17 August, 2024
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Le segreterie nazionali FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM-UIL hanno chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico, per fare il punto sulla delicata situazione del progetto di rilancio della produzione di alluminio anello stabilimento Sider Alloys di Portovesme. La richiesta è stata inviata per conoscenza al sottosegretario Alessandra Todde e al vice capo di gabinetto Giorgio Sorial.

L’incontro, se verrà convocato, inevitabilmente, vista l’emergenza sanitaria, si terrà in videoconferenza.

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«Abbiamo chiesto nuovamente tempi stretti per la conclusione dell’accordo per il contratto per la fornitura dell’energia per lo smelter Sider Alloys di Portovesme perché i lavoratori in mobilità non possono più sopravvivere con il modesto sostegno economico della mobilità in deroga decurtato e pagato ogni anno con infiniti ritardi.»

Lo dichiara Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm del settore metallurgico, al termine dell’incontro tenutosi in videoconferenza, al quale hanno partecipato la sottosegretaria Alessandra Todde e Giorgio Sorial per il MiSE, i rappresentanti di Invitalia, Regione Sardegna e SiderAlloys.

«Abbiamo avuto conferma dell’impegno di tutti i soggetti interessati – aggiunge Guglielmo Gambardella – nel voler raggiungere una soluzione per far ripartire la fabbrica di alluminio del Sulcis. In questo momento il prezzo dell’energia è molto favorevole e la conclusione del contratto con Enel renderebbe ancora più sostenibile il business plan di SiderAlloys.»

«Auspichiamo che le interlocuzioni con l’operatore finanziario-assicurativo, coinvolto nell’operazione per prestare ulteriori garanzie per riavvio della produzione di alluminio, possano portare ad una soluzione positiva, alla luce della maggiore disponibilità di Enel a raggiungere un’intesa. Ci associamo all’invito fatto dalla sottosegretaria Alessandra Todde a Invitalia, SiderAlloys ed Istituzioni conclude Guglielmo Gambardella – ad impegnarsi ulteriormente ognuno per la propria parte per raggiungere l’obiettivo della ripartenza dello smelter che rappresenterebbe anche quella di un intero territorio.»

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La vertenza Sider-Alloys a tutt’oggi non è ancora conclusa in quanto il problema delle tariffe elettriche non è stato risolto, ma proprio in riferimento a ciò è interessante conoscere le dichiarazioni della sottosegretaria del Mise con delega alle Attività produttive, Alessandra Todde, da mesi impegnata nella vertenza Sider-Alloys.
«Come ho avuto modo di dimostrare in tutti questi mesi di lavoro, la Sardegna, ed in particolare le sue aree di crisi, come il Sulcis, mi stanno a cuore – dice Alessandra Todde -. Per questo ho lavorato silenziosamente in queste settimane in modo da facilitare la trattativa in corso per la chiusura del contratto di fornitura dell’energia di Sider Alloys. La mia esperienza aziendale mi insegna che gli atti conclusivi di una trattativa sono i più delicati e, a questo proposito, mantengo il mio ottimismo, offrendo il tempo necessario alle parti per raggiungere il traguardo che i lavoratori ed il territorio si aspettano.»

«Il Mise sta monitorando il percorso della mobilità in deroga per cercare di accelerare il più possibile i tempi. Il decreto è stato firmato al ministero del Lavoro ed è attualmente al MEF. Il suo sblocco si attende nei prossimi giorni. Ho deciso quindi, con l’accordo delle parti, di convocare, il 19 marzo presso il ministero dello Sviluppo economico – conclude Alessandra Todde -, il tavolo di aggiornamento in video-conferenza con tutti gli attori coinvolti sulla situazione di SiderAlloys.»
Armando Cusa

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«Poca chiarezza e nessuna trasparenza. Il Contratto istituzionale di Sviluppo Sud Sardegna e Città metropolitana di Cagliari rischia di trasformarsi in un bluff, uno dei tanti di una politica nazionale miope e poco attenta ai reali bisogni del Sud Sardegna. Alle necessità e alle aspettative di tutto il territorio più a Sud dell’isola, sia chiaro, e non soltanto di alcuni Comuni, forse privilegiati per il “colore” politico di chi li amministra.»

