22 November, 2024
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Nel primo trimestre dell’anno in corso è proseguita la fase di ripiegamento della domanda di lavori pubblici che si era avviata nella seconda metà dello scorso anno e che, malgrado l’accelerazione di dicembre, si era attestata su un livello inferiore del 13% rispetto al 2018. Nei primi tre mesi del 2020 i bandi di gara promossi in regione sono stati 201, il 16% in meno rispetto al primo trimestre 2019, ampliando ulteriormente il divario e attestando la domanda trimestrale su uno dei livelli più bassi dal 2018: solo nel terzo trimestre 2018 e nel terzo 2019 il mercato era sceso sotto i 200 bandi promossi nel periodo. Guardando alla spesa invece il risultato del primo trimestre dell’anno in corso segna un livello eccezionale, pari a 421 milioni, in crescita esponenziale rispetto al corrispondente periodo del 2019. Si tratta di un risultato condizionato dalla pubblicazione di cinque maxi gare di Abbanoa per un importo complessivo di 306 milioni destinati al servizio di gestione e manutenzione degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane, di sollevamento fognario e di pretrattamento. Al netto di questo valore la spesa promossa nel trimestre sarebbe pari a 116 milioni, il 15% in meno rispetto al primo trimestre 2019.

«In sintesi commentano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della CNA Sardegna e presidente di CNA Costruzioniil carattere determinante del mercato in questo primo scorcio del 2020 è stata la riduzione della domanda dei principali enti locali e la concentrazione della spesa, per lo più riferita a servizi integrati, in capo ad alcuni soggetti, come Abbanoa a febbraio 2020 o Anas. Un trend che consolida quello di fine anno scorso, con le maxi gare Consip pubblicate a dicembre per affidare i servizi di facility management dei grandi immobili in uso alle pubbliche amministrazioni ubicati nei territori comunali delle province di Nuoro, Oristano, Sassari, Sud Sardegna e della Città Metropolitana di Cagliari. Necessario ora per dare continuità e rilanciare il mercato semplificare le procedure e avviare un grande piano di investimenti pubblici.»

Le dimensioni degli appalti

A confermare il quadro di frenata generale che riguarda i (piccoli) committenti territoriali è il dato relativo alle fasce dimensionali: tutte le classi di lavori più piccoli segnano una contrazione rispetto al primo trimestre 2019, più forte per i micro appalti sotto i 150mila euro (-28% il numero e -32% la spesa a base di gara), e comunque importante per la classe immediatamente più grande (-23% il numero e -10% la spesa a base d’asta per i bandi di gara fino a 500.000 euro di importo). Crescono invece tutti i lavori di importo più grande, sia in termini numerici e soprattutto in termini economici: nel complesso, passano da 26 bandi promossi per lavori e opere di pubblica utilità sopra i 500 mila euro a 49, per un valore complessivo a base d’asta in crescita da 111 a oltre 400 milioni. L’incremento della spesa si fa più importante al crescere delle dimensioni delle gare, con aumenti del 125% per i tagli medio-grandi e del 309% per le grandi opere sopra i 5 milioni.

Tra queste si contano in 5 lotti Abbanoa per il servizio di conduzione e manutenzione degli impianti di depurazione, di cui 3 di importo superiore a 50 milioni, uno pari a 40,7 milioni e il quinto pari a 10,5 milioni. La sesta gara a superare la soglia dei 5 milioni è stata promossa dal comune di Osilo e si riferisce all’iniziativa di partenariato pubblico privato, nella forma di concessione di servizi, per la gestione del locale ex Montegranatico e appartamenti per vacanze (albergo diffuso). Ad animare la classi di lavori medio-grandi è l’ANAS con 8 gare di importo pari a 5 milioni di euro per la manutenzione della pavimentazione e per il risanamento strutturale di gallerie. Superano i 4 milioni altre due gare, promosse da due Comuni: si tratta di altre due iniziative di PPP per l’affidamento del servizio di gestione degli impianti di pubblica illuminazione e di efficientamento termico promosse dal comune di Quartucciu e dal comune di Sennori.

Tabella 1. – Bandi di gara per opere pubbliche in Sardegna per classi di importo  – Importi in milioni di €

Gennaio-Marzo 2019 Gennaio-Marzo 2020 Variazione %
Numero Importo Importo medio Numero Importo Importo medio Numero Importo Importo medio
Importo non segnalato 37 21 -43,2
Fino a 150.000 103 7 0,07 74 5 0,07 -28,2 -32,2 -5,7
Da 150.001 a 500.000 74 18 0,25 57 16 0,29 -23,0 -10,1 16,7
Da 500.001 a 1.000.000 9 6 0,67 16 11 0,71 77,8 88,6 6,1
Da 1.000.001 a 5.000.000 12 29 2,40 27 78 2,89 125,0 170,3 20,2
Oltre 5.000.000 5 76 15,16 6 310 51,70 20,0 309,3 241,1
TOTALE 240 136 0,67 201 180 421 -16,3 209,1 248,6

Fonte: Cna Sardegna                                                                                                              

I committenti

Aziende Speciali, in particolare Abbanoa, e ANAS si confermano anche nel 2020 i protagonisti del mercato regionale dei lavori pubblici, contribuendo a contrastando, le prime, il calo della spesa dei Municipi, e l’Anas a contenere la flessione della domanda dei principali committenti locali.

