14 November, 2024
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Tornano le sonorità jazz da tutto il mondo a incantare i palcoscenici di Cagliari, del Medio Campidano e della Marmilla: dal 30 agosto al 24 novembre va in scena la XII edizione del culturefestival, la manifestazione organizzata dall’associazione Sardinia Pro Arte fondata e diretta dal musicista Simone Pittau, con la Presidenza onoraria del Premio Oscar Ennio Morricone. La rassegna viene realizzata con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, assessorati della Pubblica Istruzione e del Turismo, del comune di Sanluri, del comune di Mogoro e della Fondazione di Sardegna.

Musica e musiche, Sardegna e Sardegne: nulla è mai statico né uguale a se stesso, e così anche questa edizione si caratterizza per la commistione tra il jazz, elaborato da alcuni fra i più autorevoli artisti internazionali, e altri generi come soul, funky, fusion, r&b e classica in un groviglio di sonorità che stupiscono, divertono e infine conquistano il pubblico di tutte le età. Location d’eccezione del culturefestival 2019 sono il Castello medievale di Sanluri, dove il festival ha la residenza, Sardara con le sue antiche terme, Mogoro, emblema dell’artigianato artistico locale, e Cagliari, capoluogo sardo e da sempre luogo prediletto dei più vivaci scambi culturali ed artistici.

Il cartellone di questa edizione annovera alcune fra le star più influenti del panorama musicale mondiale: la Spyro Gyra Band, al Teatro Comunale di Mogoro; il chitarrista statunitense Mike Stern, in concerto sempre al Teatro Comunale di Mogoro; Patrick Bruce Metheny, per tutti Pat Metheny, chitarrista e compositore statunitense che nella sua fervida carriera – da solista, in duo o col Pat Metheny Group – ha collezionato 3 dischi d’oro e 20 Grammy Award.

Altri nomi di spicco del panorama artistico internazionale sui palcoscenici del culturefestival sono il vibrafonista milanese Andrea Dulbecco, la cantante italo-costaricense Ilaria Pilar Patassini, l’artista Filomena Campus ed il chitarrista Giorgio Serci, sardi ma residenti a Londra, l’algherese Marcello Peghin con le sue chitarre, il violoncellista Salvatore Majore, la band di Giacomo Deiana, ed il giornalista Rai inviato nel Regno Unito Marco Varvello. Presente anche, come sempre, l’Orchestra da Camera della Sardegna, un ensemble fondato da Simone Pittau nel 2004 col duplice intento di valorizzare gli studenti dei Conservatori e delle Scuole Europee di Musica e di riunire i musicisti sardi che esercitano con grande successo l’arte della musica in Italia e all’estero.

Ampio spazio sarà riservato agli incontri con le scolaresche, le mattine, affinché il culturefestival possa costituire importante mezzo per ispirare e arricchire i giovani di conoscenza e di sensibilità all’ascolto.

Contribuiscono alla realizzazione del festival numerosi sponsor d’eccezione, come il Sardegna Termale Hotel, Gruppo Acentro, Bresca Dorada e Comochi.

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Secondo appuntamento per la rassegna “Joyce Lussu – La rivoluzione Possibile“, organizzata da Il Crogiuolo, per la direzione artistica di Rita Atzeri, in paternariato con i comuni di Armungia e Portoscuso. Da Cagliari si passa all’ex Tonnara Su Pranu di Portoscuso che ospiterà venerdì 5 luglio, alle 21.30, “Inventario delle cose certe” – Concerto teatrale per Joyce Lussu, di e con Isabella Carloni, la regia di Marco Baliani, una delle personalità più originali del panorama teatrale contemporaneo, l’esecuzione musicale di Andrea Dulbecco (vibrafono e percussioni), Mirco Ghirardini (clarinetto) e Anna Freschi (violoncello), le musiche originali di Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno. Lo spettacolo, prodotto da Rovine Circolari, trae il titolo da un libro di Joyce Lussu. Tra il 1934 e il 1939 Joyce visse in Africa, e di quegli anni raccontò solo con brevi accenni, evocando la natura africana nelle sue poesie, pubblicate nel volume Liriche, edito con il patrocinio e la recensione di Benedetto Croce, alcune incluse oggi proprio nella raccolta “Inventario delle cose certe” (1989).

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Secondo appuntamento per la rassegna “Joyce Lussu – La rivoluzione Possibile”, organizzata da Il Crogiuolo, per la direzione artistica di Rita Atzeri, in paternariato con i comuni di Armungia e Portoscuso, da Cagliari si passa all’ex Tonnara Su Pranu di Portoscuso che ospiterà venerdì 5 luglio, alle 21.30, INVENTARIO DELLE COSE CERTE – Concerto teatrale per Joyce Lussu, di e con Isabella Carloni, la regia di Marco Baliani, una delle personalità più originali del panorama teatrale contemporaneo, l’esecuzione musicale di Andrea Dulbecco (vibrafono e percussioni), Mirco Ghirardini (clarinetto) ed Anna Freschi (violoncello), le musiche originali di Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno. Lo spettacolo, prodotto da Rovine Circolari, trae il titolo da un libro di Joyce Lussu. Tra il 1934 e il 1939 Joyce visse in Africa, e di quegli anni raccontò solo con brevi accenni, evocando la natura africana nelle sue poesie, pubblicate nel volume Liriche, edito con il patrocinio e la recensione di Benedetto Croce, alcune incluse oggi proprio nella raccolta “Inventario delle cose certe” (1989).

