22 December, 2024
HomePosts Tagged "Antonangelo Casula" (Page 2)

Il 5 novembre 2022, a Carbonia, è stato presentato il film del regista Marco Antonio Pani dal titolo: “Ignazio, Storia di lotta, d’amore e di lavoro”, realizzato per iniziativa dell’associazione “Amici della Miniera” e dai Centri di Servizi Culturali della Sardegna della Società Umanitaria, con il contributo della Fondazione di Sardegna e in collaborazione con la Fondazione Berlinguer, la Sezione di Storia locale del comune di Carbonia, Sarditalianieuropei e altre importanti collaborazioni, ha inoltre goduto del patrocinio del comune di Carbonia che ne ha ospitato la prima proiezione al pubblico.

Il film è frutto di un lavoro di ricostruzione meticolosa di una personalità poliedrica, quella di Ignazio Delogu, nel suo rapporto con la Sardegna e con il mondo; un lavoro complesso che attraversa intensamente la seconda metà del Novecento e ne incrocia significativamente molti dei suoi più illustri protagonisti.

Il merito principale del lavoro di Marco Antonio Pani consiste nell’averci restituito nella sua interezza, la fisionomia di Ignazio intellettuale, attraverso i suoi percorsi di accademico, storico, linguista, giornalista, traduttore per citare alcune delle discipline nelle quali si è cimentato, nei suoi affetti di padre, marito, compagno e nelle sue molteplici amicizie coltivate nei diversi continenti.

Per approfondimenti sulle sue notizie biografiche, segnalo curate dallo stesso autore il link che segue: https ://docplayer.it/2617884-Ignazio-delogu-1-notizie-biografiche.html; sento però il dovere, seppure sommariamente, di sottolinearne brevemente alcuni tratti: laureato in Storia ha iniziato la sua carriera universitaria a Roma, poi a Cagliari e Roma come assistente alla cattedra di Lingua e letteratura ispano americana, a partire dal 1980 alla Facoltà di Lettere Università di Bari è stato professore incaricato di Lingua e letteratura spagnola. Dal 1993 a Sassari è stato titolare della cattedra di Lingua e letteratura spagnola della Facoltà di Lettere e, dalla sua nascita della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, incaricato della cattedra di Lingua e Letteratura Catalane e di Filologia romanza.

E’ stato un Funzionario del Partito Comunista Italiano e collaboratore del quotidiano l’Unità per il quale ha svolto l’attività di corrispondente dalla Grecia, dalla Spagna nel periodo buio della dittatura Franchista e dai paesi latino americani. Questa esperienza gli ha consentito di entrare in relazione e in molti casi di coltivare solide amicizie con molti dei protagonisti della scena mondiale del secondo novecento.

Inizia contemporaneamente l’attività di traduttore per conto della casa editrice Editori Riuniti e ne diventerà di fatto il principale interprete dei testi in lingua spagnola, a lui dobbiamo la conoscenza dei primi testi di Fidel Castro ed Ernesto Guevara sulla rivoluzione cubana, dell’importante produzione poetica e letteraria ispano latino americana, ad iniziare dall’opera di Federico Garcia Lorca, di Rafael Alberti, Josè Marti, Pablo Neruda, Gabriel Garcia Marquez, per citare alcuni dei più noti.

Con alcuni stabilirà un rapporto di amicizia duraturo, quello con Rafael Alberti fu un vero e proprio sodalizio e attraverso lui riuscì a condividere l’amicizia di un altro grande, Pablo Picasso, notevole fu anche il rapporto con Gabriel Garcia Marquez e Pablo Neruda. Di quest’ultimo pubblicò, tra le altre, postuma, l’ultima raccolta di poesie a cui diede il titolo: Elegia dell’assenza, compito assegnatogli da Enrico Berlinguer (circostanza che racconta dettagliatamente nel suo libro su Pablo Neruda e l’Italia).

Nel film, scorrono immagini che testimoniano di un impegno politico che lo vide impegnato a fianco dei po poli in lotta contro le dittature, prima in un ruolo apparentemente defilato che assume evidenza pubblica quando viene incaricato, a seguito del golpe fascista di Pinochet del 1973, come segretario responsabile della direzione dell’Associazione Italia Cile e, infine, in un divertente siparietto nelle immagini televisive che lo ritraggono a fianco di Enrico Berlinguer alla Conferenza di Madrid sull’Eurocomunismo nel 1977, in qualità di traduttore.

Nel film sono presenti le toccanti testimonianze degli esuli cileni in Italia, quella di Horacio Duran degli Inti Illimani e di diverse personalità del mondo della cultura e della politica, si sottolinea il rapporto di stima e di amicizia con il Presidente cileno Salvador Allende assassinato dai golpisti nell’assalto alla Moneda l’11 settembre del 1973.

Proprio al rapporto con Salvador Allende e la vicenda cilena, dedicherà una delle sue ultime fatiche letterarie: “Parallelo Sud – Patagonia tragica, terra del fuoco e altri orizzonti”.

Calato il sipario sulla dittatura fascista, la Repubblica Cilena gli assegnò l’importante riconoscimento dell’Ordine di O’Higgins (un corrispettivo della Legione d’onore della repubblica francese) e al centenario della nascita di Pablo Neruda fu uno dei sette italiani insieme a Giorgio Napolitano e altri cinque ad essere destinatario di una medaglia d’oro commemorativa, coniata in onore del grande poeta cileno.

Nel lavoro di Pani un capitolo è dedicato al suo rapporto con la Sardegna e le città sarde, Alghero dove nacque il 5 novembre del 1928, Usini e Sassari nelle quali trascorse l’infanzia e l’adolescenza e, infine, Carbonia una città che amava e alla quale ha dedicato molte delle sue energie di studioso e di cronista.

Ho conosciuto Ignazio Delogu nel 1978 ma il mio rapporto di personale amicizia con lui, inizia nel 1980, quando ritorna a Carbonia per un’inchiesta giornalistica realizzata per conto del quotidiano romano Paese Sera e dura ininterrottamente sino ai giorni della sua scomparsa, avvenuta a Bitonto (Bari) il 28 luglio del 2011.

Ignazio Delogu, a mio giudizio, è stato tra tutti gli intellettuali sardi, quello che ha dedicato a Carbonia e alle sue vicende, un’attenzione duratura e qualitativamente più significativa.

Il suo rapporto con la nostra città inizia da bambino, suo zio materno Nino Ghinozzi (un ufficiale dell’Aeronautica) lo porta con sé all’età di dieci anni, alla giornata di fondazione di Carbonia, avvenuta alla presenza di Benito Mussolini il 18 dicembre del 1938.

Rimane colpito, Carbonia appare anche agli occhi di un bambino come la città moderna per eccellenza nel panorama urbano sardo di allora, gli dedicherà nel tempo una lunga e curiosa attenzione.