L’Anas, che aveva chiuso il 2019 con bilancio positivo, continua a consolidare la propria attività nell’isola, concentrata in questo avvio d’anno su interventi di manutenzione della rete esistente. Il saldo positivo delle Aziende Speciali è definito, come detto, dai maxi lotti del servizio di gestione degli impianti di depurazione di Abbanoa, ma si osserva anche una tenuta del numero delle gare, a definire quindi un mercato stabile.

Il bilancio dei Municipi mostra invece la difficoltà della domanda nella fase attuale: in tre mesi hanno promosso solo 132 gare, il 21% in meno rispetto al primo trimestre 2019, per un importo a base di gara inferiore del 7,5% rispetto a quei livelli.

In uno scenario di riduzione generale della domanda dei committenti locali, oltre al dato espansivo delle aziende speciali si segnala il risultato delle province, che in tre mesi hanno promosso 10 gare per micro interventi di importo medio inferiore a 300 mila euro.

Tabella 2. – Bandi di gara per opere pubbliche in Sardegna per committenti – -Importi in milioni di €

Gennaio-Marzo 2019 Gennaio-Marzo 2020 Variazione %
Numero* Importo Importo medio Numero* Importo Importo medio Numero Importo Importo medio
Amministrazioni territoriali 228 94 0,48 186 379 2,27 -18,4 305,0 370,5
Comuni 167 55 0,36 132 51 0,41 -21,0 -7,5 13,4
Province 6 1 0,22 10 3 0,26 66,7 94,3 16,6
Aziende Speciali 15 9 0,60 15 311 22,22 0,0 3.368,8 3.616,6
Regione 13 9 -30,8
Altri enti territoriali 27 28 1,34 20 15 0,76 -25,9 -48,3 -42,8
Grandi Committenze 12 43 4,72 15 42 3,20 25,0 -2,1 -32,3
Amministrazioni centrali 4 2 0,46 2 -50,0 -100,0
Anas e concessionarie 4 41 10,16 9 40 4,45 125,0 -1,4 -56,2
Altre Grandi Committenze 4 0 0,02 4 2 0,38 0,0 9.655,5 2.338,9
TOTALE 240 136 0,67 201 421 2,34 -16,3 209,1 248,6

Fonte: Cna Sardegna                                                                                                              * Compresi i bandi con importo non segnalato

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Gli incentivi per il rinnovo continuano a sostenere il recupero edilizio in Sardegna: nel triennio 2016-2018 i lavori incentivati – per un importo medio annuo pari a circa 440 milioni di euro – hanno rappresentato circa un terzo della spesa complessiva per la riqualificazione edilizia privata, quota che supera il 50% se riferito al solo segmento residenziale (ambito di applicazione principale degli incentivi).

E’ quanto si evince da un report della Cna Sardegna che – analizzando l’andamento storico degli incentivi – offre una prospettiva positiva anche per il prossimo anno alla luce del fatto che la finanziaria nazionale 2020, attualmente in esame in commissione bilancio al Senato, prorogherà con tutta probabilità per tutto il 2020 una serie di preziose detrazioni per gli interventi di recupero e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.

«Gli incentivi per il rinnovo, generico o finalizzato all’efficienza energetica, hanno nel tempo consolidato il proprio ruolo fornendo uno stimolo fondamentale alla spesa per manutenzione del patrimonio edilizio esistente – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -. I dati del report dimostrano che la politica degli incentivi ha sostenuto il settore con grandi benefici per le piccole e medie imprese di costruzioni e per l’indotto. Eppure, non va trascurato il rischio di una strategia “a tempo” che ogni anno apre la possibilità di un ritorno alle aliquote normali o di una cancellazione di alcune formule di incentivazione. Sarebbe piuttosto necessario un disegno strategico, una azione finalizzata alla definizione di linee coerenti e integrate di politica industriale per tutto il settore delle costruzioni. Un settore che in Sardegna come in tutto il Paese, necessita di un piano di interventi integrato che tenga conto delle nuove criticità ambientali, dell’obsolescenza, dei radicali processi tecnologici di innovazione in atto e dei nuovi obiettivi dello sviluppo

Tabella 1. – Investimenti in riqualificazione incentivati1 in Sardegna – Importi in milioni di euro correnti

Investimenti privati in manutenzione edilizia straordinaria Investimenti veicolati dai provvedimenti di defiscalizzazione
Totale edifici di cui in edifici residenziali Totale % su totale riqualificazione % su riqualificazione edifici residenziali
2002 1.015 596 96 9,4% 16,1%
2007* 1.212 738 147 12,1% 19,9%
2013 1.276 777 405 31,8% 52,2%
2014 1.306 792 433 33,2% 54,7%
2015 1.340 814 383 28,6% 47,1%
2016 1.302 827 438 33,6% 52,9%
2017 1.357 839 442 32,6% 52,7%
2018 1.310 835 437 33,4% 52,4%
TOTALE 2002-2018 20.766 12.777 4.086 19,7% 32,0%
TOTALE 2007-2018 15.414 9.564 3.635 23,6% 38,0%