La denuncia è del sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci.

«Ad oggi, infatti, non c’è alcuna chiarezza sui tempi e sulle modalità di approvazione e finanziamento dei progetti presentati dai Comuni (le proposte di intervento sono ben 516), e manca totalmente la trasparenza, indispensabile per una procedura in cui in ballo ci sono centinaia di milioni di euro – aggiunge Ignazio Locci -. Il comune di Sant’Antioco ha presentato una scheda dettagliata per un’azione che potrebbe rilanciare l’isola e l’intero territorio. Eppure, nonostante la congruità e la fattibilità della nostra proposta, abbiamo il timore che questo Governo sia facilmente influenzabile dall’appartenenza politica di alcuni Comuni. Non vorremmo, dunque, che ci fossero Centri trattati con i guanti, magari perché a guida cinque stelle, e ce ne fossero altri meno “importanti” e da ignorare perché non allineati all’attuale Governo nazionale. Se il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte pensa che nel Sud Sardegna qualcuno abbia l’anello al naso, si sbaglia di grosso. Non abbiamo alcuna intenzione di piegarci a queste logiche stantie, peraltro proprio quelle che i nuovi governanti avevano giurato di voler cancellare.»

«Detto ciò, facciamo un appello alla Sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde – conclude il sindaco di Sant’Antioco -, affinché si faccia garante sia di procedure trasparenti, sia degli interessi di tutti i Comuni partecipanti, non soltanto di alcuni.»

 

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«Venerdì sera ho partecipato al Tavolo Istituzionale di lavoro convocato e presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte alla presenza del sottosegretario del MiSE Alessandra Todde, dell’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, dei rappresentanti di tutti i ministeri e del presidente del CNR, per condividere i criteri di valutazione, il cronoprogramma e le attività da svolgere per il proseguo del Contratto Istituzionale di Sviluppo Cagliari. Io ho partecipato in qualità di delegato dal sindaco di Carbonia Paola Massidda per il capoluogo della provincia del Sud Sardegna. Erano presenti anche il prefetto di Cagliari dott. Bruno Corda, il delegato della Regione Autonoma della Sardegna assessore dell’Urbanistica Quirico Sanna, il sindaco della Città Metropolitana di Cagliari e della città di Cagliari Paolo Truzzu ed il commissario straordinario della provincia del Sud Sardegna ing. Mario Mossa.»

Lo scrive, in un post pubblicato su Facebook, Luca Caschili, assessore della Pianificazione strategica, Territoriale ed Urbanistica del comune di Carbonia.

«Tutti questi soggetti partecipano al Tavolo Istituzionale con pari titolo e pari funzioni, per valutare ben 679 proposte progettuali che hanno coinvolto 148 stakeholder di cui 81 enti pubblici, 66 privati ed un consorzio pubblico/privato, nei settori: turistico, culturale e di valorizzazione delle risorse ambientali; sviluppo economico, produttivo e occupazionale; infrastrutture; ambiente; occupazione, inclusione sociale e lotta alla povertà, istruzione e formazione. Le richieste ammontano a ben 3,15 Mld/€ – conclude Luca Caschili -. Il Contratto di sviluppo rappresenta una importante opportunità per il Sud Sardegna che ha risposto e risponderà con grande entusiasmo e competenza alla chiamata del presidente del Consiglio.»

 

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Il dibattito sul progetto di metanizzazione della Sardegna si anima sempre più. Dopo l’incontro svoltosi venerdì mattina al MiSE, che non ha portato novità e, anzi, ha ribadito la posizione del M5S contraria alla dorsale, sono stati diversi gli interventi di esponenti delle forze politiche e sindacali, alcuni dei quali abbiamo già riportato nei giorni scorsi.