Il suo primo contatto come giornalista risale ai primi anni ’60, già dai titoli che probabilmente non sono solo redazionali, si intravvede il segno delle sue frequentazioni romane, di Carlo Levi in particolare, la cifra stilistica dei suoi articoli è in piena sintonia con la stagione del neo realismo, l’inchiesta dal titolo “Un ritratto di Carbonia”, composta da quattro articoli è realizzata per conto della Nuova Sardegna ed i suoi titoli sono significativi:

Chiusi per anni i minatori ai “medaus” e le ragazze si rifiutavano di fraternizzare;

Dietro la facciata di un mercato fiorente il tentativo di mascherare una realtà squallida;

Nei ricordi, nei racconti amari e concitati la storia di una città che forse muore;

Prostitute, biscazzieri e osti improvvisati vivevano attorno all’esercito dei primi minatori.

Nel 1961 viene pubblicato sul Contemporaneo, un allegato alla rivista politico culturale del PCI Rinascita, un saggio da titolo: Ritratto di Carbonia, è un testo che pur prendendo spunto dall’inchiesta dell’anno precedente, è più meditato, è questo il primo momento in cui inizia a valutare seriamente l’idea di scrivere un libro sulla storia della città.

Realizza altre due inchieste, nel 1980 per conto di Paese Sera, quattro articoli e nel 1984 per conto della Nuova Sardegna, ma in queste circostanze l’attenzione si concentra sulla prospettiva economica, la riapertura delle miniere di carbone, di quelle del settore metallifero e sulle vicende del polo industriale di Portovesme che è, a quella data, il principale polo italiano di trasformazione dei metalli non ferrosi.

Sono questi, gli anni in cui decide finalmente, di dare corso all’idea di scrivere un libro sulla città, un lavoro meticoloso di ricerca presso l’Archivio di Stato a Roma e con frequenti visite a Carbonia per acquisire documenti dall’archivio del Comune.

Questa fatica, troverà successo con la decisione dell’Amministrazione guidata da Ugo Piano, di sostenerne la pubblicazione in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario della Città di Carbonia, viene dato finalmente alle stampe il suo libro: Carbonia – Utopia e Progetto, Valerio Levi Editore.

Si tratta del primo testo nel quale viene rappresentata compiutamente la pur breve storia della città e, soprattutto, in cui vengono svelati contesto e ragioni, per molti di noi ancora inedite, in cui matura questa scelta.

Non si limitò a questo, per i preparativi del 50° della città si rivolse all’amministrazione cittadina con molte sollecitazioni che riguardavano prevalentemente la sfera artistica e culturale.

Nel 1987 venne a Carbonia in compagnia di Costantino Nivola (che poi scomparve prematuramente l’anno successivo nel mese di maggio) proponendolo per un intervento sulla piazza, cito a questo proposito testualmente da una lettera inviata al Sindaco Ugo Piano: «Ti raccomando, in particolare, la collaborazione con Costantino Nivola. E’ un grande personaggio e una grande personalità di sardo, alieno da ogni retorica, ma straordinariamente sensibile e attento. La sua idea di un “muro gravido”, dai molti significati, in una piazza riportata in pristino e da lui magari, anche modificata, mi sembra quella giusta».

In un’altra missiva indirizzata a Pietro Cocco che presiedeva il Comitato per la celebrazione del 50° anniversario della nascita di Carbonia gli sollecitava un contatto con l’ingegner Valerio Tonini per la riedizione del suo romanzo sulla nascita della città “Terra del carbone”, mi pare importante renderne pubblico il giudizio in un passaggio della lettera: «Attorno al libro e alla sua presentazione sarà opportuno realizzare un convegno, chiamando alcuni critici e studiosi della letteratura realista e neorealista, della quale l’opera di Tonini è una vera e propria anticipazione».

Fu lui a mettermi in contatto con il Tonini nel 1991 per avere l’autorizzazione per la ristampa anastatica del romanzo e poiché questi, nella primavera del 1992 venne a mancare, fu lo stesso Ignazio a mettere a disposizione del Comune la sua copia, la copia n° 90.

Nel 1998, insieme a Natasha Pulitzer, contribuì alla realizzazione, in occasione della celebrazione del 60° anniversario della Città, di un convegno dal titolo: “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città, con un sottotitolo dall’Autarchia alla sostenibilità. Furono invitati Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti soprintendente regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo cagliaritano e la marchesa Etta Carignani Melzi, figlia di Guido Segre, presidente dell’ACAI, un convegno al quale partecipò il compianto Antonio Pennacchi inviato della rivista Limes diretta da Lucio Caracciolo.

Sempre per i 60 anni di Carbonia, Ignazio fu ospite del circolo dei sardi di Brescia.

Faccio questi accenni, per sottolineare una passione e un attaccamento a Carbonia che è durato ininterrottamente sino alla sua scomparsa nel 2011.

Aveva in animo di scrivere un libro nel quale raccogliere le sue inchieste giornalistiche del 1960, 1980, 1984 e il saggio del 1961 e mi aveva comunicato la scelta del titolo a cui aveva pensato: “Carbonia nel Cuore”.

Il faticoso lavoro di raccolta dei documenti, i suoi articoli, la sua poderosa produzione letteraria e poetica, che hanno ispirato la realizzazione del film, saranno custoditi in un fondo a lui dedicato, presso la sezione di Storia locale del comune di Carbonia e analogamente, come è stato annunciato, le numerose interviste effettuate per la realizzazione del film, saranno custodite presso il Centro di Servizi Culturali – Fabbrica del Cinema della Società Umanitaria.

Si tratta di materiali importanti che saranno messi a disposizione di chi vorrà, secondo la propria sensibilità e interesse, studiarne ed approfondirne l’opera intellettuale.

Il film, nel mettere in risalto i molteplici interessi con i quali si è cimentato, dedica alla figura di Ignazio Delogu poeta, uno sguardo privilegiato, infatti si conclude proprio con una sua poesia dal titolo: A bortas mind’istracco, che in italiano significa A volte so-no stanco e che vi propongo nella sua trascrizione in italiano.

A volte sono stanco.

A volte sono stanco d’esser sardo, mi si seccano, gli occhi e le labbra mi si gonfiano e il cuore incomincia a saltare come puledro nel campo.

Allora penso a luoghi lontani, forestieri, città dove sono allegre le strade, notte e giorno c’è movimento e sempre ci sono cinema, teatri e gente che saluta e parla come da noi non succede mai.

Gente civile di buoni sentimenti. Me ne vado – dico – me ne vado in luogo lontano forestiero domani me ne vado e non ritorno più saluto zio Barore e Damiano e Tottoi e Michele e Billia e me ne vado senza neanche voltarmi. Mi sembra di sentirli seduti in piazza sui cantoni:

Stai partendo? In buon’ora… se resisti… Altri che te ne abbiam visto partire… Nel caso ritorna… magari di nascosto…

Noi sempre qui ci ritrovi… Me ne vado domani o forse dopodomani.

Stasera mi siedo sulla soglia con uno sguardo saluto i vicini senza una parola e all’alba vado via senza voltarmi.

Spero che sia buon tempo e che per la strada non trovi nessuno perché se vedo gente lo so, mi fermo a chiacchierare e non trovo più il coraggio di partire.

O dico che son già tornato a prendere qualcosa che avevo dimenticato… Ignazio Delogu

Questo testo, credo riassuma fedelmente il nostro proposito di ricordarlo con questo bellissimo docufilm: non lo lasciamo andare via, Ignazio resta con noi!