Fonte: elaborazione Cna Sardegna su fonti varie

1: Per le detrazioni finalizzate al recupero edilizio, le stime riferite agli anni 2011-2018 si basano sul peso regionale delle spese per recupero patrimonio edilizio di cui alle dichiarazioni IRPEF. Per le detrazioni finalizzate al risparmio energetico, dati ENEA dal 2007

* Anno di entrata in vigore degli incentivi per il rinnovo energetico

L’impatto sull’occupazione

Il report della Cna Sardegna evidenzia come il ruolo strategico svolto dagli incentivi per il rilancio dell’edilizia dell’Isola emerga con evidenza dal relativo impatto occupazionale. Considerando che un investimento di 200.000 euro in riqualificazione edilizia è in grado di assorbire due occupati diretti e uno nell’indotto, si può stimare che il meccanismo di agevolazione abbia dato lavoro, nel periodo 2016-2018, a circa 6.600 occupati (includendo anche l’indotto); numero che rappresenta il 17% degli occupati nelle costruzioni in Sardegna (fonte Istat, 2018).

Dall’analisi della dinamica di lungo periodo del rinnovo incentivato, ottenuta dai dati ufficiali di fonte ENEA per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione energetica e frutto di una stima per quanto riguarda il rinnovo generico, emerge una generale tendenza espansiva. Dopo il rallentamento registrato nel 2015, legato all’incertezza sull’effettiva proroga degli incentivi alle aliquote maggiorate e all’aumento dell’aliquota della ritenuta d’acconto sui bonifici effettuati dai promotori dell’intervento (passata a gennaio 2015 dal 4 all’8%), il triennio successivo mostra un livello salito a quasi 30 mila domande l’anno. Motore della ripresa nel 2016 è stato, in base alle stime, il rinnovo generico, mentre nel 2017 il segmento più vivace è stato quello degli incentivi finalizzati al risparmio energetico. Nel 2018 invece per quest’ultimo segmento i dati ufficiali di fonte ENEA rilevano un calo delle domande (da circa 6.800 del 2017 a meno di 5.400 lo scorso anno, per un ammontare dei relativi investimenti sceso da 50 a 36 milioni, una tendenza registrata anche a livello Italia), a fronte di una importante tenuta stimata per il ricorso agli incentivi per la riqualificazione generica delle abitazioni private.

La dinamica del mercato nazionale nell’anno in corso definisce un rafforzamento del trend espansivo che potrebbe quindi caratterizzare anche la situazione regionale.

Grazie alla dinamica recente, il ricorso agli incentivi per intervenire sul patrimonio edilizio residenziale in Sardegna sta progressivamente assorbendo il divario con il resto del Paese, in termini di quota dei lavori incentivati sul totale dei lavori di riqualificazione, pari al 53% in media nell’ultimo triennio, contro il 56% della media nazionale.

Proiezioni 2020: la Finanziaria regionale

Venendo al periodo recente – evidenzia il report della Cna Sardegna – per il 2020 le proiezioni sono all’insegna di un maggiore dinamismo e si ritiene che gli incentivi possano svolgere un ruolo più decisivo nel sostenere il mercato del rinnovo edilizio.

Come detto, la legge finanziaria 2020, attualmente all’esame della commissione bilancio al Senato, proroga per tutto il 2020 le detrazioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (“bonus ristrutturazioni” nella misura del 50% su una spesa massima di 96mila euro per unità immobiliare), per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti (ecobonus) e per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici a basso consumo energetico destinati all’arredo di un immobile ristrutturato (bonus mobili). Introduce inoltre il “bonus facciate”, che prevede che le spese sostenute nel 2020 per interventi edilizi, inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o al restauro della facciata degli edifici, daranno diritto a una detrazione del 90% sul loro intero ammontare.

Francesco Porcu.

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Dopo la lunga crisi che lo aveva drasticamente ridotto tra il 2007 e il 2014, il mercato immobiliare continua ad essere uno dei fattori positivi dell’economia sarda. Il 2018 ha registrato nell’isola una crescita delle compravendite di abitazioni superiore all’8%, risultato più espansivo rispetto alla media nazionale. Similmente, in base ai dati provvisori relativi al primo semestre 2019, l’anno potrebbe chiudersi con un ulteriore incremento, prossimo al 7%, leggermente meglio del dato medio stimato per l’Italia. E’ quanto riporta l’ultimo rapporto sul mercato immobiliare in Sardegna elaborato dall’ufficio studi della Cna Sardegna, in base al quale il 2019 rappresenta il quinto anno di crescita consecutiva del numero di transazioni immobiliari residenziali nell’isola.

