19 November, 2024
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Il Consiglio regionale ha ripreso oggi l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR). Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha sostenuto che «non si può non denunciare questo modo di procedere, assistiamo alla presentazione di una quantità incredibile di emendamenti, fatto senza precedenti anomalia del Consiglio; il testo della Giunta è stato completamente stravolto dalla maggioranza fino a configurare una vera e propria proposta alternativa». Dunque, ha chiesto Pittalis, «su che cosa dobbiamo discutere? Senza alcun intento dilatorio e sapendo che la riforma è necessaria e deve in qualche modo deve poter vedere la luce, proponiamo di riportare il testo in commissione per poi sottoporre all’Aula un testo frutto di una vera sintesi della maggioranza».

Il presidente Ganau ha ricordato al Consiglio che la richiesta di riportare il testo in commissione deve essere messa ai voti.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che «trattandosi dell’esame di una riforma importante il consigliere Pittalis si assume una grande responsabilità a chiedere il rinvio in assenza di motivi davvero gravi; in questo momento non si può decidere su due piedi e chiediamo una breve sospensione dei lavori per una consultazione del nostro gruppo».

Il presidente ha sollecitato i gruppi ad esprimere la propria posizione sulla richiesta di riportare il testo in commissione.

Per il Psd’Az il consigliere Marcello Orrù si è detto d’accordo con Pittalis «perché si sta discutendo una cosa diversa dalla legge arrivata in Aula, inoltre le motivazioni importanti di cui parla Deriu ci sono tutte perché non si possono esaminare testi contrapposti su una materia così importante che riguarda i cittadini, meglio tornare in commissione e, a questo punto, tanto vale fare un’altra proroga per i commissari».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini, dopo aver premesso che «dieci minuti non implicano alcun problema» ha osservato che «la discussione della riforma si deve comune tenere perché in questi mesi il confronto c’è stato pur essendo arrivati, alla fine, ad un punto di non ritorno; tuttavia bisogna prendere decisioni e non possiamo sottrarci al nostro dovere ed alle nostre responsabilità, ricordandoci di quanti sono fuori da quest’Aula e non comprendono certi atteggiamenti della politica».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha dichiarato che «la chiave di tutto è la responsabilità e sotto questo profilo non c’è dubbio che l’approfondimento sia necessario, che sia breve come chiede Deriu o più articolato come proponiamo noi». Di fronte al testo più importante della legislatura, ha proseguito, «non c’è tempo perso, noi abbiamo dato il massimo della disponibilità per una norma fatta per tutti i sardi e non ci corre dietro nessuno, piuttosto l’opinione pubblica chiede giustamente conto delle tante risorse che spendiamo in sanità». Quella di Deriu è una apertura interessante, ha concluso Tunis, «facciamo capire ai sardi che tutti assieme abbiamo collaborato per fare una buona legge».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rivolto al Consiglio l’appello ad esercitare ogni sforzo per arrivare ad una legge che «non può essere solo di una parte ma all’altezza della situazione sanitaria che stiano vivendo; va bene la richiesta di Deriu ma sono convinto che se in Consiglio c’è una volontà comune può essere il luogo giusto per fare bene, sempre che ci sia la buona volontà anche da parte della Giunta di migliorare il testo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sottolineato «la necessità di fermarsi un attimo e riflettere in modo congiunto; noi vogliamo accelerare e infatti non abbiamo presentati emendamenti nella prima fase ma ora dobbiamo farlo perché il testo è profondamente cambiato, ragione di più per far tornare il testo in commissione, l’unica strada per arrivare ad una buona legge».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha dato il suo «nulla-osta» ad una breve sospensione della seduta, precisando però che «quando si mollano gli ormeggi si mette la barra al centro e si tira avanti; bisogna anche ricordare il lavoro fatto fin qui che non ha assolutamente stravolto la legge, pur essendoci alcuni emendamenti che mi lasciano perplesso e per i quali attendo chiarimenti dal dibattito, a nostro avviso in definitiva si può sospendere ma poi bisogna decidere».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha messo ai voti la richiesta di rinvio del testo in commissione, che il Consiglio ha respinto.

Successivamente è iniziata la discussione sull’art. 1 della legge (Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale). Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti e la seduta è stata sospesa per un chiarimento sui testi.

Dopo la sospensione, la Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), intervenendo sull’ordine dei lavori ha affermato che «quello della commissione è un parere autorevole ma la commissione molti emendamenti non li ha mai esaminati, un modo di procedere gravissimo».

Il presidente Ganau ha precisato che, in relazione agli emendamenti agli emendamenti, si è seguita la prassi corrente e quindi si può procedere.

Prendendo la parola nel dibattito, il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che quella in esame «non è una riforma, in sede di discussione generale noi avevano parlato di tante criticità rimandando la discussione di merito agli emendamenti ma ora, alla luce delle proposte pervenute, confermiamo tutte le nostre perplessità perché abbiamo assistito solo ad un muscolare braccio di ferro su sedi delle aziende ed accordi di potere». Tutto, ha protestato Solinas, «tranne che un dibattito su nuovo modello di sanità per la Sardegna come ha confermato la stessa prima commissione che, nel suo parere, ha ricordato che quella di introdurre specifiche modifiche è stata l’occasione mancata di riordinare in modo organico tutto il settore» La Giunta poi, ha detto ancora il consigliere sardista, «proroga ancora i commissari e rinvia tutto al 2017, cambiando la natura giuridica di Asl unica da soggetto autonomo a frutto di un processo di incorporazione, rendendo di fatto inutile discutere sulla sede e gli assetti territoriali». La nostra visione, ha concluso, «è quella di riprogettare il modello sanitario sulla base della nuova domanda derivante dall’aumento di età popolazione, con al centro il cittadino e le tante specificità del territorio». 

Dopo il sardista Solinas ha presso la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui “questo articolo, che contiene il cuore della vostra riforma sanitaria, avrebbe imposto una maggiore attenzione. Con un artificio non dite ai sardi dove sarà la sede dell’azienda unica: vedremo come emenderete il testo o se lo emenderà la Giunta. Tutto in realtà resterà immutato e non è possibile avere fiducia in quello che state facendo”. L’oratore ha parlato dei policlinici: “Le aziende ospedaliere sembrano una zona franca del sistema: non volete disturbare gli universitari, si è capito. In altre Regioni, invece, questo non accade e anche la spesa universitaria viene messa giustamente sotto il controllo pubblico. Vedrete che ci ritroveremo davanti tra qualche anno il tema della spesa sanitaria, anche dopo questa vostra riforma”.

Secondo l’on. Annamaria Busia (Centro democratico) “bisogna credere alla Asl unica come sistema di semplificazione e centralizzazione regionale e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi. Prospettiamo un decentramento burocratico attraverso la divisione del territorio e una sua declinazione in tre grandi aree omogenee. Ci preoccupa molto, e non lo neghiamo, la fase transitoria della gestione e per fare questo bisogna costruire un’ottima squadra di governo della nuova azienda, con capacità e competenze adeguate al cambiamento”. L’oratrice ha aggiunto: “La democrazia consente di discutere di se stessa e i disegni di legge non possono essere intesi come atti di fede da una maggioranza. E il dibattito deve avvenire dentro l’Aula consiliare”.

Per l’on. Marcello Orrù (Psd’az e vicepresidente della commissione Sanità) “questa riforma parte dall’alto e il rischio è che il tetto ci crolli sulla testa. Non è una riforma rivolta ai cittadini sardi ma a tagliare i costi della Sanità sarda conferendo troppo potere a una sola persona. Non vogliamo che questa legge porti a una macelleria sociale per il popolo sardo”.

Per Roberto Desini (Centro democratico) “se il disegno di legge si può condividere e siamo davanti a una condizione di non ritorno, allo stesso tempo ci sono incongruenze anche in questo disegno di legge e per questo non ritireremo gli emendamenti che abbiamo presentato. Questo è il nostro contributo propositivo e migliorativo.  Mentre noi facciamo grandi discorsi i cittadini chiamano il Cup per prenotare una visita e non trovano risposte. Sforziamoci di migliorare l’attuale condizione”. L’on. Desini ha detto che “sull’emergenza urgenza basta un dipartimento, non serve un’azienda autonoma in questo momento”.

A nome del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta: “I miei emendamenti sono tutti soppressivi perché l’unica cosa da fare è un’altra riforma, non provare a correggere questa. Il disegno di legge non dimostra né il coraggio né la determinazione di Luigi Arru e di Pigliaru: è solo un testo che serve a trovare equilibrio politico ma non rappresenta gli interessi dei sardi, anche se in qualche modo forse riuscirete ad approvarlo”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) “non sono accettabili dogmi di fede in questa né in altre materie, non è con il riequilibrio dei poteri dei partiti e dei territori che si fanno riforme così importanti. Siamo sicuri che al di fuori di questo palazzo la gente giustifichi l’accentramento dei servizi e delle funzioni? Un conto è una sola gestione del personale, un altro l’accentramento dei servizi e delle prestazioni sanitarie su Cagliari.  Ho l’impressione che le conseguenze peggiori di questa riforma si sentiranno in periferia, nelle zone più lontane da Cagliari e di Sassari. Ecco perché noi insistiamo per una distribuzione omogenea dei servizi sanitari”.

Per la stessa sigla politica è intervenuto anche l’on. Gianfranco Congiu, che ha parlato espressamente della “necessità di garantire i livelli di assistenza e con capillarità su tutto il territorio. Mettete dove volete le sedi legali ma attenzione a chi davvero fruirà e dove dei servizi sanitari. Un modello unico non attribuisce di per se un potere salvifico a un sistema che va riorganizzato, su questo noi insistiamo. E’ necessario che gli ambiti territoriali interagiscano con la governante”.

I Riformatori sono intervenuti con il loro capogruppo, Michele Cossa, che ha detto: “Le riforme camminano con le gambe degli uomini e se la nuova sanità sarà gestita come questa, in modo clientelare e vergognoso come hanno operato certi commissari. Anche iv nomi sono importanti: meglio Ats di Asur, perché “asur” in sardegna non evoca cose belle, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie”. Per i leader dei Riformatori “non è la dislocazione delle sedi, che ha fatto scatenare la maggioranza, non c’entra nulla con il miglioramento dei servizi sanitari. Siamo ai soliti binari di tipo clientelare: non è questo il dibattito che i sardi attendevano per una materia così importante”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato in apertura del suo intervento che è «la storia che segna la nostra organizzazione sanitaria con un tratto di penna rossa e l’attuale situazione della Sanità in Sardegna è ingestibile e insostenibile».

«Il nostro sistema – ha proseguito il consigliere della maggioranza – produce un incremento dei costi e non soddisfa il bisogno di salute dei cittadini e con la riforma che proponiamo ci mettiamo in linea con quanto accade in Italia e in Europa, dove è in atto la tendenza a centralizzare il controllo e la gestione del sistema sanitario: la Asl unica serve dunque garantire ai sardi livelli omogenei di assistenza su tutto il territorio regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha sottolineato la presenza in Aula del presidente della Regione: «E’ qui per difendere la sua riforma che è però tutta da riformare come certificano gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla sua stessa maggioranza».

L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento alla riforma degli Enti Locali per evidenziare in tono critico le penalizzazioni che ne sarebbero derivate al territorio del sassarese ed ha affermato che con “la riforma della Sanità c’era da attendersi il giusto riconoscimento per un territorio che è ormai considerato periferia”.

Tedde ha poi sottolineato come non sia chiaro quale sia la proposta della maggioranza per quanto attiene l’articolo 1 («di quale articolo 1 parliamo, del testo di legge, degli emendamenti della giunta, di quelli della maggioranza?») ed ha preannunciato un vero e proprio “scontro territoriale” sull’articolo 14 dove si stabilirà la sede dell’azienda unica.

«Avreste dovuto accettare l’invito del nostro capogruppo – ha concluso il consigliere regionale algherese – e riportare il testo in commissione anche perché l’invito alla riflessione arriva anche dai sindacati, forse perché ancora non si sa che cosa ne sarà dei 30mila lavoratori del comparto in Sardegna».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “accettabili” alcuni emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza del centrosinistra ma ha ribadito dubbi sul fatto che con la riforma proposta si possano concretizzare risparmi.

L’esponente dalla minoranza ha quindi mostrato favore per le proposte emendative tendenti a scongiurare la scadenza di agosto per l’operatività dell’asl unica ed ha salutato con favore l’ipotesi di un “reggente” con il compito di coordinare i lavori di accorpamento e fusione della aziende sanitarie locali nella cosiddetta fase di transizione.

Sul deficit del sistema sanitario il consigliere dei centristi ha affermato che i 349 milioni di “buco” nella sanità sarda sono responsabilità della gestione del centrosinistra e si è detto convinto che il trend negativo sarà confermato anche nei mesi conclusivi il 2016.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, rivolgendosi ai banchi della minoranza ha affermato: «Non vogliamo snaturare la riforma , né puntiamo a portare la sanità sarda nel baratro anche perché probabilmente c’è già».

«La nostra è una riforma di coraggio – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ma riaffermiamo il principio della “perequazione” tra i territori che abbiamo sancito con la riforma degli Enti locali».

«Tutti i cittadini sardi devono avere garantita l’accessibilità al sistema sanitario», ha dichiarato Daniele Cocco, «ed auspichiamo l’equiparazione di tutti i cittadini pazienti della Sardegna».

Il capogruppo Sel, nella parte conclusiva del suo intervento, ha manifestato apprezzamento per la decisione della giunta di riaprire i termini per l’albo dei direttori: «Partiremo bene sei i manager della Asl unica saranno scelti tra coloro che vantano altissimi profili professionali e noi vigileremo perché davvero il sistema e la sanità sarda cambino».

Il capogruppo di “Soberania e indipendentzia” Emilio Usula ha prima replicato ad alcune dichiarazioni rese da consiglieri della minoranza («assessori e presidente non si sono svegliati all’improvviso ed hanno proposto di punto in bianco la riforma della sanità») e poi ha affermato che l’attuale maggioranza è al governo dell’Isola anche perché chi l’ha preceduta non aveva soddisfatto le attese di riforma della Sardegna. L’esponente della maggioranza ha quindi definito la riforma della Sanità “attesa, necessaria e doverosa”.

«Cresce il bisogno di salute – ha spiegato Usula – ma c’è un ritardo nelle capacità di dare risposte a questi bisogni e non c’è stata la semplificazione del sistema».

Il capogruppo ha quindi evidenziato come i territori che aspettano maggiori risposte dalla riforma in discussione “sono quelli che hanno visto, nel corso degli ultimi anni, accentrare professionalità e tecnologie in determinati poli della Sanità sarda».

Usula ha concluso affermando la necessità di sgravare la Asl unica dalla gestione della cosiddetta emergenza-urgenza ed ha paventato il rischio che, dopo l’approvazione della riforma,  nella delicata fase transizione si potrebbero registrare “un aumento dei costi e dei conflitti”.

Dopo l’intervento del consigliere Usula sono cominciate le votazioni sugli emendamenti presentati all’articolo 1.  Sull’emendamento all’emendamento 576 è intervenuto Cristian Solinas (Psd’Az) che ha sottolineato che gli  emendamenti da lui  presentati puntano a instaurare in sanità  il “sistema delle regole”. Gli emendamenti  576 , 577 , 578 , 579 e  580 sono stati bocciati. L’esponente del partito sardo d’azione ha  ritirato gli emendamenti  581 e 582 che sono stati fatti propri da Stefano Tunis (Forza italia).  Messi in votazione sono stati entrambi bocciati. Non hanno avuto il via libera dell’aula neanche il 188 e il 337. Quest’ultimo emendamento  è stato illustrato dalla consigliera Busia (sovranità, democrazia e lavoro). Sono intervenuti i consiglieri:  Stefano Tunis (Forza italia),  Augusto Cherchi  (Sovranità, democrazia e lavoro),   Christian Solinas,  Roberto Desini  (Sovranità, democrazia e lavoro) e    Emilio  Usula (Soberania e Indipendentzia).  Bocciato anche l’emendamento 370.

Anche i soppressivi parziali 193, 360, 2, 194,361, 3,195,362, 4, 196,363, 5, 197,364, 198,365, 199,366,200,367, 201,368 sono stati bocciati.

Il capogruppo di FI Pietro  Pittalis  ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 202 (uguale al 303 e al 369)  . Gli emendamenti  che intendevano sopprimere la lettera E del comma 5 dell’articolo 1 sono stati bocciati (Presenti 53, sì 23, no 30, 1 astenuto).

Dopo questa votazione il presidente del Consiglio ha interrotto i lavori che sono ripresi alle 16 e 30.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 557 (Giunta regionale) e dell’emendamento all’emendamento sostitutivo totale n. 562 (Cocco Pietro e più) entrambi con parere favorevole della commissione e della Giunta. La prima proposta individua la “mappa” delle sedi delle aziende sanitarie della Sardegna attraverso un processo di incorporazione che vede come sede dell’azienda unica Sassari, mentre la seconda non indica una sede.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha avviato l’esame dell’emendamento n.562.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha evidenziato che «si sta lavorando nella piena confusione con la maggioranza che fa il gioco dei tre-quattro emendamenti e quello in esame, in particolare, tende a commissariare la Giunta evitando di decidere la sede della Asl unica; nostri emendamenti, di fatto, sono superati e non ci sarà possibilità di discutere delle nostre proposte di modifica».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha osservato che la norma prevede un rinvio all’art.14 ma poi «in quell’articolo non viene indicata una procedura di adeguamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, riprendendo le argomentazioni di Solinas, ha affermato che «si tratta di una questione di sostanza, perché non ci può essere un rinvio generico alle disposizioni transitorie senza un riferimento alle modalità di costituzione della nuova azienda unica; dobbiamo sapere cosa votiamo».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha comunicato che, al momento della discussione dell’art.14 sarà presentato uno specifico emendamento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha detto che «la questione è molto semplice, nel senso che si sposta la decisione della sede all’art. 14 e in quella sede si farà emendamento che, in base al regolamento, può essere presentato fino ad un ora prima della discussione dell’articolo, quindi non c’è nessuna violazione della procedura e della prassi».

Messo ai voti, l’emendamento n. 562 è stato approvato con 32 voti favorevoli e 17 contrari. Di conseguenza, sono decaduti tutti gli altri emendamenti fatta eccezione per il comma 1 dell’art. 1 che viene sottoposto al voto dell’Aula ed approvato con 33 voti favorevoli e 17 contrari.

Subito dopo è stato approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 530 (Giunta regionale) che prevede l’applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) “in modo omogeneo su tutto il territorio regionale”, con 34 voti favorevoli e 16 contrari.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione dell’art. 2 (Modifica della legge regionale 10/2006. Funzioni e organizzazione dell’azienda sanitaria unica regionale).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’emendamento n. 338 la consigliera Annaìmaria Busia (Sdl), prima firmataria, ha precisato che la finalità della proposta è di coordinare gli interventi in materia di medicina penitenziaria che, dopo la recente riforma, sono passati alla Regione con una serie di problemi ancora aperti nelle Asl sedi di strutture penitenziarie.

