Rivive, nell’evocativo ambiente di un antico medau, la farmacopea utilizzata dai nostri antenati.
Nella suggestiva cornice del Medau “Sa Grutta”, situato alla sommità della collinetta che sovrasta il sito archeologico di Cannas di sotto, si è tenuta, nelle giornate del 16 e 17 di Maggio, un’esposizione di piante officinali spontanee di Sardegna.
L’esposizione dal titolo “Magiche piante magiche”, è stata organizzata dalla farmacista/erborista dott.ssa Annarita Manca, da sempre cultrice ed esperta di erbe medicinali, che ha spiegato, ai numerosi ed interessatissimi visitatori le proprietà terapeutiche delle piante ed erbe che i nostri antenati, con la saggezza che gli proveniva dagli antichissimi avi, raccoglievano ed utilizzavano per curare i loro malanni, quando ancora erano di là da venire le ASL e i sofisticati apparecchi di analisi che oggi si utilizzano per la diagnosi e la cura delle malattie che ci affliggono. Accanto alle erbe curative, come ad esempio “l’aristolochia”, utile per curare l’artrite, i dolori reumatici e quelli mestruali, la Barba di becco, nota come “Latti de Oceddu”, utile per curare le verruche o l’Iperico (Pirinconi) eccellente cicatrizzante e lenitivo per le scottature, erano presenti le aromatiche, i profumi dell’orto, gradevoli per insaporire i nostri cibi. Talvolta, utili ad alleviare i nostri mali fisici e non solo, come ad esempio l’alloro che, oltre a contribuire al sapore dei nostri intingoli, è noto per le sue proprietà antisettiche e per essere un ottimo digestivo se utilizzato in infusione; e di seguito il timo, il rosmarino o il finocchio selvatico utilizzato per insaporire la salamoia delle olive, ma utile anche per i disturbi da aerofagia e per attenuare la fatica o combattere le diarree.
Il padre francescano Domenico Atzei, noto esperto di piante officinali, è stato ospite della manifestazione, fatto segno delle numerose domande dei visitatori, mentre Ruggero Soru ha accompagnato nella visita del sito archeologico, e raccontato, con la consueta competenza, le vicissitudini degli utilizzatori delle grotticelle neolitiche presenti nell’area.
Giuseppe Mura