22 April, 2025
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Ieri sera presso la sala polifunzionale di piazza Roma si è svolta un’interessante e partecipata serata dedicata al ricordo di Mario Melis, eminente figura della Sardegna, avvocato, politico, uomo di governo, autonomista e sardista. Un’iniziativa organizzata dall’Associazione Amici della Miniera in collaborazione con il comune di Carbonia, con la straordinaria partecipazione della presidente della Regione Autonoma della Sardegna Alessandra Todde. Impegno etico, civile, morale, statura politica. Sono alcuni dei tratti distintivi che hanno caratterizzato Mario Melis, raccontato da un parterre di relatori qualificati, che hanno ripercorso con aneddoti, testimonianze personali e ricostruzioni storico-politico di vaglia la figura dell’ex presidente della Regione Sarda.

Nel corso della serata, coordinata da Gian Matteo Sabiu, vice presidente dell’associazione Amici della Miniera, sono intervenuti, tra gli altri, Pietro Morittu, sindaco di Carbonia; Enrico Manca, tecnico minerario e imprenditore; Bachisio Bandinu, antropologo, giornalista e scrittore; Antonello Pilloni, politico e imprenditore; Salvatore Cherchi, presidente della Fondazione Berlinguer; Antonello Cabras, ex presidente della Regione Sardegna; Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna.

Il sindaco Pietro Morittu, a nome dell’Amministrazione comunale, ringrazia la presidente della Regione Autonoma Sardegna, i familiari di Mario Melis, i relatori e tutti coloro che hanno partecipato a questa iniziativa, di cui è disponibile il link YouTube per poterne visionare l’intero contenuto:

 

Venerdì 11 aprile, dalle ore 17.00, la sala polifunzionale di piazza Roma a Carbonia ospiterà una serata in ricordo di Mario Melis, eminente figura della Sardegna, avvocato, politico, uomo di governo, autonomista e sardista. All’evento, organizzato dall’associazione Amici della Miniera in collaborazione con il comune di Carbonia, è prevista la partecipazione straordinaria della presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Alessandra Todde.
Coordinerà i lavori Gian Matteo Sabiu, vice presidente dell’associazione Amici della Miniera.
Sono previsti i seguenti interventi:
– Pietro Morittu, sindaco di Carbonia;
– Enrico Manca, tecnico minerario, Imprenditore;
– Bachisio Bandinu, antropologo, giornalista e scrittore;
– Antonello Pilloni, politico, imprenditore;
– Salvatore Cherchi, presidente della Fondazione Berlinguer;
– Antonello Cabras, ex presidente della Regione Autonoma della Sardegna;
– Alessandra Todde, presidente della Regione Autonoma della Sardegna.
– Intervento dei familiari e del pubblico.

La Direzione del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna scrive a Comuni, Università e Province afferenti l’ambito del Parco per manifestare le evidenti difficoltà in cui versa a causa della mancanza degli organi direttivi principali, che di fatto lo rendono un ente incapace di assolvere alla finalità per le quali nasce: valorizzazione, tutela e promozione dei territori.

«E’ inaccettabilecommenta il sindaco del comune di Sant’Antioco, Ignazio Locci, tra i centri della Sardegna rientranti nel Parcoche una struttura amministrativa di così straordinaria importanza sia lasciata senza governance, incapace di dare risposte ai territori. In diverse circostanze il nostro Comune ha beneficiato del sostegno anche economico del Parco, mettendo in cantiere diversi progetti di tutela e valorizzazione dei nostri spazi naturalistici, come l’implementazione della cartellonistica ai fini turistici. Ma stante questa situazione, che in concreto significa principalmente assenza del Commissario straordinario, l’organo deliberante, addirittura dal 16/08/2024, non è più possibile avvantaggiarsi dei servizi dell’ente. Ed è un vero peccato per l’intero territorio in cui il Parco esercita le proprie competenze. Pertanto, invito caldamente la Presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde a prendere atto di questa situazione e a intervenire presso il ministero all’Ambiente affinché provveda a nominare a stretto giro almeno il Commissario straordinario. Mi aspetto la Regione sia conseguente.»

