22 December, 2024
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«Registriamo la disponibilità del Governo a impegnarsi per risolvere la crisi Portovesme; si tratta comunque di una risposta certamente assai tardiva e insufficiente». Questo il duro attacco del senatore sardo del PD Marco Meloni, dopo aver partecipato all’incontro del tavolo di crisi sulla vicenda Glencore tenutosi oggi al MIMIT.

«La convocazione di oggi arriva dopo mesi di immobilismo e indifferenza, nonostante negli uffici ministeriali la vertenza fosse aperta da tempo – aggiunge Marco Meloni -. Speriamo che perlomeno l’unità delle istituzioni, testimoniata oggi dalla presenza, accanto ai rappresentanti dei lavoratori, della presidente della Regione Alessandra Todde, degli assessori Emanuele Cani e Desirè Manca e di una rappresentanza del Consiglio regionale, possa impedire un disastro produttivo, industriale e sociale, che – se venisse realizzato il disegno prospettato ancor oggi dall’azienda – porterebbe alla perdita di oltre 1.000 posti di lavoro. L’Italia ha bisogno di  una strategia industriale coerente e di ampio respiro, che il Governo si è dimostrato totalmente incapace di elaborare.»

«La priorità deve ora essere la salvaguardia della produzione a Portovesme e la tutela di ogni singolo posto di lavoroprosegue il senatore Marco Meloni -. Ma deve essere chiaro che non basta mettere una pezza temporanea: servono investimenti e un vero rilancio industriale per la Sardegna e per l’Italia intera. È inaccettabile pensare che il Governo, dopo aver varato un provvedimento frettoloso e non coordinato sulle materie prime critiche, possa rimanere ora passivo di fronte al rischio concreto di chiusura di uno stabilimento strategico per la metallurgia dei non ferrosi, cruciale per l’industria nazionale. I lavoratori di Portovesme hanno il diritto di ricevere pieno sostegno in questo momento critico», conclude Marco Meloni.

Il Gruppo Pd nel Consiglio comunale di Carbonia ha presentato una mozione per la convocazione di un Consiglio urgente sulle vertenze industriali aperte nel Sulcis Iglesiente

Dopo aver evidenziato che il Sulcis ha attualmente circa 30.000 disoccupati ed è in atto un serio pericolo di desertificazione del tessuto industriale di Portovesme con un alta possibilità di perdere altri 6000 posti di lavoro tra diretti, indiretti e indotto, verificato che la società Portovesme S.r.l. nel 2023 ha bloccato la produzione della linea piombo e ha annunciato la fermata della linea zinco che rappresenta l’80% dell’attuale produzione, dichiarando di voler mantenere in esercizio solo i forni Welz e preso atto che l’impianto Eurallumina ha congelato la produzione dal 2009 e che a oggi non si conoscono programmi certi per la ripresa, verificato che Sideralloys Italia S.p.A subentrata alla società Alcoa nel 2018, non è ancora in piena produzione e non si conoscono né i tempi, né i programmi per la piena ripresa produttiva; lo stesso dicasi per la sala elettrolisi ferma ormai da troppo tempo e, infine, considerato che la centrale Enel terminerà la produzione di energia da fonti fossili nel 2025 (si è in attesa di una proroga per il 2028) e attualmente non si conoscono i programmi per le produzioni alternative, i I consiglieri Giacomo Guadagnini, Ivonne Fraternale e Alberto Pili, con la mozione impegnano il sindaco Pietro Morittu a programmare con urgenza un Consiglio aperto con tutti i sindaci del territorio, con la presenza del presidente della Regione Alessandra Todde, con l’assessore dell’Industria Emanuele Cani, con i consiglieri regionali del Sulcis Iglesiente Alessandro Pilurzu, Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu, con le organizzazioni sindacali e con gli imprenditori, per individuare ogni possibile iniziativa a sostegno di tutte le vertenze aperte.

 

 

Si sono conclusi ieri, a Carbonia, nella sala convegni della Sotacarbo, gli incontri promossi dalla presidente della regione, Alessandra Todde, per confrontarsi con le rappresentanze locali e raccogliere indicazioni e le proposte di sviluppo sostenibile e innovazione energetica. All’incontro nella città mineraria hanno partecipato, tra gli altri, gli assessori Francesco Spanedda, Emanuele Cani, Rosanna Laconi e Ilaria Portas e una vasta rappresentanza di sindaci, amministratori e tecnici dei comuni del Sulcis Iglesiente.