Antonangelo Casula

Si è spento oggi, all’età di 90 anni, a Carbonia, l’ingegner Nicola Romagno. Da studente universitario, per la sua anzianità di presenza in Facoltà, era considerato dai colleghi “Pontefice Massimo”. Una volta conseguita la laurea, per molti anni ha diviso il suo impegno professionale tra l’insegnamento all’Istituto Tecnico per Geometri di Piazza Repubblica e la libera professione. Si è dedicato per alcuni decenni anche all’attività politica, nelle file della Democrazia Cristiana, consigliere comunale di minoranza per tre consiliature, dal 1973 al 1983 (con Pietro Cocco sindaco) e dal 1988 al 1993 (nella prima parte della consiliatura con Ugo Piano sindaco, nella seconda con Antonangelo Casula).

Ho conosciuto Nicola Romagno agli inizi della mia carriera professionale di giornalista, proprio quando faceva parte del gruppo della Democrazia Cristiana nel Consiglio comunale di Carbonia. Dotato di un carattere allegro e apparentemente spensierato, vestiva sempre molto elegante e – assoluta rarità in quegli anni – con il classico farfallino papillon. Lasciata l’attività politica, aveva scelto di fare una vita riservata e raramente partecipava ad eventi pubblici.

Nicola Romagno lascia la moglie Adriana, i figli Werther (affermato notaio) con Emanuela, Nicola e Veronica, Pat con Annalisa, Nicola ed Alessandro.

I funerali avranno luogo giovedì 22 settembre 2022, alle ore 16.30, nella chiesa della Parrocchia di San Ponziano, a Carbonia.

Ciao Nicola

Giampaolo Cirronis

Il 14 aprile del 1992, all’età di 91 anni, moriva a Roma l’ingegner Valerio Tonini, era nato a Velletri nei Castelli Romani il 15 dicembre del 1901.

Il suo nome è noto a Carbonia come autore del romanzo “Terra del Carbone”, pubblicato dall’editore Guanda nel 1943 e come socio della ditta Fadda Tonini, una delle tante imprese edili che furono impegnate nella costruzione della città.

Si laurea in Ingegneria all’Università di Pisa nel 1924 all’età di 23 anni.

Dopo una breve parentesi al Distretto Militare di Cagliari come Sottufficiale di Complemento, si trasferisce in Sardegna alle dipendenze dell’Impresa Ansoldi, impegnata nella bonifica di Su Siccu e nel 1930 si unisce in matrimonio con Elena Salazar, di famiglia nobile, dalla quale ebbe due figli, Maria Bonaria e Ferdinando.

A Cagliari, la ditta Fadda&Tonini, costruirà diversi fabbricati civili in via Pola, proprio su progetto di Tonini e partecipa a diversi appalti da parte del Genio Aeronautico. Nel 1937 contribuisce alla realizzazione di Carbonia, costruendo molti fabbricati nel versante est della nuova città.

Fu richiamato alle armi nel 1940 e assegnato, con il grado di Capitano Comandante, al reparto Fotoelettricisti della Divisione Cremona che ebbe un ruolo nell’occupazione della Corsica, dove scriverà due brevi saggi “Note di storia corsa” e “Russia e Mediterraneo” pubblicati nella rassegna di Cultura militare del ministero della Guerra.

Dopo l’armistizio del 8 settembre del 1943 ritorna in Sardegna ed insieme all’ingegner Luigi Fadda, suo cognato e gli ingegneri Enrico Pani, Angelo Binaghi e Flavio Scano costituisce la SpA Imprese Riunite -, che ebbe un ruolo importante nella ricostruzione post bellica della Città di Cagliari.

Tra il 1946 ed il 1948 scrive diversi articoli per l’Unione Sarda e l’Informatore del Lunedì, dai quali si può rilevare una particolare attenzione ai temi sociali e al mondo della cultura isolano.

Contemporaneamente, si dedica a quella che si rivelerà la “missione principale” della sua futura attività di studioso della Scienza. Sono sempre del 1946 i primi scritti scientifici concernenti la teoria della relatività pubblicati nei “Rendiconti della Facoltà di Scienze” dell’Università di Cagliari.

Negli stessi anni, matura un rapporto intenso con Ludovico Geymonat uno dei filosofi italiani più importanti della seconda metà del ‘900.

Nel tempo Valerio Tonini matura la passione per la ricerca scientifica, che potrebbe apparire in un primo momento poco affine a quella di un costruttore edile e lo stesso romanzo sulla nascita della città potrebbe essere considerato una parentesi letteraria.

La passione per la Scienza lo porterà negli anni Cinquanta a fondare con Francesco Severi la Società Italiana di Logica e Filosofia e la rivista di Scienze dell’uomo e di Filosofia delle Scienze che chiamerà: “La Nuova Critica” e della quale assumerà la Direzione editoriale.

Alcuni tratti della sua personalità e degli interessi che lo assorbiranno nella vita, si rivelano a partire dal carteggio con l’editore Guanda, custodito presso la Sezione di Storia locale del comune di Carbonia, relativo alla pubblicazione di “Terra del Carbone” che in origine voleva titolare “Nascita”.

Nel carteggio, chiede all’editore la pubblicazione di un’opera, “Vocazione”, definita di carattere intimo e religioso ed oltre una analoga la richiesta di pubblicazione di un articolo a commento delle prediche volgari di San Bernardino da Siena.

L’attività di conduzione della rivista la Nuova Critica fondata nel 1955 lo ha accompagnato lungo tutto l’arco della sua esistenza e lo ha proposto come un’inesauribile animatore del dibattito scientifico che ha attraversato la seconda metà del Novecento.

Arturo Carsetti segnala «il collegamento strettissimo, anche se non sempre palese, della Rivista con le attività della Académie Internationale de Philosophie des Sciences di cui Egli fu membro titolare».

Valerio Tonini ha dedicato una parte della sua vita e delle sue energie alla ricerca epistemologica ed allo studio della filosofia della scienza e la rivista da lui fondata è stata una fucina importante del dibattito su questi temi, ne sono una solida testimonianza il livello assoluto dei collaboratori e degli interlocutori, oltre al già citato Arturo Carsetti (condirettore della Nuova Critica) Rita Levi Montalcini, Antonio Ruberti, Dario Antiseri, noti al grande pubblico.

Ho avuto modo di interloquire con l’ingegner Tonini attraverso l’intermediazione di Ignazio Delogu, nella fase che ha preceduto la ristampa del suo romanzo “Terra del Carbone”.

Eravamo rimasti d’intesa che ci saremmo incontrati a Roma per definirne i dettagli, purtroppo, la sua improvvisa scomparsa non lo ha consentito, sento tuttavia il dovere, ancora una volta, di sottolineare la gratitudine che come cittadini di Carbonia gli dobbiamo e credo che la coincidenza con il trentennale della sua morte sia un’occasione solenne per ribadirla.

Il Romanzo, rappresenta un contributo significativo alla cultura nazionale del lavoro minerario.

Lo stesso titolo dell’opera “Terra del carbone” riassume in maniera eloquente, quanto il nome della città, l’epopea della storia mineraria carbonifera del nostro paese.

Valerio Tonini è stato con questo romanzo un testimone autentico della nascita della città di Carbonia, ed ha offerto una testimonianza di verità sulla condizione della gente sarda di allora, i personaggi principali sono contadini e pastori che si misurano per la prima volta con la dimensione urbana della nuova città.