Quale futuro per l’industria nel Sulcis Iglesiente? E’ il tema dibattuto martedì 1 aprile nell’incontro organizzato dalle segreterie territoriali FIOM-CGIL, FSM-CISL e UILM-UIL, nell’anfiteatro di piazza Marmilla, a Carbonia. All’invito degli organizzatori hanno risposto in tanti: sette sindaci (Pietro Morittu, Carbonia; Ignazio Atzori, Portoscuso; Pietro Cocco, Gonnesa; Debora Porrà, Villamassargia; Paolo Dessì, Sant’Anna Arresi; Andrea Pisanu, Giba, presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis; Marcellino Piras, Villaperuccio); due consiglieri regionali, Luca Pizzuto di Sinistra Futura e Gianluigi Rubiu di Fratelli d’Italia; amministratori di diversi Comuni del Sulcis Iglesiente; don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; i sindacalisti Franco Bardi (segretario generale della Camera del Lavoro CGIL della Sardegna Sud Occidentale), Simona Fanzecco (CGIL Cagliari), Efisio Lasio (segretario SPI CGIL), Federico Matta (UIL territoriale); lavoratori di varie aziende; rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei pensionati; cittadini.

I lavori sono stati aperti dalla relazione del segretario regionale della FIOM CGIL Roberto Forresu, che a nome delle tre organizzazioni sindacali FIOM-CGIL, FSM-CISL e UILM-UIL, ha esposto le ragioni che hanno portato all’organizzazione dell’incontro, che ha parlato a braccio sulla base del testo che riportiamo integralmente.

