22 November, 2024
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La Corte Costituzionale, riunita questa mattina in udienza pubblica per discutere il ricorso del governo contro la norma sulle accise (approvata dal Consiglio regionale all’unanimità) contenuta nella Finanziaria dello scorso anno, non ha potuto ammettere, visti i precedenti, la costituzione in giudizio dei Riformatori sardi, rimasti gli unici ad opporsi – in una lunga, difficile e assai costosa battaglia – al Governo nazionale in questa vicenda. Un esito prevedibile, ma giunto dopo una discussione durata oltre un’ora, nella quale è stato consentito ai giuristi incaricati dai Riformatori sardi, di argomentare a sostegno della costituzione in giudizio.

La discussione nel merito del ricorso ci sarà tra una decina di giorni, anche se ovviamente pesa l’assenza della Regione, come non ha mancato di sottolineare l’avvocato dello Stato, il quale ha basato le sue argomentazioni proprio sull’implicito riconoscimento da parte della Regione Sardegna (non costituitasi) della fondatezza del ricorso del Governo. Ciononostante la Corte ha ritenuto la  questione meritevole di un approfondimento.

«Sappiamo che è quasi una mission impossible – spiegano i Riformatori sardi -, ma l’udienza di oggi ci conferma che abbiamo fatto bene a fare questo estremo tentativo, per il quale ringraziamo i nostri avvocati, il prof. Massimo Proto e il prof. Andrea Panzarola, che con le loro argomentazioni hanno dimostrato che la battaglia era perfettamente sostenibile». «Innanzitutto la Consulta non ha rigettato immediatamente l’opposizione, cosa che avrebbe benissimo potuto fare anche senza attendere l’udienza di oggi. In secondo luogo, i giudici della Corte Costituzionale hanno deciso di approfondire la materia del ricorso, rinviando ad altra data la discussione nel merito del ricorso del Governo».  Terzo punto, forse quello che fa più riflettere, secondo i Riformatori sardi: «L’Avvocatura dello Stato ha puntato tutte le sue carte sul fatto che la Regione non si sia costituita in giudizio, sulla diserzione della Giunta regionale, che si è arresa senza combattere per opporsi al diritto dei sardi di avere ciò che gli spetta: le accise dei prodotti petroliferi generati in Sardegna».

FOTO MANIFESTAZIONE ACCISE copia

Accise e taglio del costo della benzina è il momento della verità: la #Corte Costituzionale ha fissato l’udienza (il 25 gennaio 2015) del ricorso del governo contro la legge Finanziaria regionale che consente alla Sardegna di incamerare le accise sui prodotti petroliferi per poi utilizzarle anche per dimezzare il costo dei carburanti. Ricorso contro cui la Regione, una volta di più serva e prona verso gli interessi del governo nazionale, ha battuto in ritirata, costringendo i #Riformatori sardi a presentare, da soli, opposizione. Parte dunque la grande mobilitazione della Sardegna: sei mesi di mobilitazione che prevedono, tra l’altro, una grande manifestazione a Roma per il 6 ottobre davanti al Palazzo della Consulta e a quello del Quirinale. Non solo: 100mila cartoline inonderanno il Quirinale per chiedere al presidente della Repubblica di valutare lo scioglimento del Consiglio regionale con lo slogan “Inquinamento ai sardi, le tasse altrove”. Ad annunciarlo sono stati – in una manifestazione sotto il Palazzo del Consiglio regionale – i Riformatori sardi guidati dal coordinatore regionale, Michele Cossa, da Gabriele Marini (leader dei Riformatori di Quartu), dal sindaco di Burcei, Pino Caria, dal capogruppo dei Riformatori sardi in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e dal presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu.

«Siamo rimasti noi, gli unici a opporci al governo che vuole cancellare un nostro diritto e noi non ci fermiamo. Certo è vergognoso che la Giunta regionale non si sia posta neppure il minimo problema di difendere una legge della Regione, approvata all’unanimità da tutte le forze politiche e che quindi non rappresenta il volere di una coalizione ma di tutto il popolo sardo. La Giunta Pigliaru batte in ritirata, anzi diserta la battaglia per la Sardegna. E a metterci l’elmetto siamo noi. Sappiamo che non sarà facile, ma non molleremo neanche di un millimetro.»

«La costituzione in giudizio da parte dei consiglieri regionali,  è certamente un fatto eccezionale, così come è eccezionale che la Giunta abbia rifiutato di difendere una legge della Regione approvata da tutti i gruppi e le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Del resto i consiglieri – depositari del potere di iniziativa legislativa -– hanno il dovere di fare di tutto per resistere a un attacco del governo alla sovranità del popolo sardo.»