«La ricerca – commentano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna sarda e presidente regionale della Cna Costruzioni – stima per il 2019 una prosecuzione della dinamica espansiva. Sebbene non al ritmo sostenuto dei primi anni della ripartenza del mercato (+18% nel 2016) i tassi positivi dell’ultimo triennio sono molto solidi (+7% in media nel periodo 2017-2019). In termini assoluti – evidenziano Porcu e Mascia – alla fine del 2019 saranno scambiate nell’isola circa 14mila abitazioni che, seppur corrispondenti ad una crescita di oltre il 58% rispetto al 2014 (anno di picco minimo del settore), sono ancora inferiori del 30% rispetto al 2007, anno di massima espansione del mercato immobiliare sardo. A livello nazionale, dove la ripresa si è avviata un anno prima (nel 2014) il gap da riassorbire dopo sei anni di crescita è ancora importante (26%), ma inferiore a quello che caratterizza il mercato regionale».

Lo studio della Cna sarda cerca di rispondere a due questioni importanti: la prima è capire dove si colloca oggi il mercato immobiliare isolano, ovvero quanto è stato recuperato della profonda riduzione della domanda, in un contesto in cui lo stock di invenduto si è accumulato nel corso degli anni e i prezzi non sono ancora tornati a crescere; l’altro elemento di interesse è lo studio della variabilità territoriale del mercato.

La ricerca evidenzia innanzitutto che i comuni minori, ovvero tutti i comuni ad eccezione dei quattro capoluoghi della originaria divisione in quattro province del territorio sardo, sono stati i protagonisti della recente fase espansiva: tra il 2014 e il 2019 il numero delle compravendite di abitazioni è cresciuto ad una velocità doppia rispetto al mercato nelle città di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano: +67%, contro il +33% dei capoluoghi. Un fenomeno che a livello nazionale è molto meno accentuato, con tassi di crescita complessiva nel periodo pari al 49% nei comuni capoluogo italiani e al 53% in quelli minori.

Scendendo ulteriormente nei territori emerge che nel primo semestre 2019 il mercato immobiliare a Cagliari e Sassari ha registrato una frenata (rispettivamente del 5 e del 13%). A Nuoro le compravendite sono rimaste stazionarie, mentre a Oristano risultano in crescita quasi del 14%. Nello stesso periodo, a livello Italia, il mercato immobiliare nei comuni capoluogo risulta in espansione, soprattutto nelle città del centro-nord. In Sardegna, come detto, nel 2019 sono i comuni minori a mostrare maggiore appeal: i comuni non capoluogo del cagliaritano crescono più del 12%, nel sassarese più del 10%, nel nuorese poco meno del 9%. Molto meno dinamico invece il mercato nelle città minori dell’oristanese.

Considerando il saldo complessivo dal 2006 al 2019, il territorio che più stenta nel recupero è quello di Sassari, sia il comune capoluogo (-41%), sia i comuni minori (-37%), per un gap complessivo nell’intero mercato provinciale ancora pari al 38%. Segue Nuoro per intensità del fenomeno (-32% il saldo negativo complessivo per l’intera provincia), che sale al -34% nella città principale. In provincia di Cagliari, malgrado il bilancio negativo per il mercato del capoluogo di regione nelle stime per il 2019, il risultato complessivo in tutto il periodo 2006-2019 è meno penalizzante proprio per la città (-15,5%), a fronte di un tasso negativo che sale al -26% negli altri comuni. Similmente in provincia di Oristano i comuni minori segnano un calo del 18,6% tra il 2006 e il 2019, a fronte di una riduzione del 13% in città.

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Esiste in Sardegna un enorme potenziale rappresentato dalla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Negli ultimi dieci anni sono stati effettuati nell’isola circa 292 mila interventi di ristrutturazione edilizia abitativa, ma ci sono ancora oltre 415mila abitazioni sarde non hanno visto alcuna attività di manutenzione straordinaria. È un dato molto significativo, visto che nella nostra regione il 42% delle abitazioni (296mila su un totale di circa 707mila) insiste su edifici costruiti prima degli anni Settanta e ha quindi più di 50 anni. Delle circa 126mila abitazioni che versano in uno stato di conservazione mediocre o pessimo, circa 80mila (il 63%) non è stato oggetto di alcun intervento (la media italiana è del 57%) e soltanto l’8% ha beneficiato di interventi su elementi strutturali. Per non contare il patrimonio edilizio pubblico: su circa 1.627 edifici scolastici presenti in Sardegna (tra scuola primaria e secondaria) il 52% è stato costruito prima del 1975. Si tratta di circa 840 edifici, molti in cemento armato, che necessitano di un monitoraggio e di una manutenzione continua.

In base al report della Cna Sardegna il 42% delle abitazioni dell’isola (296 mila su un totale di circa 707 mila) insiste su edifici costruiti prima degli anni Settanta ed ha quindi, oggi, più di 50 anni. Se si riflette sul ciclo di vita degli edifici questa percentuale assume un significato ancora maggiore: l’aspettativa di vita media delle componenti di un edificio è infatti pari a circa 60 anni. Ne consegue che il patrimonio edilizio regionale andrebbe come minimo monitorato costantemente.

