2 November, 2024
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L’assessorato della Sanità, in collaborazione con la presidenza della Regione, ha predisposto una circolare, dove si ribadisce una normativa comunitaria già esistente, per il trasporto e il conferimento dei sottoprodotti di origine animale (SOA), delle categorie 1 e 3. Il provvedimento fa riferimento all’ordinanza firmata dal presidente della Regione lo scorso 24 gennaio che interveniva per gestire l’emergenza venutasi a creare dopo il sequestro, deciso dalla Procura della Repubblica di Cagliari, dello stabilimento Agrolip di Macchiareddu. L’ordinanza prevede che i sottoprodotti siano raccolti, trasportati e dotati di apposito documento commerciale e di registro. In particolare, i sottoprodotti conferiti negli impianti di incenerimento e nelle discariche autorizzate costituiscono dei rifiuti e, in quanto tali, sono soggetti al rispetto della normativa sia sanitaria che ambientale.
Nello specifico, è stato rilevato che alcune ditte, pur avendo l’autorizzazione prevista per il trasporto di rifiuti, non possiedono quella relativa al trasporto dei SOA. Pertanto, al fine di agevolare le ditte che volessero ottenere l’autorizzazione necessaria al trasporto dei SOA, l’assessorato e la presidenza hanno spiegato che ogni impresa che intenda effettuare il trasporto di tali sottoprodotti deve comunicare al servizio veterinario della ASL, competente sul territorio in cui la ditta è registrata, riconosciuta o in cui ha la sede operativa, l’elenco di veicoli e/o dei contenitori riutilizzabili posti sotto il suo controllo (con modello e targa) e le sue variazioni. La comunicazione deve contenere almeno: modello e targa del veicolo; nel caso di contenitori riutilizzabili non targati, le caratteristiche e le dimensioni. Va inoltre specificata la sede di rimessaggio del veicolo o del contenitore riutilizzabile e la sede, se diversa da quella operativa o di rimessaggio, dove è detenuto il registro delle partite. Nella comunicazione vanno anche specificate la categoria di sottoprodotti di origine animale e prodotti derivati trasportati, l’indicazione dei punti di lavaggio/disinfezione dei veicoli e/o dei contenitori riutilizzabili.
Una volta ricevuta la comunicazione, il servizio veterinario della ASL inserisce in un apposito registro ogni veicolo o contenitore adibito al trasporto di SOA o prodotti derivati, assegnando quindi un codice di identificazione. La documentazione sull’avvenuta comunicazione, con l’attribuzione del codice, deve essere disponibile durante il trasporto. Non è quindi soggetto all’obbligo di comunicazione l’impiego di veicoli o contenitori, adibiti al trasporto di prodotti destinati al consumo umano, così come previsto dalla normativa comunitaria già vigente.
«Abbiamo affrontato la questione con l’amministratore di Tecnocasic, Giuseppe Cuccu, che ha dato la disponibilità a venire incontro alle difficoltà organizzative delle aziende suinicole per smaltire in emergenza quanto accumulato dopo la chiusura degli impianti Agrolip – spiega il direttore generale della Presidenza, Alessandro De Martini, che in questi giorni ha seguito di persona i lavori -. Successivamente a una verifica tecnica tra Tecnocasic e gli allevatori interessati allo smaltimento si procederà, con uno specifico provvedimento, per superare questa nuova emergenza,»

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Stamane è stato compiuto un significativo passo avanti verso il rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme.

Nel corso del supplemento della conferenza dei servizi, infatti, è stato ritenuto non vincolante il parere negativo del Mibact su alcuni aspetti di carattere paesaggistico.

Prima di salutare il sì definitivo, si dovranno attendere le integrazioni dell’azienda e la delibera della Giunta regionale che, comunque, dopo il via libera odierno, dovrebbe avere un esito scontato. I lavoratori, comprensibilmente felici dopo otto giorni di occupazione della sala riunioni e di presidio permanente all’esterno del Palazzo della Regione, in viale Trento, hanno annunciato la conclusione della protesta.

L’azienda entro i prossimi due mesi s’è impegnata a presentare ulteriore documentazione utile per la decisione sull’ampliamento del bacino di stoccaggio, dopodiché verranno espletati gli ultimi passaggi richiesti per arrivare alla decisione definitiva.

Al termine della Conferenza di servizi, l’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano e il collega degli Enti locali, Cristiano Erriu, il capo di Gabinetto della Presidenza, Filippo Spanu, e il direttore generale Alessandro De Martini, hanno comunicato le conclusioni ai lavoratori.