Il romanzo contiene suggestioni particolari, parla di quella generazione di pionieri che sono arrivati a Carbonia da tutte le Regioni d’Italia in cerca di fortuna, di riscatto, di una speranza di vita e di futuro.

La nascita delle nuove città è stata accompagnata nel Ventennio, da parole d’ordine molto forti: ruralismo, bonifica, autarchia, da una retorica celebrativa del regime e delle sue realizzazioni, da un dibattito culturale grossolano e farsesco che contribuiva ad allontanare da ogni regola del buon gusto un’impresa – quella della costruzione delle nuove città – che ha comunque lasciato obiettivamente un segno significativo nel tempo.

“Terra del Carbone” celebra la nascita di una città, ma lo fa con stile elegante, asciutto, non declama i fasti di un regime che si è appena impegnato in una ridicola impresa coloniale ed in un’ingloriosa impresa bellica nell’Africa orientale, (che è in fondo la vera ragione della nascita di Carbonia che viene accelerata dall’embargo deciso della Società delle Nazioni in seguito all’occupazione dell’Abissinia).

Non racconta le gesta del Duce, come per certi versi il testo quasi coevo di Vitale Piga o i racconti di Stanis Ruinas, Tonini fa una scelta diversa, pone al centro della narrazione la vita di persone comuni, di coloro i quali sono stati gli anonimi protagonisti della nascita della città, con le loro aspirazioni, le loro speranze, le loro ambizioni e perché no i loro vizi, i loro difetti.

Il testo offre spunti di particolare interesse e si distingue da opere e contributi rievocativi del tempo per l’assenza di qualsiasi intento celebrativo e retorico dell’avventura imperialistica ed autarchica, ma racconta in con uno stile “verista” le vicende quotidiane, i sacrifici, le lotte dei minatori, della città e del nostro Paese.

Per usare un’espressione del compianto, Ignazio Delogu: «[…]si tratta di un’opera da suggerire all’attenzione di critici e studiosi della letteratura realista e neorealista, della quale il romanzo di Tonini è una vera e propria anticipazione».

Nel corso degli anni Novanta ’90 come Amministrazione oltre alla ristampa anastatica del romanzo, promuovemmo, su iniziativa dell’assessore Romano Morittu, negli Istituti scolastici della città, borse di studio dedicate alla memoria di Tonini, iniziativa che, purtroppo, non ebbe seguito.

Per questo non credo sia superfluo l’auspicio, rivolto innanzitutto a me stesso, ai nostri concittadini ed aggiungo all’Amministrazione della città, di assumere l’impegno di ricordare la figura di Valerio Tonini e valorizzarne l’opera e il pensiero in maniera duratura.

Antonangelo Casula

Foto del commendatore Paolo Fadda

Il 20 gennaio su iniziativa della associazione “Amici della Miniera” presso la Sezione di Storia Locale è stato presentato “Carbonia progetto e costruzione al tempo dell’autarchia”, e-book a cura di Antonello Sanna e Giuseppina Monni.

All’iniziativa, introdotta da Gian Matteo Sabiu, sono intervenuti gli autori, a nome dell’Amministrazione comunale di Carbonia, gli assessori Giorgia Meli e Pierangelo Porcu, Tore Cherchi e, infine, collegata da remoto, Natasha Pulitzer, figlia di Gustavo, che ne ha definito il ricordo familiare e professionale, con un intervento articolato, attraverso cinque atti tra ’800 e ‘900.

Nel corso dell’introduzione, Mario Zara, presidente dell’associazione Amici della Miniera, nel sottolineare il ruolo dell’associazione nella promozione del ricordo di personalità che si sono distinte nella storia della Città di Carbonia, ha avanzato la proposta di dedicare, in un luogo da identificare nel centro cittadino, analogamente a quanto è stato già fatto ad Arsia in Istria, una targa commemorativa per ricordare la figura dell’architetto Gustavo Pulitzer (1887-1967).

L’assessore Giorgia Meli, a nome dell’Amministrazione comunale ha accolto con favore la proposta nell’auspicio di poter celebrare l’evento nella prossima primavera.

L’E-Book

Merita una lettura attenta, è un’opera ben strutturata con un corredo documentale pregevolissimo, nella quale si uniscono armonicamente l’inquadramento storico della vicenda e l’informazione tecnica, punti di osservazione utili entrambi a documentare il processo di costruzione della Città di Fondazione.

Si mette in evidenza il ruolo recitato dall’architetto Pulitzer, non solo nella progettazione del centro cittadino, la cui impronta è ben visibile e documentata ancora oggi, ma anche nella redazione delle scelte urbanistiche originarie. In particolare, in modo molto pertinente, sottolinea il ruolo niente affatto subordinato di Pulitzer anche nelle scelte di pianificazione della città nuova.

Queste affermazioni trovano riscontro in maniera più nitida dalla lettura dei diari tenuti dall’autore, che aprono una nuova prospettiva nella conoscenza delle vicende urbanistiche che precedono la nascita di Carbonia.

Ho avuto il privilegio, dall’architetto Natasha Pulitzer, sua figlia, che ne ha curato la trascrizione, di poterli consultare e divulgarne il contenuto nelle sue parti più significative.

I diari sono concernenti gli anni 1935-1938, periodo in cui Pulitzer viene incaricato di redigere, prima il piano urbanistico di Arsia in Istria (oggi Croazia) e successivamente di Carbonia.

Il contesto in cui matura la decisione di far nascere Carbonia è stato tratteggiato puntualmente da Ignazio Delogu nel suo libro “Carbonia: Utopia e progetto”, nel quale sono descritti con un dettaglio unico luoghi (Trieste) e ambienti quali quelli della finanza ebraica rappresentata dal Commendator Guido Segre, destinato nel breve volgere del tempo, alla “damnatio memorie”.

Sarà proprio Segre uno dei principali attori dell’imprenditoria triestina, ad incaricare Pulitzer sia per la progettazione di Arsia che per quella di Carbonia.

I diari

Dalla lettura dei diari emergono novità assolute e al tempo stesso una conferma alcune intuizioni contenute nel libro di Antonello Sanna e Giuseppina Monni, una miniera di informazioni, sugli stati d’animo del Pulitzer, i rapporti con i colleghi, considerazioni sul tempo, frequentazioni di luoghi e di persone che hanno segnato nella sua traiettoria di vita, passaggi della vita nazionale, Marcello Piacentini, Giovanni Battista Ceas, Giò Ponti, Eugenio Montuori per citarne alcuni noti nel ramo dell’architettura.

Il primo contatto segnalato riguardo al suo impegno per Carbonia, risale al 19 ottobre 1936 quando tutto inizia: «Dal Com. Segre, parlo della questione del terreno… e della commessa Sardegna».

1 novembre 1936: «Arriva Ceas (uno dei progettisti di Arborea e socio dello studio Stuard fino al 1926) a casa nostra a colazione. Gli parlo del lavoro in Sardegna»

1937

12 gennaio: «Alla stazione per salutare Segre che parte per la Sardegna».

12 aprile: «Tempo sempre incerto, parlo con Segre del lavoro che sto facendo per la Sardegna».