Sono molto dure, in particolare verso la sottosegretaria di Stato del MiSE Alessandra Todde (M5S), del segretario regionale del Partito Democratico, Emanuele Cani.

«Dopo le dichiarazioni della sottosegretaria al MiSE a proposito della metanizzazione della Sardegna c’è veramente poco da stare allegri ma parecchio da preoccuparsi – ha detto Emanuele Cani -. La fase di uscita dal carbone si avvicina ma di soluzioni alternative non pare se ne vedano. La metanizzazione dell’isola viene sollecitata da più parti come necessaria per arrivare a un sistema economico produttivo in grado di competere con gli altri centri d’Italia e d’Europa.»

«Ancora una volta si scivola sul populismo minimo che non giustifica tecnicamente e scientificamente certe posizioni – ha aggiunto Emanuele Cani -. La scelta della costruzione della dorsale, così come la metanizzazione dell’isola, passa per un lungo percorso di studio e concertazione e valutazione tecnico scientifica. Dire oggi che non si fa più nulla è, quantomeno, azzardato. E, come spiegano i tecnici e gli esperti, non potrà essere il collegamento con la Sicilia (da costruire chissà quando e con quali soldi) a fornire l’energia termica di cui hanno bisogno le nostre aziende ma anche le nostre case. Chi assume posizioni di governo deve lavorare per trovare soluzioni ai problemi e non crearne altri – ha concluso il segretario regionale del Parttito Democratico -. Più che si proclami la Sardegna ha bisogno di atti concreti e interventi immediati.»

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«Un confronto utile a capire ulteriormente le posizioni, ma che non fa registrare passi avanti concreti nella definizione dei percorsi possibili per arrivare agli obiettivi prefissati.»

Così il segretario regionale della Cgil Michele Carrus ed il segretario regionale Filctem Cgil Francesco Garau, hanno commentato la riunione svoltasi al MiSE, convocata dalla sottosegretaria Alessandra Todde.

«Il tempo delle scelte però, non è una variabile indifferente – ha detto Michele Carrus – perché, ad esempio, senza il gas si rischia di restare inchiodati al carbone, anche dopo il 2025: questa sarebbe la prima conseguenza di tanta incertezza.»

Resta sul tavolo di ieri – secondo Michele Carrus e Francesco Garau – quanto definito nel Pniec ormai approvato, che fissa obiettivi, anche condivisibili, ma non risolve di per sé i problemi sul campo: la stessa realizzazione del nuovo elettrodotto Sardegna-Sicilia avverrà, infatti, molto dopo il 2025, dato che allo stato attuale non è un progetto ma solo un’idea-obiettivo e non rappresenta comunque in alcun modo l’alternativa al carbone, che deve invece essere trovata subito, se si vuole davvero arrivare al phase out in tempi rapidi. Questo emerge, infatti, dalla disponibilità dei produttori di energia, Enel ed Eph, a realizzare la riconversione delle loro centrali, purché si definisca un quadro programmatico e regolatorio certo per l’utilizzo del gas, in assenza del quale non sono in grado di fare progetti. Il metano resta a detta di tutti una fonte indispensabile per la Sardegna, ma il Governo al momento ha rinviato la decisione definitiva sulla rete di trasmissione a terra nell’Isola allo studio costi-benefici affidato alla Rse da Arera ed atteso entro marzo.

«Noi siamo per lo sviluppo e la mobilità sostenibile, per il risparmio e l’efficienza energetica, per uno sviluppo programmato delle fonti rinnovabili – che però non sono tutte uguali e dovremmo iniziare a dire qualche no ad ulteriore eolico a terra e fotovoltaico in campagna, e molti più sì a termodinamico e biogas», ha detto Michele Carrus – sottolineando che «la decarbonizzazione è obiettivo indispensabile e raggiungibile solo con il metano, su cui sono tutti d’accordo, ma occorre anche chiarirsi sulle modalità con cui si porta e si usa, perché, per noi, deve arrivare a tariffe perequate col resto del Paese ed essere distribuito nel modo più efficace, conveniente e sostenibile, ovvero attraverso la dorsale, non certo con la follia della distribuzione affidata alle autobotti».