«La Conferenza dei servizi si è conclusa – ha spiegato Donatella Spano – con pareri differenti tra Ministero dei Beni paesaggistici e la Regione. Il parere ministeriale non è, però, vincolante e ostativo. Per quanto riguarda l’iter, la Rusal ha chiesto almeno un mese per presentare altri documenti. Non appena si concluderà l’istruttoria, predisporremo la delibera sul progetto, che sarà portata in tempi serrati in Giunta. Ringraziamo gli uffici degli assessorati coinvolti che hanno lavorato strenuamente in questi mesi.»

Sull’esito dei lavori della conferenza di servizi arrivano i primi commenti.

«Il completamento dell’istruttoria propedeutica alla delibera di Giunta che dà il via libera al progetto Eurallumina è sicuramente un fatto positivo – dice Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico -. Per i lavoratori, che hanno sempre creduto nel progetto e nelle loro capacità lavorative, per il territorio e l’intero sistema produttivo industriale del paese. E’ bene ricordare, infatti, che la raffinazione della bauxite e la produzione di allumina rappresenta il primo anello della filiera dell’alluminio in Italia. Una filiera su cui c’è l’impegno, anche in seguito alla risoluzione presentata in Parlamento, in grado di valorizzare le produzioni industriali metallurgiche e su cui è necessario puntare. Il risultato di oggi – conclude Emanuele Cani – è un passaggio importante cui ne devono seguire anche altri. La nostra attenzione e il sostegno ai lavoratori proseguirà anche in futuro, sino al riavvio degli impianti di Portovesme.»

«Oggi è un giorno importante per i lavoratori dell’Eurallumina e per il nostro territorio – dice da parte sua Daniele Reginali, segretario del Partito Democratico di Carbonia Iglesias -. Far ripartire la produzione di allumina significa dare la possibilità al nostro paese di poter contare nuovamente su un sistema produttivo importante. Da tempo abbiamo manifestato vicinanza e sostegno ai lavoratori che lottano per la riapertura della fabbrica, manteniamo alta l’attenzione affinché la vertenza possa chiudersi al più presto positivamente. Siamo con loro – conclude Daniele Reginali -, lo siamo stati in passato e lo saremo in futuro.»

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Il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha presentato insieme ai colleghi del centrosinistra Busia, Daniele Cocco, Collu, Comandini, Congiu, Cozzolino, Gaia, Lai, Lotto, Moriconi, Perra, Piscedda, Antonio Solinas, Tendas, Usula e Zanchetta un’interpellanza sui problemi legati allo smaltimento dei sottoprodotti di origine animale che stanno bloccando l’intera filiera della carne, dall’allevamento alla vendita sui banchi delle macellerie, passando per i frigomacelli e gli stabilimenti di trasformazione e lavorazione delle carni. Contestualmente, i consiglieri regionali del centrosinistra si mobilitano per facilitare la risoluzione del problema.

«I problemi giudiziari dell’unico operatore regionale nel settore del trattamento degli scarti di macellazione e più in generale dei sottoprodotti di origine animale – dichiara Daniela Forma – stanno determinando di fatto la paralisi dell’intera filiera agro-zootecnica-alimentare, impossibilitata a conferire i propri scarti e quindi vincolata nella propria produzione e attività lavorativa quotidiana.

Il Consiglio regionale si è subito fatto carico del problema e, grazie ai presidenti delle Commissioni Sanità ed Agricoltura, Raimondo Perra (PSI) e Luigi Lotto (PD), è stata prontamente ricevuta giovedì sera una delegazione rappresentante l’intera filiera regionale della carne. Altrettanto attenta e disponibile la Presidenza della Regione che con il Direttore Generale, dott. Alessandro De Martini, ha partecipato all’incontro e si è subito attivato per garantire una soluzione nell’immediato che eviti l’emergenza e sblocchi la situazione, rappresentando nel contempo l’urgenza – condivisa da tutti gli operatori del settore e dai consiglieri regionali presenti: Fabrizio Anedda, Gianfranco Congiu, Lorenzo Cozzolino, Emilio Usula, Piero Comandini e Antonio Gaia – conclude Daniela Forma – di trovare insieme soluzioni strutturali che portino la Regione Sardegna ad avere un efficiente sistema di raccolta, trasporto e smaltimento dei sottoprodotti di origine animale in un contesto di virtuosa offerta economica.»