Messo ai voti, l’emendamento n. 338 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 641 il proponente Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «rispetto all’accentramento previsto dai processi di aggregazione servizi, il testo della Giunta esclude le aziende universitarie che invece secondo noi vanno inserite per riportarle sotto il controllo dell’azienda unica».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sostenuto che il provvedimento non è fattibile, perché non si possono imporre alle Università misure già contenute nei protocolli d’intesa con la Regione.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha evidenziato che gli accordi fra Regione ed Università trovano un luogo di sintesi nell’azienda sanitaria unica regionale.

Messo ai voti, l’emendamento n. 641 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari..

Sull’emendamento 533 (presentato dalla Giunta) il Consiglio si è espresso favorevolmente. Approvato anche il testo finale dell’articolo 2 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006 (Funzioni e organizzazione dell’Azienda sanitaria unica regionale).  L’Aula ha detto sì anche all’emendamento aggiuntivo 532 (della Giunta) che alla fine della lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 aggiunge le parole “in coordinamento con l’attività delle altre aziende sanitarie”.

Sempre dall’esecutivo è giunto l’emendamento 528 (organizzazione dei percorsi di formazione medica), approvato insieme all’emendamento 529 (sempre della Giunta) sulla programmazione territoriale.

Sugli emendamenti 584, 585 e 586 è intervenuto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha contestato “la necessità di definire una centrale di committenza, trattandosi di azienda unica”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato anche l’emendamenti 531, proposto dalla Giunta e relativo al ruolo della Asur alla luce del codice dei contratti pubblici.

Sull’articolo 3 sono stati respinti gli emendamenti soppressivi 10 e sostitutivi totali 339 (a firma Desini – Busia). Respinto anche il 388 (Pittalis e più). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 3, che è stato approvato. (C.C.)

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.4 (Aree socio sanitarie. Istituzione e funzioni).

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha messo l’accento sul fatto che «la semplificazione del sistema organizzativa operata attraverso una Asl unica è necessaria per superare la realtà frammentata di aziende autonome che si sono rivelate incapaci di garantire i livelli essenziali di assistenza e servono, perciò, altri livelli di governo della sanità nella nostra nella Regione». Individuare otto aree socio sanitarie come fa la legge, secondo la Busia «non condurrebbe ad alcuna semplificazione perché si manterrebbe un fortissimo localismo, di qui la nostra proposta che riafferma il modello articolato su tre macro aree omogenee, oltretutto più rispondente alla legislazione nazionale, per lavorare in futuro su un migliore dimensionamento degli ambiti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha sostenuto che «nel declinare la legge che istituisce una Asl unica bisogna rifuggire dalla riproposizione di schemi vecchi sotto mentite spoglie, tentazione in cui sembra caduta la maggioranza». Noi invece proponiamo, ha proseguito, «una modifica significativa purtroppo snobbata, nel senso che occorre istituire i presidi ospedalieri di livello locale in alcune zone del territorio regionale con una autonomia gestionale più adatta a quella di una struttura ospedaliera che garantisca una organizzazione efficiente delle prestazioni, insieme alla buona gestione di ospedali di comunità, case della salute e assistenza-emergenza in coordinamento con l’Areus». Questo modello, ha concluso, «ci sembra l’unico in grado di garantire quel legame (che per appare molto labile) con i territori anche nella prospettiva di riassetto della rete ospedaliera; ci piacerebbe sapere, in proposito, cosa ne pensa l’assessore».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha rivendicato la coerenza della linea del suo gruppo, con cui si intende ricercare «un equilibrio fra i poteri del direttore generale ed i responsabili di area socio sanitarie, non per introdurre surrettiziamente le vecchie Asl ma per rendere governabile il sistema». Capisco i principi ispiratori della legge, ha aggiunto, «fondati sulle centralità di una figura con elevate capacità di governo ma questo va bilanciato con contrappesi e strumenti di controllo, per queste ragioni sosteniamo il ruolo delle aree socio sanitarie che non sono solo luoghi di facilitazione operativa, ma organismi operativi che assicurano una forte attenzione soprattutto alle periferie della Regione e garantiscono un significativo supporto alla governance clinica della sanità».

Il consigliere Luigi Ruggeri, del Pd, ha ribadito la validità dell’approccio generale della riforma «che riconosce il ruolo centrale del direttore generale cui si affianca un sistema di coordinamento curato dalle aree socio sanitarie, in cui sono presenti anche organismi di partecipazione nella prospettiva di un governo clinico unitario». Quanto all’attenzione per territori, ha ricordato Ruggeri, «è testimoniata da uno specifico emendamento della Giunta che demanda al Consiglio la perimetrazione delle aree, ciscuna con proprio bilancio analitico ed inserite in un quadro di coordinamento con i direttori di area socio sanitaria; riprendendo lo schema del sistema-Regione si tratta di figure simili a quelle dei direttori generali che non hanno budget ma non sono meno importanti dei direttori di servizio; l’obiettivo è appunto quello rendere omogenei i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha spiegato che con la proposta del suo gruppo «emerge la necessità di tre macro-aree come modello più adatto alla Sardegna proprio per coerenza con la filosofia dell’azienda che deve poter contare su un quadro  territoriale più semplice; nello schema attuale invece le aree socio-sanitarie corrispondono da un lato alle vecchie province ma, dall’altro, passano a otto a nove con la città metropolitana, una contraddizione in termini che a nostro giudizio bisogna evitare». (Af)

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, affermando in premessa che è necessaria “una riflessione su ciò che accade nella nostra Regione, in Italia e nel contesto internazionale, dove a guidare il modello organizzativo dovrà essere l’epidemiologia. L’assessore Arru ha quindi affermato che la proposta avanzata dal consigliere Cossa nel corso del suo intervento in sede di dibattito “non è conforme a ciò che da qui a dieci anni accadrà in Sardegna”. «Il modello del “quasi mercato” – ha spiegato il responsabile della Sanità regionale – è in crisi e servono percorsi integrati: con la Asl unica si determineranno economie di scala ma soprattutto si sviluppa omogeneità nei livelli essenziali di assistenza». Nella parte conclusiva del suo intervento Arru ha ribadito lo “sforzo per cambiare l’organizzazione della sanità” ed ha citato un recente studio secondo il quale in media “su 10.986 minuti di percorso in ospedale, un paziente ha 1570 minuti  dedicati alla presa in carico e a 9416 minuti momenti di attesa”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi presentati all’articolo 4 e il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha posto in votazione l’emendamento 220 (Truzzu) che non è stato approvato (16 favorevoli e 32 contrari); l’emendamento 638 (Rubiu e più) non approvato con 33 no e 18 favorevoli; l’emendamento 179 (Cossa e più) non approvato con 8 favorevoli, 32 contrari e 10 astenuti; l’emendamento 340 (Busia e più) non approvato con 6 favorevoli, 42 contrari e 3 astenuti; l’emendamento 396 (Pittalis e più) non approvato con 16 favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti; l’emendamento 221 (Truzzu) non approvato con 16 favorevoli e 33 contrari; l’emendamento 22 (Truzzu) non approvato con 17 favorevoli e 33 contrari.

Le votazioni sono proseguite senza scrutinio elettronico e l’Aula non ha approvato altri tre emendamenti a firma Truzzu (Fd’I) i numeri: 223, 224, 225, il consigliere Paolo Truzzu ha quindi annunciato il ritiro dei restanti emendamenti soppressivi parziali a sua firma.

Non approvato, dunque, l’emendamento 639 (Rubiu) che si proponeva di emendare il 314, successivamente ritirato dal consigliere Augusto Cherchi (Sdl).

Non approvati gli emendamenti 592 (Locci e più), 593 (Locci e più), 594 (Orrù) che si proponevano di emendare il sostitutivo parziale n. 534 presentato dalla Giunta regionale e riguardante gli ambiti territoriali delle aziende socio sanitarie e l’area socio sanitaria locale metropolitana, che è stato approvato dall’Aula a maggioranza con la dichiarata astensione della consigliera di maggioranza Anna Maria Busia (Sdl).

Successivamente il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accordato al ritiro degli emendamenti 315 e 316 e si è proceduto con la votazione dell’articolo 4 (Aree socio-sanitarie locali: istituzione e funzioni) che è stato approvato con l’annunciata astensione della consigliera Busia (Sdl) e con la richiesta di scrutinio elettronico avanzata dal capogruppo Sdl, Roberto Desini (30 favorevoli e 13 contrari).

Ritirato il 523 (Pizzuto e più) l’Aula non ha approvato il 595 che si proponeva di emendare l’aggiuntivo 535, presentato dalla Giunta e tendente a garantire il controllo della spesa degli LA alle Assl. L’emendamento 535 è stato dunque approvato a maggioranza con l’astensione annunciata dei due consiglieri del gruppo di maggioranza “Sovranità, democrazia, lavoro”, Roberto Desini (capogruppo) e Anna Maria Busia. Ritirati gli emendamenti 318 e 319 (Augusto Cherchi) e 511 (Usula) il presidente ha annunciato la discussione e l’esame dell’articolo 5 (direttore dell’area socio-sanitaria locale) e degli emendamenti.

Prima di aprire la  discussione generale sull’articolo 5 (Direttore dell’area socio sanitaria locale)  è intervenuto il capogruppo del PD  Pietro Cocco  che ha chiesto  l’interruzione della  seduta perché c’è necessità di un maggiore approfondimento dell’articolo 5. Contrari si sono dichiarati i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis e dei Riformatori Michele Cossa. Augusto Cherchi (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha sottolineato la necessità di spostare la discussione sull’articolo 5  a domani per maggiori  approfondimenti. Per il consigliere del Psd’Az Angelo Carta  è meglio proseguire  con i lavori, senza interruzione. Daniele Cocco (Sel) è per l’interruzione per dare modo ai consiglieri di approfondire.

Il presidente Ganau ha sospeso momentaneamente l’articolo 5 e ha proceduto con  l’articolo 6 “Modifiche all’articolo 17 della legge regionale n. 10 del 2006 (Distretti)”.  Nessun consigliere si è iscritto nella discussione generale.

 Sono stati approvati, sempre con l’astensione dei consiglieri Busia e Desini (Sovranità, democrazia e lavoro),   il testo dell’articolo 6 e gli  emendamenti: 546, 328, 537 e 538.

L’emendamento 546  della giunta regionale aggiunge, prima del comma 1 dell’articolo 6, “01 Dopo la lettera b) del comma 2 dell’articolo 17 della legge  regionale n. 10 del 2006 è aggiunta la lettera c)Dipartimento del farmaco”.

L’emendamento 328 (Augusto Cherchi e più)  aggiunge al comma 2 dell’art. 6 dopo la frase “d’intesa con la Conferenza Regione – enti locali che acquisisce i pareri delle Conferenze territoriali socio sanitarie, individua”,  aggiunge “ in coerenza con gli ambiti previsti ed istituiti ai sensi della legge regionale 2/2016”.

L’emendamento 537 della Giunta regionale aggiunge al comma 3 dell’articolo 6 le parole.. “Sono istituiti il distretto delle isole minori di San Pietro e Sant’Antioco e il distretto de La Maddalena”.

L’emendamento della Giunta regionale n. 538 alla fine del comma 2 dell’art 6 dopo le parole “…. Dei loro ambiti territoriali” aggiunge  “acquisito il parere della commissione consiliare competente”. 

L’emendamento 326 in un primo tempo è stato approvato. Poi è intervenuto il presidente Ganau che ha annullato la votazione in quanto, erroneamente, era stato detto all’aula che sull’emendamento c’era il parere favorevole della commissione. Nella discussione ha replicato il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis che ha detto che il Regolamento prevede che si possa ripetere la votazione solo se si procede immediatamente. Non era questo il caso perché c’erano state altre votazioni successivamente a quella del 326. Il presidente Ganau ha annullato la votazione e ha rimesso ai voti l’emendamento su cui c’era l’indicazione di “invito al ritiro” da parte della commissione. L’emendamento è stato bocciato 

 I lavori si sono conclusi ed il Consiglio è stato convocato per domani mattina, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

E’ iniziato stamane, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Emilio Usula dei Rossomori ha segnalato all’attenzione del Consiglio, come “fatto di una gravità fuori dal Comune” la vendita all’asta per soli 258.000 euro «una parte del patrimonio genetico della popolazione ogliastrina, 230.000 campioni di 13.000 cittadini, per iniziativa di una società londinese quotata in borsa e cresciuta in borsa nel frattempo di ben 11 punti». Tutto questo, ha protestato vivamente Usula, «è accaduto nel colpevole silenzio della politica; noi invece riteniamo che non sia lecito che il nostro patrimonio genetico possa essere nella disponibilità esclusiva di una società estera per una cifra da elemosina, perché così stiamo aprendo le porte a presunte eccellenze sanitarie straniere». E indubbiamente un intervento tardivo, ha concluso, «ma che almeno Giunta e politica si adoperino almeno per non escludere le nostre università dalla ricerche relative a con quei dati».

Il presidente ha osservato che, dal punto di vista formale, l’intervento del consigliere Usula non può essere considerato pertinente all’ordine dei lavori, ed ha invitato il consigliere a trasformarlo in atto dell’Assemblea. Successivamente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl n.321/A, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Psi).

Nella sua relazione, Perra ha parlato di «un giorno importante non solo per la maggioranza ma per tutto il Consiglio regionale, tappa fondamentale di un percorso della riforma sanitaria già avviato nel 2014, di cui l’azienda unica lascia inalterati i capisaldi». Sulla riforma, ha ricordato, «c’è stato un grande dibattito come è comprensibile per una legge di così grande portata richiesta dai cittadini che lamentano giustamente grandi problemi nell’accesso al diritto alla salute». Forse sarebbe servita qualche riflessione in più, ha aggiunto Perra, «e questo è un compito dell’Aula, comunque siamo davanti ad una riforma coraggiosa, forse anche impopolare, ma necessaria, che funzionerà se si dimostreranno all’altezza gli operatori della sanità ad ogni livello; con la governance unitaria cambia in profondo il sistema e si colpiscono alla radice sprechi ed inefficienze». Nella fase transitoria, ha posi spiegato il presidente della commissione Sanità, «il nuovo Dg dovrà pilotare il passaggio a nuova struttura e individuare gli ambiti territoriali ottimali secondo uno schema più coordinato più semplice, aperto alla partecipazione degli Enti locali, con meno costi, per dare ai sardi un servizio di qualità».

Per la minoranza il vice presidente della commissione Sanità Marcello Orrù (Psd’Az) ha affermato che la riforma «ha un suo disegno strategico ma finalizzato soltanto ad occupare posizioni di potere, è una specie di colpo di mano per sostituire posizioni dirigenziali diversificate con un uomo solo al comando, dando vita ad una nuova fase di accentramento in cui una sola persona deciderà tutto sulla sanità pubblica regionale, obbedendo ciecamente agli ordini del potere politico». Orrù ha inoltre negato che la riforma possa produrre risparmi. In realtà, ha detto, «è solo un  paravanto per nascondere le responsabilità della maggioranza, i risultati concreti sono fumosi ed il sistema sardo appare fuori dalla realtà». Dal punto di vista politico, ha aggiunto Orrù, «emergono la solita ipocrisia e la malcelata complicità dei consiglieri del centro sinistra che si voltano come sempre dall’altra parte di fronte ad una manovra centralista che non contiene azioni incisive, perché non c’è sviluppo della sanità ma un susseguirsi di tagli lineari che nei prossimi mesi impatteranno negativa sulla realtà locale, soprattutto nelle zone interne». Non c’è un solo a sostegno delle tesi della maggioranza, ha concluso Orrù, «fatta eccezione per uno studio dell’Università di Venezia ed è davvero ben poco per un esecutivo fatto da accademici».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato che gli è stata richiesta la firma per la convocazione dell’assessore dei Trasporti in commissione. Non vorrei, ha sostenuto, «che si consentisse, come è accaduto oggi, di sovrapporre i lavori dell’Aula a quelli della commissione Bilancio; penso che sia un modo sbagliato di procedere, oltre che vietato dal Regolamento; se ci sono esigenze particolari devono valutarle i capigruppo».

Il presidente ha dichiarato che, in effetti, c’è stato un fortuito sfasamento di tempi.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è associato alle argomentazioni dell’on. Pietro Pittalis.

Intervenendo nella discussione generale della riforma della sanità, il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha sottolineato che «il provvedimento si inserisce nel percorso di ricerca dell’equilibrio fra processi di fusione ed efficienza del sistema sanitario, tenendo presente che i processi di concentrazione hanno notevoli passi avanti in campo nazionale con una riduzione delle aziende di oltre il 25%, in molte Regioni come Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia, Toscana e Veneto». Rispetto a tali situazioni, ha proseguito Ruggeri, «è difficile trovare un modello comune sorretto da chiare evidenze scientifiche, resta il fatto che il sistema sardo è quello più costoso e poco efficiente e quindi l’Asur è una risposta coerente a questa situazione; noi pensiamo che la governance unica possa produrre risposte efficaci e non risparmi basati su tagli dei servizi». Abbiamo il dovere, ha aggiunto il consigliere, «di modificare la realtà in modo strutturale altrimenti non ci saranno risultati; nel breve periodo ci saranno vantaggi dal punto di vista finanziario su servizi ed acquisti ma in prospettiva il vero risparmio arriverà dalla diffusione delle conoscenze e di una cultura di buoni comportamenti, investendo anche su persone perché le risorse umane della sanità sarda sono invecchiate». Dobbiamo innovare rischiando, ha concluso Ruggeri, «mettendo anche nel conto con la possibilità di sbagliare, restare fermi sarebbe invece un grave danno per la società sarda».

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa è intervenuto l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia): “La riforma deve essere fatta ma ci troviamo a fare questa razionalizzazione in tempi rapidissimi, facendo diventare periferico il problema dei piccoli ospedali della Sardegna. Ecco, da quelle esigenza, dei territori saremmo dovuti partire invece che pianificare dall’alto una riforma che sta suscitando una reazione negativa in tutta la Sardegna”. L’oratore ha parlato anche dell’autonomia gestionale prevista dalla riforma: “Quanto sarà ampia questa autonomia? Il nuovo direttore generale avrà tanti poteri al punto che non ne avrà più l’assessore alla Sanità? Ho l’impressione che ci sia troppa fretta in questa riforma e ho notato che pure la commissione consiliare è stata esautorata. Mi dispiace”.