«Grazie a tutti per la partecipazione, non era scontata la riuscita di un’iniziativa del genere. Il nostro ringraziamento va a tutti i sindaci del territorio per la disponibilità dimostrata immediatamente, ma soprattutto al sindaco di Carbonia Pietro Morittu per l’accoglienza e l’attenzione dimostrata sin dalla prima richiesta. Noi lo abbiamo scritto nel comunicato, abbiamo la convinzione che l’attenzione dedicata al territorio dalla politica ai massimi livelli, vada ricercata nelle mobilitazioni messe in campo in questo periodo. Contrariamente a quanto pensa qualcuno, non intendo le sole iniziative dei metalmeccanici, ma le metto insieme tutte, a partire da quella che i sindaci hanno promosso alla Portovesme srl, guarda caso qualche giorno prima della venuta dei ministri e della Presidente della Regione Alessandra Todde insieme agli assessori il 27 dicembre 2024. Così come hanno sicuramente dato risonanza i tanti appelli lanciati dalla Chiesa ed in particolare da don Antonio Mura, sempre presente a tutte le iniziative delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Lo sono stati anche i tanti articoli sui giornali e sulle Tv, delle Confederazioni, dalle categorie, direttamente interessate agli accadimenti industriali contemporanei. Perché dico questo? Per sgomberare il campo da equivoci o da alibi, che vogliono assegnare titolo di prim’ordine ai metalmeccanici, colpevoli secondo alcuni, di voler primeggiare in una contesa che in realtà non ci appartiene. Vogliamo primeggiare in una contesa che mette al centro le difficoltà, che parla delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Vogliamo lavorare fianco a fianco con tutti coloro che sentono il problema della decadenza industriale, come un problema proprio e non accettano le imposizioni aziendali, le delocalizzazioni industriali, la mancanza di politica industriale, che ci sta portando a perdere economia nel territorio, abitanti, giovani che sempre più spesso decidono di partire per cercare fortuna, o semplicemente lavoro altrove. Di sicuro abbiamo bisogno di chiarezza su quello che deve essere il futuro industriale del territorio e, allo stesso tempo, abbiamo urgenza che questa chiarezza venga a realizzarsi nel più breve tempo possibile. Perché come andiamo a ripetere da tempo, non esprimersi, o perdere del tempo nel decidere il futuro, equivale a bocciare prospettive di rilancio occupazionale e produttivo. Pensiamo a quanto sta avvenendo nella fabbrica di alluminio primario. Invitiamo tutti a pensare cosa deriva dalla fabbrica di alluminio primario. Qualsiasi prodotto che noi utilizziamo ha a che fare con l’alluminio, pensiamoci, pentole, infissi, telefonini, tv, motorini, biciclette, antenne, qualsiasi cosa ha a che fare con l’alluminio. Pensate che dal 2012 non si produce più un kg di alluminio in Italia. Uno pensa, beh sarà andato in crisi il mercato cosa ci possiamo fare? Eh no, il mercato dell’alluminio non è mai andato in crisi, anzi è sempre rimasto costante. Il Paese Italia ha semplicemente deciso di dipendere totalmente dalle produzioni straniere. Ma col passare del tempo ha fatto anche peggio, ha regalato lo stabilimento ad un privato, la Sider Alloys, anzi non è che l’ha solo ceduto, gli ha dato pure dei soldi, 148 milioni di euro dall’accordo di programma più 20 milioni di euro dall’Alcoa per il riavvio. In 4 anni si dovevano rioccupare oltre 500 persone e tornare alla produzione. Sapete cosa è accaduto? Pandemia, Via, Aia, PAUR, accordo bilaterale, piano industriale stravolto ogni sei mesi, hanno fatto passare sette anni inutilmente, dove di produzione non se ne parla neanche, e dove anziché fare il revamping per rilanciare lo stabilimento si è andati incontro ad uno smantellamento della sala elettrolisi e l’impianto è diventato una discarica a cielo aperto. Dopo la denuncia delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici ai massimi livelli, al prefetto, al MIMIT, all’assessore dell’Ambiente, alla Provincia, hanno cominciato a porre dei sigilli all’azienda. Siamo soddisfatti? Assolutamente no, perché il nostro unico intento è far ripartire quello stabilimento. Ci preoccupa che, nonostante tutto, il 27 marzo scorso sia venuta nuovamente Invitalia a visitare lo stabilimento, lo abbia fatto in compagnia di un’importante società straniera interessata all’acquisizione dello stesso, e dopo due di giri a vuoto, in cui non gli si è fatto vedere nulla di interessante, si torna a casa. Capite che c’è qualcosa nella politica che non funziona? Mesi e mesi a chiedere verifiche, controlli, poi avvengono, e si ricomincia da capo. Vogliamo, pretenderemo, che il 7 aprile prossimo, quando ci sarà una nuova convocazione al MIMIT, il Governo ci relazioni sulla visita in stabilimento, e ci chiarisca del perché una visita di quel valore, non viene affrontata con le dovute attenzioni. Vorrei ricordare che in quello stabilimento dovevano rientrare al lavoro oltre 500 unità, il picco massimo si è raggiunto a ottobre 2023 con poco più di 110 persone, oggi sono diventate meno di 70. Stiamo chiedendo la discontinuità rispetto a quanto avvenuto sino ad oggi. Sider Alloys, secondo noi, non è in grado di far ripartire un bel niente, il Governo assuma rapide decisioni che portino alla sostituzione in tempi brevi dell’attuale proprietà, alla quale non deve essere riconosciuto nessun altro tipo di finanziamento. Che attendono questo cambio, ci sono oltre 350 lavoratrici e lavoratori ancora in mobilità che hanno fatto lotte, subito denunce in conseguenze delle tante battaglie fatte per garantire il rilancio dello smelter di alluminio primario. Portovesme srl. La crisi della Portovesme, non è iniziata il 5 settembre 2024, lo sanno anche i muri, non prendiamoci in giro. Il patto con il territorio la Glencore lo decide quando alla guida dello stabilimento arriva l’attuale amministratore, che con azioni mirate decide di tagliare il personale incorporando determinate lavorazioni che prima erano di competenza degli appalti e vengono assegnate ai lavoratori diretti. Per un tozzo di pane vengono incorporate delle lavorazioni che danno qualcosa in più ai lavoratori ma riducono gli appalti all’interno dello stabilimento. Si passa nel giro di qualche anno da 1.500 lavoratori a 1.200, vengono interrotte le produzioni derivanti dal calcinato, prodotto nei reparti di arrostimento e lisciviazione, si ferma successivamente la linea del piombo, l’azienda nel periodo della pandemia decide di abbandonare le tariffe energetiche agevolate che attraverso accordi specifici le permettevano di avere costi energetici competitivi e passare per sua scelta al mercato del giorno prima. L’energia, non si consumava, c’era la pandemia, la gente era reclusa in casa, non si poteva uscire, i consumi energetici erano ridotti ai minimi termini, l’ente erogatore abbatteva i costi, quasi sino a regalarla l’energia. I profitti di quel momento erano esorbitanti, ma si sapeva che prima o poi sarebbero terminati. Passa la pandemia fortunatamente, ma questo mondo in cui viviamo non si fa mancare nulla, scoppiano le guerre aggiuntive, vicine come non mai, i mercati impazziscono per la mancanza di circolazione delle materie come avveniva precedentemente, i semiconduttori garantiti per le auto non si trovano più, mandando in crisi una delle più importanti filiere mondiali, quella dell’auto. I governi più industrializzati cominciano a interrogarsi sulle facili delocalizzazioni favorite negli anni, ma è tardi, è tremendamente tardi. Le guerre ci toccano da vicino, scelte discutibili impongono piani di investimento sul riarmo, il prezzo dell’energia elettrica torna ad aumentare a dismisura, e coloro che prima si erano avvantaggiati delle scelte derivanti dal mercato corrente, che prima avevano fatto utili a non finire, cominciano a porsi il problema del costo energetico. A come rinunciare volontariamente ad accordi energetici, favorevoli per guadagnare di più, intaschi soldi a palate dalle scelte che hai deciso di portare avanti, e non appena il mercato ti fa pagare il conto sulla tua ingordigia scarichi tutto sulla collettività? Allora diventa inconveniente produrre in Italia, ed ecco che si portano le produzioni di zinco in altri paesi come Spagna e Germania che garantiscono tariffe energetiche migliori delle nostre. Certo anche noi abbiamo bisogno di tariffe energetiche che permettono alle aziende di essere competitive, ma non abbiamo bisogno di aziende, che privatizzano gli utili e condividono le perdite, perché questo è quello che è avvenuto con Glencore. Che porta alla situazione attuale in cui si rinuncia a produrre zinco in Italia. Attenzione, si rinuncia a produrlo attraverso il processo elettrolitico, non si rinuncia alle produzioni attraverso il Waelz, dove vengono bruciati i fumi di acciaieria.