Solo così – avvertono Cgil e Filctem – si garantisce il controllo pubblico della risorsa e dell’infrastruttura contro il monopolio che nei singoli bacini starebbe altrimenti in mano ai titolari dei depositi costieri. Il segretario ha poi messo l’accento sulla necessità di sbloccare il porto canale dall’anacronistico vincolo paesaggistico ancora esistente che frena il rilascio dell’autorizzazione al deposito e rigassificatore di Cagliari e allo stesso sviluppo delle attività portuali, che sono in crisi. Insomma un incontro interlocutorio dal quale si esce con gli stessi interrogativi, e le stesse preoccupazioni, della vigilia.

«L’auspicio – concludono Michele Carrus e Francesco Garau – è che si inverta la rotta andando spediti verso la realizzazione, con programmi precisi, progetti percorribili e tempi stretti, degli obiettivi prefissati. Per farlo basterebbe rispettare, intanto, gli accordi sul piano di metanizzazione presi nel 2016 tra Governo e Regione, senza tergiversare ancora.»

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«Abbiamo preso l’impegno di avviare un immediato confronto tra Governo, azienda e parti sociali per trovare una soluzione condivisa finalizzata alla salvaguardia dell’occupazione dei circa 800 dipendenti della Sider Alloys. Il percorso che abbiamo intrapreso individuando le soluzioni più adeguate per mettere in sicurezza i lavoratori – in attesa del riavvio produttivo dello stabilimento di Portovesme – deve essere adesso portato a termine con celerità.»
Lo ha detto l’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, a margine dell’incontro che si è tenuto oggi al ministero del Lavoro e Politiche sociali, presieduto dal sottosegretario Stanislao Di Piazza. La riunione è stata convocata in seguito al vertice della settimana scorsa al ministero dello Sviluppo economico, nel quale l’azienda si era presa l’impegno di congelare il licenziamento collettivo e di stabilire, in unità di intenti tra Regione e Governo, nuove procedure di sostegno e proroga degli ammortizzatori sociali, in attesa della definizione della vertenza che porterà al rilancio produttivo e alla salvaguardia occupazionale del sito del Sulcis.

«Il percorso tracciato oggi permette, secondo la legge di stabilità 2020, l’emanazione con la massima urgenza dei decreti attuativi, di concerto con il ministero del Lavoro ed il ministero dell’Economia e finanza, per la mobilità in deroga. Inoltre, deve essere trovata un’integrazione al reddito per i lavoratori arrivati alla quarta proroga, che attualmente beneficiano di ammortizzatori che vanno ben al di sotto della soglia di povertà.»

Nel corso dell’incontro, al quale ha partecipato il sottosegretario del MiSE, Alessandra Todde, è stato anche affrontato il tema sul sostegno al reddito per i lavoratori di Eurallumina, a seguito della sottoscrizione dell’accordo del 12 dicembre scorso. In ragione di ciò è stata chiesta una significativa accelerazione all’iter di concessione della cassa integrazione. Al termine del vertice, l’esponente della Giunta Solinas ha rassicurato sulla «necessità di un quadro stabile e duraturo del sistema degli ammortizzatori sociali in tempi brevi per dare risposte concrete a tutti i lavoratori».

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«Per la seconda volta il ministero ha ascoltato le posizioni delle parti, ma non ha sciolto i nodi e tanto meno ha dato indicazioni sulla transizione energetica della Sardegna
l segretario generale della Uiltec Sardegna, Pierluigi Loi, esprime forte insoddisfazione e preoccupazione dopo l’attesa riunione per il phase out dal carbone delle centrali sarde tenutasi questa mattina al ministero dello Sviluppo economico.