Circa il 18% delle unità abitative sarde è stimato in stato di conservazione mediocre (16%) o pessimo (1,6%). Nel complesso si tratta di 126 mila abitazioni con evidenti necessità di riqualificazione. Di queste, considerando l’ultimo decennio, il 63% (circa 80mila) non è stato oggetto di alcun intervento (la media italiana è il 57%) e solo l’8% ha beneficiato di interventi su elementi strutturali. Nel complesso su 707mila abitazioni occupate quelle interessate da interventi sono state il 41%, contro una media nazionale del 48%.

Ma il tema delle vetustà degli edifici riguarda anche il patrimonio edilizio pubblico. Di grande interesse, ad esempio, è il tema degli edifici scolastici. Una stima della CNA indica che su un totale di circa 1.627 edifici scolastici presenti in Sardegna (scuola primaria e secondaria) il 52% sia stato costruito prima del 1975: si tratta di circa 840 edifici, molti in cemento armato, che necessiteranno di una sempre maggiore controllo e di un monitoraggio continuo.

Ma qual è il potenziale residuo del mercato della ristrutturazione in Sardegna? A questa domanda risponde il report della Cna Sardegna che ha messo a confronto i dati sulle ristrutturazioni edili registrate nell’isola con quelli sullo stato di conservazione del patrimonio edilizio in Sardegna.

In Sardegna nell’ultimo quadriennio le abitazioni ristrutturate nell’isola sono state circa 119 mila, di cui 44mila nella provincia metropolitana di Cagliari e 39mila a Sassari. Nello stesso periodo l’ammontare degli investimenti in rinnovo abitativo in Regione è stato circa 3,2 miliardi di euro, per un valore medio di 26.500 euro ad intervento. Considerando che, tra le 415mila abitazioni che negli ultimi dieci anni non hanno usufruito di interventi di rinnovo circa 80mila sono stimate in pessimo o mediocre stato di conservazione, si ottiene un potenziale residuo di circa 2,1 miliardi di euro del mercato della manutenzione straordinaria in Sardegna, che corrispondono, considerando l’impatto occupazionale diretto e indotto, a circa 32mila addetti.

Nel dato sugli investimenti – evidenzia il report della Cna – sono inclusi anche i lavori che hanno interessato le parti comuni degli edifici plurifamiliari. Se si assume un’incidenza media di circa il 15%, il valore medio per intervento nella singola abitazione scende a circa 22mila euro e la stima del potenziale residuo della riqualificazione abitativa (senza i lavori condominiali) si abbassa a circa 1,8 miliardi (27mila addetti). Va inoltre considerato – evidenzia l’associazione artigiana – che questa stima si basa sulle tipologie più diffuse di ristrutturazione che hanno interessato le case sarde nell’ultimo quinquennio, ossia, interventi spiccioli mirati a sostituire elementi fabbricativi, impianti guasti o a migliorare l’aspetto estetico.

«In questi ultimi anni il numero di abitazioni coinvolte e le somme complessivamente investite è stato sicuramente rilevante – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -: se da una parte il potenziale per la rigenerazione edilizia e immobiliare risulta ancora consistente, dall’altra va riconosciuto come non esista un vero e proprio progetto di riqualificazione del tessuto immobiliare sardo, ma piuttosto una polverizzazione di interventi spiccioli. Se nei prossimi anni il patrimonio abitativo sardo fosse interessato da interventi più mirati ed efficaci (ad esempio in ambito di efficienza energetica), o inseriti in progetti più organici, specialmente in ambito urbano (interventi nei condomini e riqualificazione urbana) non solo il risultato (in termini estetici e funzionali) sarebbe migliore, ma il potenziale del mercato potrebbe essere ben superiore di quanto ivi stimato. Occorre – concludono i vertici di CNA – garantire tassi di ristrutturazione più elevati e più strutturali e soprattutto sostenere l’ammodernamento del patrimonio pubblico e privato con le nuove “tecnologie intelligenti”

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Francesco Porcu.

«Ripresa del confronto con il Governo per rilanciare e accelerare il processo di ammodernamento del sistema infrastrutturale isolano e per esigere il rispetto degli impegni assunti e da subito la costituzione di una cabina di regia Regione-Anas per rilanciare gli investimenti e accelerare la realizzazione delle opere

E’ l’incipit con cui il segretario regionale della CNA Francesco Porcu ed il presidente di CNA Costruzioni Antonello Mascia commentano il report “Le infrastrutture strategiche e prioritarie di interesse della Sardegna” predisposto dal Centro studi di CNA Sardegna, che fa il punto sullo stato dell’arte, costi, disponibilità, fabbisogno e stato di avanzamento delle infrastrutture strategiche di interesse della nostra regione.

Ammonta a 5,1 miliardi il costo complessivo delle infrastrutture strategiche e prioritarie di interesse della Sardegna in base ai dati contenuti nel rapporto “Le infrastrutture strategiche e prioritarie – Programmazione e realizzazione – Dati al 31 maggio 2018” predisposto dal Servizio Studi, in collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione e il Centro studi della CNA Sardegna.