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) “la prima considerazione da fare è che il presidente della Regione ci sta offrendo la possibilità di essere protagonisti in una svolta, quella in materia sanitaria. L’opinione pubblica condivide la necessità di un intervento impellente sulla Sanità per contenerne i costi e realizzare servizi uniformi in tutta l’Isola e competitivi sotto il profilo medico e delle tecniche. Non trovo convincente però un elemento cardine della riforma ovvero la possibilità che il direttore della struttura unica nella fase di avvio sia anche responsabile di un’azienda. Penso che sia una grande difficoltà, anche per un supermanager”. L’esponente del Pd nuorese ha proseguito sulla scorta di altri rilievi al testo di legge, per il quale ha richiamato l’attenzione dell’Aula e in particolare del suo partito: “C’è una grande responsabilità delle giunte regionali che dovranno gestire questa grande riforma, che dovrà poi essere applicata con sapienza tecnica e lungimiranza politica”.

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha detto: “Si sente dire in queste ore di tutto, anche che il Consiglio regionale debba svolgere in questa vicenda un ruolo notarile e ragionieristico. State lavorando, colleghi del centrosinistra, sotto la cappa grigia delle purghe staliniane: dove siete? Dov’è la maggioranza e dov’è la commissione? Da tutto questo vostro lavoro deriva una qualità normativa molto scadente. Nel frattempo pensano a tutto i commissari, in barba alle direttive della giunta, dando consulenze a siciliani. E nel frattempo il buco della Sanità si allarga. Ma avete prorogato voi i commissari o sono i commissari che stanno prorogando la vita di questa giunta Pigliaru?”.

Per il Partito dei Sardi ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, secondo cui “siamo consapevoli di partecipare a un processo di rinnovamento ineludibile. Nella nostra isola non siamo all’anno zero sulla Sanità e non si annoverano casi di mala sanità come altrove. Nella logica di dare risposte sanitarie di qualità, in tutti i territori, la relazione tra la Sanità e chi usufruisce deve essere attiva e fattiva.   La vera innovazione sarà nella erogazione del sistema di welfare. Con questo livello di attenzione noi ci siamo posti davanti alla riforma e ne do atto all’assessore e al presidente della Regione”.

Secondo l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “in realtà con questo schema di legge non si riforma nulla perché non è riformato il modello economico di organizzazione sanitaria e di finanziamento. Ancora, abbiamo scoperto dall’intervento dell’on. Deriu, che ancora dovete trovare il modello amministrativo. Noi non avevamo bisogno di leggere i quotidiani per conoscere il livello della spesa sanitaria e del disavanzo: è arrivato il momento di dirvi che questa non è una riforma storica  e tra qualche mese ne avrete la dimostrazione quando proverete ad applicarla”.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha lamentato il mancato parere del Consiglio delle autonomie locali (il mandato è nel frattempo scaduto): «E’ un fatto grave e preoccupante anche alla luce delle proteste che si levano nei diversi territori della Sardegna».

L’esponente della minoranza ha quindi criticato l’operato dei commissari delle Asl («continuano ad assumere iniziative anche in questi giorni in cui si annuncia la riforma delle aziende sanitarie») ed ha affermato che «il modello di servizio sanitario proposto nel Dl 321 farà aumentare “l’ospedalicentrismo” con l’accentramento dell’offerta sulle grandi strutture cagliaritane». «Aumenterà così – ha spiegato Tatti – la migrazione delle zone interne verso Cagliari, Olbia e gli altri i grandi centri, mentre serve la territorializzazione dell’offerta sanitaria». Il consigliere dei centristi ha quindi accusato la Giunta regionale di operare con un “prospettiva soltanto economicistica” mentre il fine ultimo della riforma deve essere quello di salvaguardare e garantire “lo stato di salute delle popolazioni”.

Tatti ha concluso definendo “pericoloso” l’accentramento di potere in un’unica persona nominata dal potere politico ed ha ribadito che “con la riforma dell’Asl unica restano in realtà cinque aziende (Asur, Brotzu, le aziende ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari e l’azienda dell’emergenza urgenza”. «Si prevedono anche – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – aree socio sanitarie locali articolate in distretti con annessi direttori e con capacità autonoma di spesa che dimostrano che non c’è semplificazione nè razionalizzazione del sistema».

La consigliere del Pd, Rossella Pinna, ha ribadito pieno sostegno al progetto riformatore intrapreso dalla Giunta e dalla maggioranza («ci assumiamo la responsabilità di trovare soluzioni alle criticità della nostra sanità che è la Cenerentola in italia») ed ha definito “malata” la sanità sarda.

Riprendendo l’ultimo pronunciamento della Corte dei Conti sull’aumento della spesa sanitaria regionale, la consigliera del centrosinistra, ha evidenziato come nella stessa si riconoscano “gli sforzi del governo regionale per il controllo della spesa” e che “sull’incremento della spesa farmaceutica incidono i farmaci cosiddetti innovativi (quelli per diabete, talassemia, epatite tipo “c”)”.

L’onorevole Pinna ha quindi ricordato come il nuovo assetto organizzativo proposto con la riforma sia in linea con le tendenze in atto nel resto d’Italia dove, così ha affermato l’esponente dl Pd, in quattro anni si è passati da 330 a 245 aziende sanitarie. «La Asl unica – ha insistito Rossella Pinna – rafforza la relazione tra centro e periferia con la previsione delle aree socio sanitarie locali ma il beneficio più grande sarà quello di riuscire a garantire nuove sinergie per rendere il sistema sanitario sardo più equo e sostenibile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato le iniziative intraprese dal suo gruppo consiliare, nella precedente e nella legislatura in corso, tendenti all’istituzione della Asl unica e si è detto soddisfatto che la Giunta regionale abbia “sposato l’idea avanzata dai Riformatori”.

«La riforma della sanità – ha ribadito Michele Cossa – non è un’opzione ma una scelta necessitata ma la nostra proposta muove con l’obiettivo di far ritrarre la politica dalla sanità sarda e vuole garantire alla Regione compiti e funzioni di programmazione, controllo e verifica degli obiettivi. Bene dunque la gestione centralizzata degli acquisti e del personale, perché è lì che sono più elevati i rischi per la corruzione e gli sprechi».

Nella parte conclusiva del suo intervento, il consigliere dei Riformatori, ha denunciato la corsa “alla nomina” in atto nelle diverse aziende per prefigurare eventuali “posizioni di privilegio” in vista dell’operatività dell’Asur ed ha dunque invitato l’assessore della Sanità “ad azzerare tutte le nomine fatte in questi ultimi mesi dai commissari della sanità sarda”. Cossa ha quindi auspicato la nomina di un super manager («un Marchionne, per intenderci») alla guida della istituenda Asur ed ha dichiarato di “attendere gli emendamenti annunciati per valutare se le proposte di modifiche del centrosinistra indichino davvero la volontà di cambiamento o siano tendenti a rimettere le dita nella marmellata”

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha aperto il suo intervento facendo riferimento alla vendita della Shardna ad una società inglese: «E’ una coincidenza nefasta che il dibattito sulla riforma della Sanità si sviluppi mentre apprendiamo della vendita del patrimonio genetico di ciascuno di noi per poche migliaia di euro, ed è  per questo che invito la Giunta a farsi parte zelante perché la Sardegna non rinunci a questo enorme patrimonio anche alla luce della prevista autorizzazione al Brotzu per l’acquisizione di rami di azienda nel campo della ricerca, come dovrebbe accadere per la società “Fase1”».

Nel merito dei contenuti del disegno di legge, l’esponente della minoranza ha riconosciuto che in Italia è in atto un processo di aggregazione delle Asl ma ha affermato che nel 2015 le perdite del sistema siano aumentate rispetto agli anni precedenti, raggiungendo la considerevole cifra di 33,75 miliardi di euro.

«Esistono degli studi – ha proseguito Christian Solinas – come quelli dell’Università Bocconi che ci dicono che la reingegnerizzazione di un ospedale può generare risparmi fino al 20% nel breve periodo, mentre gli studi che si riferiscono all’azienda unica dimostrano che l’eventuale risparmio può quantificarsi nel 4 o 5% nel medio periodo».

Il segretario dei sardisti ha quindi invitato ad un’ulteriore approfondimento sul modello organizzativo ed ha ricordato che gli spazi per la riduzione della spesa sono ridottissimi («da anni si assiste alla riduzione delle risorse e bisogna superare la retorica del costo della siringa, perché la sfida è quella di una nuova organizzazione che tenga conto del modificato quadro epidemiologico sardo dove aumentano cronicità e la popolazione è più anziana»).

«Auspico correttivi profondi – ha concluso Christian Solinas – e in attesa degli emendamenti annunciati sospendo il giudizio sul disegno di legge».

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha sostenuto che « la riforma che rappresenta un processo importante dal punto di vista politico e sociale, anche perché la percezione delle persone disegna un sistema di sofferenza non più tollerabile, segno di un modello ospedalo-centrico che deve essere superato, che ha problemi di sostenibilità e di trasparenza che restano aperti a causa di una visione marcatamente economicistica dello stesso sistema che, però, perde di vista la vera missione, il diritto alla salute dei cittadini». Il modello della Asl unica, ha detto ancora la Busia, indubbiamente «semplifica e centralizza e potrebbe rappresentare una scelta valida ma richiede più coraggio e soprattutto un cambiamento di logica che consenta rettifiche in corsa ove necessarie, insomma una gestione dinamica con un forte rapporto fra soggetti gestionali e politici». Sotto questo profilo, ha precisato, «la nostra proposta di tre aree omogenee ci sembra più convincente, anche perché parte dalla centralità dell’organizzazione e non ci sembra che questo aspetto sia correttamente affrontato dal testo della Giunta per cui a nostro avviso occorre correggere alcune carenze tecniche, cosa che faremo con alcun emendamenti qualificanti». Per noi, ha continuato, «azienda unica significa nuove funzioni per una azienda regionale ma non si può pensare che il tavolo tecnico non sia servito ad immaginare uno schema nord-centro-sud, siamo anche contrari all’Areus come nuova azienda monofunzione e per una forte attenzione alla fase transitoria; divergenze ce ne sono e non le neghiamo, dobbiamo andare verso una dimensione nuova e confido in un ripensamento complessivo».

Il consigliere Giancarlo Carta (Forza Italia) ha messo l’accento sulla mancanza di un dibattito aperto in commissione che avrebbe consentito anche alla minoranza di dare un contributo, «invece siamo qui davanti al solito testo che alla fine sarà stravolto dalle modifiche dell’ultimo momento, come dimostrato anche da molti interventi dei consiglieri della maggioranza; nel merito, inoltre, si sta proponendo una Asl unica che in realtà non c’è perché le aziende sono cinque ed i risparmi non sono superiori al 2% annuo: siamo alla montagna che partorisce il topolino». La sanità sarda, ha aggiunto Carta, «ha bisogno di ben altro e dei gravi limiti di questa riforma si sono accorti gli stessi cittadini e  restiamo convinti che lo schema ottimale sia quello di nord-centro- sud che avrebbe avuto ben altro senso». Quanto alla governance, ha osservato, «emerge la figura del mega direttore generale che finisce per svuotare di ogni ruolo l’assessore della Sanità, basti pensare a quanto accaduto nelle gestioni dei commissari, andate sotto molti profili fuori controllo: concorsi, assunzioni, promozioni, istituzione di nuovi servizi». Noi siamo per il cambiamento, ha concluso, «e la riforma della sanità deve essere una riforma di tutti i sardi, ma è stata la maggioranza a scegliere una strada opposta».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, ha detto di sentir aleggiare sul Consiglio «l’ennesimo spettro della soluzione finale della grande riforma, con un testo totalmente riscritto dagli emendamenti della Giunta, con una sconfessione plateale del lavoro della commissione e dello stesso dibattito fin qui svoltosi in Consiglio ma, stando al testo che c’è, sospenderò il giudizio politico ma rinnovo la disponibilità a partecipare in maniera attiva alla costruzione di una buona riforma, visto che stiamo parlando di una legge fondamentale per la Sardegna». Ricordando che di Asl unica non si parlò mai in Sardegna prima della fine del 2015 quando si profilava un aumento delle imposte, Tunis ha dichiarato che «le evidenze scientifiche sono poche nonostante il problema della riduzione delle aziende sia stato affrontato da molte Regioni fin dagli anni ‘90, passando da una soglia di 200.000 abitanti per azienda ad una più equilibrata di una per 400.000 abitanti». Per noi, ha assicurato, «basterebbero tre Asl, parlando di cose applicabili e non di salti nel buio, perché non possiamo riorganizzare la sanità senza intervenire a tutto campo, quindi anche sulla rete ospedaliera e sulle tariffe». Aspetto argomenti della Giunta e della maggioranza, ha concluso, «perché prima si parla di organizzazione snella ma poi fra Regione, aziende, aree, distretti, si allunga la catena di comando con grande impatto sull’utenza; sembra il tentativo della maggioranza di riequilibrare il testo della Giunta».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha affermato che non avrebbe mai creduto di essere d’accordo con la Giunta ma, nei fatti, «è vero che il sistema non garantisce il diritto alla salute dei sardi, la spesa è fuori controllo, dati con i quali la stessa Giunta dichiara il suo fallimento ma purtroppo l’onestà intellettuale non è durata a lungo perché sono stati prorogati i commissari per l’estate (e forse ci sarà un emendamento della maggioranza per farli arrivare fino a dicembre), continua il silenzio sul Mater Olbia, c’è da chiedersi quanti nella maggioranza siano consapevoli della realtà», La sanità è pericolosa per chi governa, perché si vive ma si può anche morire, ha avvertito Oppi, «e al terzo anno di governo di questa maggioranza la situazione peggiorata tanto che la Corte dei conti parla di voragine; quella della Asl unica è una legge che nasce male con emendamenti azzerati in commissione, non è poi unica perché comprende quattro o cinque aziende ma ciò che è più sbagliato è incidere su unica cosa positiva, che era il radicamento territoriale delle strutture». La centralizzazione, secondo il consigliere dell’Udc, «ha senso per le questioni amministrative lasciando le Asl alla loro missione naturale, mentre qui si sta creando un caos enorme senza dati scientifici, le riforme non si fanno a sentimento in fretta e furia, al termine di un lunghissimo ciclo di audizioni in cui sono tutti contrari: a che istanza risponde allora?» Solo a quella, ha concluso Oppi, «dell’uomo solo al comando, col massimo del potere senza controllo, mentre noi siamo per la prevalenza della politica sulla burocrazia».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha riconosciuto all’assessore Arru esperienza e competenza precisando però di non essere ottimista «perché quanto è accaduto dall’inizio della legislatura non consente nessuna apertura, soprattutto perché la riforma arriva in Aula con un pesantissimo fardello di proteste arrivate da tutti i territori della Sardegna, la vera voce dei cittadini che la maggioranza e la Giunta hanno ignorato». Noi siamo per la Asl unica e non da oggi, ha ribadito Crisponi, «perché riteniamo che la sanità debba essere gestita da chi davvero la conosce con la politica che fa un passo indietro, in modo da ricostituire quel clima di fiducia che è venuto meno; auspichiamo che l’assessore respinga gli assalti dei suoi compagni di squadra e richiami semmai il presidente a lottare al suo fianco».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto di aver faticato a resistere alla «tentazione di sparare a zero che la stessa maggioranza ha alimentato, visto che nessuno ha difeso la proposta per convinzione, nel merito e nel metodo; anzi, dopo anni di dibattiti all’ultimo tornante si cambia tutto e si ricomincia daccapo». La situazione è disastrosa e tutti vogliamo cambiare ma non a prescindere, ha osservato Truzzu, «bisogna fare bene non tanto sul numero delle Asl quanto su come garantire la salute dei cittadini e come creare nuovo sistema di prevenzione e di cure; da questo punto di vista l’Asl unica non risolve i problemi della sanità sarda che ha i conti fuori controllo, i servizi continuamente tagliati prima ancora del varo del varo della riforma, si assiste al solito assalto alla diligenza con i commissari che attribuiscono incarichi per i prossimi tre anni». Questi danni li pagheranno i cittadini sardi, ha protestato Truzzu, «ed anche per questo la scelta dell’Asl unica è perciò una scelta di disperazione, con gestione affidata ad un monarca unico, che forse non sarà nemmeno sardo e magari risponderà ad altre logiche; tuttavia non può essere l’unica soluzione possibile, è ora di tornare alla politica migliorando il sistema ed è una cosa che possiamo fare già ora con gli strumenti disponibili, rinforzando magari l’assessorato e rinunciando all’ennesimo compromesso al ribasso che inchioda la maggioranza alle sue responsabilità ma non fa bene a tutta la politica». (Af)

Dopo l’on Truzzu ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), che ha detto: “La riforma che stiamo esaminando è necessaria, perché sono evidenti le lacune di qualità e di sostenibilità economica della Sanità sarda.  Non serve soffermarci su chi ha prodotto il debito e su come lo ha prodotto: negli ultimi quindici anni la politica sarda non è stata capace di curare questo sistema malato. C’è bisogno di un cambiamento ragionato e calato sui bisogni della Sardegna”. Sulla riduzione del numero delle Asl ha detto: “Accorpare non sempre significa risparmiare. Ma se sono favorevole a uno choc nella Sanità chiedo anche che sia il Consiglio regionale a farlo e non con atti attuativi a carico della Giunta. Per questo presenteremo emendamenti sull’Areus e non solo, proponendo nuovi dipartimenti che migliorino in Aula questa legge”.

Per il coordinatore di Sel, on. Luca Pizzuto, “siamo alle soglie di un cambiamento epocale per la Sanità sarda. E’ evidente che non possiamo continuare con questo modello sanitario ma la legge deve avere già gli strumenti per la gestione del sistema.  Ci serve una legge che consenta davvero la riduzione degli sprechi ma che al tempo stesso garantisca la salute anche alle realtà sarde minori”.

Il presidente Ganau ha dichiarato conclusi i lavori della mattinata. I lavori sono ripresi questo pomeriggio.

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Banda Brigata Sassari 2 copia

I rappresentanti del Centro Democratico Sardegna in Consiglio regionale, Roberto Desini e Annamaria Busia, hanno presentato un’interpellanza con cui chiedono al presidente Pigliaru e alla Giunta regionale se siano a conoscenza del futuro assetto della Brigata Sassari, tenuto conto della probabile riduzione del numero delle brigate attualmente esistenti nel territorio italiano nell’ambito della programmata revisione delle strutture operative delle Forze Armate, e se abbiano notizie ufficiali riguardo alla possibilità o meno che sia completato l’iter di attivazione del Reggimento logistico con sede a Cagliari.

Allo stesso tempo, i due consiglieri regionali del Centro Democratico chiedono alla Giunta e al presidente Pigliaru se non ritengano necessario intervenire tempestivamente al fine di impedire l’eventuale chiusura del Comando della Brigata Sassari o il ridimensionamento della Brigata stessa e per promuovere il completamento del Reggimento logistico con sede a Cagliari.