Veniamo al dunque. Quelle scelte, che ripeto, partono da lontano e non dal 5 settembre 2024, ad oggi fanno varcare i tornelli a poco più di 300 lavoratrici e lavoratori. Siamo davanti a un bivio, dettato dalle dichiarazioni dei ministri e della Presidente della Regione, fatte in fabbrica il 27 dicembre 2024, in cui hanno dichiarato strategiche le produzioni di piombo, zinco e alluminio. Vogliamo provare a conservarle davvero queste produzioni o vogliamo permettere che si continui a produrre solo attraverso i fumi di acciaieria, inventandosi i possibili rilanci produttivi derivanti dal litio e dalle black mass, o dalle filiere terminanti il ciclo con le batterie? Quanti anni ci vorranno? Soprattutto delle due l’una: mettiamo insieme due considerazioni: Glencore dichiara di non volere più produrre zinco in Italia e spara l’idea del litio in futuro. Il Governo dichiara che oltre a essere strategica la produzione di zinco, ci sono soggetti definiti importanti interessati allo stabilimento, e che questo non potrà essere fatto a spezzatino (parole del ministro Adolfo Urso), che quindi non ci potranno essere due galli nel pollaio. Quindi o si produce zinco o si punta al litio, tutte e due le cose non si possono perseguire, io propendo per la prima, sapete perché? Perché la seconda è un salto nel buio, perché la prima è un processo noto che occupava almeno mille persone, e vorrei provare a sfidare il Governo a rispettare gli impegni presi, ma il motivo più importante che fa pendere la bilancia verso quella decisione è essenzialmente uno: le imprese d’appalto e tutti i loro lavoratori, non reggono a lungo l’attuale situazione di 20 a lavoro e 80 in cassa integrazione, guardate che questa situazione l’abbiamo già vissuta in Eurallumina ed in Alcoa. Tutte le aziende in appalto sono fallite e noi vogliamo provare a non rivivere una situazione simile. Per questo siamo disponibili a mettere in campo ulteriori iniziative di lotta.