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È stata pubblicata nei giorni scorsi, sul sito istituzionale della Regione, la determinazione, con i relativi allegati, che modificano il Secondo provvedimento attuativo del Programma straordinario di eradicazione della Peste suina africana 2015-2017 che interviene su norme e disposizioni per il controllo della malattia dei suini e lungo la filiera di produzione della carne di maiale. Nello specifico, le modifiche più rilevanti, sul documento a firma del responsabile dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA, Alessandro De Martini, hanno interessato la zonizzazione e la conseguente estensione degli allevamenti confinati in semibrado, il nuovo iter per la regolarizzazione degli allevamenti illegali (già illustrato con il decreto attuativo del 21 ottobre scorso ed elaborato dall’assessorato della Sanità) e i controlli ufficiali in ristoranti, aziende agrituristiche e in occasione di sagre.

In vista delle prossime festività o delle tradizionali lavorazioni delle carni suine per la produzione dei salumi, che ancora oggi impegnano tante famiglie sarde, l’Unità di Progetto invita tutti i cittadini a prestare la massima attenzione nell’acquistare e consumare le carni, che devono provenire da allevamenti sicuri e sottoposti a controllo sanitario. È proprio di una decina di giorni fa la notizia del ritrovamento della Trichinella in nove cinghiali abbattuti in territorio di Orgosolo durante una giornata di caccia. Tale virus è molto pericoloso per la salute dell’uomo arrivando fino a causarne la morte.

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Il Consiglio comunale di Baunei ha approvato la sospensione degli usi civici per 37 lotti di territorio comunale, che permetteranno ad altrettanti cittadini di avviare aziende suinicole nel rispetto delle norme igienico sanitarie in materia, anche per il consumo familiare.

«Si tratta di un passo importante – ha commentato il responsabile dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini – che avvicina sempre di più l’operato dell’amministrazione regionale ai territori. Un segnale chiaro che dimostra come le politiche di eradicazione e di allevamento confinato si possono applicare anche a quei soggetti che non hanno terre di proprietà dove avviare un’impresa, richiedendole quindi in assegnazione al proprio comune di appartenenza. Un segnale che il presidente Pigliaru e l’intera Giunta – ha concluso De Martini – hanno accolto con favore nell’auspicio che si estenda come metodo virtuoso in altri territori dell’Isola».
Con i suoi quasi 22mila ettari di terre comunali, Baunei fa da apripista a tanti altri comuni che fra Barbagia e Ogliastra dovranno gestire le future assegnazioni dei lotti per i cittadini che ne chiederanno concessione per avviare, nello specifico, le proprie aziende suinicole. Il via libera votato ieri dal Comune guidato dal sindaco Salvatore Corrias, dovrà incassare adesso l’ok dell’Agenzia regionale Argea che svincolerà, temporaneamente, i lotti dall’uso civico. L’amministrazione di Baunei concederà le aree in affitto per quindici anni, eventualmente rinnovabili.

«Riuscire a portare in Consiglio comunale quaranta proposte sulla sospensione dell’uso civico – ha spiegato il sindaco di Baunei – significa innanzitutto dare delle regole su un Supramonte che altrimenti rischia di essere incontrollato e di essere di tutti e di nessuno. In questo modo ci sono cittadini di Baunei che hanno titolo giuridico a esserci e che chiedono le dovute garanzie: specie su un tema come quello delicatissimo della Peste suina africana. Un tema sul quale come Comune vogliamo dare il nostro contributo e il nostro esempio, e dove la Sardegna deve fare passi avanti». Un appello alla collaborazione con la Regione, le ASL e la Sovraintendenza dei beni culturali, è quello lanciato dal sindaco Corrias nel sostenere l’avvio delle nuove imprese suinicole. «Nella valorizzazione dell’uso civico e nella ricerca di una attività economica – ha concluso Corrias – si unisce la tradizione con l’innovazione: ‘su connotu’ con quello che l’Europa ci chiede. Significa fare un salto di qualità culturale, sociale ed economico, con una grande opportunità per tutti, in particolare per i giovani».
Fra i cittadini assegnatari presenti durante i lavori del Consiglio comunale la signora Vincenzina che con il marito già portano avanti un’azienda di caprini e bovini di razza sarda. Loro obiettivo è allevare anche i suini, sempre di razza autoctona sarda, e dare avvio a una attività che un domani possa permettere non solo di vendere i maialetti, ma anche i salumi. Anche il signor Gino, assegnatario di un lotto di un ettaro e mezzo circa, spera di poter sconfiggere quanto prima la PSA per riallevare un giorno, i maiali sardi tipici di quei territori, di nuovo al pascolo brado. Il signor Antonio invece ha ricordato quando da bambino, accudiva 15 maiali in una valle lontana dal paese: «Impensabile farlo fare a un bambino o a un ragazzo di oggi».