«La Brigata Sassari attualmente è una delle unità italiane più presenti in operazioni di risoluzione delle crisi internazionali ed è classificata dall’Esercito come “forza di proiezione” – spiegano i consiglieri – ha partecipato sinora a dodici campagne in vari teatri internazionali, di cui le più recenti in Afghanistan con un intervento di peacekeeping e l’operazione Leonte in Libano, dove è attualmente impegnata.»

Le preoccupazioni sul futuro della Brigata Sassari sono giustificate da più di un elemento:

• la chiusura e riconfigurazione del Comando 2° FOD di cui fa parte la Brigata Sassari, che, sulla base della ristrutturazione delle Forze armate, disposta dal Governo nazionale, nei giorni scorsi ha trasferito tutte le funzioni al riconfigurato Comando Forze di Difesa Interregionale Sud; questa riorganizzazione rientra nell’ambito di un’ampia razionalizzazione delle strutture operative, logistiche, formative, territoriali e periferiche delle Forze Armate, anche attraverso la soppressione o l’accorpamento delle stesse, in modo da conseguire una contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30 per cento entro sei anni dalla data di entrata in vigore dei predetti decreti legislativi;

• la Caserma “La Marmora” di Sassari, sede del Comando Brigata Sassari, è al centro di una trattativa che vede il comune di Sassari, l’Ersu di Sassari e l’Università sassarese impegnate a provvedere all’attivazione e alla positiva conclusione delle trattative con il ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio dirette alla dismissione dell’ex Caserma Lamarmora per il successivo utilizzo come residenza studentesca;

• lo Stato Maggiore dell’Esercito ha da tempo previsto la costituzione di due nuovi Reggimenti della Brigata Sassari, di cui un Reggimento logistico con sede a Cagliari, la cui realizzazione consentirebbe il rientro nell’Isola di circa 500 militari sardi attualmente in servizio nelle altre Regioni d’Italia e delle relative famiglie; il Reggimento logistico in questione, che sarebbe dovuto essere operativo da circa un anno e mezzo, ad oggi non risulta attivato, dato che, a differenza di quanto avvenuto in tutte le altre brigate dell’Esercito, esiste esclusivamente il Nucleo Iniziale di Formazione;

• come riportato dagli organi di stampa, quest’anno per la prima volta la Brigata Sassari non era stata inizialmente invitata dallo Stato Maggiore dell’Esercito a partecipare alla parata per la Festa della Repubblica, salvo, poi, un ripensamento dell’ultim’ora;

Tutte queste circostanze alimentano fondatamente la preoccupazione, che da tempo serpeggia tra i militari sardi, circa la possibile prossima chiusura del Comando della Brigata Sassari, del 3° Reggimento Bersaglieri e del Reggimento Logistico, e il conseguente passaggio dei due reggimenti storici e del 3° Reggimento genio alle dipendenze di altro Comando Brigata, dislocato nella Penisola. Tale evenienza comporterebbe non solo il blocco definitivo dell’afflusso dei circa cinquecento uomini preventivati per il reggimento sopraccitato, ma anche il ridimensionamento o il trasferimento della Brigata Sassari (o di sue unità) in altre sedi fuori Regione, con ripercussioni sia in termini sociali ed economici che di immagine per la stessa Regione Sardegna. La Brigata Sassari, infatti, è stata una delle prime Grandi Unità dell’Esercito in espansione, da attualmente lavoro a circa 4000 persone tra militari e civili (senza contare il 1° Reggimento Corazzato di Capo Teulada e ventimila soldati che ogni anno frequentano detto Poligono) ed è composta per la gran parte da militari e personale sardo, che in caso di chiusura sarebbero costretti a trasferirsi con le loro famiglie portando via con loro rilevanti risorse.

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Sono proseguite nella commissione Attività produttive le audizioni in vista della stesura di un testo unico e di sintesi in materia di turismo, sulla base delle proposte di legge già all’esame del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd), alle quali si è aggiunta la proposta di legge n. 265 (prima firmataria Annamaria Busia – Sdl) “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo in Sardegna dell’escursionismo, del cicloturismo, del turismo equestre e del turismo itinerante in camper e moto”.

I primi ad intervenire sono stati l’amministratore unico dell’agenzia Forestas, Giuseppe Pulina, coadiuvato dal direttore generale, Antonio Casula e dall’ingegnere Alessio Saba, che hanno offerto osservazioni e contributi utili sul tema dell’escursionismo e della sentieristica e più in generale sulla gestione, fruizione e valorizzazione del patrimonio naturalistico di competenza dell’agenzia dei boschi e della protezione del paesaggio e dell’ambiente in Sardegna. L’amministratore Pulina e l’ingegner Saba hanno quindi approfondito nel dettaglio le azioni intraprese per la creazione della rete escursionistica dell’Isola che conta mille chilometri di rete sentieristica già realizzata e gestita su un totale di 2.400.000 ettari di territorio di riferimento dell’agenzia che ha preso il posto dell’Ente foreste. I vertici di Forestas hanno mostrato apprezzamento per le ipotizzate previsioni normative che attengono la fruizione in chiave turistica del patrimonio dell’agenzia ed hanno ribadito l’impegno a proseguire con il programma di valorizzazione dell’escursionismo, della mobilità dolce, dei cammini religiosi, del cicloturismo e delle ippovie. Tra i problemi evidenziati si segnalano quelli che attengono la manutenzione e la vigilanza dei sentieri, dove di frequente si registrano danneggiamenti alla segnaletica e alle strutture. «Per realizzare un chilometro di sentiero in sicurezza – ha affermato l’ingegner Saba – sosteniamo un costo medio di mille euro ma altrettanti ne spendiamo per la manutenzione e il ripristino nel triennio».

Sollecitati anche dalle domande dei consiglieri Gianluigi Rubiu (Udc), Piermario Manca (Sdl), Angelo Carta (Psd’Az), Piero Comandini (Pd) e Luigi Crisponi (Riformatori) hanno precisato che l’estensione massima della rete sentieristica in Sardegna può ipotizzarsi in circa 10.000 chilometri ed hanno riaffermato la volontà di operare in sinergia con enti, istituzioni e territori per la valorizzazione dei flussi turistici senza penalizzare l’ambiente.

A seguire il responsabile regionale turismo di Confapi, Martino Di Martino, ha portato all’attenzione della commissione le principali richieste degli albergatori sardi, la prima delle quali attiene il riordino delle classificazioni delle strutture ricettive e la necessità di controlli e verifiche efficaci per combattere il crescente fenomeno dell’abusivismo. «Non siamo contro i B&B e le strutture non alberghiere – ha affermato Di Martino – ma è tempo che siano considerate imprese operanti nel settore turistico con tutto ciò che ne consegue».

Analogo concetto è stato ribadito dal consigliere della Confindustria, Davide Collu, che ha preannunciato la presentazione di un documento congiunto delle quattro associazioni degli albergatori. Collu ha quindi evidenziato il problema dell’alto costo dei trasporti quale elemento condizionante e penalizzante lo sviluppo delle attività economiche nell’Isola ad incominciare da quelle del comparto turistico.

Il presidente di Federcampeggio, Salvatore Sanna, ha posto l’accento sulla carenza di infrastrutture per il turismo attivo e itinerante («Disponiamo di pochi “camper service” e scarseggiano anche i punti sosta») e nel ribadire le penalizzazioni derivanti dal “caro traghetti” ha auspicato il varo di norme atte a «cogliere l’enorme potenziale espresso da questo segmento turistico» considerato che la Sardegna resta «una delle mete con la maggiore capacità di attrazione del turismo all’aria aperta ma che l’indice di ricettività non è corrispondente all’equivalente capacità di attrazione».

Giampaolo Aresu, presidente di Faita Sardegna, l’associazione che tutela gli interessi dei gestori di camping e villaggi turistici, ha salutato con favore la volontà del Consiglio regionale di superare e aggiornare le norme che disciplinano il comparto turistico ed ha ricordato il deficit di competitività delle strutture isolane rispetto alla sempre più agguerrita concorrenza nazionale e internazionale. Anche il rappresentante di Faita ha auspicato interventi efficaci di lotta all’abusivismo e nello specifico, per le norme che riguardano i camping, ha proposto l’innalzamento della limitazione per gli alloggi fissi (dall’attuale 25% al 50% del totale delle aree), sottolineando come il mercato richieda bungalow, case mobili e spazi per caravan e non più piazzuole per il posizionamento delle tende.

Riccardo Cappai ha illustrato ai commissari le proposte di Assoviaggi-Confesercenti, per ciò che attiene le norme per le agenzie di viaggio. Attività – così ha affermato Cappai – che soffrono la concorrenza “impropria” rappresentata dalle sempre più numerose associazioni che, a vario titolo, organizzano viaggi e trasferte. Nell’auspicare maggiori controlli e più stringenti verifiche dei requisiti di legge, il rappresentante di Assoviaggi, ha quindi sinteticamente elencato una serie di modifiche normative che limiterebbero l’abusivismo, tra queste l’obbligo, anche per le associazioni, di stipula delle assicurazioni di viaggio, della presenza dell’accompagnatore turistico, nonché l’individuazione di un numero congruo di associati e la presenza della medesima associazione in almeno tre province.

A nome dell’associazione per l’albergo diffuso è intervenuto l’architetto Pierluigi Mele che ha insistito sulle potenzialità e le peculiarità dell’albergo diffuso in Sardegna a cui, a suo giudizio, deve essere riconosciuto il ruolo e la funzione di tutela delle tipicità isolane. Tra gli aspetti pratici segnalati dal dottor Mele si evidenziano quelli che attengo le difficoltà di accentramento delle utenze, ad incominciare da quelle di acqua e luce, nonché l’esigenza di definire con i Comuni opportuni criteri per la determinazione dei tributi locali sulla base delle peculiarità delle strutture dell’albergo diffuso.        

 

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 Consiglio regionale 31

Dopo la riforma sanitaria ed il rimpasto, ora anche le nomine sono motivo di tensione tra i gruppi di maggioranza in Consiglio regionale.
Il Gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro in Consiglio regionale, contesta la nomina dell’ex consigliere regionale del Pd, Giuseppe Pirisi, all’’Istituto superiore regionale etnografico ed accusa il Partito Democratico di ignorare non solo gli alleati politici, ma anche la meritocrazia.
«Anche in quest’occasione il Partito Democratico ha dimostrato di volere agire in assoluta autonomia, senza alcun rispetto verso le altre forze politiche della coalizione», accusano i consiglieri regionali Roberto Desini, Augusto Cherchi, Annamaria Busia, Gianfranco Congiu, Piermario Manca ed Alessandro Unali -. La decisione unilaterale del Pd riguardo la nomina all’ISRE è arrivata senza consultare preventivamente gli altri partiti con i quali la coalizione governa la Regione Sardegna. Non solo, sono state trascurate le indicazioni delle altre forze politiche e sono stati ignorati i curricula degli altri possibili candidati per il prestigioso ente regionale, facendo prevalere la logica della spartizione politica sulla meritocrazia e sui titoli» aggiungono i consiglieri del Gruppo SDL. «Inoltre, in un momento così delicato per la politica regionale – concludono i consiglieri regionali del gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro -, riteniamo che il comportamento del Pd possa creare imbarazzo e difficoltà allo stesso presidente Pigliaru, impegnato, insieme al Consiglio, nella definizione di pratiche importanti come quella sulla riforma sanitaria».

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Il Gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro in Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge, prima firmataria Annamaria Busia, per trasformare la Sardegna in una meta internazionale per il cicloturismo, l’escursionismo, il turismo equestre e il turismo in camper e moto. L’obiettivo plurimo in capo alla Regione è attrarre una nuova tipologia di turisti, estendere la stagione turistica, creare le condizioni per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e quindi di nuove opportunità di lavoro. Tutto questo con la creazione, promozione e sviluppo di una vera e propria rete di offerta di servizi che si rivolge al turismo attivo e itinerante.

La proposta di legge, che indica, con tanto di dotazioni finanziarie, come procedere alla realizzazione della rete di servizi, al suo successivo monitoraggio e alla sua costante attualizzazione, si basa su un’analisi da cui emergono una serie di dati interessanti, confermati anche dalla lettura del piano di marketing regionale degli ultimi anni. Tali dati indicano che tra le motivazioni della scelta della meta turistica ci sono la presenza di bellezze naturali, le caratteristiche morfologiche del territorio sardo, le condizioni climatiche, la singolarità in termini di flora e fauna. Le conclusioni dell’analisi impongono quindi alla Regione di rafforzare la linea del turismo naturalistico, la quale consente, inoltre, di favorire l’allungamento della stagione balneare favorendo lo svolgimento di attività alternative a quelle marine.

Alcune attività possono essere una vera occasione per la nostra Isola, il cicloturismo per esempio rappresenta il sei per cento dell’intero movimento turistico in Europa. È doveroso quindi cercare di attirare questi flussi turistici in Sardegna, mettendo a frutto gli scenari naturali offerti dall’Isola e creando nuove opportunità di lavoro, facendo inoltre conoscere le zone interne del territorio sardo.

«È necessario mettere a sistema e gestire in maniera unitaria una linea turistica che negli ultimi anni si è sviluppata in modo frammentario – spiega Annamaria Busia -. Ora bisogna favorire la massima sinergia con gli altri interventi che la Regione e altre amministrazioni stanno portando avanti con risorse regionali e fondi statali e comunitari. L’obiettivo della legge è anche di natura economica, in quanto intende alimentare le attività esistenti e stimolare nuove opportunità di crescita nei settori dell’ospitalità, della ristorazione e dell’assistenza tecnica.»

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Si è svolta nella commissione Autonomia l’audizione del  deputato Francesco Sanna (Pd) sulla proposta di legge costituzionale n.3212, di cui è primo firmatario, tendente alla modifica degli articoli 27, 28, 43, 44 e 45 dello Statuto sardo, nonché della modifica della rubrica del titolo V dello stesso che si propone di trasformare da “Enti locali” in “Rapporti tra la Regione e gli Enti locali”.

La proposta di modifica statutaria si propone, in sintesi: di trasferire l’esercizio del potere regolamentare dal Consiglio alla Giunta; di attribuire al Consiglio delle Autonomie Locali (Cal) il potere di iniziativa legislativa nelle materie di competenza; di eliminare dallo Statuto speciale il riferimento alle tre province storiche (Cagliari, Nuoro e Sassari);  di indicare nella Carta autonomistica della Sardegna che l’ordinamento delle autonomie locali è basato sui Comuni; di inserire in Statuto la città metropolitana, quale forma tipica di aggregazione di comuni; di prevede che la fusione dei comuni e la creazione di un nuovo comune avvenga per legge regionale rinforzata, richiedendo per la sua approvazione la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio; di consentire la creazione di un nuovo comune solo in caso di popolazione almeno pari a 10.000 abitanti; di prevedere il referendum consultivo sulla proposta di fusione o nuova costituzione di comuni.

Francesco Sanna ha rassicurato i commissari sulla possibilità di approvazione (doppia lettura alla Camera e al Senato) delle modifiche costituzionali ed ha dichiarato disponibilità ad accogliere eventuali proposte del Consiglio regionale per introdurre ulteriori modificazioni alla Carta autonomistica.

L’esponente della maggioranza che sostiene il governo Renzi ha inoltre affermato che le modifiche statutarie, qualora approvate, «potrebbero rappresentare “la cornice” istituzionale per la riforma degli Enti Locali varata, di recente, dal Consiglio regionale».

I consiglieri della maggioranza intervenuti, Roberto Deriu (Pd), Salvatore Demontis (Pd) e Annamaria Busia (Sovranità, democrazia e lavoro) hanno espresso favore per il trasferimento in capo alla giunta dei poteri regolamentari e nel corso dei rispettivi interventi hanno posto l’accento su alcune questione specifiche attinenti la possibilità di introdurre la legislazione delegata (Deriu) nonché riferimenti agli ambiti territoriali strategici con riferimento alla “rete metropolitana” come forma particolare di unione dei comuni (Demontis) e sulla doppia preferenza di genere (Busia). 

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), richiamata la risoluzione del Consiglio regionale, approvata nel giugno 2014 su proposta della commissione, che indica il cosiddetto “percorso delle riforme”, ne ha ribadito la validità ed ha espresso soddisfazione e apprezzamento per il varo della legge sugli Enti locali a cui – così ha affermato Agus – seguirà una nuova legge Statutaria che dovrà coordinarsi con la riforma della legge n. 1 inerente l’organizzazione della Regione.

Nel merito della proposta di legge costituzionale oggetto dell’audizione dell’onorevole Francesco Sanna, il presidente della commissione Autonomia ha riaffermato la necessità di un “ulteriore lavoro di istruttoria” in vista dell’espressione del richiesto parere. 

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Il Consiglio regionale ha approvato la Manovra finanziaria 2016-2018. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo la formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art. 12 (entrata in vigore) del Dl n. 297 (disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e per gli anni 2016-2018 – Legge di Stabilità 2016 e relativi allegati).

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha riferito di una notizia di stamane, ancora ufficiosa, relativa allo spostamento del prossimo G7 a Taormina, affermando che tale notizia «introduce non soltanto la rappresentazione di uno senario nuovo ma di un film già visto come già accaduto nel 2009». La questione, ha proposto, «deve quindi essere ripresa ed affrontata nella prossima riunione del Consiglio, con un documento dell’Assemblea che eserciti il massimo della pressione sul Governo nazionale per scongiurare questa ipotesi».

Il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Intervenendo nella discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione ha provato a cambiare la manovra a cominciare da entrate e fisco, materie su cui pesa il peccato originale di una vertenza non risolta, mentre sarebbe stata auspicabile una battaglia bi-partisan contro con Governo nazionale che certamente non è vicino alla Sardegna». Nei fatti, ha poi osservato, «la manovra vincola pesantemente la spesa della Regione con accantonamenti e riserve e lo stesso pareggio di bilancio non si è tradotto in una maggiore capacità di spesa, anzi ci sono meno investimenti e più debiti». Occorreva perciò, ha sostenuto ancora la Zedda, «una strategia completamente diversa, perché così la finanziaria non ha un’anima, non è utile alla Sardegna, non apre spazi per lo sviluppo, confinando temi come lavoro e attività produttive in un ruolo marginale affidato al rinvio a fondi comunitari con stanziamenti regionali del tutto insufficienti». La maggioranza, ha lamentato l’esponente di Forza Italia, «ha respinto la linea del confronto ignorando le enormi criticità  di una sanità affidata ai commissari che registra continui aumenti di spesa e quelle di una legge di riordino degli Enti locali non sarà a costo zero; fra poco tutti questi nodi e molti altri come sicurezza, lotta alle povertà e al dissesto idro-geologico, verranno al pettine e, ancora una volta, saranno i cittadini sardi a pagare il conto».