Poi ci sono le situazioni contingenti che sicuramente non sono meno importanti. Abbiamo urgente bisogno dell’arrivo del gas, della soluzione del DPCM Sardegna, perché sono soluzioni che potrebbero rilanciare l’Eurallumina, azienda che è pronta a mettere a correre un investimento imponente di oltre 300 milioni di euro e che permetterebbe l’assorbimento di gran parte della mano d’opera che sta per perdere il lavoro, che soddisferebbe la fame di lavoro delle aziende che fino a ieri hanno lavorato e in regime di monocommittenza in Glencore, e che permetterebbe di far trovare sfogo a nuove occupazione, non più attraverso gli ammortizzatori sociali CHE NON VOGLIAMO PIÙ, CHE SIA CHIARO. VOGLIAMO IL LAVORO! Così come diventa importante il futuro della centrale dell’Enel e fare in modo che continui la ricerca di appalto all’esterno. Con mano d’opera che non viene pagata, proveniente dall’esterno. È quanto sta accadendo in quella centrale. Vogliamo parlare, infine, dell’importanza del dragaggio del porto è di cosa potrebbe scaturire se si riuscisse a puntare sull’opportunità derivante dal polo nautico. Insomma, non solo crisi ma opportunità importanti che bisogna perseguire giorno dopo giorno. Il momento è adesso.»

Sono intervenuti, nell’ordine: don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale il Lavoro della Diocesi di Iglesias; Pietro Morittu, sindaco di Carbonia; Luca Pizzuto, consigliere regionale e segretario regionale di Sinistra Futura; Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia; Ignazio Atzori, sindaco di Portoscuso; Renato Tocco, segretario territoriale della UILM UIL; Andrea Pisanu, sindaco di Giba e presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis; Giuseppe Masala, segretario territoriale e componente della segreteria regionale della FSM CISL; Manolo Mureddu, assessore dei Lavori pubblici e dell’Ambiente del comune di Carbonia; Giacomo Guadagnini, presidente della commissione Lavori pubblici del comune di Carbonia e consigliere d’amministrazione del Consorzio industriale provinciale Carbonia Iglesias; Mauro Manca (FIOM CGIL,), Massimiliano Lampis, Mauro Usai (RSU CQ-NOL), Luigi Manca, un lavoratore della Portovesme srl in pensione, Elio Cancedda.

Al termine è stato sottolineato che l’incontro è la prima tappa di un nuovo percorso che le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici hanno deciso di iniziare, auspicando la massima unità fra tutte le segreterie e le categorie delle organizzazioni sindacali, le forze politiche e sociali, per rilanciare la vertenza dell’intero polo industriale di Portovesme e restituire al territorio quanto gli è stato tolto in termini di lavoro e quindi di economia, per costruire tutti insieme un futuro migliore a breve, medio e lungo termine, partendo dall’industria e diversificando il tessuto produttivo.

Vediamo le interviste realizzate al termine dell’incontro, in piazza Marmilla, con i segretari Roberto Forresu, Giuseppe Masala e Renato Tocco.

 

 

«Non c’è nessun ‘Piano Todde’ da bocciare. Quella che viene bocciata da Arera, e senza appello, è la dorsale del gas, con la quale chi mi ha preceduto intendeva percorrere tutta la Sardegna, da nord a sud, con delle tubazioni costose, impattanti per il territorio ma soprattutto inutili, un’opera per cui ho da sempre espresso il mio parere contrario perché non risponde alle esigenze di sviluppo della Sardegna.»

Lo ha detto la presidente della Regione Alessandra Todde, commentando la notizia apparsa a mezzo stampa sulle valutazioni dell’Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente sulla metanizzazione dell’isola.

«Il punto di vista esplicitato dall’Autorità dell’energia in una recente delibera non si riferisce, come è chiaro dalla lettura della stessa, alla situazione attualmente in fase di definizione tra la Regione e tutti i soggetti coinvolti, ma fa riferimento alle ipotesi precedenti, assolutamente superate e non più neanche in discussione». Lo ha detto l’assessore dell’Industria Emanuele Cani commentando le notizie apparse sulla stampa locale circa la deliberazione di Arera dell’11 marzo scorso.

«Quella dimostrata da Arera in tutte le interlocuzioni recentiha sottolineato Emanuele Caniè invece una piena disponibilità a collaborare con la Regione sulla nuova infrastruttura di rete del metano, propedeutica a garantire i cittadini sardi con una perequazione del prezzo del gas che sia equilibrato e omogeneo in tutto il territorio regionale.»

«Ho sempre detto e lo ribadisco anche in questa occasione, che il gas è una risorsa utile ma transitoria, necessaria per supportare la decarbonizzazione e garantire stabilità energetica fino a quando non avremo una mix di energia rinnovabile e una tecnologia che copra le necessità civili e industriali dell’isola a tutte le ore e tutti i giorni dell’anno», ha concluso la presidente Alessandra Todde.