Tra le piccole e grandi realtà della provincia del Sud Sardegna, com’è avvenuto in mattinata anche a Villacidro per la provincia del Medio Campidano, è emersa la preoccupazione per le sorti di territori già molto trasformati da attività estrattive e industriali, ma anche un interesse delle comunità per l’autoproduzione. Quest’ultimo è un elemento che, come confermato dall’assessore dell’Industria, Emanuele Cani, sarà centrale nel nuovo Piano Energetico Regionale.

«Siamo tutti d’accordo sul fatto che dobbiamo andare verso un mondo più pulito e decarbonizzare le nostre società. Avanzo due proposte che non vogliono essere provocatorie, ma concrete, che dipendono un po’ dal punto di osservazione di questo momento che stiamo vivendo. La transizione energetica può essere una grande opportunità, oppure un’ennesima servitù. Se si tratta di avere 6,2 GW di servitù energetica, togliamo la servitù militare al poligono di Quirra, mettiamo i pannelli in un territorio già compromesso e chiudiamo la partita. Se invece non è una servitù ma un’opportunità, questa deve essere vissuta e partecipata dalle comunità e dagli enti locali e deve avere un riflesso sulla vita dei cittadini e sulle imprese. Anche i Comuni potrebbero essere sostenuti e finanziati per realizzare impianti FER a beneficio delle proprie comunità e contribuire a raggiungere buona parte di quei 6,2 GW», ha dichiarato a Villacidro il sindaco di Serramanna, Gabriele Littera.

«Oggi è stata una giornata molto importante per il nostro territorio, che ha già dato tantissimo in termini di energie rinnovabili. A breve la legge arriverà in aula, è quindi importante capire le esigenze dei territori. La strada giusta è quella della collaborazione per la transizione energetica, che sia a favore delle comunità e a tutela della Sardegna», ha dichiarato sempre a Villacidro il consigliere regionale Emanuele Matta.

«L’effetto cumuloha precisato l’assessore degli enti locali, Francesco Spanedda è uno degli effetti che dobbiamo considerare all’interno del testo di legge. Ecco perché per noi è importante valutare le informazioni che abbiamo richiesto ai rappresentanti locali attraverso il questionario che è stato distribuito. Non ci interessa favorire alcun tipo di colonialismo. Proprio per questo pensiamo che pianificare il territorio significhi governare e gestire il nostro futuro energetico, secondo modalità di transizione energetiche che siano utili alla popolazione della Sardegna.»

Rosanna Laconi, assessora della difesa dell’ambiente, si è detta «a favore di una transizione energetica rispettosa, prima di tutto, della salute delle persone e dell’ambiente».

Gli incontri con i territori riprenderanno a breve per la condivisione della prima bozza del disegno di legge sulle “Aree idonee”.

Vediamo l’intervista realizzata con l’assessore dell’Industria, Emanuele Cani.

 

       

La presidente della Regione, Alessandra Todde, a Carbonia in serata per partecipare alla festa di Sinistra Futura, al parco di Villa Sulcis, nel pomeriggio ha partecipato ad un incontro con i lavoratori della Portovesme srl, organizzato nella sala riunioni dello stabilimento.

«Con la presidente della Regione Alessandra Todde abbiamo incontrato i lavoratori della Glencore a Portovesme – ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani -. Nel corso dell’incontro abbiamo ribadito la nostra posizione: Glencore ha disatteso tutti gli accordi e gli impegni presi. Non accetteremo in alcun modo che venga fermata la linea zinco lasciando attivo solo il sito della discarica. Non lo permetteremo. Glencore aveva assunto l’impegno di tenere attiva la linea zinco sino alla transizione delle nuove iniziativeha concluso Emanuele Cani -. Ci batteremo in tutte le sedi e con le azioni opportune per difendere produzione e lavoratori.»