Rispetto al costo complessivo nazionale, pari a 317,1 miliardi, il costo regionale rappresenta una quota pari al 2%, a fronte di quote dell’8% per superficie territoriale, del 3% per popolazione residente e del 4% in termini di investimenti in opere pubbliche, nella media degli ultimi 5 anni. 

L’esame del livello di priorità degli interventi evidenzia un costo di circa 1,8 miliardi (il 55% del costo totale) per otto delle nove opere prioritarie della Sardegna (ovvero infrastrutture facenti parte delle 25 opere prioritarie individuate con il DEF 2015 e degli interventi prioritari invarianti individuati con l’allegato al DEF 2017) che includono interventi in corso, approvati e finanziati e con obbligazioni giuridicamente vincolanti (ossia con contratto approvato o oggetto di accordi internazionali).

Per la nona infrastruttura prioritaria regionale, rappresentata dalla rete ciclabile della Sardegna, facente parte delle sette ciclovie prioritarie nazionali, non è stato considerato il costo per il limitato avanzamento progettuale al momento della rilevazione dei dati. Successivamente il costo dei 46 itinerari ciclabili della Sardegna, dello sviluppo di circa 2.000 km, previsti nell’aggiornamento di dicembre 2018 del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica della Sardegna, predisposto da CIREM con il coordinamento e la supervisione dell’Assessorato regionale dei Lavori pubblici, è stato stimato in circa 146 milioni. 

Ammonta invece a circa 3,3 miliardi il costo delle opere non prioritarie. Tra queste vi rientrano alcuni lotti, con uno stato di avanzamento fisico e finanziario meno maturo rispetto alle opere prioritarie, relativi a interventi sulle principali strade regionali (SS 131 Carlo Felice Cagliari-Sassari, SS 291 della Nurra Sassari-Alghero, nuova SS 125 tratta Olbia-Arzachena-Palau, SS 554 Cagliaritana) e sui principali schemi idrici regionali (Tirso-Flumendosa-Sulcis-Iglesiente, Basso Flumendosa-Picocca e Flumineddu-Tirso).

Rispetto al costo degli interventi programmati, le disponibilità finanziarie ammontano complessivamente a circa 4,2 miliardi di euro, mentre il fabbisogno residuo ammonta a meno di 1 miliardo di euro. Le risorse disponibili consentono quindi una copertura finanziaria pari all’82% del costo. Tale percentuale è del 99% per le opere prioritarie e del 72% per le non prioritarie. L’84% delle disponibilità sono finanziamenti pubblici e il restante 16% finanziamenti privati. Questi ultimi sono rappresentati unicamente dalle risorse di Terna Spa per la realizzazione del collegamento sottomarino a 500 kv in corrente continua SAPEI, infrastruttura strategica in esercizio dal mese di novembre 2009.

 

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L’aggiornamento della dinamica dei principali indicatori di riferimento, per il settore delle costruzioni delinea un quadro con una presenza di segni positivi, sebbene permangano alcuni elementi di debolezza. Si consolida il trend espansivo del mercato immobiliare sostenuto dal credito all’acquisto in espansione dal 2014. Si rafforza la ripresa di quello non residenziale. Dal credito arrivano segnali di crescita anche per gli investimenti nell’edilizia residenziale e non residenziale, che depongono per una ripresa della nuova produzione edilizia tutta.

Crescono le opere pubbliche (+8%), trainate dalle opere del genio civile nonché da importanti interventi di reti ed edifici in ambito sanitario ed universitario.

Sul fronte dell’offerta regna incertezza, anche se si attenua la decrescita sul fronte delle imprese; rimane debole l’occupazione che si riduce nel corso dell’anno a 39mila occupati.

Nel 2018 il volume d’affari del settore costruzioni in Sardegna è stimato in 4,7 miliardi di euro (+1,7% sul 2017), di cui 3,7 miliardi relativi ad investimenti e 970 milioni destinati alla manutenzione ordinaria.

Il primo mercato delle costruzioni regionale si conferma quello abitativo, che nel 2018 assorbe investimenti per 1,5 miliardi di euro (41%). Il secondo mercato regionale è quello delle opere pubbliche 1,4 miliardi (38%)

«Le previsioni per il 2019 sono all’insegna del consolidamento del trend espansivo, con una crescita generalizzata a tutti gli ambiti di attività e settori di intervento, che porta il valore della produzione a crescere del +3,5% (+4,2% gli investimenti e +0,6% la manutenzione ordinaria). Ripresa trainata in particolare dalla nuova costruzione +5,9%, dalle opere infrastrutturali +5% e dall’edilizia non residenziale +8,3%. Alla fine del 2019, il livello degli investimenti sarà ancora fortemente ridimensionato rispetto al 2004: i 3,1 miliardi di investimenti in costruzioni del 2019 a prezzi costanti rappresentano una riduzione del 4,7% rispetto al 2004, quando si superarono i 5,5 miliardi.»

È quanto dichiarano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale Cna e presidente di Cna Costruzioni, nel presentare a Cagliari il rapporto sullo stato delle costruzioni in Sardegna.

