21 November, 2024
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Ha patteggiato la pena di tre anni il giovane che l’11 marzo 2018 causò il tragico incidente che alle porte di Gonnesa costò la vita al 20enne Alberto Riccaboni. Nulla e nessuno potranno mai restituire al papà Enrico Riccaboni, luogotenente dei carabinieri, e a mamma Rosanna il loro unico figlio Alberto, strappato loro quasi tre anni fa da un tragico incidente stradale, a soli vent’anni, ma ora si è arrivati a una condanna. Oggi, venerdì 20 novembre 2020, in Tribunale, a Cagliari, davanti il giudice per le indagini preliminari, dott. Giorgio Altieri, Alessandro Zedda, 24 anni, di Iglesias, colui il quale ha causato quel “maledetto” sinistro, con l’aggravante di essersi posto alla guida sotto l’effetto di stupefacenti, oltre alle altre sanzioni amministrative del caso, ha patteggiato tre anni, pena per la quale non è prevista la sospensione condizionale: in fase esecutiva chiederà comunque misure alternative alla detenzione in carcere

Lo schianto fatale si è verificato l’11 marzo 2018, una domenica, in pieno giorno, alle 11.30. Alberto, che risiedeva anche lui con la sua famiglia a Iglesias, assieme ad altri tre compagni di squadra stava rientrando a casa da una partita di calcetto su una Nissan Note condotta, appunto, da Zedda, che procedeva lungo la Statale 126 in direzione Iglesias quando all’improvviso il conducente, al km 30+200, nel territorio comunale di Gonnesa, in prossimità di una curva a visuale libera, ha invaso la corsia opposta scontrandosi frontalmente, a una velocità di circa 80 km/h, con una Citroen Xsara che sopraggiungeva nella direzione contraria di marcia, condotta da un quarantaseienne di Gonnesa e con a bordo la figlioletta che all’epoca aveva dieci anni. Purtroppo, il violento impatto è costato la vita ad Alberto Riccaboni, che si trovava sul sedile posteriore della Nissan e che ha riportato un trauma cranico con frattura esposta fronto-parietale destra: il giovane è stato trasportato in condizioni disperate all’ospedale Brotzu dove però l’indomani, 12 marzo, il suo cuore ha cessato di battere. Anche tutte le altre persone coinvolte hanno riportato seri traumi e fratture, in particolare i due occupanti della Xsara, con prognosi anche pesanti, ma loro, almeno, si sono salvati.

Ad aggravare la posizione dell’imputato, gli esami tossicologici a cui è stato sottoposto che hanno dato esito positivo: dunque, il Pubblico Ministero titolare del procedimento, il dott. Marco Cocco, lo ha indagato per omicidio stradale con l’aggravante di aver causato la morte di una persona mettendosi alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il suo legale già nell’aprile 2018 aveva già chiesto di patteggiare due anni ma la pena non era stata ritenuta congrua dall’allora Gup che aveva invitato a rivalutarne il calcolo. Successivamente, l’avvocato dello Zedda aveva chiesto di rinunciare alla richiesta di patteggiamento, il giudice aveva rigettato l’istanza e ritrasmesso il fascicolo al Sostituto Procuratore il quale, con atto del 27 maggio 2019, ha quindi chiesto il rinvio a giudizio del ventiquattrenne per i reati di cui all’art. 589-bis commi 1 e 2 c.p. “perché, conducendo con imprudenza e imperizia il suo autoveicolo, che recava il battistrada degli pneumatici anteriori gravemente usurato e trovandosi in stato di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 187 D. Lgs. 282/1992, cagionava per colpa la morte di Alberto Riccaboni, trasportato nello sesso veicolo”, nonché il ferimento di altre quattro persone. In relazione alla richiesta il Gup aveva fissato l’udienza preliminare del processo che però è stata rinviata più volte, praticamente quasi per un anno, causa Covid.

I familiari della vittima, per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di Cagliari, dott. Michele Baldinu, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e nel frattempo sono stati integralmente risarciti dalla compagnia di assicurazione della Nissan. Oggi si è definitivamente chiuso anche il capitolo penale con la nuova richiesta di patteggiamento. La mamma ed il papà di Alberto, nel loro immenso dolore, dopo la sentenza si sono astenuti da qualsiasi commento.