Almeno altre 5 o 6 assegnazioni, hanno assicurato dall’amministrazione del comune ogliastrino, saranno discusse la prossima settimana sempre durante i lavori del Consiglio comunale.

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Si è chiusa oggi, con l’ultima audizione tenuta nella sede della ASL 1 di Sassari con i rappresentanti dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana, la visita degli ispettori del Food and veterinary office (Fvo) della Commissione europea. Sono stati otto giorni di intensi lavori che hanno visto il team di esperti Ue, supportati dai colleghi del ministero della Salute, del Centro di referenza nazionale Pesti suine, dal personale degli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (UVAC) e dai Nuclei antisofisticazioni e sanità (Nas) dell’arma dei carabinieri, visitare macelli, punti di allevamento e di trasformazione in diversi territori dell’Isola.
In attesa del report finale sulle azioni messe in campo dalla Regione, che sarà redatto nei prossimi mesi, gli ispettori del Fvo hanno comunque illustrato alcune considerazioni che si possono racchiudere in un giudizio di “cauto ottimismo”. Il team Ue ha riscontrato, infatti, un nuovo approccio politico e una nuova visione complessiva del programma di eradicazione al cui interno è stata rivista la strategia d’azione e snellita la catena di comando con la creazione dell’Unità di Progetto. Un cambio di passo che fa la differenza rispetto all’ultima visita del 2013, quando gli ispettori sbarcarono in Sardegna alla chiusura di un biennio pesante sul versante dei focolai di PSA che avevano interessato 7 delle 8 ASL regionali. Gli ispettori hanno quindi invitato l’Unità di Progetto a non abbassare la guardia e a proseguire le attività di contrasto del virus sia sul versante dei controlli sanitari sia in quello della lotta all’allevamento irregolare. Una strada da percorrere rafforzando il lavoro di squadra e allargando la comunicazione fra i soggetti istituzionali e gli allevatori illegali.
Un bilancio quindi importante che nasce anche dai numerosi studi presentati agli esperti europei dai tecnici del Servizio veterinario regionale e da quelli dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, che monitorano costantemente la presenza della malattia fra i maiali domestici e il selvatico in tutta l’Isola. Ultima relazione esposta proprio questa mattina a Sassari riguardava la presenza del virus nei cinghiali. Tanti dati raccolti sul campo dal personale della Regione e rielaborati poi insieme ai campioni prelevati dai cacciatori sui cinghiali abbattuti. Solo nella stagione venatoria del 2015-2016 sono stati quasi 15mila i rilevamenti giunti nei laboratori regionali.
L’Unità di Progetto ha apprezzato le prime osservazioni degli ispettori di Bruxelles, ribadendo la volontà di voler proseguire con forte determinazione verso il raggiungimento dell’obiettivo.

«Il nostro interesse – ha spiegato il responsabile dell’UdP e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini – non è ottenere piccole deroghe da parte dell’Ue, ma liberare per sempre la Sardegna dal bollino nero di Zona infetta da Peste suina africana. Una libertà che permetterebbe alla nostra Isola, e soprattutto ai territori dell’interno, di valorizzare le produzioni agroalimentari favorendo lo sviluppo e l’occupazione.»

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Le commissioni Sanità ed Agricoltura in seduta congiunta (presiedute rispettivamente dall’on. Raimondo Perra del Pd e dall’on. Luigi Lotto del Pd) hanno approvato con l’astensione dell’opposizione il Piano di eradicazione delle peste suina in Sardegna ed il programma straordinario per il 2017.

Illustrando i contenuti più importanti del provvedimento, il responsabile dell’Unità di progetto Alessandro De Martini ha sottolineato il significato di una azione complessiva che punta «a far emergere le situazioni irregolari senza applicare sanzioni, misura straordinaria ammessa dall’Unione europea che ha portato alla definizione positiva di 477 posizioni, con la collaborazione delle Asl».