13 aprile: «In ufficio lavoriamo al Piano Regolatore per la Sardegna».

16 aprile: «In ufficio si lavora per il piano regolatore della Sardegna. Temporale».

22 aprile: «Ultimiamo il Piano Regolatore per la Sardegna».

23 aprile: «Milano. A colazione da Ponti, Giornata serena. Cattive informazioni dall’arch. Valle che ha da essere consultato per la Sardegna, vedo quindi prospettive poco allegre per questo lavoro»

4 maggio: «Il nostro progetto del piano regolatore per la Sardegna è stato consegnato a Roma all’ing. Valle e arch. Guidi – hanno accettato e non cambiano nulla salvo qualche dettaglio»

21 maggio: «La mattina mi viene a prendere Segre e Guidi. Incontro con ing. Valle. Buona impressione. A colazione con Ceppi – ci mettiamo d’accordo sulla ripartizione del lavoro – a Valle e Guidi piano regolatore e scuole – a Montuori albergo e ville impiegati – per me in centro urbano – resta in forse la chiesa». «Segre alle 11 ha visto il capo (Mussolini) che ha accettato completamente il programma finanziario per le miniere della Sardegna.»

7 giugno: «Colloquio con Ceppi e con gli arch. Valle Guidi e Montuori. Cena al Quirinale all’aperto – bellissimo – … riparto».

19 giugno: «Consegno a Lach (collaboratore dello studio STUARD ) il mio progetto per la piazza di Carbonia».

19 giugno: «Occupazione di Bilbao da parte dei nazionalisti. Bagno a Sistiana. Colloquio con Segre a cui mostro il progetto di Carbonia, la Chiesa ancora in forse».

1 luglio: «Alle 11 partiamo da Ostia con l’aereo per Cagliari, Ceppi, Guidi, Montuori ed io. Dopo pranzo a Bacu Abis e nella zona del futuro villaggio di Carbonia».

2 luglio: «Discuto con Ceppi i miei progetti, poi con Guidi la pianta del centro urbano che avevo sostanzialmente modificato e che ora riporto a Guidi per dargli una soddisfazione come autore del piano regolatore. Parto alle 15 con l’aereo, la sera parlo col dott. Frasca – riparto per Trieste».

15 luglio: «Si lavora al progetto per il centro urbano di Carbonia».

21 luglio: «È morto Marconi a soli 63 anni – il mondo intero esalta la memoria del grande genio che darà nome al suo secolo».

20 agosto: «Lavoro febbrile per i disegni del norvegese e per preparare progetti di Carbonia (chiesa e resto) che Lach dovrà portare a Fusine dal Comm. Segre».

17 settembre: «In ufficio lavoro intenso per Carbonia. Progetto di Teatro».

19 settembre: «Preparo nuovo progetto per il Municipio di Carbonia, 21 parto per Roma».

22 settembre: «A Roma lunga conferenza con ing. Ceppi, con Guidi e con Valle. Esamino con Valle Casa e con Galante i lavori del bar Ambasciatori – Ceppi a nome di Segre insiste perché il lavoro si faccia con paternità collettiva. Non sono per niente convinto».

24 settembre: «Piove. Lach torna da permesso di 5 giorni. Facciamo nuovi progetti per alcuni edifici della Piazza di Carbonia».

3 ottobre: «In ufficio si lavora per spedire i progetti di Carbonia a Roma».

9 ottobre: «Disegniamo prospettive piazza Carbonia – sono scontento della planimetria generale impostata da Guidi e Valle»

20 ottobre: «Da Roma mi fanno urgenza per la consegna dei progetti Carbonia. Sono inquieto e tormentato perché non soddisfatto di alcuni particolari».

21 ottobre: «Con Segre, Tannini, Alessi ad Arsia per i preparativi dell’inaugurazione che avrà luogo il 4 novembre. Giornata luminosa».

22 ottobre: «Nel mio ufficio si è fatto un modello della piazza di Carbonia – con ciò posso controllare meglio il rapporto fra i vari edifici. All’ultimo momento trovo una soluzione anche per l’edificio poste bar – incomincio ad essere più tranquillo».

23 ottobre: «Spediamo a Roma disegni per gli edifici della piazza di Carbonia».

27 ottobre: «Esamino il modello della piazza di Carbonia».

Con quest’ultima notazione si conclude il diario del 1937, nel 1938 con una lettera datata 1° agosto lamenta il pagamento della sua parcella. Cala il sipario sul suo impegno per Carbonia.

Siamo ormai prossimi alla data del 18 settembre del 1938 in cui Benito Mussolini a Trieste pronuncia il discorso che annuncia l’emanazione delle leggi razziali; può apparire un paradosso: siamo a tre mesi dall’inaugurazione di Carbonia che avverrà il 18 dicembre del 1938 e proprio a Trieste, dove tutto era incominciato, si chiude il cerchio di questa vicenda con l’immediato allontanamento dei principali protagonisti di questa “avventura” dalla scena pubblica.

Guido Segre fu rapidamente rimosso dalla direzione dell’Azienda Carboni Italiani, Gustavo Pulitzer abbandonerà l’Italia, cogliendo l’occasione rappresentata dall’incarico della progettazione del padiglione “Italian Restaurant Conte di Savoia alla Fiera Internazionale di New York”. Tornerà in Italia 9 anni dopo nel 1947.

Tore Cherchi, nel corso del suo intervento, ha giustamente richiamato l’attenzione sulla data del 27 gennaio dedicata al giorno della memoria in ricordo della Shoah, una delle pagine più buie dell’intera storia dell’umanità. Si tratta di un richiamo attinente al nostro racconto, vorrei ricordare in questa sede uno degli altri nomi dell’architettura del ventennio: Giuseppe Pagano che fu incaricato di redigere il piano urbanistico che prevedeva il raddoppio del comune di Portoscuso; concluse la sua sfortunata esistenza nel campo di sterminio di Mauthausen.

A Carbonia si intravide da subito la sua forte vocazione urbana con tutti gli elementi di modernità che la contraddistinsero, mettendola in qualche modo, in oggettivo contrasto con le parole d’ordine che avevano caratterizzato la propaganda dedicata dal regime fascista delle città di Fondazione, sia dell’Agro Pontino che della stessa Arborea: bonifica e ruralizzazione.

La stessa narrazione di queste vicende, talvolta accompagnata ancor oggi da toni nostalgici, delle quali non intendo sminuire in alcun modo grandezza e valore, spesso ne ignora la complessità e la dialettica che ha generato; c’è, infatti, una fase precisa nella quale emergono pubblicamente elementi di deterioramento nei rapporti tra ingegneri, architetti e committenza pubblica, che talvolta resero necessario l’intervento riparatore dello stesso Mussolini, come nel caso di Sabaudia e della Stazione di Firenze.

La lettura dei diari rivela in modo inequivocabile il ruolo preminente esercitato da Pulitzer non solo nella progettazione del Centro Urbano, degli Alberghi Operai, etc. ma nella redazione stessa del Piano Regolatore della Città, attribuito finora a Valle e Guidi e del quale può essere considerato a pieno titolo uno dei principali autori.