 

La memoria dell’eccidio di Buggerru del 1904, nel quale tre minatori morirono falciati dal fuoco del Regio esercito chiamato a stroncare uno sciopero alla miniera Malfidano, si è rinnovata anche quest’anno nella commemorazione che ha riunito nella cittadina mineraria le massime autorità civili sarde e i rappresentanti dei sindacati. Ma non solo, grazie alla volontà del Comune, il 120° anniversario è diventato spunto per la firma del Patto di Buggerru, che suggella l’impegno comune tra la Regione Sardegna e i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil per costruire migliori condizioni di lavoro nell’isola.

«È una giornata storica ha detto la sindaca Laura Cappelli all’apertura della commemorazione civile -. L’episodio del 1904 ha creato un prima e un dopo in quella che è diventata la storia del movimento dei lavoratori italiani. Oggi, 120 anni dopo, portiamo a compimento quel cammino di lotta. Vogliamo mantenere vivo il ricordo dei caduti, ma anche, con la firma del Patto che l’amministrazione comunale ha fortemente voluto e di cui è stata promotrice, rafforzare questa giornata del 4 settembre come simbolo di un’identità collettiva costruita sulla democrazia, sul lavoro e sull’impegno per la giustizia sociale. Abbiamo il dovere di ricordare quel sacrificio, ma soprattutto di continuare nell’azione comune per garantire sicurezza e dignità del lavoro, che oggi come 120 anni fa, ancora mancano.»

La mattinata di commemorazione si era aperta con la santa Messa celebrata da don Marco Angius, parroco di Buggerru. Nella sua omelia, il sacerdote si è soffermato sui temi del lavoro, ha ricordato le troppe morti dei lavoratori e ha ribadito l’importanza della memoria attiva: «Non dovremmo mai dimenticareha dettola storia del nostro paese e della Sardegna e le lotte dei lavoratori e dei sindacati per ottenere diritti a favore dei più poveri e dei più umili. E abbiamo il dovere di tenere vivo questo ricordo anche nei più giovani, perché non dimentichino le nostre radici e il nostro percorso».

Dopo la deposizione di una corona di fiori davanti alla targa che ricorda il sacrificio di Felice Littera, Salvatore Montixi e Giustino Pittau, la sindaca Cappelli ha letto i saluti della ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, che, in una lettera, ha ribadito come «questa pagina di storia dev’essere ricordata per conservare la consapevolezza di un percorso complesso, travagliato e talvolta tragico attraverso il quale è stato realizzato l’equilibrio tra tutele e doveri nel mondo del lavoro».

La parola è poi passata ai rappresentanti istituzionali.

Il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini ha ricordato che «quello che è successo qui nel 1904 appartiene a tutta la Sardegna e ci ricorda che lo sciopero sia un grande atto di democrazia. È necessario difendere questo diritto messo in discussione di alcuni e difendere la dignità del lavoro. Ieri gli ultimi erano i minatori, oggi  sono i lavoratori stranieri sfruttati nei campi. L’Eccidio non è un episodio che appartiene solo alla memoria, ma è attuale anche oggi, dove non viene garantito un salario minimo e la Sardegna è l’ultima regione in Europa per gli stipendi».

La presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde ha fatto appello all’unità di tutte le forze in campo: «In questa data simbolicaha dettomi sono impegnata con la sindaca e le organizzazioni sindacali per sottoscrivere un patto che investa la Regione della responsabilità di mettere risorse per la sicurezza e la dignità del lavoro. Se i lavoratori sono precari e il lavoro è poco dignitoso e poco pagato, non serve celebrare i numeri sulla crescita finta dell’occupazione. Tanto è stato fatto, ma tanto è ancora da fare e uniti possiamo ottenere grandi risultati».

La mattina di celebrazioni si è chiusa con gli interventi dei rappresentanti sindacali. Davanti a una piazza Eccidio colma di bandiere delle tre sigle confederali, il segretario confederale nazionale della Cisl Ignazio Ganga, il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi hanno celebrato la profonda attualità del sacrificio dei minatori di Buggerru.