E “Inventario delle cose certe” è un raffinato omaggio musicale dedicato alla storia e alle idee di una figura eccezionale, moderna e scandalosa, come quella di Joyce Lussu, a poco più di vent’anni dalla scomparsa (a 86 anni, a Roma, nel 1998) di questa grande pasionaria del ‘900 (morì, ribelle come aveva vissuto, con una sigaretta messa tra le mani al posto del rosario).
Un concerto teatrale, dove musica e parola, poesia e pensiero procedono intrecciati, per elaborare un “inventario” che riparta dall’essenziale, per tornare a ciò che è  “certo”, nel cuore e nel linguaggio, perché «sul certo – diceva Joyce Lussu – non possiamo non capirci».

«Due parole risaltano nella ricchezza spesso provocatrice dei suoi scritti, come una richiesta impellente: cercare di costruire un ‘pensiero poetante’, un pensiero semplice, diretto ed efficace, che non rinunci alla bellezza. Questa opera in musica è la nostra risposta artistica e politica a domande essenziali del nostro presente. Parlare di Joyce Lussu significa avvicinarsi alla storia di tutto il ‘900, a una donna non catalogabile, a un turbinio di idee, a una scandalosa e costante provocazione», scrive Isabella Carloni nelle note sullo spettacolo.  

«Raccontarla a teatro ha reso necessario scegliere, ordinare, elaborare l’immenso materia.»

A dare voce a tutto ciò è l’interpretazione di Isabella Carloni. La sua voce, sempre sospesa fra canto e parola, racconta la vita di Joyce, spesa a fianco della dignità e della libertà dei popoli e degli individui, sempre alla ricerca di un pensiero chiaro ed efficace.

Le composizioni originali di Carlo Boccadoro e di Filippo Del Corno, eseguite da alcuni componenti del gruppo “Sentieri Selvaggi” (Andrea Dulbecco, Mirco Ghirardini e Anna Freschi) affidano a voce, clarinetto, violoncello e vibrafono un intreccio continuo sonoro e narrativo, dando un particolare spessore drammaturgico al lavoro: dai suoni rarefatti di un canto eschimese alle note potenti delle scarpette rosse che scuotono ancora i campi di sterminio (“Un paio di scarpette rosse” è il titolo  di una poesia di Joyce Lussu, scritta per non dimenticare la tragedia della Shoah), dalle parole antiche e schiette delle donne incontrate in Sardegna al canto di liberazione dei popoli oppressi.

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Domenica 30 agosto cala il sipario sull’edizione numero ventisette del Seminario Jazz di Nuoro, con il saggio-concerto finale che coinvolgerà, come sempre, tutti gli allievi e i docenti dei corsi. In attesa dell’ultimo atto, quest’anno in scena al CESP, il Centro Etico Sociale di Pratosardo, alla Scuola Civica di musica “Antonietta Chironi” vanno avanti anche oggi per tutto il giorno le lezioni di teoria e pratica del jazz.

In serata, alle 21.00, fa invece tappa a Onanì la rassegna di concerti abbinata al Seminario jazz: al centro dei riflettori in piazza Funtana Manna (ingresso gratuito), il Collettivo T. Monk, giovane band di dieci elementi nata in seno al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano (che contribuisce a questa trasferta in terra sarda, proseguendo così la serie di collaborazioni dei Seminari jazz nuoresi con i conservatori, inaugurata l’anno scorso con il “Luigi Canepa” di Sassari e il “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari). Con il leader Dario Trapani alla chitarra (e autore degli arrangiamenti), ci sono la cantante Marcella Malacrida, tre sassofonisti – Rudi Manzoli (baritono), Nicolò Ricci (tenore) e Paolo Lo Polito (contralto) -, Alberto Mandarini alla tromba, Andrea Baronchelli al trombone, Niccolò Cattaneo al pianoforte, Marco Rottoli al contrabbasso e Riccardo Chiaberta alla batteria.

Nato a fine 2011 su iniziativa del chitarrista Dario Trapani, il collettivo si pone come primo scopo di rielaborare il songbook di Thelonious Monk, uno dei più grandi e influenti compositori della storia del jazz. Caratteristica peculiare delle sue composizioni è la possibilità di esecuzione da parte di qualsiasi tipo di formazione, dalle combo più piccole, ai gruppi orchestrali: da qui nasce l’idea di questo ensemble, elaborando il vastissimo repertorio di Monk con un’orchestrazione ex novo per cinque fiati, chitarra elettrica, piano, contrabbasso e batteria, più voce in alcuni brani. Il 2013 è un anno di intensi live per il collettivo, che dopo un primo concerto nella città natale, Milano, ha l’occasione di suonare in diversi festival e rassegne in Italia, tra cui Umbria Jazz. Pur rimanendo fedele alla direzione intrapresa di tributo al genio di Thelonious Monk, il gruppo allarga a poco a poco i propri orizzonti integrando nel repertorio nuovi arrangiamenti di brani di John Coltrane, Joe Henderson, Sparklehorse, e ospitando Francesco Lento alla tromba e Andrea Dulbecco al vibrafono. È dello scorso febbraio l’esordio discografico con l’album “Ugly Beauty”, prima pubblicazione anche della neonata Honolulu Records, etichetta indipendente creata da alcuni membri del Collettivo T. Monk insieme ad altri musicisti della scena jazz milanese.

Collettivo T.Monk (2s)Collettivo T.Monk (s) Collettivo T.Monk (3s)