Gustavo Pulitzer Finali, nonostante il suo valore sia stato colpevolmente sottovalutato in sede storica e anche dagli ambienti dell’Accademia, è ricordato per il grande contributo fornito all’architettura navale del nostro paese e sulla scala europea, ebbe committenti di grande caratura nel ramo civile, dall’Armatore Cosulich, al Lloyd Sabaudo, quello Triestino, alla Società Italia, come ne ebbe altrettanti importanti anche dalla Marina Militare Italiana come quello delle Corazzate Vittorio Veneto, Andrea Doria, Roma, per citare le più note.

In questo panorama, siamo nel nefasto ventennio, Pulitzer non prese mai la tessera del PNF (Partito Nazionale Fascista), aggiungo con piacere un richiamo presente del già citato libro di Sanna e Monni a proposito del suo stile: «… da sempre avverso a qualsiasi forma di elogio del fascismo».

Credo che la decisione di ricordarne solennemente la figura, con l’apposizione di una targa commemorativa nella nostra città assunta dall’Amministrazione comunale, riassume con un gesto semplice la gratitudine che noi tutti gli dobbiamo.

Antonangelo Casula

 

Siamo tutti qui convenuti per porgere l’ultimo saluto ad Angelo Clementini, al compagno Angelo Clementini, credo che lui avesse preferito così.

Angelo, anche anagraficamente, appartiene a quella generazione che ha contribuito ad edificare la città, intesa come civitas, come comunità. La sua storia politica e personale, lo vede impegnato da giovanissimo come militante comunista e poi a seguire, attraverso un percorso che iniziava dalla sezione di Partito a dirigente e Amministratore Pubblico.

C’è un’immagine di Angelo che circola attraverso i social e che mi è giunta attraverso whatsapp, che lo ritrae in sella ad una Vespa con una scritta su un cartello che recita:

CGIL  CISL UIL VI GUIDANO SIATE UNITI VERSO LA VITTORIA.

E’ un’immagine emblematica della nostra storia, incarna la lotta per la salvezza e sopravvivenza di Carbonia e insieme la battaglia autonomistica per la Rinascita della nostra isola, non è un caso che sia stata lungamente utilizzata negli anni per questo scopo.

Aggiungo un ricordo personale. Ho conosciuto Angelo Clementini nel 1974, in occasione della campagna referendaria per il divorzio e ho ben nitido il ricordo della sua R4 rossa nella guida delle carovane di auto in giro per tutto il territorio della Federazione, per festeggiare l’esito vittorioso della consultazione elettorale.

La stessa scena si sarebbe ripetuta in occasione delle Elezioni amministrative del 1975 e quelle politiche del 1976 che segnarono una grande avanzata del PCI in Sardegna e in tutto il paese.

E’ stato per due mandati consigliere della provincia di Cagliari, di cui è stato anche assessore, la ricordo in questa veste presente alle manifestazioni degli studenti e anche interlocutore attento per coglierne le istanze e proposte.

Era, infine, un militante comunista a tutto tondo, lo dice il suo cursum honorum, da semplice militante di  base, impegnato nella diffusione domenicale dell’Unità, a dirigente cittadino e federale.

Credo si possa dire senza alcun intento retorico, che è stato un costruttore di democrazia, Angelo per come lo ricordo io è sempre stato un uomo d’azione a cui piaceva il rapporto di massa che implica un rapporto stretto, diretto, con le persone.

In casi come questi, abbiamo presente il pericolo di sconfinare nella retorica e perfino nell’ipocrisia e per il rispetto che dobbiamo a tutti noi, dobbiamo evitarlo, io lo ricordo così, come una persona allegra, cordiale e generosa, in qualche circostanza anche irruento ed io di ciò, ne sono stato personalmente destinatario, senza però che ciò influisse nel rapporto di rispetto reciproco che ci siamo sempre scambiati.

Lo ricordiamo oggi per il suo profilo pubblico, di militante di amministratore, ma è stato marito e padre affettuoso, a Leandra che è stata la compagna della sua vita, a Natasha e Vania e ai familiari tutti,  porgiamo i sentimenti del nostro cordoglio e la nostra affettuosa vicinanza in un momento così difficile com’è quello in cui ci lascia uno dei nostri cari.

Ciao Angelo, ti  porgiamo l’ultimo saluto e ti ricorderemo sempre per il grande contributo che hai dato alla nostra città, con il tuo impegno e la tua generosità.

Antonangelo Casula

La Sala “Fabio Masala” della Fabbrica del Cinema, nella Grande Miniera di Serbariu, ha ospitato stamane la presentazione del progetto della nuova opera cinematografica del regista sardo Marco Antonio Pani, incentrata sulla figura di Ignazio Delogu, uno dei più acuti e prestigiosi intellettuali europei, italiani e sardi. Si tratta di un film documentario che vedrà la luce nel prossimo anno e del quale oggi sono stati anticipati il teaser ed i contenuti.

Il progetto di “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro” è stato presentato questa mattina a Carbonia, nello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema nella Grande Miniera di Serbariu, alla presenza dello stesso regista, di Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana e Letteratura sarda all’Università di Cagliari, Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Paolo Serra, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria, Antonello Zanda, direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitaria, Antonangelo Casula, ex Sindaco di Carbonia, Pietro Morittu, sindaco di Carbonia, e Mauro Esu della Fondazione Enrico Berlinguer.

Il film, ancora in fase di montaggio e post-produzione, nasce da un’idea dell’associazione Amici della Miniera che ha inteso promuovere un progetto che raccontasse la figura umana, politica e culturale di Ignazio Delogu.

Ignazio Delogu, nato ad Alghero nel 1928 e morto a Bari nel 2011, poeta, traduttore, storico e accademico, critico d’arte e cinematografico, curatore, scrittore, giornalista e corrispondente dall’estero, regista e sceneggiatore, è stato intellettuale tra i più poliedrici e complessi che la recente storia sarda abbia conosciuto. Non basterebbero mille pagine – è stato detto nel corso dell’incontro odierno – a raccontare e definire la figura di Delogu, fondamentale e importantissima per una parte significativa del territorio sardo e per tutta la Cultura regionale, nazionale e internazionale. L’intellettuale sardo non solo è stato impegnato politicamente, appassionato democratico e comunista convinto (per anni è stato uno stretto collaboratore di Enrico Berlinguer), amico di Salvador Allende e poi segretario dell’Associazione Italia-Cile ai tempi della dittatura di Pinochet, ma anche sodale e traduttore dei più grandi scrittori ispanici e latinoamericani della fine del ventesimo secolo.

Arricchito da dialoghi e interviste con personalità degli Atenei di Sassari e di Cagliari, con amministratori delle città di Carbonia e Sassari e con chi lo ha frequentato negli ambienti di cultura ispano-latino-americana, nei quali Ignazio Delogu ha maturato relazioni di elevato profilo e una produzione letteraria rilevante, il documentario è stato finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Società Umanitaria Sardegna, in collaborazione con la Fondazione Enrico Berlinguer e l’Associazione Sarditalianieuropei.

Il regista, Marco Antonio Pani, nato a Sassari nel 1966, è sceneggiatore, montatore e docente di regia cinematografica in attività dal 1992. Al suo attivo ha più di quaranta documentari e diversi corti e mediometraggi di finzione, oltre a soggetti e sceneggiature cinematografiche (il suo “Maialetto della Nurra” è stato premiato di recente alla 7a edizione del Babel Film Festival). Il film su Ignazio Delogu è un progetto che lo ha appassionato fin da subito.