«E’ prioritario – aggiungono Francesco Porcu ed Antonello Mascia – accompagnare e sostenere la fase espansiva del mercato. Le previsionali e significative stime di crescita dell’anno in corso sono affidate in gran parte alla capacità della P.A. di rilanciare gli investimenti e far ripartire le opere bloccate. E’ urgente affidare ad una cabina di regia (task force) costituita dal Regione/Anas/Anci il compito di avviare una ricognizione e monitorare le disponibilità finanziarie esistenti (spesso oggi allocate in altri ambiti, vedi gli incentivi alle imprese inutilizzati del Piano LavoRAS) e le ragioni che bloccano l’avvio dei cantieri e/o la realizzazione di importanti opere infrastrutturali: dal fondo infrastrutture regionale, fino ad oggi utilizzato per la metà delle risorse disponibili, alle infrastrutture strategiche di interesse regionale (Def. 2017), che ammontano a 5,84 miliardi, di cui 4,157 di risorse finanziarie già disponibili. Per quelle considerate prioritarie dal costo complessivo di 1,799 miliardi di euro, le risorse finanziarie sono praticamente tutte disponibili (ammontano al 99%). Più in generale occorre, con l’avvio della nuova legislatura, riavviare la riflessione per definire e realizzare quanto non riuscito nella precedente: il riordino e la semplificazione del quadro normativo e una buona legge urbanistica.»

L’analisi delle dinamiche provinciali viene condotta in questa edizione del rapporto in maniera coerente con la nuova riorganizzazione territoriale, aggregando Cagliari e Sud Sardegna. Nel 2018 crescono tutti gli ambiti territoriali (miglior risultato Cagliari e Sud Sardegna +3,7%, Nuoro +2,1%, Sassari +0,8%, con l’eccezione di Oristano che perde il 2,2%). Le previsioni del 2019 vedono Cagliari e Sud Sardegna con Nuoro a +4,5%, si riprende Oristano +2,9% trainata da opere pubbliche e rinnovo edilizio, Sassari +2%. Cagliari e Sud Sardegna rappresenta il 41% del mercato, la provincia di Sassari il 31%.

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Gli incentivi per il rinnovo sostengono il recupero edilizio in Sardegna: nel biennio 2016-2017 i lavori incentivati – per un importo medio pari a circa 440 milioni di euro all’anno – hanno costituito oltre un terzo della spesa complessiva per la riqualificazione edilizia privata, quota che supera il 50% se riferito al solo segmento residenziale (ambito di applicazione principale degli incentivi). Dopo il modesto calo del rinnovo edilizio residenziale registrato lo scorso anno, il maggior dinamismo del 2019 fa ritenere che nel prosieguo dell’anno gli incentivi possano svolgere un ruolo più decisivo nel sostenere il mercato del rinnovo edilizio. Lo si evince da un report della Cna Sardegna che evidenzia come la finanziaria regionale 2019 abbia confermato una serie di importanti incentivi alle famiglie e alle imprese sarde per interventi di efficientamento energetico, restauro e risanamento del patrimonio immobiliare dell’isola.

«Gli incentivi per il rinnovo, generico o finalizzato all’efficienza energetica, hanno nel tempo consolidato il proprio ruolo, fornendo uno stimolo fondamentale alla spesa per manutenzione del patrimonio edilizio esistente – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -. A quelli previsti dalla legislazione nazionale si aggiungono e si possono sommare in Sardegna quelli previsti dalle nuove norme contenute nella legge di stabilità regionale 2019 che destina per le stesse finalità 25 milioni di euro e che prevede un contributo fino ad un massimo di 30mila euro (cumulabile con analoghi interventi statali) per unità immobiliare. Si tratta di un’occasione da non perdere per le famiglie e le imprese sarde, considerando l’eventualità di un ritorno alle aliquote standard negli anni a venire 

Tabella 1. – Investimenti in riqualificazione incentivati1 in Sardegna – Importi in milioni di euro correnti

Investimenti privati in manutenzione edilizia straordinaria

Investimenti veicolati dai provvedimenti di defiscalizzazione

Totale edifici

di cui in edifici residenziali

Totale

% su totale riqualificazione

% su riqualificazione edifici residenziali

2002

1.014

596

96

9,4%

16,1%

2007*

1.210

738

147

12,1%

19,9%

2013

1.279

782

405

31,7%

51,8%

2014

1.309

797

433

33,1%

54,3%

2015

1.344

819

383

28,5%

46,8%

2016

1.305

833

438

33,5%

52,6%

2017

1.360

845

454

33,4%

53,7%

TOTALE 2002-2017

19.515

11.994

         3.660

18,8%

30,5%

TOTALE 2007-2017

14.168

8.782

3.209

22,7%

36,5%

Fonte: Cna Sardegna

1: Per le detrazioni finalizzate al recupero edilizio, le stime ririferite agli anni 2011-2016 si basano sul peso regionale delle spese per recupero patrimonio edilizio di cui alle dichiarazioni IRPEF. Per le detrazioni finalizzate al risparmio energetico, dati ENEA dal 2007.