Il consigliere Edorardo Tocco (Forza Italia) ha parlato di una «finanziaria povera e priva di una strategia forte di una maggioranza che sta amministrando ma non governando la Regione, dove non c’è nessuna risposta a tanti territori martoriati, ad una economia che soffre, a tantissimi lavoratori che quasi ogni giorno protestano davanti ai palazzi delle istituzioni». La sanità, ha aggiunto, «è il simbolo delle riforme mancate che causano profondo malessere dei cittadini, perché i commissari fanno quello che vogliono e praticano le politiche di sempre: ricorso alle agenzie interinali e aumento delle consulenze, in una sorta di tavola imbandita per gli amici degli amici». Nell’economia, Tocco si è espresso in modo molto critico sulla situazione dei trasporti «a dimostrazione della cronica incapacità di programmare, mentre il sistema regionale appare sempre più lontano dall’industria delle solite vertenze bloccate, dal turismo, artigianato e commercio, settori questi ultimi il cui abbandono emerge ora con maggiore evidenza dopo la chiusura della Fiera campionaria della Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru ha criticato in modo radicale la finanziaria che, a suo giudizio, «è solo un lungo elenco di attese, promesse mancate, impegni traditi, annunci e provvedimenti virtuali mentre la Sardegna attendeva concretezza ed è costretta ad assistere alla solita politica del rinvio, sulle grandi questioni come sulle piccole cose». Peru ha poi passato in rassegna alcune situazioni che, più altre, rappresentano le maggiori lacune della manovra: il ripristino della Rotonda di Platamona nel litorale sassarese, l’intervento per le popolazioni colpite dalle alluvioni qualcosa si farà, il cosiddetto reddito di inclusione bocciato dalla stessa maggioranza, l’esclusione del litorale di Platamona dalla pianificazione della Giunta, il blocco di 2 milioni di investimenti per l’albergo diffuso, il mancato intervento contro l’erosione delle coste, il rinvio ad una futuribile legge nazionale della disciplina della rete metropolitana di Sassari, mentre il sindaco di Cagliari è già sindaco metropolitano dopo appena un mese, la cancellazione dei vettori low cost dal trasporto aereo regionale, l’istituzione della zona franca a Lampedusa mentre in Sardegna non c’è nessuna certezza, l’abbandono dei lavoratori delle società in house, dei dipendenti della San Giovanni Battista da mesi senza stipendio e dei disabili del progetto lavorabile che non hanno avuto nessuna risposta. Dopo tutti questi esempi, ha concluso Peru, «la finanziaria risulta superata prima ancora della sua entrata in vigore; la Sardegna e i sardi avranno la pazienza di aspettarvi al varco».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto fra l’altro che «la finanziaria non ha ragione di entrare in vigore, è la peggiore degli ultimi decenni, è insufficiente e deludente, disastrosa, piena di intrusioni e forzature finalizzate ad accontentare qualcuno del centro sinistra ma non la Sardegna, le imprese e le famiglie della nostra Regione». In altre parole, ha continuato Tedde, «non si fa che ripercorrere la strada sbagliata già seguita in occasione della riforma degli Enti locali e, a questo punto, «se ci volevano i professori per fare tutto questo meglio utilizzare qualche semplice collaboratore o addirittura i bidelli per avere gli stessi risultati o forse migliori». La sanità, ha aggiunto Tedde, «è ormai lasciata totalmente in mano ai commissari che fanno i governatori con poteri assoluti che esercitano spesso occupandosi di primariati e consulenze.  Desini dice che la sanità è una schifezza e ha ragione». In materia di Enti locali, ha concluso il vice capogruppo di Forza Italia, «la finanziaria se la cava in appena due righe saltando le compensazioni per la rete metropolitana di Sassari più volte annunciate e sorvolando sulle ripetute violazioni della legge Delrio». Il riequilibrio fra i diversi territori della Sardegna, ha concluso il consigliere, «sarà comunque inevitabile perché neanche il sud Sardegna ce la può fare da solo, mentre tutta la Sardegna naviga a vista senza bussola, anche su problemi strategici come continuità territoriale e trasporti».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha parlato di una «finanziaria della quaresima, dei digiuni e dei sacrifici ma il brutto è che dopo non ci sarà resurrezione, perché siamo davanti ad un documento privo di cuore di anima, di progetto, di idee, con la Sardegna condannata a navigazione in un mare in tempesta che non ci porterà lontano». L’elenco delle criticità non risolte, ha ricordato Rubiu, «è praticamente infinito, dalla fuga dei vettori low cost al monopolio Tirrenia, dalla sanità con le continue manifestazioni di amministratori, cittadini, pazienti e categorie». Soffermandosi ancora sulla programmazione sanitaria, il capogruppo dell’Udc ha espresso forti preoccupazioni sull’ipotesi della Asl unica mentre, ha detto, «è necessario evitare le ennesime marginalizzazioni e gli isolamenti geografici che inevitabilmente si traducono in isolamenti di servizi». Il lavoro, ha inoltre lamentato il consigliere di opposizione, «è il grande problema dimenticato da questa finanziaria, non ci sono strategie, investimenti e attenzione neanche nei confronti delle situazioni più critiche; abbiamo passato le recenti festività feste ai cancelli Alcoa chiusa ormai da 4 anni e non ci sono soluzioni, si sta solo lasciando scorrere il tempo in modo umiliante e vergognoso». Anche le speranze su una ripresa della nostra agricoltura, ha concluso Rubiu, «sono state tradite; molte Regioni hanno già pubblicato i bandi per l’imprenditoria giovanile che assegnano contributi fino a 50.000 per i giovani con meno di 40 anni, mentre noi siamo arrivati per ultimi e, nonostante i soliti fiumi di parole che vengono smentite dai fatti, siamo ancora la cenerentola dell’Italia».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.12, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 16 contrari. A seguire è stato approvato anche il documento esplicativo del “Risultato di amministrazione presunto al 31 dicembre del 2015”.

Subito dopo è iniziato l’esame del documento di bilancio “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (Legge di stabilità 2016) e della Tabella A, contenente  gli “Importi da inserire in bilancio relativamente a rifinanziamenti di legge regionali di spesa”.

La commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati e, successivamente, il Consiglio ha approvato il testo.

Respinti tutti gli emendamenti dell’opposizione, è stato approvato soltanto il n.764 (Sabatini e più) che rifinanzia per il 2016 con 150.000 euro gli interventi previsti dalle legge regionale 6/12 in materia di “Formazione professionale di non vedenti e portatori di handicap”.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato l’esame della Tabella B relativa alle “Riduzioni di autorizzazioni legislative di spesa regionali”.

La commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il Consiglio ha poi respinto gli emendamenti proposti dalla minoranza ed approvato gli emendamenti soppressivi parziali n. 768 (Sabatini e più – finanziamento di 100.000 euro agli Enti locali che gestiscono siti Unesco in base alla legge 3/09), 765 (Sabatini e più – finanziamento di 80.000 per le attività di ricerca previste dalla legge regionale 5/2015), 767 (Sabatini e più – finanziamento di 50.000 euro all’Istituto Camillo Bellieni di Sassari, previsto dalla legge regionale 1/11) e 766 (Sabatini e più – finanziamento di 100.000 euro a favore delle Federazioni di associazioni sarde dei disabili, in base alla legge 1/09) e 769 (Sabatini e più – finanziamento di 300.000 euro alle aziende vivaistiche in base alla legge regionale 5/15).

Il Consiglio regionale ha poi approvato anche il testo della Tabella B.

Il presidente Ganau ha quindi annunciato l’esame della Tabella “C” ed ha proceduto con l’elencazione degli emendamenti presentati e come da prassi il relatore della maggioranza, Franco Sabatini, ha dichiarato il parere della commissione, a cui è seguito il parere “conforme a quello espresso dalla commissione” della Giunta.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha accettato l’invito del relatore della giunta ed ha ritirato gli emendamenti n. 730 e 731 di cui era unico firmatario. Posto in votazione l’emendamento 732 (Sabatini e più) che aumenta da 200 mila a 250 mila euro la posta per lo sportello linguistico regionale, è stato approvato con parere favorevole della giunta e della commissione. Di seguito sempre con parere favorevole di commissione e Giunta è stato approvato l’emendamento n. 770 (Sabatini e più) che rimodula gli importi destinati nel triennio all’istituto Euromediterraneo di Tempio. Quindi il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento n. 581 e l’Aula ha approvato il testo della Tabella “C”.

Con successive e distinte votazioni, il Consiglio non ha approvato i seguenti emendamenti aggiuntivi, sui quali commissione e giunta avevano espresso parere negativo: n. 367 che ha comportato la decadenza dell’emendamento 368; nn. 369; 370; 371; 372; 373; 374; 375; 376; 377; 378; 379 e 380.

Annunciata la votazione dell’emendamento aggiuntivo n. 381 il presidente ha ricordato l’invito al ritiro dell’emendamento all’emendamento n. 381. Il firmatario del 381, il consigliere della maggioranza, Augusto Cherchi (SdL), ha ricordato il contenuto della proposta emendativa ed ha ribadito la necessità di incrementare le risorse per la prevenzione delle malattie croniche. «Sono però disponibile a valutare il ritiro dell’emendamento – ha concluso Augusto Cherchi – qualora l’assessore della Sanità fornisca opportune rassicurazioni sull’argomento». Il primo firmatario dell’emendamento n. 381, il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha illustrato la sua proposta di modifica della tabella “C” con l’incremento fino ai 900 mila euro degli stanziamenti per coloro che sono affetti da neoplasia maligna.

L’assessore Luigi Arru, è intervenuto per confermare l’attenzione e l’impegno della giunta e dell’assessorato della Sanità sul tema della prevenzione delle malattie croniche e il consigliere Augusto Cherchi ha accordato il ritiro dell’emendamento all’emendamento n. 825. Posto in votazione, con parere contrario della commissione e della giunta non è stato approvato (31 no, 17 sì) l’emendamento n. 381 e di seguito, con medesimo parere negativo, non sono stati approvati gli emendamenti aggiuntivi nn. 382; 383 e 384.

Il presidente ha quindi annunciato l’esame e la discussione della Tabella “D” ed ha elencato gli emendamenti presentati a cui è seguito il parere della commissione (Franco Sabatini, Pd) e quello della Giunta che l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso in conformità con quello della commissione.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione (parere favorevole della commissione e della giunta) dell’emendamento sostituivo parziale n. 771 (Sabatini e più) che posta 6.5 milioni di euro per il 2016, 4. Milioni per il 2017 e 2018 per l’aumento e la valorizzazione del patrimonio boschivo.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha quindi dichiarato di accogliere l’invito al ritiro dell’emendamento n. 773 e il consigliere del Pd, Roberto Deriu, è intervenuto sull’emendamento sostitutivo totale n. 804 (Sabatini e più) che emenda il sostitutivo parziale n. 772 (Sabatini e più), per evidenziarne l’opportunità e il significato politico: «E’tra i più significativi a favore del pacchetto università». Approvato, con parere favorevole, il sostitutivo totale 804 sono decaduti gli emendamenti 772 e 582. Sull’emendamento n. 773 (Sabatini e più) che stanzia 6.750.000 euro per il 2016 e 5.750.000 per ciascuno degli anni 2017 e 2018, al Teatro Lirico di Cagliari, è intervenuta la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, per rimarcare “l’inconsistenza dello stanziamento” e ricordare che “il Teatro Lirico rappresenta la più grande industria della cultura in Sardegna”. Posto in votazione, con parere favorevole della commissione e della Giunta, l’emendamento 773 è stato approvato.

Approvato, con parere favorevole della commissione e della giunta, l’emendamento all’emendamento n. 803 (Sabatini e più) che sostituisce parzialmente l’emendamento n. 583 (Piscedda e più) che stanzia 6.250.000 euro per la promozione e la diffusione della ricerca scientifica (L.R. 7\2007). Quindi l’Aula ha dato il via libera al 583.  

Annunciato l’esame e la votazione dell’emendamento n. 385, il consigliere della maggioranza, Augusto Cherchi (Sdl) è intervenuto sull’emendamento all’emendamento n. 826, per spiegarne al finalità, dopo l’invito al ritiro formulato dalla commissione e dalla giunta. Augusto Cherchi ha quindi rimarcato l’opportunità di incrementare da 400mila a 800mila gli stanziamento a vantaggio dei cosiddetti “ex esposti all’amianto”. Il consigliere di Sdl ha quindi chiesto rassicurazioni all’assessore della Sanità prima di valutare l’opportunità di procedere con il ritiro della proposta emendativa. Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha dichiarato pieno sostegno all’emendamento del consigliere Augusto Cherchi ed ha preannunciato la volontà del gruppo di fare proprio l’emendamento n. 826.

L’assessore della Sanità ha dichiarato l’attenzione della Giunta per le azioni di prevenzione a favore degli “ex esposti all’amianto”. Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha quindi fatto proprio l’emendamento 826 che il consigliere Augusto Cherchi aveva ritirato e l’Aula ha proceduto con la votazione che ha registrato il seguente scrutinio: presenti 41, favorevoli 20, contrari 21.

Dichiarato inammissibile, per mancanza di copertura finanziaria, l’emendamento n. 385, il presidente del Consiglio ha dichiarato concluse le votazioni sulla legge di stabilità 2016 e si è passati all’esame e alle votazioni del bilancio. (A.M.)

L’Aula è quindi passata all’esame del DL 298/A “Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018”. I primi otto articoli del provvedimento sono stati approvati in rapida successione per alzata di mano. Sull’articolo 9, il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’emendamento all’emendamento n. 69 che chiedeva la revoca dei finanziamenti ai comuni per la realizzazione di opere e infrastrutture in caso di mancato rispetto del crono programma di spesa stabilito dalla legge 9 del 2015.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e espresso forti critiche alla Giunta e alla maggioranza: «Il modus operandi non sta cambiando. Tutti gli emendamenti sono una riscrittura del documento di bilancio che ci è stato consegnato – ha attaccato Zedda – questo non è corretto, è un modo di legiferare schizofrenico, d’ora in poi provate a scrivere correttamente le leggi». Messo in votazione, l’emendamento n. 69 è stato approvato.

Successivamente sono stati approvati, per alzata di mano e senza discussione, i restanti 13 articoli del provvedimento.

Si è poi passati all’esame dell’Allegato 1 – Prospetto 9/1. Il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti nn. 30, 45 e 51 presentati da Giunta e maggioranza che sono stati approvati

Via libera anche al prospetto 9/2 “Riepilogo generale delle entrate per titoli”

Sul 9/3, “Prospetto delle spese di bilancio per missioni, programmi e titoli”, il presidente Ganau, sentiti i pareri sugli emendamenti di Commissione e Giunta, ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di intervenire, “in modo inusuale e irrituale” su un argomento “sensibile”. «Mi riferisco al grave fenomeno degli attentati contro gli amministratori locali – ha detto Pittalis – chiedo di sapere se in bilancio c’è un’attenzione per i danni subiti dai sindaci. Se così non fosse, chiedo di incrementare il capitolo.  Il Consiglio e la politica devono dare una risposta, devono essere solidali anche nei fatti».

L’Aula è quindi passata alla votazione dell’emendamento n. 52 (Sabatini e più) che stanzia ulteriori 4 milioni e 450mila euro per le spese di funzionamento del Consiglio regionale. L’emendamento è stato approvato.

Via libera anche all’emendamento n. 33 (Giunta regionale) che incrementa di 2 milioni e 200mila euro il capitolo di bilancio “Gestione economica, finanziaria, programmazione, provveditorato”.

Bocciati invece gli emendamenti della minoranza nn. 22 e 14.

Sull’emendamento n. 23 è intervenuto il consigliere Michele Cossa (Riformatori): «Abbiamo sollevato a più riprese il tema delle compagnie barracellari – ha detto Cossa – è un argomento che sta a cuore a molti comuni della Sardegna  che le utilizzano per il presidio e il controllo del territorio. L’emendamento mira a incrementare il capitolo di bilancio di 2 milioni di euro che consentirebbero alle compagnie di funzionare al meglio».

Voto contrario ha annunciato il consigliere del Pd Piero Comandini: «Il tema è molto sentito – ha detto Comandini – ritengo però che, al di là dell’aspetto finanziario, dobbiamo prenderci la responsabilità di approvare una legge organica già depositata in Commissione». Messo ai voti, l’emendamento n. 23 è stato respinto con 30 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 18 che propone di incrementare di 2 milioni di euro il contributo per le scuole dell’infanzia non statali. La consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda  ha denunciato la grave situazione in cui versano gli istituti paritari: «Ci è stato detto che la questione era in via di soluzione – ha affermato Zedda – così non è, le scuole continuano a protestare. Mancano all’appello ancora 2 milioni e 750mila euro».

Sul punto è intervenuto anche il vicepresidente del Pd Roberto Deriu: «E’ vero, la  situazione non è risolta, il problema esiste e occorre risolverlo – ha sottolineato Deriu – si è cercato di fare dei passi in quella direzione. Serve, forse, una norma quadro, non c’è nessun pregiudizio, si vuole arrivare a un sistema educativo autonomo e di prospettiva». L’emendamento n.8 è stato bocciato con 20 sì e 29 no. Stessa sorte per gli emendamenti della minoranza n. 1 (100mila euro a favore della provincia di Nuoro per l’organizzazione del Premio Grazia Deledda) n.2 (100mila euro a favore della Fondazione “Nivola”) n.3 (un milione di euro a favore dell’Isre per la tutela e promozione delle espressioni artistiche), n. 16 (due milioni di euro a favore degli enti locali per la gestione del patrimonio culturale della Sardegna) e n. 24 (un milione di euro a favore delle bande musicali, gruppi strumentali di musica sarda e cori polifonici).

L’Aula ha successivamente approvato gli emendamenti della maggioranza n. 56 (incremento di 300mila euro del capitolo per interventi diversi nel settore culturale), n. 58 (incremento di 500mila euro del capitolo a favore degli enti locali per l’affidamento dei servizi bibliotecari e archivi e per il loro funzionamento), n. 59 (20mila per lo svolgimento della Conferenza annuale sulla lingua sarda), n. 60 (50mila euro per le borse di studio sulla lingua e cultura sarda), n. 61 (60mila euro a favore delle Università di Sassari e Cagliari per i corsi universitari di lingua e cultura sarda), n. 62 (80mila euro per incrementare il fondo unico degli enti e delle istituzioni culturali e scientifiche regionali) n. 65 (150mila euro per la sperimentazione dell’insegnamento del sardo nelle scuole e la produzione di testi scolastici in lingua sarda), n. 66 (800mila euro in aggiunta al capitolo di bilancio dedicato alle attività culturali).