«La rievocazioneha detto Ignazio Gangaci chiama alla speranza, all’impegno e alla volontà di istituzioni e parti sociali perché questi eventi facciano germinare nuovi orizzonti di libertà e giustizia. Il 4 settembre è il giorno dell’impegno e della partecipazione.» Dal canto suo, per Emanuele Ronzano, «la ricorrenza dei 120 anni ci chiama a rinnovare l’impegno per le nostre battaglie perché ci sono tanti diritti da tutelare: per esempio, non arretreremo davanti a quella classe politica che mette in discussione il diritto allo sciopero». Daniela Barbaresi ha richiamato che «c’è ancora la stessa fatica dei secoli passati, perché le condizioni di lavoro sono vera emergenza di questo paese. Per non dimenticare il passato, dobbiamo agire nel presente  guardando al futuro».

Subito dopo la fine degli interventi, la presidente Todde e i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Fausto Durante, Pier Luigi Ledda e Maria Francesca Ticca, hanno sottoscritto il Patto di Buggerru.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha partecipato stamane alla commemorazione dell’uccisione degli operai della miniera di Malfidano del 4 settembre 1904 che portò pochi giorni dopo al primo sciopero generale d’Italia.

«In quei moti morirono 4 lavoratori: Felice Littera, Salvatore Montixi, Giustino Pittau e Giovanni Pilloni. E la Regione Sardegna ha orgogliosamente onorato la memoria di chi si è battuto per il diritto ad un lavoro dignitoso e ad una vita dignitosa. Ma non solo ricordo e memoria, ma anche fatti e azioni concreteha detto Alessandra Todde -. Ho firmato, insieme ai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, il Patto di Buggerru, un protocollo di intesa per la qualità, la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E siamo la prima Regione d’Italia a farlo. Perché in Italia e in Sardegna troppo spesso leggiamo di lavoratori e lavoratrici che perdono la vita sul posto di lavoro. Perché in Sardegna la salute e la sicurezza per chi lavora non sono temi secondari, ma emergenze che vanno affrontate anche attraverso un impegno straordinario delle Istituzioni. E noi questo impegno lo prendiamo per costruire con i sindacati, i lavoratori e le lavoratrici azioni utili a promuovere la qualità, la salute e la sicurezza sul lavoro. La Sardegna si conferma capofila nella lotta per i diritti dei lavoratori. E sono orgogliosa di esserne la presidente e di poter rappresentare il nostro popolo.»

“Noi nascemmo in quel giorno dal sangue che moriva”, scrisse il poeta minatore Manlio Massole ricordando i tre minatori uccisi il 4 settembre 1904. Caduti per ottenere migliori condizioni di lavoro, “eroi senza medaglia” il cui esempio è ancora attuale, anche in un mondo profondamente cambiato dove però non è finito lo sfruttamento dei lavoratori. Lo ha ribadito oggi, a Buggerru, il convegno “L’Eccidio di Buggerru del 4 settembre 1904 – L’importanza e l’incidenza dell’evento nell’ambito storico, sociale e giuridico”, organizzato nell’ambito delle celebrazioni del 120mo anniversario della repressione che schiacciò nel sangue la protesta dei lavoratori della miniera Malfidano.

Introdotti e coordinati dal giornalista Anthony Muroni, i lavori del convegno hanno voluto fare luce  su aspetti meno noti dell’episodio storico da cui scaturì il primo sciopero generale nazionale della storia d’Italia.

«Per tanto tempo questo momento cruciale non ha avuto la giusta rilevanzaha detto la sindaca di Buggerru, Laura Cappelli ma, in questi ultimi 40 anni, è diventato un elemento di forte identità della nostra comunità. Ed è una memoria che rinnoviamo ogni anno per ricordare che, anche dopo 120 anni, le migliori condizioni di vita e di lavoro rimangono un tema fondamentale.»

Al ruolo delle donne nella vita delle miniere e nelle proteste sindacali è stato dedicato l’intervento della scrittrice Iride Peis Concas.

«Una storia – ha dettomai troppo raccontata. Le donne non compaiono nei libri e negli archivi, ma non possiamo ridurle solo a mogli dei minatori. Hanno avuto un ruolo di prima importanza nelle rivendicazioni di migliori condizioni di vita in quegli anni: erano in prima linea a Buggerru, ma anche a Guspini, a Gonnesa, a Monteponi e in tante altre proteste. Ed è successo perché le donne hanno aperto una nuova strada per tutte lavorando nelle miniere come cernitrici. Un lavoro retribuito in denaro significava avere libertà e indipendenza, una rivoluzione in quell’epoca. E le donne non si sono tirate indietro quando c’è stato da lottare per avere una vita migliore.»

Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari, si è invece concentrato sulle condizioni di vita dei bambini all’inizio del Novecento.

«Nella Buggerru di quegli anniha detto che voleva essere una piccola Parigi, un luogo meraviglioso dove i francesi a capo della miniera volevano ricreare il loro stile di vita, i bambini venivano precocemente avviati al lavoro, subivano le difficili condizioni di vita delle famiglie ed erano vittime innocenti di eventi più grandi di loro. Ma, anche dal loro ultimo scalino della scala gerarchica, i bambini hanno partecipato alle ribellioni e agli scontri. Quando a Cagliari, nel 1906, le tabaccaie guidano la rivolta contro il caro vita, agli scontri partecipano anche is picciocus de crobi e uno di loro viene ferito dalle fucilate dell’esercito.»

Nell’ultima parte della mattinata, è toccato alla poesia restituire il fermento di quegli anni di acceso conflitto e di nascita di un’identità collettiva. È Riccardo Massole, figlio del poeta Manlio, a far rivivere i versi di due composizioni paterne “Tre uomini uccisi”, dedicata proprio all’Eccidio, e “Contrappunto per un compagno ucciso”. Infine, l’attore Luigi Pusceddu ha concluso il convegno con un monologo che ha rievocato quei giorni concitati di protesta del 1904, diventati poi scintilla della coscienza collettiva dei lavoratori italiani.

Domani, 4 settembre, il momento clou delle celebrazioni, dalle ore 9.00 in piazza Eccidio, con la santa Messa di commemorazione, la deposizione della corona davanti alla targa che ricorda i morti e gli interventi delle autorità e delle rappresentanze sindacali. Dopo i saluti della sindaca Laura Cappelli, interverranno il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, la presidente della Regione Alessandra Todde,  il segretario confederale nazionale della Cisl Ignazio Ganga, il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.

 

Il 4 settembre 1904, al culmine di una giornata di tensioni legate allo sciopero sull’orario di lavoro che coinvolgeva circa duemila lavoratori della miniera di Buggerru, i soldati del Regio esercito chiamati dalla direzione della Société anonyme des mines de Malfidano aprirono il fuoco sui manifestanti. Lasciarono a terra tre minatori e una decina di feriti (uno dei quali morirà pochi giorni dopo). Fu il tragico punto di svolta di un lungo periodo di conflitti sociali legati alle lotte dei lavoratori per maggiori diritti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del Novecento: pochi giorni dopo, su iniziativa della Camera del lavoro di Milano e contestualmente con altre proteste represse nel sangue in altre regioni, venne proclamato il primo sciopero generale nazionale della storia d’Italia.

A 120 anni di distanza, dal 1° al 10 settembre Buggerru e la sua comunità commemorano l’Eccidio, episodio cruciale della storia sarda e italiana con un ricco programma di incontri, presentazioni, iniziative e spettacoli teatrali e musicali, organizzato dal comune di Buggerru con il contributo dell’assessorato della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione, della Fondazione di Sardegna e della Fondazione Cammino di santa Barbara.

Per la sindaca di Buggerru Laura Cappelli, il tragico epilogo dello sciopero dei minatori ha ancora un significato di grande attualità: «Sono trascorsi 120 anni da quel 4 settembre del 1904dice Laura Cappelli -, quando la nostra comunità salì alla ribalta delle cronache nazionali per quello che oggi ricordiamo come l’Eccidio di Buggerru. Dopo più di un secolo, il mondo del lavoro è cambiato, ma nel 2024 vediamo come la dignità, la qualità e la sicurezza sia del lavoro che del posto dove si lavora non vengono garantite a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori. Per questo, commemorare l’Eccidio non è solo un dovere nei confronti di chi ha dato la vita e combattuto per i diritti più elementari dei lavoratori affinché il loro sacrificio non venga dimenticato, ma soprattutto deve essere l’occasione per mantenere viva l’attenzione in modo serio e costruttivo sull’essere lavoratore oggi e sul valore del tempo e del luogo di lavoro».