L’opposizione al ricorso del governo sarà sostenuta davanti ai giudici della Consulta dagli avvocati costituzionalisti, Andrea Panzarola e Massimo Proto. «La scelta regionale di non costituirsi – sostiene il coordinamento regionale dei Riformatori – è grave perché senza difesa la legge regionale sarebbe stata certamente respinta. Ecco perché siamo scesi in campo noi. La decisione della Regione di rimanere “contumace” nel giudizio introdotto dal presidente del Consiglio, favorendo un esito di accoglimento del ricorso statale e di annullamento della legge regionale, avrebbe pregiudicato fatalmente gli interessi regionali alla cui tutela la medesima legge era preordinata. Ne avrebbero ricevuto senz’altro un danno la Comunità sarda nella sua globalità. Per questa ragione i Riformatori Sardi hanno deciso di agire in modo concreto costituendosi nel giudizio davanti alla #Corte Costituzionale. Lo hanno fatto con convinzione e, soprattutto, legittimamente».

«L’atteggiamento della Giunta regionale che non difende gli interessi dei sardi è un atto criminoso la Sardegna rivendica solo quanto le spetta e per questo, per difendere gli interessi dei sardi, abbiamo deciso di scendere in campo ricorrendo direttamente alla Corte Costituzionale, con un atto solidamente motivato e decisamente innovativo. Del resto ci saremmo aspettati che la Giunta si schierasse a difesa dei sardi e di una legge che non una coalizione ma tutte le coalizione e tutti i partiti hanno approvato». Ecco perché «siamo noi ad andare davanti alla Consulta e ci dispiace che questa Giunta non capisca quanto sia importante  marciare uniti per difendere i sardi».

Manifestazione accise

La battaglia sulle accise e per il taglio del costo della benzina continua. Oltre 300 militanti si sono ritrovati ieri al Poetto di Cagliari per la manifestazione promossa dai #Riformatori sardi per fare il punto sul ricorso alla #Corte Costituzionale contro la decisione del governo di opporsi alla legge Finanziaria che di fatto assegna alla Sardegna le accise dei prodotti petroliferi lavorati in Sardegna.

«Non ci fermeremo andremo avanti in  questa battaglia sacrosanta», hanno annunciato il coordinatore regionale del partito, Michele Cossa, e il capogruppo dei Riformatori sardi in Consiglio regionale, Attilio Dedoni, firmatari dell’atto di opposizione al ricorso del governo nazionale. «Sappiamo che questa è una lotta giusta per i diritti dei sardi – hanno detto gli esponenti dei Riformatori sardi – e visto che la Giunta si rifiuta di farlo siamo noi a tutelare anche davanti alla Corte costituzionale i sardi e la Sardegna.»

Il ricorso sulle accise, presentato alla Corte costituzionale dagli avvocati Andrea Panzarola e Massimo Proto, affronta due aspetti: la legittimità della costituzione in giudizio dei consiglieri al posto del presidente della Regione e la legittimità della norma.

«La costituzione in giudizio dei consiglieri regionali – spiegano i Riformatori sardi – è certamente un fatto eccezionale, così come è eccezionale che la Giunta abbia rifiutato di difendere una legge della Regione approvata da tutti i gruppi e le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Del resto, in punta di diritto, a nostra parare è un dovere dei consiglieri regionali – depositari del potere di iniziativa legislativa – fare di tutto per resistere a un attacco del governo alla sovranità del popolo sardo.»

«La scelta regionale di non costituirsi – proseguono i Riformatori sardi – rappresenta il preludio di una decisione di accoglimento della questione di costituzionalità prospettata dal presidente del Consiglio. Il fatto è talmente risaputo che non ha bisogno di essere dimostrato. Si intuisce pertanto che la decisione della Regione di rimanere “contumace” nel giudizio introdotto dal presidente del Consiglio, favorendo un esito di accoglimento del ricorso statale e di annullamento della legge regionale, pregiudica fatalmente gli interessi regionali alla cui tutela la medesima legge era preordinata. Ne riceve senz’altro un danno la comunità sarda nella sua globalità. Per questa ragione i Riformatori sardi hanno deciso di agire in modo concreto costituendosi nel giudizio davanti alla Corte costituzionale. Lo hanno fatto con convinzione e, soprattutto, legittimamente.»

Roberto Frongia 7 copia

I #Riformatori sardi hanno ufficialmente depositato alla Consulta l’opposizione al ricorso del Governo contro la Finanziaria. Ad annunciarlo è Sardegna Obiettivo 6, l’associazione di avvocati ed esperti in materie giuridiche, che ha sposato la battaglia dei Riformatori sardi e che lavora con il pool di avvocati per i diritti delle minoranze linguistiche e in particolare del popolo sardo. «L’articolo 6 della nostra Carta Costituzionale – spiega il coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6, Roberto Frongia – statuisce che l’Italia tutela le minoranze linguistiche intese anche come minoranze etniche culturali insediate in specifiche realtà territoriali come la Sardegna. La questione dei diritti delle minoranze è correlata al più vasto ambito della tutela dei diritti umani e delle libertà inalienabili. L’Associazione “Sardegna Obiettivo 6” si propone di agire in tutte le sedi proprio per garantire al Popolo Sardo adeguate tutele normative nella consapevolezza che la difesa delle minoranze non costituisce una questione relativa unicamente allo spazio sociale europeo, bensì un problema di portata mondiale«.