«Il compito di circoscrivere nei confini temporali di un prodotto audiovisivo la vita, l’opera e il pensiero di un intellettuale così importante e, purtroppo per larga parte dell’opinione pubblica, ancora così sconosciuto, è stato tutt’altro che sempliceha detto Marco Antonio Pani -. La fase di ricerca ha comportato la realizzazione di ben 34 interviste, con testimonianze di peso come quella della scrittrice Maria Giacobbe, del fondatore degli Inti Illimani Horacio Durán, del poeta cileno Antonio Arévalo, del sottosegretario alla giustizia del Governo Allende, José Antonio Viera Gallo, e molti altri ancora. Ma – ha aggiunto Marco Antonio Pani – è, soprattutto, Ignazio Delogu a raccontare di sé attraverso le sue parole rintracciate negli articoli che scriveva, nelle prefazioni ai volumi che curava, nei saggi e nelle diverse registrazioni che ha lasciato. Ad aiutarlo nella narrazione saranno i tanti testimoni e la voce dell’attore Pino Porcu. Infine, una parte importante la avranno i materiali d’archivio, filmati e fotografici, ma anche i disegni e le animazioni dell’artista ogliastrina Stefania Lai e le musiche ispirate di Luigi Frassetto.»

«Ignazio Delogu, tra tutti gli intellettuali sardi, è stato quello che ha dedicato alla Città di Carbonia e alle sue vicende un’attenzione più duratura e qualitativamente più significativaha detto l’ex sindaco della città mineraria, Antonangelo Casula –. Il suo ultimo lavoro avrebbe avuto per titolo ‘Carbonia nel cuore’ ed era praticamente ultimato, quando la malattia lo ha strappato al suo lavoro e all’affetto dei suoi cari.»

«Ignazio Deloguha ricordato Antonello Zanda, direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitariaè stato un grande intellettuale sardo impegnato su molti fronti: poesia e letteratura, politica, giornalismo, insegnamento, arte, cultura sarda. Pur tuttavia ritengo che la sua attività di poeta avesse una centralità che attraversava tutti i campi del suo impegno, investiti da una eticità che respirava nei suoi versi e ne disegnava il profilo esistenziale.»

«La potenza innovativa della poesia sarda e in sardo di Ignazio Deloguha evidenziato il professor Duilio Caocci si deve, oltre che al talento, alle feconde esperienze di lettore, di traduttore, di scrittore poliglotta, di intellettuale cosmopolita.»

«Ho conosciuto personalmente Ignazio Delogu nei primi anni di lavoro all’Umanitariaha ricordato Paolo Serra, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitariama, ancora prima, attraverso la lettura di alcuni suoi lavori e soprattutto del suo libro ‘Carbonia: utopia e progetto’. Rimasi affascinato dalla sua figura, dalla sua grande passione e dai suoi molteplici interessi. Ecco perché quando Antonangelo Casula e l’Associazione Amici della Miniera mi hanno parlato della possibilità di organizzare un evento nel decennale della sua scomparsa, ho proposto la realizzazione di un film che testimoniasse il suo impegno e raccontasse le sue infinite sfaccettature. Proprio questo è stato il motivo che ci ha indotto, con grande soddisfazione, ad affidare il lavoro a Marco Antonio Pani.»

Allegate le interviste di Marco Antonio Pani e Duilio Caocci.

 

Verrà presentato alla stampa, venerdì 17 dicembre alle ore 10.30, nei locali dello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema nella Grande Miniera di Serbariu, a Carbonia, il teaser del film documentario “Ignazio, storia di lotte, d’amore e di lavoro” di Marco Antonio Pani.
Il film, ancora in fase di post-produzione, nasce da un’idea dell’Associazione Amici della Miniera che ha inteso promuovere un progetto che raccontasse la figura umana, politica e culturale di un grande intellettuale sardo: Ignazio Delogu.
Una figura fondamentale, poliedrica e importantissima per una parte significativa del territorio sardo e per tutta la Cultura regionale, nazionale e internazionale. Ignazio Delogu poeta, traduttore, Delogu storico e accademico, critico d’arte e cinematografico, curatore, scrittore e giornalista, regista e sceneggiatore, corrispondente. Non basterebbero mille pagine a raccontare e definire la figura di un intellettuale tra i più poliedrici e complessi che la recente storia sarda abbia conosciuto.
Arricchito da dialoghi ed interviste di personalità degli Atenei di Sassari e di Cagliari, di figure di Amministratori delle città di Carbonia e Sassari e di chi lo ha
frequentato negli ambienti di cultura ispano-latino-americana nei quali ha maturato relazioni di elevato profilo e una produzione letteraria rilevante, il documentario è stato finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Società Umanitaria Sardegna, in collaborazione con la Fondazione Enrico Berlinguer.
Alla conferenza stampa di presentazione interverranno il regista Marco Antonio Pani, Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana e Letteratura sarda all’Università di Cagliari, il presidente dell’Associazione Amici della Miniera Mario Zara, il direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria Paolo Serra, il
Direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitaria Antonello Zanda, Antonangelo Casula, exsindaco di Carbonia, Pietro Morittu, sindaco di Carbonia,
Mauro Esu della Fondazione Enrico Berlinguer e Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna.

Nel 1998 in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della nascita della Città di Carbonia d’intesa con la Giunta e con i gruppi consiliari, mettemmo in cantiere diverse iniziative, tra le quali un convegno dal titolo “Dalla città di fondazione alla rifondazione sostenibile della città“ con sottotitolo dall’autarchia alla sostenibilità.
Costruimmo un programma, d’intesa con l’arch. Natasha Pulitzer (figlia di uno dei progettisti della città Gustavo Pulitzer Finali) ed il professor Ignazio Delogu coinvolgendo relatori e testimonianze di alto profilo, Giorgio Muratore storico dell’Architettura, Rossana Bossaglia storico dell’Arte, Francesca Segni Pulvirenti Soprintendente Regionale, Pasquale Mistretta Rettore Magnifico dell’Ateneo Cagliaritano e, infine, la Marchesa Etta Carignani Melzi (figlia di Guido Segre, Presidente dell’Aca.i.).
Il convegno era un’occasione per confrontare con una platea di specialisti, alcuni indirizzi programmatici dell’Amministrazione comunale, allora impegnata in un progetto di Recupero Urbano nell’area del Rio Cannas e in uno più complessivo di riqualificazione urbana dell’intera città.
A lavori inoltrati, giunto il momento di dare la parola al pubblico presente per domande o approfondimenti, chiese di intervenire, un signore con a noi tutti sconosciuto, con in testa un caratteristico cappellino, che iniziò la sua prolusione con toni per noi inediti.
Parlava il “ciociaro dei burini” come si dice a Roma e accompagnava le sue argomentazioni con una vis polemica che in seguito – divenuto famoso alle cronache – ci sarebbe apparsa estremamente familiare, era Antonio Pennacchi da Latina. La sua notorietà al grande pubblico si realizzò, infatti, diversi anni più tardi, nel 2010, con la vittoria del concorso letterario Premio Strega con il libro Canale Mussolini.
Le prime schermaglie riguardarono Muratore, reo di aver presentato Sabaudia come un modello, mentre per Antonio, Sabaudia era uno scenario di cartone, buono solo per Cinecittà, ma questo racconto lo troverete in un suo libro dal titolo “Fascio e martello-viaggio per le città del Duce” in un capitolo titolato “Carbonia Hag”.
Ci siamo chiesti: ma questo com’è che è arrivato a Carbonia?
Era l’inviato di una prestigiosa rivista italiana di Geopolitica, LIMES, tuttora diretta da Lucio Caracciolo e su suo impulso avrebbe visitato in lungo e in largo le Città di Fondazione e d’intesa con Carlo Fabrizio Carli, promosso un Inventario delle Nuove Fondazioni in Italia a cavallo degli anni Trenta.
Scoprii quasi subito l’arcano, aveva appreso dell’iniziativa da un comune amico di Latina, Carlo Santoro, che aveva in quegli anni un rapporto di collaborazione con il nostro Comune.
Nel citato articolo “Carbonia Hag”, Antonio Pennacchi racconta una disavventura accaduta in verità a Natasha Pulitzer e al sottoscritto, non a Giorgio Muratore (come Antonio si sarebbe augurato); io e la Pulitzer fummo investiti sulle strisce pedonali e la Natasha rimediò uno stivaletto di gesso con il quale sarebbe ritornata dalla sua famiglia a Bassano del Grappa.
Al rientro dall’Ospedale Sirai, ci recammo presso il Ristorante Bovo per la cena e lì trovai Antonio Pennacchi seduto ad un tavolo appartato, lo invitai a stare con noi e vi lascio immaginare l’incontro con Ignazio Delogu: due parlatori torrenziali, una sfida dai contorni divertentissimi, essendo ambedue dei narratori instancabili e formidabili.

