avevano già presentato almeno una denuncia o chiamato il 118.

«Occorre fare prevenzione – ha specificato l’esperto -, da un lato attraverso l’educazione, in cui hanno un ruolo fondamentale la famiglia e la scuola; dall’altro puntando su una maggiore specializzazione, anche esclusiva, del personale destinato alle indagini sulle violenze, e costituendo una rete di coordinamento tra operatori, personale sanitario, investigatori e magistrati.»

Non si può scollegare da questi episodi il disagio giovanile, anch’esso in sensibile aumento, che talvolta si concretizza attraverso atti di cyberbullismo.

Tra i limiti della legislazione, ampiamente tracciati dal penalista sassarese Gabriele Satta, compare la mancanza di un disegno organico, dal momento che gli interventi normativi sono spesso mossi dalla forza del sentimento collettivo per situazioni emergenziali. Rilevanti in negativo sono le lungaggini processuali, che rischiano di vanificare gli strumenti di tutela delle vittime. Queste ultime, secondo il parere del legale, dovrebbero poter cristallizzare nell’immediato, davanti al giudice, la propria versione dei fatti, mediante l’incidente probatorio: «Più si accoglie in tempi stretti la versione della vittima, più la si tutela, e si tutela anche la genuinità dell’intero processo».

Ma in quali contesti nascono questi casi di violenza? Come ha spiegato la docente di psichiatria Alessandra Nìvoli, le cause sono molteplici, sono tanti i fattori che possono portare allo sfociare di comportamenti aggressivi: «Ciò che vediamo è solo la punta di un enorme iceberg, e la parte più sommersa rappresenta tutta la violenza psicologica a cui non sappiamo dare un nome, quella meno evidente ma più sottile e subdola, spesso non riconoscibile, che può arrivare sino all’istigazione all’autodistruzione, alla manipolazione perversa e all’annientamento psicologico del familiare». Nelle parole della docente, l’unico modo per riconoscerla è quello di parlarne, per questo gli incontri sul tema sono di fondamentale importanza.

Ma se c’è ancora tanto da fare, il cammino tracciato sembra essere quello giusto. Il procuratore aggiunto della Repubblica del Tribunale di Cagliari, Paolo De Angelis, ha ricordato come solo trent’anni fa la rete sociale arretrasse di fronte a questo tipo di problemi. Allora l’argomento non interessava a nessuno, non richiamava nessuna inchiesta, evento, convegno, mentre oggi è oggetto di studio, analisi, riflessione e formazione. La differenza sta nella percezione del fenomeno e nell’evoluzione culturale che, pur non essendo ancora completata, permette oggi di avere una sensibilità sociale fortissima contro la violenza domestica e contro la violenza di genere: «Quindi si deve intervenire con la repressione da un lato e con la prevenzione dall’altro, sviluppando maggiore consapevolezza e creando un sistema di rete che ben funziona quando tutti gli elementi collaborano».

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Specialisti di altissimo profilo a confronto a Sassari sul drammatico e attualissimo fenomeno delle “Relazioni violente e vittime in ambito domestico”. Giovedì 17 gennaio, alle 16.00, nella sala conferenze della Caserma La Marmora, in Piazza Castello 9, a confrontarsi sul tema saranno il generale dei carabinieri (in congedo) Luciano Garofano, volto noto di Quarto Grado ed ex comandante dei RIS di Parma, il procuratore aggiunto della Repubblica del Tribunale di Cagliari, Paolo De Angelis, il penalista Gabriele Satta del Foro turritano e Alessandra Nivoli, docente associata di Psichiatria dell’Università di Sassari.

L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale Ammentu che, come ha sottolineato la presidente Mariella Usai, prosegue nell’intento di approfondire tematiche di forte interesse sociale, in particolare seguendo il percorso tracciato nel 2017 con un partecipato convegno sulla violenza di genere.

L’incontro sarà introdotto e moderato dall’avvocato Roberto Vannini, segretario dell’associazione, mentre per i saluti istituzionali interverranno il presidente dell’Ordine forense di Sassari, Mariano Mameli, ed il presidente della Camera penale “Enzo Tortora”, Marco Palmieri. L’evento è ad accesso limitato ed è valevole per i crediti formativi dell’Ordine forense.

Molto attesa è la partecipazione di Luciano Garofano, ospite fisso nella nota trasmissione di Rete4, che presenterà un intervento sui “Labirinti del male” (titolo del suo ultimo libro), concentrandosi in particolare sul più recente caso di femminicidio avvenuto in Sardegna, paradigmatico dei limiti della prevenzione e di come sia possibile perdersi anche nei labirinti della burocrazia.