Queste le iniziative in programma.

Si inizia domenica 1° settembre, in piazza Santarelli alle ore 22.00, con il monologo “Eva e Petra” della compagnia teatrale “I Girasogni”: scritto da Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari, vede in scena Fabrizio Passerotti e la regia di Giulia D’Agostini. Lo spettacolo affronta la vicenda del primo sciopero generale nazionale da un punto di vista inedito, è rivolto ad adulti e bambini e incrocia spunti più diretti come la lotta di classe e quella per i diritti dei lavoratori a grandi temi come l’amicizia e il perdono.

Due gli appuntamenti in programma per lunedì 2 settembre. Alle ore 10.00, nell’aula consiliare del Comune in via Roma 40, si farà il punto sulla Candidatura del patrimonio minerario del territorio del Sulcis-Iglesiente e Guspinese all’inserimento nelle liste del patrimonio mondiale dell’UNESCO, in qualità di paesaggio culturale, che vede il comune di Buggerru capofila dell’iniziativa. Interverranno sul tema, la coordinatrice del progetto di candidatura Irma Visalli, i rappresentanti dei Comuni del territorio, degli enti e delle istituzioni partner.

Alle 21.30, invece, in piazza Santarelli, verrà proiettato il documentario “Uomini in marcia”, una riflessione sul diritto al lavoro che prende spunto dalle lotte che, tra il1992 e il 1993, coinvolsero lavoratori, rappresentanti istituzionali e cittadini di ventisette comuni del Sulcis Iglesiente. Alla serata parteciperanno il regista Peter Marcias e la voce narrante del documentario Gianni Loy, ex docente di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari.

Martedì 3 settembre, con inizio alle ore 10.00, ancora nell’aula consiliare di via Roma 40, si terrà il convegno “L’Eccidio di Buggerru del 4 settembre 1904. L’importanza e l’incidenza dell’evento nell’ambito storico, sociale e giuridico”. I lavori, introdotti e coordinati dal giornalista Anthony Muroni, vedranno la partecipazione di Gianni Loy, Duilio Caocci (professore di Letteratura italiana dell’Università di Cagliari), Iride Peis Concas, (scrittrice), Riccardo Massole, figlio del “professore minatore” Manlio Massole). Sono previste anche le testimonianze di alcuni minatori e, in chiusura, l’attore Luigi Pusceddu reciterà un monologo sull’Eccidio.

Alle ore 21.00, in piazza Santarelli, toccherà alla musica dello spettacolo #sessantaminutidi…: presentato dall’associazione culturale Opus Music & Art, sul palco saliranno Juri Deidda (sassofono tenore ed elettronica), Paolo De Liso (batteria preparata e percussioni), Paolo Assiero Brà (contrabbasso, basso elettrico ed elettronica) e Mauro Pes (tastiere ed elettronica).

Il giorno dell’Eccidio, mercoledì 4 settembre, momento centrale delle commemorazioni, verrà aperto alle ore 9.00 dalla Santa Messa di Commemorazione, in piazza Eccidio. Alla funzione seguiranno la deposizione della corona di fiori e gli interventi delle autorità. Dopo i saluti della sindaca di Buggerru Laura Cappelli, interverranno il segretario confederale nazionale della Cisl Ignazio Ganga, il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni, la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi, il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini. Concluderà la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.

Chiuderà la giornata, in piazza Santarelli, alle ore 21.00, il concerto di Enzo Favata acoustic trio, con Enzo Favata ai sassofoni, Marcello Peghin alla chitarra acustica e Salvatore Maltana al contrabbasso.

Il calendario degli appuntamenti di quest’anno prevede due ulteriori iniziative.

Sabato 7 settembre, alle ore 21.00, al Museo del Minatore in via Marina, lo scrittore Raffaele Murru presenta il suo libro “Malfidano”, dedicato alla libertà negata alle donne e agli uomini nelle miniere Malfidano e alla loro ribellione che ha posto le basi per la costruzione di un mondo del lavoro diverso.

Martedì 10 settembre, alle ore 21.00, nello spazio dei Forni di calcificazione, passaggio di testimone tra le celebrazioni del 1904 e l’inizio del Santa Barbara international music festival: i pianisti Junhee kim e Honggi Kim proporranno una loro originale rilettura delle musiche di Bach, Busoni e Chopin intitolata “Blowin’ in the Bach”.