«A fronte di questi risultati – ha aggiunto – esistono ancora alcuni focolai localizzati in aree circoscritte della Regione (Nuorese, Ogliastra ed una parte del Sassarese) nei confronti dei quali è impossibile intervenire con una sanatoria; si però riusciti, grazie al lavoro congiunto con il Ministero della salute sulla normativa nazionale, a mettere a punto una interpretazione meno restrittiva che consentirà di considerare gli allevatori irregolari come soggetti nuovi che potranno regolarizzarsi con una sanzione di circa 400 euro (rispetto ai limiti generali, da 3.000 a 30.000 euro).»

«Questa forma di ravvedimento operoso – ha concluso De Martini – sarà avviata da un decreto dell’assessore della Sanità di prossima pubblicazione ed affiancata da azioni di informazione, di consulenza e di controllo (affidato ad una task-force del servizio veterinario a supporto delle Asl) oltre che da misure di sostegno per la messa a norma degli allevamenti, con l’obiettivo finale di ottenere per la Sardegna la dichiarazione di zona non endemica dando un forte impulso alle esportazioni.»

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha messo l’accento sul fatto che queste azioni di contrasto alla peste suina presentano «tempistiche coincidenti con alcune azioni qualificanti del Piano di sviluppo rurale (Psr) che puntano a creare in Sardegna un circuito di allevamenti virtuosi». «Dal prossimo mese di ottobre – ha aggiunto – partiranno misure mirate, anche con la concessione di contributi, a sostegno della crescita e dello sviluppo delle aziende, che potranno operare in un contesto più favorevole e ricco di opportunità».

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Gianluigi Rubiu (Udc), Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Sdl) ed Edoardo Tocco (Forza Italia).

Cinghiale 116 copia

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La Giunta regionale, in stretta collaborazione con il ministero della Salute, ha messo a punto un provvedimento che consente la regolarizzazione a chi ancora esercita attività di allevamento illegale di suini, senza andare incontro alle pesanti sanzioni previste dalla normativa nazionale.

«Ieri sera, a Nuoro, abbiamo incontrato i sindaci dei Comuni maggiormente interessati dall’allevamento illegale di suini e dal pascolo brado – ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru -. Abbiamo illustrato il provvedimento, che è frutto del lavoro paziente e determinato portato avanti con il Ministero. Da parte dei Sindaci abbiamo trovato grande collaborazione e la consapevolezza che è una battaglia di tutti: vincerla significa dare alle zone interne una straordinaria possibilità di sviluppo.»

«Adesso non ci sono più alibi: coloro che intendono operare nella legalità avranno tutti i vantaggi, soprattutto di carattere finanziario, messi a disposizione dalle istituzioni. Chi invece deciderà di continuare a operare in spregio alle regole e al rispetto della tutela della salute dei consumatori, lo farà per propria scelta e rifiuterà una occasione storica, assumendosene tutta la responsabilità». Così Alessandro De Martini, direttore generale della presidenza della Regione e responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Peste suina africana, che ha aggiunto: «Riuscire ad avere questa ennesima apertura da parte del ministero della Salute – ha osservato De Martini – non è stato un lavoro facile. Da adesso in poi si misurerà ancora di più il senso di responsabilità degli allevatori illegali e quello di collaborazione degli amministratori locali».

«Come sappiamo tutti, la peste suina è un impedimento pesantissimo allo sviluppo delle zone interne – ha sottolineato l’assessore della Sanità Luigi Arru -. Ma non dobbiamo dimenticarci che si tratta di una malattia infettiva grave, che deve essere assolutamente eradicata. Dal momento che l’effetto sull’uomo non è visibile, qualcuno è convinto che non ci sia il danno, ma non è così: può portare malattie come la trichinellosi. È necessario sconfiggerla definitivamente, ed emergere dall’illegalità è la chiave per riuscirci.» 

«Stanno partendo tutte le misure del Programma di sviluppo rurale e questa ulteriori possibilità che si sta dando alle aziende per emergere e regolarizzarsi può essere colta pienamente anche con la possibilità di intercettare i fondi per la infrastrutturazione, per esempio per le recinzioni, con la misura 4.1. – ha detto l’assessore Elisabetta Falchi -. Quello che abbiamo fatto è un quadro completo di misure di agevolazione per allevare in maniera corretta e stiamo mettendo a disposizione risorse importanti del PSR con le misure del benessere e con le altre. C’è un disegno complessivo di incentivi all’allevamento corretto e virtuoso.»