Parere negativo invece sull’emendamento n.11 che proponeva lo stanziamento di un milione di euro per gli oratori. Antonello Peru, consigliere di Forza Italia e primo firmatario della proposta, ha rivolto un invito all’Aula per un accoglimento positivo dell’emendamento. «Si vuole dare continuità a una legge approvata dalla Regione nel 2010 – ha sottolineato Peru – senza risorse questo provvedimento non ha senso di operare. Gli oratori sono centri di aggregazione, strumenti di formazione per i ragazzi e strutture di riferimento dei territori. Quando la legge è stata approvata quasi tutto il Consiglio era d’accordo, mi auguro che oggi si faccia lo stesso». Posto in votazione, l’emendamento n.11 è stato respinto con 32 voti contrari e 16 a favore.

Bocciato anche l’emendamento dell’opposizione n.21 che proponeva uno stanziamento di un milione di euro come contributo alle società sportive per la realizzazione di impianti sportivi. L’Aula, sullo stesso argomento, ha invece dato il via libera all’unanimità all’emendamento n.47 che stanzia 400mila euro per le finalità indicate dalla precedente proposta.

Il Consiglio ha quindi respinto gli emendamenti n. 5 e n. 25 presentati dal gruppo dei Riformatori per incrementare di 500mila o un milione di euro i contributi a favore delle Pro loco.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), su sollecitazione del consigliere dei Riformatori Michele Cossa  ha chiarito che il fondo per le Pro loco subirà un leggero taglio rispetto allo scorso anno passando da 1 milione e 750mila euro a  1 milione e 600mila. La cifra comprende anche 70mila euro a favore dell’Unpli (Unione delle Pro loco). La proposta, illustrata da Sabatini, è stata approvata con l’emendamento all’emendamento n.70.

Bocciati invece gli emendamenti n.8 (100mila euro per le confederazioni del commercio e del turismo) e n.17 (un milione di euro a favore delle confederazioni delle imprese commerciali, del turismo e dei servizi per favorire la partecipazione degli operatori all’attuazione degli obiettivi dello sviluppo produttivo previsti dalla programmazione regionale).

Sull’emendamento n.54 è intervenuto l’assessore al Bilancio Raffaele Paci per un chiarimento sul Fondo di Quiescenza dell’Ersu. «E’ prevista una riduzione di un milione di euro rispetto alla somma di 20 milioni inserita in bilancio – ha detto Paci – in ogni caso lo stanziamento complessivo passa dai 17 milioni del 2015 ai 19 di quest’anno con un incremento di due milioni di euro». Messo in votazione l’emendamento n.54 è stato approvato.

Sull’emendamento n.26  ha preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde che ha illustrato il contenuto della proposta in esame: «E’ un emendamento finalizzato alla valorizzare di un ambiente naturale di pregio – ha detto Tedde – si tratta di un contributo di 400mila euro per l’Ente di gestione di “Porto Conte”, un parco regionale con potenzialità inespresse. Per far sì che diventi uno strumento di sviluppo servono risorse adeguate. L’approvazione dell’emendamento rappresenterebbe una prima iniezione di fiducia».

A  Tedde ha replicato l’assessore Paci: « Giunta e Consiglio sono molto attenti alle tematiche dei parchi naturali – ha detto l’esponente dell’esecutivo – per Porto Conte il finanziamento è stato incrementato da 400mila a 600mila euro». L’emendamento n.26 è stato respinto con 29 no e 17 sì.

Si è poi passati all’esame degli emendamenti n.15 (Peru e più) e 48 (Meloni e più) che proponevano entrambi un incremento del fondo per gli eventi calamitosi. 

Sull’emendamento n.15 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Antonello Peru che ha sollecitato l’incremento del capitolo di bilancio con un milione di euro: «La legge dice che il fondo a sostegno dei privati e delle attività produttive deve essere alimentato con risorse regionali – ha spiegato Peru – questo emendamento serve per rimpinguare il fondo finanziato lo scorso anno con un milione». A favore della proposta si è schierato Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Occorre dare un segnale forte e chiaro alle comunità e a chi ha sofferto a causa dell’alluvione e cerca oggi di rialzare la testa. Olbia è oggi una delle città più depresse d’Italia». Posto in votazione l’emendamento n. 15 è stato respinto con 17 sì e 29 no. Stessa sorte per l’emendamento n.48 che proponeva lo stanziamento di 4 milioni di euro per le stesse finalità.

Approvato invece l’emendamento n. 57 (Sabatini e più) che destina ulteriori 200mila euro al capitolo per le politiche sociali.

L’Aula ha poi preso in esame l’emendamento n.20 che proponeva di incrementare di 500mila euro il finanziamento destinato ai Circoli degli emigrati sardi. Sul tema è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Il mondo dell’emigrazione è in grave difficoltà – ha detto l’esponente della minoranza – i rappresentanti dei Circoli pongono una serie di questioni, a partire dal funzionamento delle strutture. Se non si danno risposte si rischia di far sparire un patrimonio e una rete di volontari che contribuisce a far conoscere la Sardegna nel mondo». A favore della proposta si è pronunciato anche il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni: «Ci ricordiamo degli emigrati solo in certe circostanze – ha detto Dedoni – è vergognoso dire che non esistono».

L’assessore al Bilancio Raffaele Paci, replicando agli interventi dei rappresentanti dell’opposizione, ha chiarito che anche quest’anno sarà confermato lo stanziamento di 2 milioni di euro a favore degli emigrati previsto nella manovra dello scorso anno: «Il tema delle organizzazioni dei sardi emigrati torna in ogni finanziaria – ha detto Paci – quest’anno riconfermiamo lo stanziamento del 2015 anche se un milione di euro è ancora fermo per problemi nella rendicontazione delle attività. Negli anni scorsi ci sono state molte polemiche, è necessario rivedere il sistema di erogazione delle risorse». L’emendamento n. 20 è stato respinto.

Bocciati anche il n. 9 (un milione di euro a favore dei centri naturali) e n. 12 (un milione e duecentomila euro per i progetti per l’impiego di lavoratori socialmente utili). Su quest’ultima proposta il primo firmatario Pietro Pittalis (Forza Italia) ha sottolineato l’esigenza di finanziare i progetti per consentire agli enti locali di dare risposte concrete ai agli Lsu ed evitare di far crescere il numero dei disoccupati. Proposta sulla quale si è detto d’accordo anche il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni: «Abbiamo più volte sollevato il problema in Commissione. Da un altro si pensa a redditi di cittadinanza e dall’altro non si danno i fondi ai comuni per venire incontro ai lavoratori socialmente utili. Sarebbe opportuno finanziare progetti di lavoro». Messo in votazione l’emendamento n. 12 è stato respinto con 20 sì e 30 no.

Il Consiglio ha poi approvato, in rapida successione, gli emendamenti della maggioranza n. 28 (220mila euro per l’apicoltura), n.63 (200mila euro alle associazioni degli allevatori per la tenuta dei libri genealogici), n. 67 (1 milione di euro per il rilancio del comparto ippico) e n.31 (452mila euro per incrementare il “Fondo perdite potenziali degli organismi partecipati”).

L’Aula ha quindi proceduto, senza ulteriori discussioni, all’approvazione degli altri allegati al bilancio.

Sulla nota integrativa all’Allegato 2 e sull’emendamento presentato dalla Giunta per l’accantonamento di circa 10 milioni di euro destinati a finanziare i fondi “Rischi legali”, “Reiscrizione passività non contabilizzate”, “Spese derivanti da nuove disposizioni legislative”, “Soppressione fondi di garanzia” e “Perdite potenziali degli organismi partecipati” è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Non nascondo la mia preoccupazione per la decisione di stanziare 10 milioni di euro per eventuali soccombenze in giudizio – ha detto Pittalis – è un’enormità, di che cosa si tratta esattamente?».

Giudizio condiviso dal consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi: «Preoccupa che ci sia un importo di questo genere in accantonamento ma forse serviranno ulteriori stanziamenti – ha detto Crisponi – mi giunge notizia che la Regione abbia convocato gli operatori turistici per il recupero delle somme concesse con la legge n.9 e poi richieste indietro. I beneficiari restituiranno quei denari ma probabilmente chiederanno un risarcimento alla stessa Regione per una legge regionale mal gestita».

Contraria alla proposta della Giunta anche la consigliera del Centro Democratico Annamaria Busia: «C’è necessità di una riflessione su questo punto – ha detto Busia – occorre modificare una curiosa abitudine che ho avuto modo di stigmatizzare in passato: la Regione non valuta soluzioni stragiudiziali ma preferisce seguire percorsi che portano ad un grande esborso di soldi pubblici. Per questo il mio voto non sarà favorevole».

Ai consiglieri di maggioranza e opposizione ha replicato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci. «Una cosa positiva del bilancio armonizzato è che bisogna essere trasparenti – ha sottolineato l’assessore – le spese ci sono sempre state, solo che le risorse necessarie venivano prese da un fondo indistinto, con questo emendamento si cerca di mettere ordine, non c’è solo l’istituzione di un fondo “rischi legali” ma anche di altri fondi. E’ un adempimento obbligatorio. Sono d’accordo sul fatto che l’amministrazione dovrebbe cercare di ridurre preventivamente il fondo anche andando a fare transazioni. C’è la tendenza ad andare in giudizio per evitare i rilievi della Corte dei Conti». Messo in votazione l’articolo 32 è stato approvato con 25 sì e 19 no.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame degli Ordini del giorno presentati che, nell’ordine, riguardano “lo stanziamento dei fondi regionali per le borse di studio” (Deriu e più), “assicurare la necessaria copertura finanziaria all’Arpas per le funzioni di Protezione civile” (Comandini e più), a “procedere, con apposito Disegno di legge della Giunta, alla conclusione della procedura di liquidazione dei Consorzi industriali di interesse regionale” (Zanchetta e più) ed infine a “consentire ai Comuni di poter accedere alle risorse regionali relative ad opere pubbliche in un primo tempo de-finanziate, dopo una verifica sia delle cause di de-finanziamento che delle risorse effettivamente necessarie “ (Lotto e più).

Intervenendo sull’ordine del giorno relativo alle borse di studio, il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha ricordato che, «nei due precedenti anni accademici, cioè fino al 2015, oltre 500 studenti sardi non hanno beneficiato dei contributi per mancanza di fondi e non si sono iscritti all’Università». Vogliamo che questa situazione non si ripeta più, ha concluso, « con raddoppio delle borse di studio in possesso dei requisiti di merito e di reddito; ora non c’è copertura finanziaria ma c’è l’impegno della Giunta ad intervenire in sede di assestamento».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, nel dichiarasi d’accordo con il collega Deriu, ha tenuto a precisare che l’ordine del giorno rappresenta «una censura per maggioranza e per il Pd perché non solo il problema era già contenuto in un precedente ordine del giorno ma la stessa commissione competente aveva votato da tempo una risoluzione sulla materia».

Per il Pd il consigliere Salvatore Demontis ha detto di condividere il contenuto dell’ordine del giorno, auspicando però che «in futuro si possa andare oltre stabilendo per legge che non ci possono essere studenti idonei non beneficiari, e razionalizzando il sistema dei contributi della Regione». La materia, ha proseguito, «richiede poi altri interventi, a cominciare dalla suddivisione per fasce di reddito delle tasse universitarie che ora sono uguali per tutti per proseguire con la revisione delle soglie Isee, cui il Governo nazionale ha provveduto proprio in questi giorni; c’è l’esigenza insomma di rivedere in modo organico al più presto possibile».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha affermato di essere rimasto «senza parole» ascoltando l’intervento del collega Demontis che, semmai, «doveva essere fatto nel corso di dibattito sulla finanziaria affrontando eventualmente il problema con uno specifico emendamento senza prendere per i fondelli gli studenti universitari; sappiamo tutti che un ordine del giorno non risolve niente mentre voi avevate tutti gli strumenti per intervenire ed invece state rimandando il problema».

Il consigliere di Sdl Gianfranco Congiu ha sottolineato che, nel documento, «manca il riferimento alle risorse da riservare solo agli studenti residenti in Sardegna».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha espresso parere favorevole «perché giustamente si è fatto riferimento al tema nazionale dell’Isee senza il quale è difficile intervenire, fermo restando che abbiamo trovato una situazione in cui le borse di studio venivano erogare solo al 50% degli eventi diritto ed abbiamo incrementato questa percentuale fino al 65%, faremo di tutto per trovare ulteriori risorse».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha annunciato che l’opposizione non parteciperà al voto perché, ha chiarito, «non vogliamo essere confusi con chi ha mostrato poca chiarezza verso gli studenti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 31 voti  favorevoli.

Sul secondo ordine del giorno il consigliere Piero Comandini (Pd) ha proposto un emendamento orale con lo scopo di cancellare dal documento l’ammontare della cifra assegnate all’Arpas, suggerendo di puntare sull’importanza dell’impegno politico.

L’emendamento del consigliere Comandini è stato accolto e successivamente l’Aula ha approvato l’ordine del giorno. Subito dopo è stato approvato anche il terzo ordine del giorno sulla liquidazione dei Consorzi industriali di interesse regionale.

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ultimo ordine del giorno, relativo al de-finanziamento nei confronti dei Comuni di risorse assegnate per la realizzazione di opere pubbliche.

Il consigliere di Sdl Gianfranco Congiu ha espresso una serie di riserve sul testo, sostenendo che «nella sua attuale formulazione determina forti difficoltà interpretative e di applicazione; perciò, in assenza di modifiche, ci asterremo o voteremo contro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha criticato il documento, che a suo avviso contiene «troppa fantasia per trovare copertura a situazioni così generiche»

Il consigliere del Pd Luigi Lotto ha affermato che, a parte la stesura del testo, «il tema è importante, perché stiamo individuando la platea dei Comuni beneficiari in maniera puntuale; con la finanziaria del 2015 abbiamo alle amministrazioni locali 90 giorni di tempo per ultimare le opere e chiedere la liquidazioni, ma ci sono stati Comuni che per ragioni oggettive e di forza maggiore non hanno rispettato la scadenza o non hanno neanche presentato neanche domanda». Con l’ordine del giorno, ha precisato, «vogliamo solo dire che quanti, alla data stabilita, hanno ultimato le opere possono essere riammessi ai finanziamenti mentre chi le ha finite dopo resta fuori, però dobbiamo prima sapere quanti soldi ci vogliono e la Giunta lo verificherà».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha comunicato che, «a seguito di confronto con gruppo proponiamo il ritiro del documento, perché riteniamo sia utile fare prima gli approfondimenti necessari, altrimenti voteremo contro».

La consigliera Daniela Forma, del Pd, ha ricordato che quello di cui si discute «non è argomento sconosciuto perché ne abbiamo parlato negli ultimi mesi ed era stato richiesta l’applicazione della procedura d’urgenza dell’art.102 nel mese di novembre con l’accordo di tutti i capigruppo ed il parere contrario della Giunta, che ponena l’esigenza di quantificare le risorse necessarie». La realtà che abbiamo di fronte, ha aggiunto, «è quella di tanti piccoli Comuni che hanno carenza di personale o hanno ricevuto in ritardo le comunicazioni da parte della Regione; c’è poi una recente nota dell’Anci che fa presente che il prospetto finanziario lo ha l’assessorato ai Lavori pubblici e ci sono resistenze». Ora, ha concluso, «siccome non abbiamo provveduto con questa finanziaria e ci sono anche opere già realizzate e collaudate, è chiaro che almeno questi Comuni non possiamo esporli al dissesto; chiedo il voto favorevole di tutto il Consiglio».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 23 voti favorevoli e 21 contrari.

Al termine di quest’ultimo scrutinio il presidente ha sottoposto al Consiglio la votazione finale sul disegni di legge n.297 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 – Legge di stabilità 2016) e 298 (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018) che l’Assemblea ha approvato, con 30 voti favorevoli e 15 contrari.

Annunciato l’esame del conto consuntivo del Consiglio regionale, i questori Pier Mario Manca e Alessandro Unali hanno preso posto tra i banchi della Giunta che nel frattempo aveva lasciato l’Aula e il questore Manca, nel ricordare che la relazione è stata approvata dall’intero collegio dei questori (Manca, Unali e Oppi) ha proceduto col darne lettura. Su invito dell’Aula, la relazione si “è data per letta” e Manca ha evidenziato il volume delle spese per il 2016 (71.201.000 euro) e entrate di pari importo, sottolineando che il fabbisogno è garantito dal bilancio regionale, Il questore ha quindi precisato che l’aumento della dotazione rispetto allo scorso anno è giustificata solamente per un minore avanzo di amministrazione. Pier Mario Manca ha quindi concluso riaffermando l’autonomia del Consiglio regionale.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni è intervenuto in tono critico per evidenziare alcune carenze nell’organizzazione (stanze insufficienti, cancelleria, bagni fuori norma) ed ha dichiarato che “il Consiglio è la casa istituzionale del popolo sardo e che come tale deve vedere garantita e salvaguardata la sua dignità”

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha lamentato l’assenza dall’Aula di uno dei tre questori: «E’ un atto di scorrettezza nei confronti dell’intera Assemblea».

Posto in votazione il conto consuntivo (con allegati e prospetti) è stato approvato all’unanimità con 31 favorevoli, così come ha avuto il via libera il bilancio delle attività Corecom 2014.

Posto in votazione il bilancio di previsione, il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha preso la parola per richiamare l’attenzione sulla spesa per i vitalizi, auspicandone la revisione. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi replicato duramente al consigliere Ruggeri, invitandolo ad affrontare il tema nei modi e nelle sedi opportune, evidenziando come il tema dei vitalizi sia all’attenzione di tutti i gruppi sia di maggioranza che di opposizione.

Posto in votazione il bilancio di previsione del Consiglio, corredato degli allegati, dei prospetti e di ogni altro documento necessario, è stato approvato all’unanimità con 34 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi tolto la seduta ed ha preannunciato la convocazione del Consiglio a domicilio.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Consiglio regionale A1

Il Consiglio regionale ha approvato sette articoli della Manovra Finanziaria 2016: 7; 7 bis; 8; 9; 10; 10 bis e 11 del Dl. 297 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e per gli anni 2016-2018 – Legge di Stabilità 2016 e relativi allegati).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo la formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art. 7 (Disposizioni in materia di trasporti) del Dl n. 297 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2016 e per gli anni 2016-2018. Legge di Stabilità 2016 e relativi allegati).