Il programma completo degli eventi è disponibile in formato PDF qui: https://shorturl.at/d107v

«Come se non bastassero le gli enormi costi dei biglietti aerei, le molteplici difficoltà a reperire un volo da e per la Sardegna, per migliaia di Sardi, costretti a doversi spostare per motivi di lavoro, di studio e sempre più per cure mediche, la Giunta Todde ha approvato la procedura telematica per poter accedere al sistema delle richieste dei contributi per le spese aeree (escluse le uniche rotte Roma e Milano in continuità) con un complesso meccanismo necessario per caricare una richiesta di contributo per l’abbattimento delle spese dei trasporti aerei sul portale Sardegna Trasporti, iter estremamente complicato, e talvolta impossibile. La Giunta (in piena continuità con tutta la loro azione politica finora attuata), dimostra ancora una volta le proprie abilità per andare contro i sardi!»

Lo scrive, in una nota, Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

«Per poter accedere al servizio è necessario, infatti, per ogni singola tratta e per ogni singolo passeggero, autenticarsi tramite SPID, inserire manualmente i propri dati, caricare la propria carta d’identità, la carta di imbarco e una serie di Autocertificazioni. Rammentiamo che questa procedura va ripetuta per ogni singola trattaaggiunge Gianluigi Rubiu -! Procedura estremamente difficoltosa, farraginosa e non permetta agli aventi diritto di accedere alle agevolazioni che spettano per garantire la sostenibilità dei trasporti per tutti i sardi. È chiaro che non tutti possono avere l’identità digitale SPID, le abilità, il tempo e le competenze per digitalizzare e caricare tutti i dati follemente richiesti. In Consiglio regionale intendiamo ancora una volta contrastare l’azione politica della Giunta Todde, che viola le esigenze dei sardi e attua dei meccanismi contorti e fortemente burocratizzati, figli di chi non conosce i sardi, non conosce i problemi della Sardegna e che pensa esclusivamente a danneggiare la nostra isola e i nostri concittadini!»

«Sarebbe opportuno creare un profilo sul sistema informatizzato con inserimento della sola carta di identità e utilizzare lo stesso per ogni viaggio successivo, andando così a snellire, semplificare e rendere usufruibile un servizio per i sardi che è sempre stato fondamentale e prioritario, un servizio che difende e fa valere il diritto fondamentale della libera mobilitàconclude Gianluigi Rubiu -. La Regione deve mettere subito mano a questo sistema folle e farraginoso, con una procedura snella oppure con l’abbattimento dei tagli del costo del biglietto al momento dell’acquisto.»

Gianluigi Rubiu, infine, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione alla presidente della Regione Alessandra Todde e all’assessora del Lavoro Barbara Manca per conoscere quali azioni intendano adottare per rendere agevole e funzionale il
sistema di contributo regionale (dei costosissimi biglietti aerei) e, soprattutto, dell’urgenza di rivedere il sistema della continuità territoriale, prossimo alla scadenza nel mese di ottobre.

 

A prescindere dagli strumenti normativi da utilizzare o utilizzabili, inutile prendersi in giro, per essere realmente efficace la mobilitazione del popolo sardo contro la speculazione energetica dovrebbe essere totalmente ricondotta sotto l’ombrello di coloro che legittimamente, poiché votati solo pochi mesi fa alle elezioni regionali, rappresentano politicamente e istituzionalmente la RAS.

Le contrapposizioni polemiche, le strumentalizzazioni e le divisioni tra chi è buono e cattivo, sincero e in malafede, su indefinite responsabilità pregresse, sortiscono l’effetto di debilitare le rivendicazioni generali della nostra isola che, va ricordato, a fronte dei fortissimi interessi in gioco (purtroppo anche di soggetti e potentati riconducibili alla nostra regione) è sempre più spopolata e politicamente debole.

La controparte, la storia lo insegna su numerosi fronti, è da sempre lo Stato centrale.

