22 November, 2024
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Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani, in occasione del Giorno del ricordo, istituito con legge 30 marzo 2004, n. 92, intende ricordare la tragedia degli italiani e le vittime delle foibe, invitando le scuole di ogni ordine e grado a riflettere sulla drammaticità e la ferocia che caratterizzarono le vicende storiche italiane all’indomani della Seconda guerra mondiale. L’art. 3 della DUDU sottolinea l’importanza della vita umana a prescindere da qualsiasi controversia ideologica o religiosa: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona».

«I drammatici episodi del nostro recente passato – scrivono Romano Pesavento e Angelo Ragusa, del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani – inducono a convincerci incontrovertibilmente che in una stagione di odio, operare in modo disumano, soprattutto contro i più inermi, è quanto di più lontano possa esistere dal concetto di civiltà. Oggi si assiste quotidianamente all’escalation compiaciuta di focolai batterici, disseminati ovunque, ma soprattutto sul web, impregnati di odio, disprezzo, di sopraffazione nei confronti del prossimo, solo perché “divergente” dal concetto di “regolare”.»

«La scuola ha il compito di educare alla tolleranza, la conoscenza dei fatti storici è fondamentale, e sta agli studiosi esplorarli e analizzarli; ma non deve mai diventare oggetto di speculazione o di polemiche sterili – concludono Romano Pesavento e Angelo Ragusa – tutte le vittime innocenti di qualunque colore hanno diritto al rispetto e alla memoria dei posteri.»

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Il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani, in occasione del Giorno del ricordo, istituito con legge 30 marzo 2004, n. 92, intende ricordare la tragedia degli italiani e le vittime delle foibe, invitando le scuole di ogni ordine e grado a far leggere in ogni classe nelle prime ore l’articolo 1 istitutivo di tale giornata.

Il 10 febbraio del 1947, infatti, segna la data in cui i trattati di pace assegnano in modo definitivo l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia, ponendo la parola “fine” alla seconda guerra mondiale. In quelle regioni di frontiera, dalla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, fino al maggio del 1945, i partigiani comunisti di Tito scatenarono una feroce rappresaglia contro gli italiani, mascherando quegli atti come azione di guerra contro i fascisti. Migliaia di uomini, donne e bambini vennero affamati, massacrati e gettati, spesso ancora vivi, nelle foibe; profonde cavità carsiche di origine naturale. Ma il giorno del ricordo non è solo dedicato al dramma degli infoibati, è il giorno anche di quei 350mila italiani costretti a lasciare la loro terra per essere sfollati al di là del nuovo confine. In un contesto bellico angoscioso e terribile, politicamente confuso, i profughi giuliani furono considerati un peso ulteriore alle privazioni della guerra, per coloro che non ebbero parenti o amici in grado di accoglierli, furono in maggioranza relegati campi profughi dove restarono per anni.

Per tutta la durata del cosiddetto “dopoguerra” fino ai nostri giorni, la crudele vicenda delle foibe è stata ignorata nel totale disinteresse delle forze politiche, solo nel 2005 il Parlamento italiano ha dato inizio all’annuale commemorazione di una delle pagine più tristi della nostra storia.

Oggi il comportamento vile e odioso degli aguzzini del tempo ci appare lontano, relegato ad un contesto storico-politico terribile e disperato. Ma ricordare ci aiuta a comprendere quanto sia labile il confine che ci separa da tragedie molto simili che si consumano oggi nel mondo. La storia si ripete in quelle terre in cui la guerra e le devastazioni colpiscono la popolazione innocente. Quei popoli che oggi bussano alle porte dei confini europei, un tempo furono italiani istriani cacciati dalla follia vendicativa dei partigiani di Tito.

Riteniamo che nella scuola pubblica italiana, oggi più che mai, sia necessario uno sforzo pedagogico che spinga alla comprensione dei fenomeni storici che ciclicamente si ripetono, al fine di ancorare al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo ogni azione futura. La carta dei diritti, nata dalle macerie morali della seconda guerra mondiale, va osservata come necessaria conquista di civiltà e posta come base della società occidentale.

Angelo Ragusa

Responsabile area cultura Coordinamento Nazionale Docenti per i Diritti Umani