È stata approvata ieri in Giunta, su proposta dell’Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana, la delibera che aggiorna per la prossima annualità il programma straordinario di eradicazione del virus 2015-2017. Il Programma straordinario 2017 è stato trasmesso, il 30 maggio 2016, al ministero della Salute al fine dell’istruttoria di competenza per il successivo inoltro alla Commissione europea, che lo discuterà il prossimo novembre.
Nei sei mesi di finestra (giugno-novembre 2015), concessa agli allevatori illegali per regolarizzarsi, ben 476 soggetti hanno presentato domanda di emersione. Di questi circa 270 provenivano dalle aree del Nuorese e dell’Ogliastra.
A seguito delle azioni di depopolamento, scattate all’indomani della chiusura della finestra, e in virtù dei diversi strumenti finanziari messi a disposizione dal Programma di sviluppo rurale, sono giunte dai territori numerose richieste per un’ulteriore possibilità di regolarizzazione con un’applicazione meno pesante delle sanzioni, previste dalla normativa.

Su input dell’Unità di progetto, per offrire agli allevatori ancora non registrati un’ulteriore apertura per la regolarizzazione attenuando le pesanti conseguenze economiche previste dal D. Lgs. N. 200/2010, il ministero della Salute ha formulato un’interpretazione sull’art. 9 comma 11 di tale norma. Secondo il ministero, gli allevatori non registrati che volessero regolarizzarsi, potranno presentare specifica dichiarazione di autocertificazione (tramite ufficio SUAP) per l’avvio delle attività e usufruire del beneficio dell’estinzione delle sanzioni, mediante attuazione delle prescrizioni impartite dai servizi veterinari entro il termine di 15 giorni previsto dalla norma.

Con la delibera, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, si impegna ad adottare un apposito decreto in cui si definisce il procedimento relativo alla regolarizzazione delle aziende illegali e il necessario raccordo con il coordinamento regionale SUAP.

Tali misure di favore saranno riconosciute solo a quanti intendano, tramite ravvedimento operoso, regolarizzare l’esercizio delle attività condotte illegalmente, alla condizione che siano rispettati tutti i parametri e le norme in materia di biosicurezza e sanità.

La Giunta regionale, al fine di consentire a coloro che intendono ravvedersi operosamente di provvedere agli adempimenti, ha stabilito che le attività di depopolamento su larga scala (rimane impregiudicata la possibilità, ove ricorrano le condizioni di tutela della salute pubblica, di procedere con depopolamenti mirati a risolvere specifiche situazioni) saranno riprese dopo 60 giorni dall’emanazione del citato Decreto assessoriale, contenente le puntuali indicazioni per la regolarizzazione.

Nucleo operativo di dirigenti veterinari e ausiliari. Per incrementare le attività di controllo e monitoraggio sul campo, l’Unità di progetto ha proposto la creazione di una task force dedicata. Il nuovo gruppo di lavoro sarà composto da dirigenti veterinari e ausiliari, altamente specializzati, incaricati soprattutto delle attività di controllo e monitoraggio delle aziende. Il nucleo operativo si occuperà inoltre delle attività di verifica, controllo e affiancamento rispetto a quelle già svolte dai Servizi veterinari, e dell’individuazione del sommerso negli allevamenti, della movimentazione illegale negli agriturismo e nelle attività di ristorazione. Darà quindi supporto nella gestione delle emergenze sanitarie, come l’estinzione dei focolai di PSA. In ultimo, farà la sua parte nelle attività di depopolamento di suini, rinvenuti al pascolo brado, e nei controlli ufficiali durante la stagione venatoria.

L’Agenzia agricola è incaricata di diffondere, attraverso adeguata attività di informazione, le misure individuate in delibera nelle aree ritenute a maggior rischio di diffusione della Peste suina africana. Laore è inoltre deputata a diffondere le migliori pratiche attuate dalla regione spagnola dell’Estremadura attraverso un confronto diretto con alcuni esponenti del mondo degli allevatori sardi con quello spagnolo, nell’ambito delle attività ricadenti nella misura 1 del PSR.

In funzione dell’emersione degli allevamenti illegali e per garantire maggiore chiarezza nella costituzione delle attività imprenditoriali suinicole, l’Unità di progetto ha tenuto a precisare le estensioni degli allevamenti previsti dalla normativa, non inserite tuttavia nella delibera approvata oggi. Nelle zone infette dalla PSA si possono avere allevamenti, in un unico appezzamento, di estensione massima pari a 10 ettari. Nelle zone bianche, immuni dal virus, si può invece arrivare fino ai 40 ettari. Tali spazi vanno delimitati, per impedire il contatto con cinghiali o suini al brado, con muretti a secco o doppie recinzioni in rete metallica alte almeno 1 metro e mezzo. Il carico di animali sostenibile per ettaro non deve superare i 15 quintali e deve essere comunque proporzionato al fine della tutela del suolo.