Ancora una volta, per ragionare seriamente di difesa delle prerogative del popolo sardo, bisognerebbe ripartire dalla storica quanto annosa questione del riconoscimento concreto della nostra “specialità” statutaria; del rafforzamento dei principi autonomistici; del riconoscimento di poteri sostanziali e della rimodulazione dei rapporti di forza, sempre troppo sbilanciati verso il soffocante centralismo italiano.

Prendendo finalmente coscienza che non sono mai esistiti, e non esistono tutt’ora, governi nazionali i cui fini coincidano realmente con quelli della Sardegna. I fatti lo dimostrano.

• Farebbe bene, quindi, il gruppo editoriale dell’Unione Sarda/Videolina a non esacerbare gli animi dei lettori contro l’Amministrazione regionale. A non travalicare il proprio ruolo: legittimamente di stimolo pubblico alla società ma, deontologicamente parlando, non certo di alternatività politica come ultimamente appare.

• Farebbe bene, allo stesso modo, l’opposizione in Consiglio regionale a mettere da parte, almeno su questo tema, il pur fisiologico risentimento post elettorale. L’opposizione strumentale che alimenta il gioco delle parti, è certamente una tra le spezie più importanti che insapora il processo democratico, ma non si può fare, o meglio non si dovrebbe fare, su questi argomenti: in gioco c’è troppo: in primis il futuro dei nostri figli.

• Farebbe bene, invece, la presidente Alessandra Todde ad adoperarsi con più forza per coinvolgere, governare e rappresentare, le numerose energie positive che spontaneamente in questi mesi e settimane – tramite la formazione di comitati o anche singolarmente – stanno facendo sentire la propria voce contro la speculazione energetica. Non deve chiudersi nel fortino. Altri lo hanno fatto prima di lei e non è finita bene. Scenda nei territori, si metta alla testa della mobilitazione o ogni vuoto creato, come sta già accadendo, verrà occupato da altri strumentalmente.

• Farebbe bene, infine, il sindacato a riscoprire il proprio ruolo propulsivo di cambiamento della società e di aggregazione e mobilitazione di ogni settore lavorativo. Per mettersi, con gli strumenti della sensibilizzazione della classe lavoratrice e della piazza, al servizio di questa nobile battaglia di resistenza.

Insomma, bisognerebbe unirsi. Tutti. Come ai tempi della mobilitazione referendaria consultiva contro (tra i vari quesiti) l’installazione di siti di stoccaggio con scorie radioattive. Poiché la battaglia non si vince solo con leggi e leggine (se bastassero sarebbe fin troppo semplice – ma con degli interessi miliardari così forti in gioco, di semplice c’è ben poco) ma bensì politicamente, mostrando i muscoli e la determinazione a non cedere: contrapponendosi allo Stato centrale per contrattare condizioni di rispetto e maggior favore per la nostra isola.

Nondimeno, serve anche un’operazione verità: la lotta non può essere fatta contro la tecnologia in quanto tale, questo è il messaggio che sta passando, quanto invece contro il suo utilizzo indiscriminato a scapito dei nostri paesaggi e dell’ecosistema, in misura fortemente superiore al nostro fabbisogno energetico regionale, soprattutto senza un tornaconto reale per famiglie e imprese.

Se come regione dobbiamo essere motore della transizione energetica, ben venga (lo switch dalle fonti fossili al rinnovabile è oramai ineluttabile). Ma allora dobbiamo anche pretendere oltre il rispetto delle nostre straordinarie peculiarità paesaggistiche, che una nuova economia, con annessi tutti i vantaggi che la stessa può ingenerare, metta radici qui. E invece gli investimenti produttivi continuano a essere realizzati altrove. Finora, da noi solo consumo e utilizzo delle risorse naturali.

Sia ben inteso, nulla di nuovo sotto il sole. Come in passato quando ci furono imposti i poligoni militari distruttivi e i distretti industriali con le fabbriche di primario – inquinanti, mentre tutte le seconde e terze lavorazioni – il manifatturiero di qualità che crea ricchezza e innovazione, media e alta professionalizzazione tra gli addetti, investimenti in servizi e ricerca a esso collegati, vennero (e vengono tutt’ora) realizzate altrove.

Manolo Mureddu

Assessore dei Lavori pubblici e dell’Ambiente del comune di Carbonia

Movimento politico “Carbonia Avanti”