«Anche se esiste una legge sul femminicidio le cose non sono cambiate, il numero delle vittime è rimasto inalterato e la giustizia a tarda a essere esercitata – ha spiegato l’ex comandante dei RIS -. C’è necessità di prevenzione, che ritengo l’aspetto più importante per combattere il fenomeno. Fare prevenzione significa sensibilizzare e sostenere le vittime e convincerle a denunciare il prima possibile, ma non serve a nulla se poi l’azione repressiva non funziona.»

Durante la carriera ai vertici del reparto investigativo dell’Arma, Garofano si è occupato di casi eclatanti come la strage di Capaci, la strage di Erba, il caso di Cogne e del serial killer Donato Bilancia.

A concentrarsi sugli aspetti giuridici e sull’incidenza del fenomeno in Sardegna sarà in particolare il procuratore Paolo De Angelis, mentre l’avvocato Gabriele Satta inquadrerà la prospettiva della tutela giuridica delle vittime elaborando alcune riflessioni sull’adeguatezza dell’attuale normativa.

La violenza e l’aggressività tuttavia non nascono necessariamente da una malattia mentale, ma da una serie di concause come predisposizione biologica, educazione, fattori ambientali, abuso di alcol o di altre sostanze. Aspetti che saranno approfonditi dalla psichiatra Alessandra Nivoli.

 

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“La violenza fisica e psichica sulla persona” è il titolo del convegno in programma venerdì 16 novembre, alle ore 15.00, nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia, in viale San Pietro a Sassari.

L’incontro, organizzato dal Centro di vittimologia della Clinica psichiatrica dell’Aou di Sassari e dell’Università di Sassari in collaborazione con la Società, pone al centro le vittime di violenza e sottolinea come queste non debbano mai essere lasciate sole.

Esistono delle linee guida nazionali sui percorsi di assistenza alle vittime dopo una esperienza traumatica, che includono aspetti psicologico e psichiatrico, medico-legale, giuridico e sociale. Gli organizzatori del convegno pongono l’accento sull’importanza di implementare e costruire sul nostro territorio percorsi strutturati di accoglienza e sostegno alle vittime.

All’incontro, moderato da Liliana Lorettu, direttore della Clinica Psichiatrica sassarese, e Alberto Porcu, direttore del dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Sperimentali, parteciperanno numerosi esperti del settore.

Tra gli interventi previsti, quello di Alessandra Nivoli, responsabile del Centro di vittimologia dell’Aou di Sassari, che presenterà il Centro di Vittimologia e le linee guida nazionali sulla assistenza sanitaria alle vittime di violenza. Saranno quindi Elena Mazzeo, Direttore Istituto di Medicina Legale dell’Aou, ed Antonio D’Urso direttore generale dell’Aou di Sassari, presenteranno una relazioni sugli aspetti medico legali nel percorso di assistenza e tutela delle vittime di violenza. Sarà quindi l’avvocato Gabriele Satta a soffermarsi sugli aspetti giuridici della tutela delle vittime. Maria Lucia Piga, docente dell’Università di Sassari, concentrerà il suo intervento sul concetto della vittimizzazione secondaria e quando le politiche sociali non rispondono. Stefano Sotgiu, direttore della struttura complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Aou, parlerà della violenza sugli adolescenti e le conseguenze psicopatologiche.

Jerome Bouteiller, creatore programma ResponsABILITY illustrerà la gestione dello stress fisico e space management.

A chiudere l’evento saranno Paolo Milia, dirigente medico della Clinica psichiatrica, dell’Aou, e Alessandra Nivoli.

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Nasce con l’obiettivo di essere uno strumento di assistenza, di ricerca e divulgazione, per realizzare, da una parte, un’azione di prevenzione e trattamento delle conseguenze sulla salute mentale delle vittime di violenza, dall’altra, per sensibilizzare operatori del settore e popolazione al problema della vittimologia. Con questo spirito ha iniziato a muovere i primi passi il “Centro di vittimologia e prevenzione della violenza” della Clinica psichiatrica dell’Aou di Sassari diretta da Liliana Lorettu. Nei giorni scorsi, in occasione dell’incontro dal titolo “dal trauma alla resilienza”, lo sportello con sede a San Camillo è stato presentato nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia, davanti a un folto pubblico di studenti, docenti dell’Ateneo turritano ed operatori della Sanità sassarese.