Il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Aprendo il dibattito, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che il problema dei trasporti evidenzia, per l’ennesima volta, «la mancanza di una strategia globale diversa dalle solite proroghe in via sperimentale e provvisoria, capace soprattutto di superare le molte criticità di cui si sono occupate più volte i media: dalla Tirrenia per i collegamenti con Corsica attraverso le Bocche di Bonifacio, al passaggio del personale fra Saremar e Delcomar per contratti, dalla situazione di Meridiana che nel periodo pasquale ha impedito a molti emigrati di fare rientro nell’Isola a causa dei costi eccessivi, ai problemi delle società sportive per cui manca una tariffa accessibile, dai pendolini Cagliari-Sassari alla grottesca situazione delle strade». Nel complesso, ha concluso Tocco, «siamo di fronte ad un disastro, che rende perfino impossibile capire quando si potrà vedere qualcosa di decente per i sardi».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha affermato che «ci si sarebbe aspettato dalla finanziaria un intervento concreto in una materia delicata come quella dei trasporti, mentre invece assistiamo ad una ulteriore testimonianza del fallimento della Giunta Pigliaru, e soprattutto i sardi assistono da due anni e mezzo a questa parte ad una vera e propria controrivoluzione che ha cancellato quanto di buono era stato fatto nel passato». Ryanair è scappata dalla Sardegna, ha ricordato Orrù, «producendo danni diretti ed indiretti immensi, dalla generazione Erasmus agli emigrati al turismo, tutto finito in pochi giorni per non spendere 15 milioni». Per non parlare del trasporto ferroviario, ha aggiunto il consigliere, «con il nuovo pendolino che va come una vecchia Panda e i sassaresi, per esempio, si sono arrangiati utilizzando il nuovo strumento di Blablacar». Questa Giunta insomma, secondo Orrù, «verrà ricordata anche per essere stata schiaffeggiata da Alitalia, lasciando i sardi isolati e sequestrati nella propria Regione, tutta la Sardegna è rimasta bloccata e paralizzata e forse perfino Soru aveva intravisto qualcosa di giusto ma Pigliaru non ha dato retta; gli unici che arrivano in Sardegna con regolarità sono i clandestini, i quali avranno perfino la dedica di Sa Die de sa Sardigna con cui, fra l’altro, si traccia un inaccettabile parallelismo fra l’emigrazione sarda e quella attuale, al solo scopo di strumentalizzare i sardi come ha fatto l’assessore della Cultura per le sue campagne a favore dell’immigrazione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha detto di non voler aggiungere nulla all’elenco delle inefficienze dei trasporti tracciate dai colleghi ma, ha osservato, «in queste vacanze pasquali, per la prima volta, si è lavorato in casa perché da fuori non è arrivato nessuno, perché sono mancati all’appello i turisti provenienti dal mercato internazionale e mondiale; praticamente c’è un nuovo sistema domestico ma su questo, purtroppo, non si può immaginare nessun tipo di sviluppo». La finanziaria, peraltro, ha rilevato Crisponi «si riduce ad un articoletto con quattro commi sul trasporto locale, delineando uno scenario che taglia fuori la Sardegna da ogni prospettiva, nonostante il lavoro avviato molti anni fa; una brutta marcia indietro, una realtà preoccupante che grava soprattutto sul sistema low cost mentre attendiamo la famosa sentenza da Bruxelles e l’estate è sempre più vicina, è evidente che siamo finiti ai margini del mercato turistico».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «è più facile parlare di quello che non c’è, si fatica a capire quale politica dei trasporti si voglia fare nel settore aereo e non solo per garantire continuità e opportunità per turisti, ma per quanto incide profondamente sul modello di sviluppo che intendiamo sostenere perché, a ridosso del trasporto, c’è grande indotto che è cresciuto molto in questi anni». Io credo, ha poi sostenuto Solinas, «che ci debba essere un qualche equilibrio fra vettori tradizionali e low cost, posto che non sono intercambiabili e che sarebbe preferibile un low cost  che affianchi il modello tradizionale». Soffermandosi sulle vicende dell’aeroporto di Alghero e della sua società di gestione, controllata pressoché interamente dalla Regione, Solinas ha auspicato che il calo delle presenze non determini anche «la perdita di valore per un asset fondamentale della Regione, soprattutto mentre si avvicina la gara; ritengo comunque che, mentre lo Stato ha trasferito altre risorse alla Sardegna per la continuità territoriale, «c’era spazio per dare l’idea di un disegno nuovo che si vuole perseguire perché il sistema ha bisogno di certezze e ci vuole un approfondimento che non si può risolvere col mantra dell’eredità del passato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sottolineato che «tema  richiederebbe ben altro spazio, tuttavia siccome non ci sono politiche nei trasporti si fa in fretta ad esaminare quanto è stato fatto in questi due anni, dalla continuità territoriale al low cost; la verità è che si sono fatti gravissimi passi indietro, con la conseguenza che da isolani siamo diventati isolati, con gravi problemi economici, culturali, sociali e sanitari, e con danni difficilmente quantificabili per tutto il territorio regionale». Dopo aver ricordato le due mozioni di sfiducia presentate nei confronti dell’assessore, Tedde ha fornito alcune cifre sintetiche sul trasporto aereo: «ad Alghero siamo passati da 24 a 3 rotte, è finita un’epoca perché con questi voli spariranno anche almeno 200 milioni di ricadute economiche, ma piange anche Cagliari che perde 8 voli pur avendo altre alternative».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver ricevuto da Alitalia invito «un messaggio per affrettarsi a prenotare gli ultimi posti». Ora non abbiamo neanche quelli, ha detto, «ed è impossibile che il governo regionale non si sia accorto di questo: siamo in mezzo al mare con il punto più vicino a 240 chilometri, ecco perché abbiamo parlato di una finanziaria senz’anima, perché ci rendiamo conto che il turismo, senza interventi, non può avere dimensioni competitive». Non riusciamo nemmeno a campare sulle disgrazie altrui, ha protestato Dedoni, «perché a fronte della note vicende che hanno riguardato Tunisia, Libia ed Egitto, di fatto la Sardegna ha chiuso il maggior numero possibile di rotte verso l’esterno, un problema che si rivelerà molto duro per il popolo sardo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco  Zanchetta, che ha rivolto i complimenti alla Giunta e all’assessore ai Trasporti per aver portato positivamente a compimento l’operazione di privatizzazione della Saremar. «Dal 2012 i collegamenti per le Isole minori sono costati alla Regione 50 milioni di euro. Essere riusciti a traghettare verso la privatizzazione la compagnia Saremar è un risultato importante per riaffermare il principio che lo Stato ha il dovere di trasferire le risorse alla Regione per garantire un pubblico servizio».

L’esponente della maggioranza ha poi sollecitato la necessità di risolvere altre questioni, a partire da quella del personale ex Saremar. «E’ un aspetto che deve essere chiarito in tutti i suoi rivolti, sia per il personale di bordo che di terra – ha affermato Zanchetta – altra questione riguarda la tratta che collega Santa Teresa a Bonifacio: attualmente è in regime di deregulation e dal 1° aprile inizierà il nuovo servizio. Quali sono i percorsi che si stanno compiendo e che garanzie ci sono per il personale Saremar?».

Il capogruppo di Cps si è soffermato, infine, sulla partita delle tariffe: «So che non era possibile prevederlo nel bando – ha concluso Zanchetta – ma credo che sia necessario estendere la tariffa per i residenti a tutti i sardi. Servirebbe a incentivare anche il turismo interno, le tariffe sono troppo alte, i sardi devono poter circolare liberamente all’interno del proprio territorio».

E’ poi intervenuto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha espresso un giudizio negativo sulla gestione dei trasporti, a partire dalla vicenda Saremar: «Dal 1° aprile la Saremar non esisterà più, al suo posto opereranno altre due compagnie – ha detto Rubiu – il percorso di privatizzazione, accompagnato da molte polemiche, ha lasciato per strada morti e feriti. Per i dipendenti Saremar è sparito il regime della continuità nel rapporto di lavoro».

Rubiu, dopo aver ricordato all’assessore ai Trasporti l’assemblea infuocata tenutasi a Carloforte alcuni mesi fa, ha accusato la Giunta di non aver mostrato sensibilità verso le popolazioni delle Isole minori e verso i lavoratori Saremar: «Chi ha mantenuto in piedi e salvato un’azienda – ha rimarcato Rubiu – è stato trascurato».

Critiche infine sulla gestione dei trasporti marittimi verso la penisola. «Le promesse fatte da Onorato alla Leopolda non sono state mantenute – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – una famiglia di 4 persone arriva a pagare 863 euro per venire in Sardegna. Non siamo più un’isola turistica, non c’è libertà di scegliere, ogni volta che decidiamo di spostarci ci sono una marea di difficoltà. E’ impensabile che oggi un turista scelga la Sardegna quando in Croazia, Spagna e, fino a poco tempo fa, Nord Africa si propongono pacchetti a costi minori».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha parlato di “fallimento totale” delle politiche dei trasporti della Giunta Pigliaru. «Una cosa è fare il bravo docente universitario – ha detto Pittalis rivolgendosi all’assessore ai Trasporti Massimo Deiana – altra è invece svolgere al meglio il ruolo di assessore. Possiamo anche convenire sulle azioni programmatorie, ciò che contestiamo sono i risultati ottenuti: lei e il presidente Pigliaru siete corresponsabili di due anni di fallimento sul fronte dei trasporti».

Pietro Pittalis ha parlato di situazione di monopolio nei collegamenti navali per la penisola. «Si registrano aumenti tra il 40 e 70% che lasciano indifferenti il governo regionale – ha detto Pittalis – il diritto alla mobilità ai sardi viene negato cosi come ci sono problemi per il turismo e per il traffico merci».

Secondo il capogruppo di Forza Italia la Giunta continua a fare propaganda: «Nella storia autonomistica sarda il vostro esecutivo è quello che ha investito meglio nella propaganda perché dispone di giornalisti che sanno fare il loro lavoro – ha detto Pittalis – al di là della comunicazione di facciata c’è però il vuoto».

L’esponente della minoranza ha poi ricordato le continue lamentele provenienti dagli operatori turistici: «Ristoratori e albergatori puntano l’indice contro il sistema dei trasporti – ha detto Pittalis – sono due anni di fallimento a partire dalla la fuga di Ryanair. Mentre in Sardegna rimangono aperte le questione dell’aeroporto di Alghero a Comiso l’Unione Europea ha dato il via libera. Sono più bravi i siciliani o c’è qualcosa che non va? Per non parlare di Meridiana e del treno veloce, altri elementi che dimostrano la totale inadeguatezza delle politiche dei trasporti di questa giunta regionale. Spero che il viaggio che avete fatto in pompa magna in Corsica vi sia servito per imparare dalla loro esperienza».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana, ha ricordato che le disposizioni contenute in finanziaria riguardano alcuni aspetti di carattere normativo e incidono in minima parte sul bilancio complessivo dedicato alle politiche dei trasporti. «Stiamo parlando di 20 milioni di euro su un bilancio di 400 milioni – ha detto Deiana – le norme completano un’opera di risanamento contabile, organizzativo e produttivo delle nostre aziende di trasporto locale».

Deiana ha poi specificato che i 15 milioni di euro indicati nel primo comma dell’articolo 7 saranno destinati, dopo il risanamento dell’Arst portato a termine lo scorso anno,  a sanare le pendenze delle altre società di trasporto pubblico locale. «In passato abbiamo evitato di riconoscere l’adeguamento Istat del costo di trasporto pubblico che ha generato debiti nei confronti delle aziende – ha sottolineato Deiana – se chiediamo efficienza e organizzazione dobbiamo pretendere che questi soggetti operino senza vantare crediti per decine di milioni nei confronti della Regione».

Deiana ha poi difeso l’operazione Saremar: «La Regione spendeva 16 milioni di euro l’anno per garantire i collegamenti verso le isole minori, ora quei soldi li mette lo Stato – ha rimarcato Deiana – una parte verrà destinata per intervenire a favore dei lavoratori che non troveranno adeguato ricollocamento o per allineare le prestazioni pensionistiche agli standard dovuti. Quanto a Saremar, il servizio pubblico continuerà ad esserci e, dal punto di vista tariffario, sarà molto, ma molto più favorevole. La gara ha determinato ribassi d’asta molto interessanti che produrranno una tariffazione quasi uguale tra residenti e non residenti».

Poi, rivolto al capogruppo dell’Udc Rubiu, Deiana ha detto: «Non solo non ci sono morti e feriti ma, nella vicenda Saremar, non c’è nemmeno un contuso: tutti i lavoratori stanno ricevendo la chiamata d’imbarco, per gli amministrativi è stata firmata una convenzione per farli transitare ad Arst».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti. Il presidente Ganau ha messo ai voti l’emendamento soppressivo totale n. 218 (Zedda e più) che è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore.

«Se la politica dei trasporti è quella illustrata dall’assessore si capisce perché versano in queste condizioni». Così la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha replicato rese dall’assessore Deiana ed ha insistito: «Registriamo un flop assoluto nei trasporti terrestri, aerei e marittimi».

Anche il consigliere Marco Tedde (Fi) ha replicato duramente all’assessore Deiana («non siamo distratti dalle festività pasquali ma l’assessore è invece distratto a Carnevale come a Pasqua e lo sarà anche per Ferragosto»). L’esponente della minoranza ha fatto poi riferimento alle critiche mosse dal segretario regionale del Pd, all’operato dell’assessore Deiana ed ha invitato giunta, maggioranza e partito democratico a confrontarsi tra loro.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha insistito sulle recenti polemiche tra Soru e Deiana ed ha però “rivendicato” «nei confronti di Soru e dell’assessore, la tariffa unica e lo sviluppo dei collegamenti low cost in Sardegna». L’esponente della minoranza ha quindi invitato maggioranza, giunta e Pd a confrontarsi soprattutto con gli operatori dei trasporti e del turismo.

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha invitato i consiglieri della minoranza a ritirare gli emendamenti soppressivi: «Sono stati utili per consentire il confronto e gli interventi in Aula sul tema dei trasporti ma, qualora approvati, cancellerebbero commi importanti per la sopravvivenza delle aziende del trasporto pubblico come Arst, Atp e simili». L’esponente della minoranza ha concluso dichiarando voto contrario agli emendamenti soppressivi dell’articolo 7.

Il consigliere di Fi, Edoardo Tocco, ha sottolineato che gli interventi dei consiglieri della minoranza “rappresentano ciò che è un sentimento comune in materia di trasporti, soprattutto in riferimento al settore aereo”. «Noi cerchiamo di pungolarla – ha concluso Tocco – e per migliorare la sua azione può provare ad ascoltare e qualche volta anche a rispondere alle interrogazioni, soltanto io ne ho presentato a decine e mai nessuna ha avuto risposta».

Il consigliere Antonello Peru (Fi) ha parlato di “un’isola fuori dal mondo e un’Isola che non c’è”, in riferimento alle condizioni in cui versano i trasporti in Sardegna. Il vice presidente del Consiglio ha criticato  l’accordo del ’97,  Soru-Prodi («fa pagare continuità territoriale aerea e trasporto pubblico ai sardi») ed analoghe considerazioni negative ha ricolto per l’atteggiamento della Giunta in ordine alla fuga dei low cost dall’Isola («si vuole far pagare i voli scontati agli operatori del turismo») ed ha quindi evidenziato come a pagare le conseguenze più pesanti le subisca il Nord Ovest della Sardegna. «Non va meglio nei trasporti marittimi – ha concluso Peru – dove avete sostituito un monopolio di stato con un monopolista privato».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha replicato al consigliere del Psd’Az, Solinas, sull’opportunità di ritirare gli emendamenti soppressivi ed ha ribadito le critiche per l’operato dell’assessore Deiana: «E’ sufficiente leggere le cronache per comprendere la drammatica situazione in cui versa il trasporto aereo, gommato e marittimo».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’articolo 7 della finanziaria “l’articolo dei rattoppi” ed ha preannunciato voto favorevole agli emendamenti soppressivi confermando un giudizio negativo per le politiche dei trasporti e per l’intera finanziaria.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato l’intervento dell’assessore Massimo Deiana («stendiamo un velo pietoso sul suo intervento, perché non ha dato risposta ad una sole delle questioni poste») ed ha mostrato perplessità sulla formulazione del comma 1 laddove si stabilisce che le aziende del trasporto pubblico debbano rilasciare “formale accettazione e liberatoria” al momento del trasferimento da parte della Regione delle ritardate erogazioni delle provvidenze.

«E’ lo stesso  lo stesso identico inciso che è inserito nelle norme che hanno sanato la posizione debitoria della Regione verso l’Arst e le debenze della Regione verso le aziende del trasporto pubblico locali risalgono agli anni ricompresi tra il 2010 2 2014». Così l’assessore dei Trasporti ha replicato alle dichiarazioni della minoranza ed ha affermato che la Regione “sana senza danni e interessi eccessivi la posizione nei confronti delle aziende”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 219=627 che non è stato approvato con 33 contrari e 15 favorevoli.

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, è intervenuta per dichiarazione di voto sugli emendamenti 220=628 e nel corso del suo intervento ha sollevato il “caso” di assunzioni per il tramite di un’agenzia di lavoro interinale, a discapito dei lavoratori del progetto “lavor@bile”.

Posto in votazione l’emendamento n. 220=628 non è stato approvato con 30 contrari e 15 favorevoli.

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti n. 221=629, soppressivi del comma 3 dell’articolo 7, «perché puntano alla cancellazione della clausola di salvataggio del personale Saremar».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha raccolto l’invito del consigliere Pizzuto, seguito dall’altro firmatario Paolo Truzzu (Fd’I).

Sugli emendamenti n. 222=630 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sulla denuncia del caso dei lavoratori del progetto “Lavor@bile” ma il presidente Ganau, dopo averla invitata ad attenersi all’argomento oggetto dell’emendamento in discussione, ha tolto la parola alla consigliera della minoranza.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito l’invito per cancellare il comma 4 dell’articolo 7 ed ha lamentato presunti “gestacci” all’indirizzo dei consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha affermato di non aver notato atteggiamenti e comportamenti non consoni e l’Aula non ha approvato con 32 contrari e 15 favorevoli l’emendamento n. 222=630. Non approvato neanche il n. 361 (32 no, 16 sì); il n. 362 (32 no e 16 sì); il n. 413 (30 no e 15 sì) e il n. 363 (32 no e 15 sì). Quindi il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 7 (Disposizioni in materia di trasporti) che è stato approvato con 31 sì e 15 no.

Dopo non aver approvato gli emendamenti aggiunti (nn. 257 e 258) all’articolo 7, il Consiglio ha quindi avviato la discussione generale dell’art.7/Bis (Disposizioni in materia di turismo).