Ben 10 misure del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 interessano il comparto suinicolo con finanziamenti a fondo perduto fino all’80%. Novità assoluta a livello nazionale e comunitario, con oltre 50 milioni di euro di risorse sulla misura 14 del PSR, riguarda il benessere animale per i suini.

Al 31 marzo 2016, secondo la Banca Dati Nazionale (BDN), in Sardegna erano presenti 175.508 capi suddivisi in 17.447 aziende suinicole. Fra queste, anche alcune centinaia di aziende registrate nel 2015 nel quadro della lotta all’allevamento irregolare. Secondo una stima, sarebbero fra i 3 e i 4mila i suini bradi detenuti illegalmente, mentre la popolazione regionale di cinghiali è stimata in circa 75mila capi.

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Cinghiale 3 copia

Il piano di eradicazione della peste suina africana procede secondo le tabelle di marcia definite dalla Regione. Il punto della situazione è stato fatto questa mattina dalla Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale che ha sentito in audizione gli assessori della Sanità e dell’Agricoltura, Luigi Arru ed Elisabetta Falchi, il direttore generale dell’Unità di progetto Alessandro De Martini e il direttore generale dell’assessorato all’agricoltura Sebastiano Piredda.

Dai dati forniti dall’Unità di progetto risulta che al 30 novembre scorso, termine ultimo per l’emersione degli allevamenti clandestini, 434 allevatori hanno presentato richiesta per regolarizzare la loro posizione. La maggior parte delle istanze sono arrivate dal nuorese, con 260 domande presentate (59,9%), e dal sassarese dove la Asl 1 ha preso in esame 70 richieste (16%).

Chiusa la finestra per l’emersione, l’Unità di progetto è andata avanti nel programma di eradicazione della Psa. Si è prima proceduto, con l’ausilio del Corpo Forestale e dei Servizi veterinari, ai controlli e all’individuazione delle situazioni irregolari. Contestualmente è stata monitorata anche la fauna selvatica con 12.700 prelievi sui cinghiali. Solo dopo questi passaggi si è dato avvio alla fase di “depopolamento” dei capi infetti o clandestini. Finora sono stati abbattuti 335 suini, 100 dei quali a Orgosolo nella zona di Pradu, tradizionalmente interessata al pascolo brado.

«Rispetto al passato è cambiato l’approccio alla questione – ha detto il direttore generale dell’Unità di progetto Alessandro De Martini – la peste suina non è solo un problema sanitario ma investe aspetti economici e socio-culturali. La malattia è strettamente connessa al pascolo brado. Il piano di eradicazione prevede l’eliminazione delle fonti residue di virus nelle province storiche di Cagliari, Sassari e Oristano, per poi procedere con azioni centripete verso l’area più a rischio del Nuorese».

Un’azione efficace, secondo i dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico, i focolai domestici e selvatici sono sensibilmente diminuiti nell’ultimo triennio: dai 176 casi del 2013 si è passati ai 110 del 2014 per arrivare ai 62 del 2015.

 «La lotta alla Psa è un’azione strategica per favorire lo sviluppo economico delle zone interne – ha detto l’assessore alla Sanità Luigi Arru – la peste suina africana è paragonabile al virus HIV, non sono gli abbattimenti a mettere a rischio la razza autoctona sarda ma la persistenza della malattia. Siamo dispiaciuti per le tensioni registrate a Orgosolo e Desulo. Noi siamo favorevoli al dialogo, si deve però capire che eliminando il virus ci saranno benefici per tutti. L’esperienza della Spagna è emblematica, gli allevamenti semibradi del suino nero in Extremadura sono al quinto posto per la produzione del pil agricolo iberico».

Uno strumento importante per convincere gli allevatori a emergere dalle situazioni di clandestinità è rappresentato dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 cha al suo interno contiene una misura specifica per il benessere animale dei suini, ottenuta dopo una lunga trattativa con la Commissione Europea.

«Saranno messi a disposizione 50 milioni di euro nei prossimi sette anni per aiutare il percorso di regolarizzazione – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi – anche i piccoli allevamenti domestici potranno accedere ai benefici. E’ la strada giusta per valorizzare la qualità delle nostre produzioni, immetterle sul mercato e ottenere la giusta remunerazione».