«Nella riunione di oggi non sono state date indicazioni sull’alimentazione dei 400 MW a gas previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), non sono date risposte sulla dorsale a gas, né sui tempi autorizzativi delle infrastrutture necessarie alla transizione – spiega Pierluigi Loi -. Pertanto, come UILTEC esprimiamo forte insoddisfazione ma anche preoccupazione, in quanto su una materia così delicata pare si voglia prendere tempo e non si decida. La transizione energetica verso uno sviluppo sostenibile si fa con i fatti e gli investimenti non con le chiacchere e tempi biblici. Oggi ci saremo aspettati risposte concrete dal sottosegretario Alessandra Todde, ma queste risposte non sono arrivate

Secondo la Uiltec la transizione energetica e sostituzione del carbone con altre fonti, il cui completamento è previsto nel 2025, deve inevitabilmente passare attraverso la metanizzazione dell’isola.

«Tutti, a partire dalla politica nazionale, devono prendere responsabilmente coscienza del problema e dare risposte concrete senza farsi prendere dalla sindrome dello slogan ambientale di comodo: la Sardegna ha bisogno di fatti concreti.»

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«La decisione di un phase out dal carbone nel 2025 va accompagnata da interventi qualificati e adeguati per assicurare una transizione del sistema energetico in piena sicurezza che rispetti le specifiche peculiarità della Sardegna e non comprometta le prospettive di sviluppo dei nostri territori.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, al termine del vertice sull’energia convocato a Roma al ministero dello Sviluppo economico dal sottosegretario Alessandra Todde, al quale hanno partecipato l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, per delineare lo scenario futuro nell’Isola, in vista dell’uscita dal carbone nel 2025 delle centrali termoelettriche di Fiumesanto e del Sulcis. All’incontro erano presenti gli amministratori dei Comuni interessati (Portoscuso, Sassari e Porto Torres), i sindacati ed i rappresentanti delle società elettriche Terna, Enel e Invitalia e delle associazioni ambientaliste.

«Abbiamo definito con chiarezza la posizione della Regione sul tema, chiedendo soluzioni che ci vedano protagonisti e che portino vantaggi per il territorio e per i cittadini – ha detto l’assessore regionale dell’Industria Anita Pili -. Siamo consapevoli che esista l’esigenza di coniugare lo sviluppo e il risparmio del costo dell’energia con il rispetto dell’ambiente e su queste posizioni attesteremo la nostra azione.»

«Siamo convinti – ha sottolineato l’assessore Anita Pili – che la soluzione per ridurre l’impatto ambientale con il contenimento del costo dell’energia sia la realizzazione di una infrastruttura energetica che permetta di veicolare una fonte meno inquinante del carbone, utilizzabile in ambito termico ed elettrico, e che consenta di riconvertire i siti industriali, per essere competitivi sul mercato internazionale e soprattutto per garantire il livello occupazionale.»

All’interno del Pniec (piano nazionale integrato energia e clima), presentato alla Commissione europea, è già tracciato il percorso finora condiviso dalla Regione e dal Governo. Considerando l’obiettivo della decarbonizzazione, che nel Piano nazionale è legata alla distribuzione del metano in Sardegna.

«Lavorare per la corretta transizione energetica – ha aggiunto Anita Pili – significa lavorare per garantire condizioni di opportunità per le generazioni future, significa abbattere una delle condizioni di insularità della nostra isola, ma significa soprattutto, creare condizioni che arginino il largo fenomeno dello spopolamento. Ora – ha concluso l’assessore regionale dell’Industria – spetta all’Esecutivo nazionale decidere se metterci nelle migliori condizioni per abbandonare il carbone, consentendo così all’intero Paese di realizzare la decarbonizzazione.»