«Il PD sardo manifesta la propria preoccupazione, nonostante gli incontri tenuti al MIMIT e le promesse da parte del Governo e delle aziende, le vertenze non trovano soluzione, tanto da arrivare ad oggi con il collocamento in cassa integrazione a zero ore di tutte le lavoratrici e i lavoratori della Sider Alloys. Da parte delle aziende solo promesse, compresa la politica di riconversione che avrebbe consentito di rilanciare il polo industriale, così pure da parte del Ministero che, dopo diversi tavoli tra i vertici delle aziende e le OOSS, ha sancito, uno dopo l’altro, solo dei “nulla di fatto”.»

Lo scrive, in una nota, Alessandro Pilurzu, consigliere regionale del Partito Democratico.

«Ad aggravare una situazione, già di per sé delicata, si aggiungono le ultime promesse illusorie fatte dal Ministro Asolfo Urso lo scorso 27 dicembre che, assieme alla ministra del Lavoro Marina Calderone, ha visitato gli impianti di Portovesme, creando forti aspettative tra i lavoratori e le proprie famiglie, e se non bastasse, sempre il ministro Adolfo Urso ai primi di febbraio ha parlato di un acquirente interessato a rilanciare gli impianti di cui a oggi non si ha tracciasottolinea Alessandro Pilurzu -. Ormai sono quasi due mesi e tutto tace, il silenzio non è del Governo regionale, sia la presidente Alessandra Todde che l’assessore Emanuele Cani si sono sempre resi propositivi e disponibili a un dialogo concreto per trovare tutte le soluzioni possibili per attivare una politica di riconversione degli impianti in una prospettiva sì di tutela dei posti di lavoro ma tutela a lungo termine con produzioni future che possano essere competitive sul mercato anche in termini di costi energetici.» 

«E’ inaccettabile che a pagare siano sempre i lavoratori e interi territori della Sardegna, così come è inaccettabile che si continui a rigettare le responsabilità sul Governo regionale che ha sempre cercato l’appoggio del Ministro. Sia in parlamento che in consiglio regionale il Partito Democratico ha sempre dato pieno sostegno alle politiche del lavoro, tutelando la sicurezza del lavoro, il rispetto dell’ambiente, la tutela occupazionale e la dignità sociale dei lavoratoriconclude Alessandro Pilurzu -. Gli obiettivi si raggiungono con la volontà d’intenti, il Governo centrale chiarisca che cosa intende fare delle promesse fatte, il Governo regionale farà la propria parte.»

I sindaci del Sulcis Iglesiente intervengono ancora una volta a sostegno dei lavoratori e delle lavoratici della Sider Alloys che da oggi 24 marzo saranno collocati in cassa integrazione.

«Dopo anni di sacrifici, di lotte e di costante tensione per la salvaguardia del futuro dei lavoratori e di tutti i cittadiniscrivono i sindaci in una nota -, ci troviamo oggi a dover affrontare una nuova e drammatica realtà. Questo ennesimo fallimento aggrava ulteriormente una situazione socio-economica già critica, che continua a peggiorare mettendo in ginocchio famiglie, intere comunità e il futuro di un0’intera generazione.»

«La mancata risoluzione delle problematiche che affliggono il nostro territorio dimostra, ancora una volta, l’incapacità di un sistema che non riesce a dare risposte tempestive né adeguate alle esigenze di chi lavora e produce, né alle necessità delle famiglie costrette a sopravvivere in un contesto di precarietàproseguono i sindaci del Sulcis Iglesiente -. Abbiamo chiesto risposte, eppure il nostro impegno e la nostra determinazione non sono bastati a fermare un ciclo di incertezza e insicurezza che sembra infinito, In queste condizioni rivolgimento un appello alla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, all’assessore dell’Industria Emanuele Cani e a tutte le istituzioni del Governo nazionale, affinché vengano adottate politiche concrete e urgenti per sostenere i lavoratori, rilanciare l’industria e offrire una prospettiva di crescita a questa terra che merita una visione di futuro e non una continua rincorsa al passato.»

«E’ arrivato il momento di fare scelte decisive e coraggiose per il nostro territorio, per le nostre famiglie e per le generazioni future. Il tempo delle promesse inconcludenti deve finire: come sindaci di queste comunità, insieme a tutti i lavoratori e alle loro rappresentanze, alzeremo la voce per pretendere un cambiamento realeconcludono -. La battaglia continua, e noi siamo pronti a combatterla con ancora maggiore determinazione.»