Il presidente della commissione Bilancio e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

La consigliera Annamaria Busia (Sdl), illustrando un suo emendamento al comma 2 dell’articolo, ha messo l’accento sul fatto che «recepisce una norma nazionale in materia di promozione del settore nautico e turistico, che introduce per i cosiddetti Marina Resort l’Iva agevolata al 10% relativa ai mezzi in esse alloggiati come nelle altre strutture ricettive all’aria aperta». Pur mantenendo alcune criticità, ha proseguito, «interviene su materie a competenze concorrente nel rispetto del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni, alcune delle quali peraltro avevano legiferato in modo autonomo come Liguria, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia optando per il regime agevolato». La norma della Sardegna, ha concluso la Busia, interviene su un settore che assicura oltre 1800 posti-barca in 74 porti, luoghi in cui ogni 100 euro di spesa ne genera ben 256 nel sistema; è un fatto positivo per il turismo sardo e la portualità turistica, che ha ottenuto il riconoscimento da importanti associazioni di categoria».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha replicato che «recepire la norma nazionale, peraltro positiva, apre alcuni altri problemi non marginali come il riferimento puntuale alle strutture e la loro classificazione; ritengo poi che in qualche modo siano state negate all’assessore le sue prerogative di intervento sullo specifico della nostre su realtà locali». Inoltre, ha continuato, «la normativa regionale poggia su due leggi che già ci sono e serve un lavoro di coordinamento per inserire le nuove disposizioni nel sistema attuale; prevedo quindi difficoltà di applicazione da parte delle strutture amministrative, la fretta è stata come sempre cattiva consigliera e sarebbe utile una breve sospensione dei lavori per effettuare alcuni micro-inserimenti nel testo».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sollecitato una decisione sulla proposta di sospensione.

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) l’ha definita superflua, nel senso che sono sufficienti le delibere applicative della Giunta.

Riprendendo il suo intervento il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha definito la strada dell’emendamento «singolare, perché si sarebbe potuto fare molto di più e l’argomento lo meritava certamente soprattutto in questo momento dopo che abbiamo parlato delle enormi difficoltà del sistema dei trasporti; per esempio non c’è niente sul turismo gastronomico o religioso e niente sulle fiere a cominciare da quella internazionale della Sardegna che doveva aprire fra dieci giorni, mentre l’ente è stato soppresso».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «trasporti e turismo vanno di pari passo eppure li trattiamo in modo scollegato ed hanno comunque uno spazio inferiore a quello che meriterebbero; il turismo, in particolare, non può essere esaurito da questo breve intervento anche perché comprende artigianato e commercio». Parlando della soppressione dell’Ente fiera decisa dalla Camera di Commercio di Cagliari, Carta lo ha definito «un segnale molto negativo nei confronti del sistema delle imprese perché lo strumento merita di avere una prospettiva oltre ai posti di lavoro che finora ha assicurato». Quanto allo sviluppo turismo costiero e portuale, secondo il consigliere sardista «va bene ma non si risolve con questo ma semmai col piano regionale dei porti, la riflessione consigliata dal collega Crisponi sarebbe stata utile».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto di provare «imbarazzo per un articolo considerato come mera appendice dell’articolo sui trasporti, cosa che resterà negli annali del Consiglio regionale; è troppo riduttivo trattare in questo modo un settore che dovrebbe essere il vero motore dello sviluppo della Sardegna, ed è sbagliato non raccogliere i consigli dell’opposizione delegando tutto alla Giunta». Mi vergogno, ha concluso, «per l’ennesima dimostrazione che questa finanziaria non ha davvero un’anima, però sono sicuro che la gente saprà distinguere le cose concrete dalla solita propaganda del governo regionale».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che va rimarcato l’errore di rinchiudere in un articolo di risulta il turismo in Sardegna, dove c’è bisogno perlomeno di altri 20.000 posti barca; oltretutto l’articolo è scritto male ed ha obiettivi confusi corretti solo parzialmente da un emendamento orale». E’evidente, ha precisato, «che il governo regionale è distratto rispetto ad uno dei più grandi settori di sviluppo della Regione, sviluppo legato a tanti fattori i cui risultati, tuttavia, non possono essere dati acquisiti per sempre». Soffermandosi sull’Ente fiera di Cagliari con 17 dipendenti senza lavoro, «non licenziati ma per strada dopo la soppressione dell’Ente a soli venti giorni dall’apertura della campionaria, la Giunta deve esprimersi non foss’altro perché l’Ente possiede le due più grandi strutture congressuali della Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito «imbarazzante parlare di turismo in queste condizioni, è un pasticcio che lo stesso assessore non ha potuto non vedere pur facendo buon viso a cattivo gioco; il problema è che non si sa dove appendere questa norma, una specie di post-it che non si sa dove appendere, un intervento atipico dove c’è molto da rivedere, sorpassato e scopiazzato da un Dl strutturato della legislatura precedente e da una Pl del marzo scorso». Di solito, ha concluso, «quando si copia bisogna migliorare il testo mentre qui è accaduto il contrario; se l’emendamento l’avessimo proposto noi sarebbe stato strappato in mille pezzi, invece ragioni di bassa cucina lo faranno passare, perché forse domani ci sarà un tiolo da qualche parte ma non ci sarà un buon servizio alla Sardegna».

Dopo che il Consiglio ha respinto alcuni emendamenti della minoranza è stato messo in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto, la consigliere di Sdl Annamaria Busia ha invitato l’opposizione a «farsene una ragione, ci siamo riusciti, nel passato nonostante aveste scopiazzato voi non ci siete riusciti, questa norma consente di abbassare l’Iva al 10% e tutti i dettagli vengono affidati alla Giunta; gli argomenti che avete proposto non c’entrano nulla, la norma è chiarissima e porterà un numero maggiore di diportisti in Sardegna». Mi auguro anche, ha concluso, «che il collega Tedde sia più misurato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha replicato che gli dispiace il risentimento della collega Busia ma confermo che «il testo non è copiato ma scopiazzato da una norma della Giunta Cappellacci che risale al 2013, che non era una norma appesa ad un filo come quella che avere fatto». E’evidente, infatti, «che la Giunta deve attuare disposizioni di legge e non inventarne di nuove, era una buona occasione che la maggioranza ha mancato».

Il consigliere Luigi Crisponi ha espresso anch’egli dispiacere per il fatto che la collega Busia si sia accalorata, perché «la norma è seria e importante è un errore il semplice adeguamento alla normativa nazionale, dimenticando le esigenze specifiche della Sardegna; ora mancano le necessarie direttive per l’assessorato e l’individuazione di precisi per la Giunta che, nella situazione attuale, potrà solo incollare la norma nazionale sull’impianto precedente, se la si vuole approvare in questo modo di proceda pure, pensavo di astenermi ma ora voterò contro».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha tenuto a tranquillizzare il collega Crisponi «perchè il mare è tranquillo, stiamo facendo pagare meno ai nostri diportisti e questo è un risultato; Tedde fa il disfattista a prescindere ma l’emendamento dà una risposta importantissima al settore turistico compreso l’indotto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che il centro destra «non ha bisogno di lezioni tantomeno in materia di imposizione fiscali, casomai è il centro sinistra che è passato alla storia per le tasse sul lusso che noi abbiamo contrastato; lo spirito dell’emendamento è accoglibile perché abbiamo bisogno di interventi rivolti all’abbattimento della pressione fiscale, però abbiamo posto solo un problema reale perché così come è scritto il provvedimento non coglie nel segno e non garantisce il migliore funzionamento del sistema in una Sardegna competitiva».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la condivisione del provvedimento ricordando però che «un minuto di sospensione avrebbe risolto tutto e migliorato il testo con lievissime modifiche, ora l’assessore spieghi il perché della sua scelta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 30 voti favorevoli.

Subito dopo è iniziato l’esame degli emendamenti aggiuntivi. Approvato, con 41 voti favorevoli ed uno contrario, soltanto il n.823 (Busia e più) che, integrato con un emendamento orale della stessa consigliera Busia, prevede il sostegno finanziario (fino al 31 dicembre di quest’anno) alle strutture organizzate per la sosta ed il pernottamento dei diportisti, il cui trattamento normativo è assimilato a quello delle strutture ricettive all’aria aperta.

L’Aula è poi passata all’esame dell’articolo 8 “Contributo al fondo per l’integrazione del trattamento di quiescenza, di previdenza e di assistenza del personale dipendente dall’Amministrazione regionale” che stanzia 20 milioni di euro a favore del FITQ e 500mila euro per l’adeguamento dei relativi supporti informatici.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prima di procedere con il suo intervento, ha chiesto chiarimenti sull’assenza dell’assessore al personale Gianmario Demuro.

Il presidente Ganau, scusandosi con tutto il Consiglio, ha spiegato di essersi dimenticato di comunicare l’assenza dai lavori dell’assessore Demuro preventivamente annunciata alla Presidenza. «L’assessore Demuro è oggi fuori sede a ha detto Ganau a lo sostituisce l’assessore agli enti Locali Erriu».

Si è quindi passati all’esame degli emendamenti soppressivi totali e parziali dell’articolo 8 sui quali la Commissione e la Giunta hanno espresso parere contrario, mentre gli emendamenti aggiuntivi sono stati dichiarati inammissibili.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato la decisione di dichiarare inammissibili gli emendamenti aggiuntivi: «Ne prendo atto ma non sono d’accordo – ha spiegato Dedoni – in questi emendamenti si parla di trattamento di quiescenza, argomenti contenuti in finanziaria. Siamo perfettamente in tema, non si modifica nulla».

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha dichiarato di volere rinunciare al suo intervento e ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi: «E’ come parlare tra sordi – ha detto Pittalis – manca in Aula l’assessore al personale al quale avremmo voluto porre delle specifiche domande. Ci sono persone che attendono risposte ma queste risposte in Finanziaria non ci sono».

Al capogruppo di Forza Italia ha replicato l’assessore al Bilancio Raffaele Paci: «Capisco l’intervento di Pittalis – ha spiegato Paci – l’assessore Demuro aveva impegni familiari, voi tutti lo conoscete: è persona rispettosa, era dispiaciuto di non essere presente. Quanto al FITQ, è una questione alla quale occorre mettere mano. Negli anni sono stati creati strati diversi di aventi diritto con prerogative, privilegi e obblighi diversi. E’ un tema di grande importanza sul quale nei prossimi mesi il Consiglio sarà chiamato ad esprimersi. Stiamo mettendo ingenti risorse sul Fitq, va verificata la sostenibilità dell’attuale sistema e individuate norme per la messa in sicurezza del Fondo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 8 che è stato approvato con 31 voti a favore e 13contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 9 “Misure per la contrattazione collettiva e la mobilità del personale del sistema Regione”

Sentito il parere di Commissione e Giunta sugli emendamenti, il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento soppressivo n.227 che è stato respinto dall’Aula con 31 voti contrari e 11 a favore. Stessa sorte per gli emendamenti n. 228=636 e 229=637 entrambi bocciati.

Sull’emendamento soppressivo n. 230 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto chiarimenti sull’esito delle interlocuzioni tra Giunta e sindacati dei dipendenti dell’Ente Foreste. «In questo articolo si prevedono 337 mila euro annui per la contrattazione collettiva del personale dell’Ente Foreste – ha detto Pittalis- mi sembra una cifra inadeguata. Il contratto è fermo dal 2010 per il blocco delle contrattazioni nella Pubblica Amministrazione. Oggi è possibile intervenire ma ha senso farlo solo se si prevedono risorse adeguate per lo scopo. Come sostengono i sindacati, 337mila euro sono un’inezia. Tra l’altro, mi risulta che la dirigenza dell’Ente Foreste abbia avuto un adeguamento abbastanza sostenuto, cosa che non avviene per il resto del personale dipendente. E’ possibile un’integrazione di risorse per dare risposte al comparto? L’Ente Foreste è l’unico settore che non ha usufruito del trattamento di cui sono stati beneficiari tutti gli altri dipendenti della Regione. E’ un’ingiustizia alla quale occorre porre rimedio».

L’assessore al Bilancio Raffaele Paci ha riferito di aver incontrato, insieme agli assessori all’Ambiente e al Personale, i rappresentanti sindacali dell’Ente Foreste. «E’ stato un incontro positivo nel quale si è parlato non solo di contrattazione collettiva ma anche della legge di riforma del settore – ha spiegato Paci – ai dipendenti dell’Ente Foreste è stata comunque destinata, in proporzione, la stessa cifra stanziata per la contrattazione collettiva degli altri dipendenti regionali. Abbiamo accolto la richiesta di un adeguamento per chi ha stipendi molto bassi, siamo inoltre rimasti d’accordo sulla possibilità di reperire risorse aggiuntive all’interno del bilancio dell’Ente. Ci vedremo dopo la finanziaria per fare il punto della situazione. Se ci sarà la necessità di intervenire lo si potrà fare con l’assestamento di bilancio». L’emendamento n.230 è stato ritirato.

Respinti, invece, gli emendamenti soppressivi nn. 231, 232 e 692, mentre ha ottenuto il via libera dall’Aula l’emendamento sostitutivo parziale n. 576 presentato dalla Giunta regionale che fissa in 3 milioni e 259mila euro la cifra destinata alla contrattazione collettiva dei dipendenti regionali per il 2016.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale dell’articolo 9 che è stato approvato con 30 sì e 14 no.

Il Consiglio è poi passato all’esame dell’articolo 10 “Norma in materia di provvidenze, agevolazioni o vantaggi”. Acquisito il parere sugli emendamenti di Commissione e Giunta, il presidente ha messo in votazione l’emendamento soppressivo n. 233. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha sollecitato un iter semplificativo per facilitare le transazione tra Regione e cittadini-debitori: ««E’ un problema che viene ripetutamente segnalato da chi ha debiti nei confronti della Regione e ha difficoltà a concluder accordi transativi – ha detto Pittalis – non si capisce a quali uffici ci si debba rivolgere. Si tratta di creare all’interno dell’amministrazione di una struttura che possa occuparsi di questo. Le risposte alle richieste dei cittadini arrivano dopo 8-10 mesi».

L’assessore al Bilancio Raffaele Paci, condividendo le preoccupazioni espresse dal capogruppo di Forza Italia, ha riconosciuto le difficoltà ad individuare gli uffici ai quali rivolgersi. «Stiamo cercando di semplificare – ha detto Paci – l’assessorato di riferimento sarà quello del Bilancio e il servizio competente quello del Credito». Messo in votazione, l’emendamento n.233 è stato respinto con 31 voti contrari e 14  a favore. Bocciati, in rapida successione, anche gli emendamenti soppressivi nn. 234=641, 235=642, 236=643, 237=644 e 645.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 14 contrari.

Disco rosso invece per gli emendamenti aggiuntivi n. 275, 285, 286 e 287.

Sull’emendamento aggiuntivo n.288 è intervenuto il primo firmatario Marco Tedde (Forza Italia): «E’ una proposta finalizzato ad eliminare uno scempio che grava sul sassarese: il Palacongressi del Lido di Alghero – ha detto Tedde – la Regione fa finta che questa struttura non esista, invece potrebbe essere utilizzata per fare diverse cose. Bisogna porsi il problema, non si può pensare di buttare 25 milioni di euro. La struttura è in stato di abbandono, con un milione di euro in un triennio potrebbe essere recuperata e utilizzata. Occorre intervenire subito, prima che diventi irrecuperabile». Messo in votazione, l’emendamento n.288 è stato respinto.

Bocciato anche l’emendamento n. 289 (Tedde e più) che proponeva di stanziare 300mila per uno studio di fattibilità finalizzato alla riqualificazione dell’area agricola pubblica di Surugheddu-Mamuntanas recentemente messa in vendita dalla Regione. «Si tratta di un’area di 1300 ha di grande pregio che potrebbe funzionare da volano per l’intero territorio del Nord Ovest – ha detto Tedde – è stato uno sbaglio pubblicare la manifestazione di interesse per la vendita. C’erano idee pensate da Laore che aveva previsto il recupero delle strutture a fini turistici e attività agricole d’eccellenza. Questa ipotesi è stata cestinata, ora aspettiamo che un imprenditore dica cosa bisogna fare». Posto ai voti, l’emendamento è stato respinto. Successivamente sono stati bocciati tutti gli altri emendamenti aggiuntivi presentati dalla minoranza.

All’esame dell’aula l’articolo 10 bis “Integrazione alla legge regionale n. 25 del 1988”. Nella discussione generale è intervenuto  Daniele Cocco (SEL) che ha chiesto alla giunta, dopo l’approvazione della Finanziaria, di incontrare le compagnie barracellari per discutere il loro ruolo in materia di incendi. Non possiamo permetterci – ha detto Daniele Cocco – di fare a meno di questa forza lavoro. Dello stesso parere il consigliere Pd Roberto Deriu e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha  ricordato che gli emendamenti soppressivi sono stati presentati proprio per attirare l’attenzione su questa categoria. Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi e ha invitato la giunta a chiarire bene la posizione delle compagnie barracellari. E’ triste in una finanziaria – ha detto ancora – non sentire né l’assessore del turismo né l’assessore del lavoro. Questo testimonia profonde carenze in questi due settori. L’assessore alla programmazione Raffaele Paci ha confermato l’impegno di incontrare al più presto le compagnie barracellari per affrontare il tema degli incendi anche alla luce della riorganizzazione del settore. Queste assicurazioni hanno fatto sì che il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ritirasse l’emendamento 726. Il Consiglio ha approvato l’articolo 10 bis (presenti 47, sì 46) e l’emendamento 578. Questo emendamento, presentato dalla giunta regionale, prevede l’inserimento dell’articolo 10 ter “Black list dei soggetti esercenti attività di rilascio di garanzie in via professionale”. E’ stato approvato anche l’articolo 11 (norma finanziaria). I lavori si sono conclusi. Il Consiglio è stato convocato per domani mattina alle 10.00.

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Porticciolo e Municipio di Portoscuso

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia 

Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato questo pomeriggio l’emendamento alla Finanziaria con cui il Gruppo consiliare Sovranità, Democrazie e Lavoro, ha proposto l’inserimento nella legge regionale di un articolo specifico che consente di confermare l’applicazione dell’Iva agevolata al 10 per cento sui porti turistici dell’Isola.

L’emendamento, prima firmataria la consigliera del Centro Democratico Sardegna, Annamaria Busia, interviene in seguito alla sentenza della Corte costituzionale che, a livello nazionale, ha riportato l’imposta al 22 per cento per i porti turistici. Grazie all’articolo di legge inserito nelle Finanziaria, viene bloccata l’imposizione di un’aliquota che avrebbe messo in ginocchio gli operatori del turismo isolano, compromettendo la competitività economica della loro offerta.

«Non possiamo che essere soddisfatti del voto favorevole espresso dal Consiglio al nostro emendamento. La norma approvata accoglie una disposizione nazionale, recentemente dichiarata illegittima nella sola parte in cui non prevede che la configurazione delle strutture organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti debba avvenire nel rispetto dei requisiti stabiliti dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, previa intesa nella Conferenza permanente per i rapporti Stato, Regioni e province autonome – Corte Costituzionale n. 2/2016», spiega Annamaria Busia. «La Regione Sardegna, così come hanno fatto Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, attraverso tale recepimento fa sì che l’applicazione dell’Iva agevolata al 10 per cento sia confermata, come diretta conseguenza della norma; regime che risulta già applicato dalle strutture definite marina resort».