31 October, 2024
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Martedì 22 ottobre in occasione del centenario della nascita dello psichiatra Franco Basaglia. È andato in scena al Teatro Centrale di Carbonia lo spettacolo “Memoria dal reparto n° 6”, tratto dal racconto di Anton Cechov.

L’evento è stato organizzato dall’associazione di volontariato Albeschida, con il patrocinio del comune di Carbonia, nell’ambito della XIV edizione de “Il ponte sulla scena”, appuntamento annuale dedicato alle ultime classi degli istituti superiori di Carbonia.

Lo spettacolo si è svolto durante la mattinata e la platea gremita di studenti e professori ha seguito silenziosamente e con attenzione il monologo dell’attore di teatro Daniele Giuliani.

Gli spettatori sono stati accolti dai componenti dell’associazione Albeschida che hanno impersonato i malati di un manicomio legati con delle corde invisibili ma che li immobilizzavano nel corpo e nell’anima.

Una breve introduzione del dottor Antonio Cesare Gerini, presidente di Albeschida, anche egli calato nella parte di un ricoverato in manicomio. E poi, al centro del palco, l’attore Daniele Giuliani, con un monologo toccante ideato dopo aver letto “Memoria dal reparto n 6”.

Anton Cechov scrisse questo libro-inchiesta nel 1892, al suo ritorno di Sachalin, un’isola russa che ospitava una colonia penale con al suo interno un padiglione dedicato al reparto n° 6, un capannone abbandonato dove, in pessime condizioni igieniche, erano ricoverati dei pazienti psichiatrici. Questi, di fatto, non sono mai stati visitati dal medico dell’ospedale, né potevano uscire dall’ospedale, diventando dei prigionieri da tutti ignorati ma anche temuti.

Un monologo toccante, per sensibilizzare verso una maggiore consapevolezza ed umanità nel trattamento delle fragilità psichiche. Fortunatamente. la riforma della psichiatria ha restituito dignità e diritti alle persone, consentendo loro di ricevere un’assistenza orientata all’integrazione nella società. Oggi i manicomi sono stati sostituiti da centri di salute mentale e strutture residenziali psichiatriche.

La strada è ancora lunga, c’è ancora da “lavorare” sull’accoglienza a livello sociale.

Alda Merini scrisse “Ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo, coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.

Nadia Pische