La sanità nel Sulcis Iglesiente attraversa un momento critico. L’ospedale CTO e il Santa Barbara di Iglesias, strutture fondamentali per il nostro territorio, stanno subendo da tempo un progressivo depotenziamento, con carenze che mettono a rischio il diritto alla salute dei cittadini iglesienti. Liste d’attesa interminabili, carenza di personale medico e infermieristico, reparti in difficoltà, emergenze gestite con affanno: il quadro è chiaro e richiede soluzioni strutturali, non rattoppi temporanei. È il momento di ragionare in una prospettiva più ampia.
La nascita della Provincia del Sulcis rappresenta un’occasione per difendere il sistema sanitario locale, coerenza territorio del Sulcis Iglesiente, riequilibrando i servizi e garantendo un’adeguata assistenza in tutto il territorio. Iglesias, con i suoi ospedali, deve rimanere un riferimento per la sanità del Sulcis, senza perdere ulteriori servizi e con un potenziamento che tenga conto delle reali esigenze della popolazione.

Per questo chiederemo un Consiglio comunale straordinario convocato a Iglesias, alla presenza della Presidente della Regione Alessandra Todde e dell’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi e della direttrice dell’ASL del Sulcis Iglesiente Giuliana Campus. Rappresenterà un’occasione importante per chiedere impegni concreti. Servono risorse per il personale, riapertura e potenziamento dei reparti, investimenti in tecnologie e infrastrutture.

Come Iglesias Avanti, crediamo che la sanità vada difesa con azioni concrete, non con prese di posizione estemporanee e campanilistiche.
È il momento di unire le forze per garantire ai cittadini un servizio sanitario all’altezza dei bisogni del territorio.

Federico Melis e Gianna Concu (gruppo consiliare Iglesias Avanti)

Il sindaco di Carbonia ha chiesto alla presidente della Regione Alessandra Todde, all’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi e alla direttrice generale della Asl Sulcis Giuliana Campus, la disponibilità per la partecipazione ad un Consiglio comunale straordinario sulla Sanità.

«Gentile Presidente Todde, Egregio Assessore Bartolazzi, gentile Dottoressa Campus, nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Carbonia, svoltasi mercoledì 12 Marzo 2025, è stata approvata una mozione recante per oggetto “Richiesta di convocazione di un Consiglio Comunale straordinario sulla Sanità – ha scritto Pietro Morittu -. Pertanto, con la presente si reitera la richiesta di una Vostra disponibilità a presenziare, in una data a Voi congeniale, al Consiglio Comunale straordinario sulla sanità nel corso del prossimo mese di Aprile. In tale occasione saranno presenti anche le organizzazioni sindacali del territorio e le associazioni dei pazienti. Pertanto, vi chiediamo cortesemente un riscontro entro 10 giorni dalla presente, indicandoci una o più date ipotetiche per l’organizzazione e la convocazione dei lavori. Si coglie l’occasione per ribadire – in linea con quanto affermato dal sottoscritto in occasione della Conferenza Sociosanitaria dello scorso 13 Febbraio – indipendentemente dalle modalità di erogazione del servizio per il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza, la necessità di rispettare quanto previsto dalla Legge di Ridefinizione della Rete Ospedaliera del 2017, chiedendo alle S.V. la riapertura dei reparti chiusi e il potenziamento di quelli che ad oggi risultano in sofferenza, al fine di consentire all’Ospedale di Emergenza-Urgenza P.O. Sirai di poter assolvere pienamente le proprie funzioni e prerogativeha concluso Pietro Morittu -. In attesa di un Vs. riscontro in merito, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.»

«Bene la convocazione del tavolo al Mimit. La situazione di Portovesme è di tutto l’indotto deve essere affrontata con serietà per garantire un futuro all’impianto, alle lavoratrici e ai lavoratori.»
Lo scrive in una nota la senatrice del M5s in commissione Industria Sabrina Licheri.
«La Regione Sardegna è la Presidente Alessandra Todde hanno fatto tutto quanto in loro potere per affrontare la crisi aziendale ora serve la volontà politica per assicurare la continuità produttiva di Portovesme», conclude Sabrina Licheri.