La misura del Psr punta alla nascita di nuove aziende produttive. Negli ultimi anni il patrimonio suinicolo della Sardegna si è infatti dimezzato. Se nel 2010 il numero dei maiali superava le 270mila unità oggi non si arriva a 170mila e l’80% della carne consumata nell’Isola viene importata. «La Sardegna potrebbe diventare centro di produzione genetica d’Europa – ha detto il direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura Sebastiano Piredda – contiamo di aprire la misura del Psr entro marzo».

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Stamane il Direttore Generale della Presidenza della Regione, Alessandro De Martini, e il Direttore Regionale dell’Inail, Alessandro Barletta, hanno raggiunto un accordo in base al quale in Sardegna sarà possibile l’erogazione di cure riabilitative integrative ai lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale, con oneri a carico dell’Istituto, anche in strutture pubbliche e private accreditate con il Servizio sanitario regionale. Un servizio integrativo destinato a portare «grossi vantaggi alla collettività locale nel settore delle cure e della riabilitazione a seguito di infortunio».
Per quanto riguarda le prestazioni integrative, oltre ai livelli essenziali di assistenza, l’accordo prevede che Inail e Regione individuino strutture pubbliche e private con cui sarà possibile stipulare specifiche convenzioni per l’erogazione delle cure necessarie al recupero dell’integrità psicofisica dei lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale. In futuro, inoltre, anche i cittadini non infortunati sul lavoro potranno accedere ai centri Inail che dovessero essere creati, oltre a poter accedere alle prestazioni del Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio. I vantaggi saranno di tutti: dei lavoratori, che potranno curarsi meglio, usufruendo anche di terapie che fino a oggi sarebbero state a loro carico, delle aziende, che si avvantaggeranno dei recuperi più veloci degli infortunati, anche in termini di riduzione delle assenze dal lavoro, e delle strutture pubbliche e degli ambulatori privati accreditati, poiché per le cure saranno destinate risorse a carico dell’Istituto.
Tramite la stipula di ulteriori convenzioni attuative, l’intesa consentirà anche di attivare nuove forme di collaborazione, per progetti di ricerca e di formazione in ambito protesico, di riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo e per iniziative di promozione della pratica sportiva per persone disabili. In questo modo l’Inail assume l’impegno di migliorare la qualità della propria presenza sul territorio, in un quadro di collaborazione rafforzata e di efficace integrazione con il Servizio sanitario regionale, adattando le prestazioni offerte al contesto specifico della realtà locale.
Inoltre, con l’accordo siglato, l’INAIL, in considerazione delle peculiari caratteristiche di insularità della regione e dell’attuale offerta di strutture sanitarie specializzate gestite dal SSR e dall’Istituto eroganti prestazioni di assistenza sanitaria riabilitativa non ospedaliera, anche in regime residenziale, si impegna a presentare entro un anno dalla formalizzazione del presente atto, uno studio di fattibilità di natura tecnico finanziaria finalizzato a valutare l’attivazione di nuove strutture deputate all’erogazione delle predette prestazioni sanitarie, anche in forma di gestione partecipata con enti del SSR o comunque accreditati con il SSR.
L’applicazione dell’accordo rappresenta un nuovo rilevante servizio offerto ai cittadini. Finora, infatti, queste prestazioni potevano essere erogate esclusivamente nei centri sanitari che fanno capo all’Inail. L’intesa, in particolare, dà attuazione alla nuova missione dell’Istituto come polo della salute e della sicurezza, prevista dal Testo unico per la sicurezza, e applica l’accordo quadro raggiunto in conferenza Stato-Regioni il 2 febbraio del 2012 e completa il ciclo di presa in carico degli assicurati. Con questo accordo l’Inail mette a disposizione cultura, risorse e competenze per accompagnare i lavoratori infortunati e tecnopatici lungo l’intero percorso riabilitativo, con interventi completi e tempestivi.
Senza oneri aggiuntivi per lo Stato e per il mondo delle imprese, l’Istituto potrà dunque tornare a esercitare l’ampio ventaglio di funzioni nell’erogazione delle prestazioni di assistenza sanitaria e riabilitativa, di cui era già titolare prima della legge 833/78. Funzioni ora pienamente riacquisite in seguito alla legge Finanziaria 67/88 e ai decreti legislativi 81/2008 e 106/2009.