Il ricorso sulle accise, presentato alla #Corte Costituzionale dagli avvocati Andrea Panzarola e Massimo Proto, per conto dei consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa ed Attilio Dedoni, affronta due aspetti: la legittimità della costituzione in giudizio dei consiglieri al posto del presidente della Regione e la legittimità della norma.

«La costituzione in giudizio dei consiglieri regionali – dice Frongia – è certamente un fatto eccezionale, così come è eccezionale che la Giunta abbia rifiutato di difendere una legge della Regione approvata da tutti i gruppi e le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Del resto, in punta di diritto, a nostra parare è un dovere dei consiglieri regionali – depositari del potere di iniziativa legislativa – fare di tutto per resistere a un attacco del governo alla sovranità del popolo sardo.»

«La scelta regionale di non costituirsi – prosegue Frongia – rappresenta il preludio di una decisione di accoglimento della questione di costituzionalità prospettata dal Presidente del Consiglio. Il fatto è talmente risaputo che non ha bisogno di essere dimostrato. Si intuisce pertanto che la decisione della Regione di rimanere “contumace” nel giudizio introdotto dal Presidente del Consiglio, favorendo un esito di accoglimento del ricorso statale e di annullamento della legge regionale, pregiudica fatalmente gli interessi regionali alla cui tutela la medesima legge era preordinata. Ne riceve senz’altro un danno la Comunità sarda nella sua globalità. Per questa ragione i Riformatori sardi hanno deciso di agire in modo concreto costituendosi nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale. Lo hanno fatto con convinzione e, soprattutto, legittimamente.» 

conferenza stampa Montecitorio2

La norma della Finanziaria regionale del 2014, che affida alla Regione le entrate sulle imposte di fabbricazione generate in Sardegna anche se riscosse in altre parti del territorio nazionale (la cosiddetta norma sulle accise), è legittima. Come è legittimo che a difendere una legge approvata all’unanimità, dal Consiglio regionale siano i consiglieri regionali, visto che la Giunta – che rappresenta il potere esecutivo – sta colpevolmente non adempiendo a un obbligo: difendere una legge approvata da tutte le forze politiche. Lo sostiene l’atto di opposizione al ricorso del governo presentato alla Corte Costituzionale dagli avvocati Andrea Panzarola e Massimo Proto, per conto dei consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa e Attilio Dedoni. Una norma legittima perché non contrasta con altre norme ma anzi le rispetta integralmente. Ed è in linea con la giurisprudenza della Corte e con le direttive europee.

L’atto di opposizione al ricorso è stato illustrato questa mattina in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, il deputato e presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, il capogruppo dei Riformatori in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e gli avvocato, docenti universitari, Andrea Panzarola e Massimo Proto.

«L’atteggiamento della Giunta regionale che non difende gli interessi dei sardi è un atto criminoso – ha spiegato Cossa – la Sardegna rivendica solo quanto le spetta e per questo, per difendere gli interessi dei sardi, abbiamo deciso di scendere in campo ricorrendo direttamente alla Corte Costituzionale, con un atto solidamente motivato e decisamente innovativo». Del resto, aggiunge il deputato Pierpaolo Vargiu, «ci saremo aspettati che la Giunta si schierasse a difesa dei sardi e di una legge che non una coalizione ma tutte le coalizione e tutti i partiti hanno approvato. Tanto più dopo la notizia di ieri, dell’intesa per l’eliminazione di fatto del patto di stabilità per la Sardegna: rinunciare a un miliardo di euro, che sono soldi dei sardi, è incomprensibile». Ecco perché, ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «siamo noi ad andare davanti alla Consulta e ci dispiace che questa Giunta non capisca quanto sia importante – al di là degli schieramenti – marciare uniti per difendere i sardi».

Due i punti su cui si incentra il ricorso: la legittimità a presentarsi dei consiglieri regionali a presentarsi davanti alla Consulta e la legittimità della norma.

Sul primo punto gli avvocati snocciolano una serie di precedenti e di atti che di fatto ammettono l’intervento di terzi (dunque, altri che non siano Governo e presidente della Regione) davanti alla Corte Costituzionale. Senza considerare il fatto che – se non venisse concessa la possibilità di intervento ai consiglieri regionali che hanno votato la legge – ai sardi non sarebbe datata la possibilità di far valere le loro ragioni in nessun modo.

Sulla legittimità della norma, gli avvocati, spiegano nel dettaglio perché il governo sbaglia nel ricorrere. Secondo il ricorso del presidente del Consiglio dei ministri l’articolo 1, comma 1, della Legge Finanziaria del 2014 (quella appunto che sancisce che nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche le imposte di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati generate nel territorio regionale anche se riscosse nel restante territorio dello Stato) contrasta con l’art. 8, lett. d) dello Statuto, che devolve alla Regione i nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, “percetta nel territorio della regione”. Questo perché il concetto di “generate” si scontra con quello di percette.