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Michela Demontis fa suo per la seconda volta il Fight club championship 5, in un match strepitoso che, sabato notte, l’ha vista contrapposta a Martina Rindi della Kimura Academy Sassari. Una serata davvero stellare, quella che ha caratterizzato l’intero evento che ha visto entrare nella gabbia, allestita al Tarantini Fight club di via Venezia, 18 atleti agguerriti. A essere protagoniste sono state le Mma che hanno dato spazio anche a incontri di Muay thai e Kick boxing.

La giovane atleta del team Tarantini, con il suo approdo alle Mma, ha dimostrato un buona crescita. Sicura, a volte anche un po’ spavalda, ma sempre rispettosa delle sue avversarie, sabato nella gabbia è entrata carica. La “guerriera” della Kimura non è stata da meno e ha cercato di contrastare la beniamina di casa, sfruttando i centimetri in più. Michela Demontis nella lotta a terra ha cercato di sfruttare pugni e gomiti e, più volte, ha cercato la posizione ideale per sfruttare le sue tecniche. A partire dal suono della campanella, l’atleta del team Tarantini ha sfoggiato la grinta che in questi anni l’ha contraddistinta e l’ha fatta diventare la pluri-campionessa nella categoria giovanile Muay thai.

Alla fine del primo round, a decretare lo stop è stato il medico che, in considerazione dell’occhio tumefatto della Rindi, ha deciso di non far proseguire il match. Michela Demontis, porta così a casa un altro risultato positivo. E per lei questa vittoria veloce per Tko, al primo round, è la conferma che il suo soprannome “Turbo” è sempre più azzeccato.

Grande spettacolo anche nei tre incontri di Mma che hanno preceduto quello di Michela Demontis. Nel match co-event, è bastato un primo round a Dylan Hazan (Gloria Roma), per aver ragione di Gionata Gensini (Team Akuna Prato) che, dopo la prima campanella, ha tirato i remi in barca e ha abbandonato l’ottagono. Il match ha visto i due atleti combattere strenuamente, con Hazan che ha dato grande spettacolo. L’atleta della “Gloria” è riuscito più volte a divincolarsi dalle prese dell’avversario, costringerlo alla lotta a terra dove ha dimostrato di avere una marcia in più.

Senza esclusione di colpi il combattimento tra Cristopher Biccheddu (DM Olbia) e Giovanni Mulas (Tarantini). Grande prestanza da parte dei due “gladiatori”, che hanno sfoggiato le loro tecniche migliori: il gallurese più a suo agio nel combattimento a terra, il sassarese più agile nei calci alti e medi. Per loro tre ripreseche hanno tenuto il pubblico con il fiato sospeso e hanno scatenato cospicue dosi di adrenalina. Alla fine dei tre round, gran daffare per i giudici che hanno assegnato la vittoria a Cristopher Biccheddu dopo cinque minuti di consultazione.

Combattimento ricco di colpi di scena anche quello tra Andrea Pani (Nur Mma Porto Torres) e Marco Zonca (Alias Gym Iglesias). I due sono stati capaci più volte di ribaltare la situazione a proprio favore ma alla fine del match i giudici hanno decretato la vittoria di Marco Zonca.

Andrea Mascia (Alias Gym Iglesias) e Valerio Spada (KB Capoterra). hanno portato in gabbia una kick boxing di grande impatto, con un vero e proprio show di calci e una serie di pugilato. A vincere ai punti è stato Marco Mascia.

La Muay thai, tutta al femminile, ha messo a confronto Sara Chieri (team Tarantini) e Manuela Campus (Macomer Kombat Group) quindi Jessica Meloni (team Tarantini) e Cristina Giavara (team Carminati Milano). Il primo match ha visto le due “nak su” dare sfoggio di ganci, montanti, calci frontali e clinch. A fine incontro, all’unanimità, i giudici hanno assegnato la vittoria a Sara Chieri.

Bello anche l’incontro tra Jessica Meloni e Cristina Giavara, con la prima che è partita da subito molto forte, sfruttando la sua maggiore altezza ha tenuto l’avversaria distante. Dopo una seconda ripresa che ha visto Giavare prendersi qualche rivincita, nella terza la sassarese ha ripreso la situazione in mano, aggiudicandosi così il match ai punti.

Il Fight club championship ha dato anche spazio ai piccolissimi atleti di Muay thai allenati da Vincenzo Casu. Per i bambini una buona dimostrazione di sport nei due match, finiti in parità, tra Pietro Arcamone ed Alessandro Allocca quindi Luca Manchia ed Alessandro Zedda.