Ebbe, sul piano politico, un percorso contraddittorio, prima militante del MSI, poi approdato all’Unione dei Marxisti Leninisti sotto l’emblema maoista, poi ai partiti più tradizionali della sinistra, sua sorella Laura, economista di vaglia, è stata parlamentare del PDS e dei DS e componente del primo governo Prodi, con l’incarico di sottosegretario di Stato al MEF.
Amava parlare di questo suo percorso politico, senza infingimenti e ipocrisie, era persona schietta e di valori profondi.
La sua scomparsa è una grande perdita per la cultura del nostro paese e questo mio ricordo personale, vuole essere una testimonianza sincera di affetto e di stima, per una persona genuina, irrequieta, ma mai banale.
Antonangelo Casula

Carbonia e il Sulcis piangono Renato Monticolo, uomo di grande cultura, professore e dirigente scolastico, molto stimato da studenti e colleghi, già consigliere comunale e provinciale, morto ieri all’età di 76 anni.

Di formazione socialista, sempre impegnato nel campo del centrosinistra, una volta arrivato alla pensione nella scuola, ha lasciato anche l’impegno politico che nel 1993 lo portò ad un passo dall’elezione a sindaco di Carbonia, battuto per soli 159  voti nel ballottaggio con Antonangelo Casula.

La cerimonia funebre si svolgerà questo pomeriggio, alle 16.00, nella chiesa Parrocchiale di San Giovanni Bosco, in via Piolanas, a Carbonia.

Ciao Renato

Giampaolo Cirronis

[bing_translator]

Venerdì 25 settembre, presso la circoscrizione di Bacu Abis, si è svolta la commemorazione “In ricordo del Dottor Enrico Pasqui”, storico medico della città, giunto tra i primi per svolgere la sua professione presso l’ospedale Sirai (inaugurato nel 1956), scomparso il 16 maggio di quest’anno, all’età di 91 anni.

Nato il 28 luglio del 1928 da padre toscano e madre cagliaritana, Enrico Pasqui si laureò a soli 25 anni, diventando presto un eccellente medico, tra i fondatori del sistema sanitario pubblico territoriale del dopoguerra. Apparteneva ad una famiglia agiata ma, nonostante questo, visse con umiltà, nel rispetto di tutte le lotte portate avanti dai minatori.

La serata è stata organizzata dall’associazione culturale “Bacu Abis e Sulcis Iglesiente” col patrocinio del comune di Carbonia e i relatori che si sono susseguiti sono stati introdotti e coordinati dal presidente dell’associazione, Gianfranco Fantinel, che ha portato i saluti della Sindaca Paola Massidda e dell’assessora della Cultura del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, impossibilitate a presenziare.

Tra le personalità il primo a prendere la parola Antonangelo Casula, ex sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze ed ex sindaco di Carbonia; a seguire la lettura da parte del presidente di due scritti inviati da Irma Cancedda, presidente dell’Avis Provinciale e del primario dell’ematologia del Sirai  Angelo Zuccarelli che non hanno potuto essere presenti.

A seguire l’intervento dell’ingegnere presidente dei Lions Mario Porcu, del dottor Cesare Saragat ex primario del reparto di medicina del Sirai, del dottor Giorgio Mirarchi primario del reparto di Nefrologia del Sirai, del dottor Pietro Chessa, ex primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Sirai ed ex direttore generale della Asl 7 e dell’ex manager della Usl 17 di Carbonia Tullio Pistis.

Tutte le testimonianze hanno raccontato di un medico professionalmente molto preparato, che contribuì sin dal suo arrivo al nosocomio, a curare terribili malattie con le sue brillanti intuizioni, dovute ad uno studio molto attento e preciso.

Enrico Pasqui è stato un grande maestro, rispettoso e riservato nel comunicare ai suoi collaboratori, ai quali ha insegnato tanto, un errore medico, facendolo sempre personalmente, in privato, senza mai mettere in difficoltà chi lo commetteva. Paziente e mai alterato, disponibile e cortese in ogni occasione, amato e rispettato da tutti.

L’impegno sociale di Enrico Pasqui andava anche oltre, occupato in associazioni a scopo filantropico e sempre supportato dalla sua famiglia.

Dopo le personalità ha preso la parola la signora Gabriella, vedova del dottor Enrico Pasqui che, commossa, ha ringraziato per le belle parole rivolte alla memoria di suo marito e ha raccontato alcuni aneddoti sul suo amato sposo, da giovane promettente calciatore che scelse la strada della medicina anziché inseguire la carriera sportiva che avrebbe potuto essere economicamente più conveniente, sposo che conobbe quando ancora era un bambino di 10 anni, già attento e studioso, ragazzino che crescendo, divenne poi marito e padre esemplare. Erano presenti anche la figlia e la nipote, orgogliose di tanto dir bene per questo pilastro importante della loro vita.

Al caro e indimenticabile dottor Enrico Pasqui vanno tanti ringraziamenti che potrebbero concretizzarsi con la riuscita di un’iniziativa, nata sin dai primi giorni della sua scomparsa, la raccolta delle firme promossa da Giorgio Melis su Change.org, la piattaforma di petizione online per cambiare nome all’ospedale Sirai e dedicarlo alla sua memoria.

La serata si è svolta nel totale rispetto delle norme anti-Covid che salvaguardano la salute e contribuiscono a non diffondere il virus che tanti problemi sta creando alla società.

Nadia Pische