Il progetto del Centro-sportello punta a creare percorsi di valutazione, cura e tutela alle differenti tipologie di vittime da un unto di vista sanitario, sociale, di ordine pubblico e giudiziario. Si guarda anche ad attuare specifici programmi di identificazione, prevenzione, sensibilizzazione e trattamento, indirizzati sia alle vittime che agli autori di violenza. Al centro quindi c’è l’individuo vittima e i suoi bisogni di salute e cura. E con vittime di violenza viene inteso un ampio spettro di soggetti: bambini, donne, anziani, malati psichiatrici, vittime di bullismo e sul posto di lavoro, di stalker, di rapimento, di sette, di incidenti stradali, guerre e torture. «Soggetti nei quali – è stato spiegato da Paolo Milia della Clinica di Psichiatria dell’Aou di Sassari – l’evento traumatico provoca conseguenze psichiche».

«L’Azienda ospedaliero universitaria ha voluto dare una particolare attenzione al tema – ha ricordato il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orrù – e con il nuovo atto aziendale, nel dipartimento Tutela delle fragilità ha inserito la struttura Coordinamento codice rosa e vittime di violenza.» Una struttura che troverà spazio all’interno del pronto soccorso e che, grazie a una stretta sinergia con il Comune, i centri antiviolenza e la procura della Repubblica, si muoverà per favorire il riconoscimento precoce dei casi di violenza e assicurare efficaci percorsi dedicati.

Un lavoro simile dovrà farlo anche il Centro-sportello di San Camillo attraverso la creazione di una fitta rete a livello territoriale.

«Il Centro – ha spiegato Alessandra Nivoli della Clinica di San Camillo – si propone un intervento multidisciplinare attraverso la valutazione clinica delle vittime delle varie tipologie di violenze attraverso il lavoro integrato di professionalità differenti». Un’equipe numerosa che vede lavorare assieme psichiatri, psicologi, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori, infermieri, assistenti sociali e medici in formazione specialistica.

Il Centro-sportello quindi punta a prendere in carico la vittima nella fase immediatamente successiva all’emergenza. Saranno importanti i collegamenti diretti con il pronto soccorso, con la struttura Coordinamento codici rosa e vittime di violenza. A questi si aggiungono la rete territoriale composta da soggetti istituzionali, la rete ambulatoriale quella dei vari centri antiviolenza e di accoglienza alle vittime presenti sul territorio e le forze dell’ordine e gli organi di giustizia.

La sinergia tra istituzioni e strutture sanitarie diventa così basilare perché, oltre alle cure, venga avviata la presa in carico territoriale successiva, sulla base della valutazione delle esigenze di tutela e protezione delle vittime attraverso l’attivazione di percorsi che rispondano alle loro esigenze. Al Centro si farà anche formazione, in particolare degli operatori sanitari.

Per accedere al Centro è possibile telefonare, dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 18.00 ai numeri 079 25.44.06 – 079 22.83.50. Per appuntamenti è possibile anche scrivere all’indirizzo mail: centrodivittimologia@gmail.com .

All’incontro sono intervenuti anche il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli, il direttore del dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e sperimentali dell’Aou Alberto Porcu ed il direttore del dipartimento delle Fragilità Stefano Sotgiu che hanno sottolineato come la creazione del Centro-sportello rappresenti un segno di accrescimento culturale e sociale.

Durante l’incontro, dal direttore della Clinica di Psichiatria, Liliana Lorettu, è stato fatto un cenno particolare al fenomeno della violenza sulle donne. Sarà questo, infatti, uno dei temi portanti di cui si occuperà il “Centro di vittimologia e prevenzione della violenza” di San Camillo.

Dal 2000 al 2017 sono oltre tremila le vittime di femminicidio, oltre 150 all’anno, quasi una vittima ogni due giorni. E ancora, nel 70 per cento dei casi, il femminicidio è avvenuto in ambito familiare. Numeri inquietanti che danno il quadro di un fenomeno che nel tempo si è mantenuto costante e che continua a preoccupare, se si considerano anche i 20 casi registrati già nei primi mesi del 2018. Una vera e propria piaga sociale che «rappresenta un reato di prossimità, perché avviene in famiglia tra persone che hanno una forte relazione», ha detto Liliana Lorettu.

«Si tratta – ha aggiunto Liliana Lorettu – di un fenomeno che vede l’uomo cercare di riposizionare una gerarchia di genere e cercare una posizione di dominio quando sente la donna allontanarsi.» È la dinamica che sta alla base del femminicidio. E se per il direttore della Clinica in quest’ambito «non esiste il raptus di follia», nella quasi totalità «si tratta di omicidi annunciati, premeditati».

La Clinica psichiatrica di Sassari dal 1999 è sede della direzione della Società italiana di Psichiatria forense, di cui la vittimologia risulta una sezione specifica.