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La Muay thai l’ha fatta da padrona alla quarta edizione del Fight club championship, disputato nei giorni scorsi al Tarantini Fight Club di via Venezia (Sassari). Il team allenato dai maestri Angelo Tarantini e Vincenzo Casu si aggiudico tre match, due nella categoria Young cadet ed uno in quella Old cadet. L’evento è stato una vera e propria occasione di promozione e scambio delle conoscenze sulla Muay thai giovanile.

La serie positiva degli incontri per il team sassarese l’ha aperta Elisabetta Scanu (Tarantini) che, opposta a una coriacea Aurora Meloni (Koros Kombat club Ossi), si è imposta sull’avversaria ai punti. Sul gradino più alto del podio anche Giada Pulina che ha conquistato una vittoria ai punti contro una brava Sara Buccolieri (Shinga team Grosseto). E proprio quest’ultima, dopo la premiazione, ha strappato gli applausi del pubblico con una dedica alla pluricampionessa del mondo e “regina” della Muay thai, la sassarese Sara Donghi, che per la giovane atleta toscana è stata fonte di ispirazione. Molto buona la prestazione di Federico Casu che, nella categoria Old cadet, si è imposto ai punti su un bravo Nathan Sechi.

Da segnalare poi le vittorie ai punti nella disciplina Kick boxing di Mattia Pillittu (Edgcombat) su Stefano Allocca (Tarantini), di Andrea Salis (Edgcombat) su Nicolò Solinas (Tarantini).

Nella disciplina Muay thai vincono anche Francesco Sai (Koros Kombat club Ossi) su Samuel Ortu (Tarantini) e di Melissa Oggiano (Koros Kombat club Ossi) su Erica Deiana (Tarantini).

Due gli incontri finiti in parità, entrambi nella disciplina Kick boxing: forze equivalenti quelle mostrate sul ring da Andrea Loi (Edgcombat) che ha incontrato Alessandro Zedda (Tarantini), quindi da Andrea Pes (Edgcombat) e Matteo Dore (Tarantini).

Nel pomeriggio, inoltre, tanto spazio anche per i Baby atleti del Tarantini Fight Club che si sono esibiti sul ring sotto la direzione attenta del maestro Vincenzo Casu.

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Il settore giovanile muay thai del Tarantini Fight Club si è messo in evidenza nell’edizione numero sei dell’Hearts on Fire che si è svolto nei giorni scorsi nella palestra comunale di Maracalagonis.

In uno dei galà, considerato tra i più importante d’Italia e tra i più prestigiosi nel panorama dello sport dell’Arte dei Re, ancora una volta spiccano le prestazioni dei piccoli atleti del Fight Club guidati dal tecnico Vincenzo Casu. 

Sul ring sono saliti i giovanissimi Nicolò Solinas, Erica Deiana, Luca Manchia, Alessandro Zedda, Melissa Allocca, Alessandro Allocca, si sono fatti valere, hanno concesso poco agli avversari e hanno messo in mostra la bontà della scuola sassarese.

Per l’esperienza e la crescita mostrata dei piccoli fighter, il tecnico Vincenzo Casu si è detto soddisfatto, anche nella convinzione che questa prestazione «servirà a preparare i campionati regionali in programma il 18 dicembre a Oristano».

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I consiglieri regionali di Forza Italia Ignazio Locci e Alessandra Zedda hanno chiesto agli assessorati regionali degli Enti locali, Cristiano Erriu e dell’Industria, Maria Grazia Piras, che verifichino, a norma di legge, se sussiste incompatibilità tra la carica di sindaco del comune di Portoscuso e quella di presidente del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia Iglesias, ricoperte dalla stessa persona, Giorgio Alimonda, e agiscano di conseguenza.

«Considerata la normativa vigente (compreso il parere espresso al riguardo dall’Autorità Nazionale Anticorruzione datato 23 settembre 2015) e che il consigliere comunale di Portoscuso, Davide Fois, in data 26/01/2016 ha formalizzato la procedura prevista all’art. 69 comma 1 del TUEL relativa alla contestazione di sopravvenuta incompatibilità della carica di sindaco di Portoscuso e presidente del Consorzio Industriale Provinciale Carbonia-Iglesias – aggiungono Locci e Zedda – è necessario che la Regione faccia chiarezza una volta per tutte, sciogliendo questo intricato nodo giuridico. Peraltro, occorre sottolineare che tale problema investe allo stesso modo anche il Cacip (Consorzio industriale di Cagliari), presieduto dal sindaco di Sarroch ,Salvatore Mattana.»