* Anno di entrata in vigore degli incentivi per il rinnovo energetico                  

L’impatto sull’occupazione

Il report della Cna Sardegna evidenzia come il ruolo strategico svolto dagli incentivi per il rilancio dell’edilizia dell’Isola emerga con evidenza dal relativo impatto occupazionale. Considerando che un investimento di 200mila euro in riqualificazione edilizia è in grado di assorbire due occupati diretti e uno nell’indotto, la ricerca stima che nel periodo 2016-2017 il meccanismo di agevolazione abbia dato lavoro a circa 6.800 occupati (includendo anche l’indotto): tale numero rappresenta il 17% degli occupati nelle costruzioni in Sardegna (fonte Istat, 2017).

Dall’analisi della dinamica di lungo periodo del rinnovo incentivato, ottenuto dai dati ufficiali ENEA per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione energetica e di una stima per quanto riguarda il rinnovo generico, emerge una importante ripresa nel periodo più recente dopo la frenata registrata nel 2015. Quell’anno, l’incertezza circa l’effettiva proroga degli incentivi alle aliquote maggiorate e l’aumento dell’aliquota della ritenuta d’acconto sui bonifici effettuati dai promotori dell’intervento (passata a gennaio 2015 dal 4 all’8%), avevano ridimensionato il ricorso agli incentivi anche in Sardegna.

Negli ultimi due anni, le stime indicano una ripresa del ricorso alle forme di incentivo per sostenere interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio, soprattutto grazie alle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica.

In base ai dati ufficiali ENEA il 2017 ha fatto registrare un deciso aumento, con un numero di interventi passato da poco meno di 5.800 del 2016 a oltre 6.800, per un livello di investimenti attivati in Regione pari a 50 milioni di euro: un incremento importante e in controtendenza rispetto all’andamento nazionale.  

Grazie alla dinamica recente il ricorso agli incentivi per intervenire sul patrimonio edilizio residenziale in Regione sta progressivamente assorbendo il divario con il resto del Paese, in termini di quota dei lavori incentivati sul totale dei lavori di riqualificazione (circa il 54% in Sardegna, contro il 56% al livello nazionale).

Proiezioni 2019: la Finanziaria regionale

Venendo al periodo recente nel 2018 il rinnovo edilizio residenziale in Sardegna è stimato in modesto calo, mentre – evidenzia il report della Cna Sardegna – per il 2019 le prime proiezioni sono all’insegna di un maggiore dinamismo e si ritiene che gli incentivi possano svolgere un ruolo più decisivo nel sostenere il mercato del rinnovo edilizio.

Come detto la legge Finanziaria 2019, infatti, conferma, per tutto il 2019, le aliquote potenziate per l’ecobonus (65% per lavori di coibentazione dell’involucro opaco, pompe di calore, collettori solari per la produzione di aria calda, domotica, tra i principali; 70% o 85% per interventi su parti comuni nei condomini), in altri casi quelle già ridotte dalla precedente legge di bilancio (50% per infissi e finestre o per caldaie senza valvole); inoltre, proroga fino alla fine dell’anno il bonus ristrutturazione con aliquota al 50% per gli interventi di restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, indipendentemente dal valore dei lavori eseguiti su unità immobiliari residenziali e su edifici non residenziali.

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La Cna Costruzioni (la Federazione delle costruzioni della CNA Sarda) ha convocato una conferenza stampa per martedì 19 marzo alle ore 9.20, a Cagliari, presso l’Hotel Regina Margherita, in Viale Regina Margherita 44, nel corso della quale il segretario regionale della Cna Sarda Francesco Porcu e il presidente della Cna Costruzioni Antonello Mascia presenteranno il rapporto sullo stato delle costruzioni in Sardegna, che propone un’analisi sull’andamento del settore nel 2018 e le stime previsionali per il 2019. 

Il rapporto offre un’analisi completa, con dati e stime sugli indicatori più importanti, quali:

  • Investimenti e valore della produzione, per segmenti tipologici;
  • l’analisi dei mercati provinciali:
  • la produzione edilizia;
  • gli appalti in opere pubbliche;
  • l’occupazione;
  • il sistema dell’offerta;
  • il mercato immobiliare e del credito.

 

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Prosegue in Sardegna il trend positivo degli appalti pubblici. Nel 2018 il mercato dei lavori pubblici nella nostra regione ha registrato più di 1.000 bandi di gara promossi, per un valore complessivo a base di gara pari a 870 milioni. Si tratta di quantità in crescita rispettivamente del 21% e 23% rispetto al 2017, un anno nel corso del quale il mercato aveva segnato una riduzione dell’8% delle opportunità per le imprese, a fronte di una concentrazione della spesa su interventi di dimensioni più grandi (+49% l’importo complessivo a base di gara rispetto al 2016). La fase positiva ha visto una netta accelerata negli ultimi tre mesi dell’anno con un numero medio di gare pari a 120 per una spesa di oltre 115 milioni.

«Il mercato degli appalti pubblici in Sardegna continua il suo trend positivo – commentano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni -. La Sardegna sembra aver superato la fase di stallo, soprattutto, grazie all’apporto dei Comuni che nel 2018 hanno mandato in gara ben 740 appalti per un valore di oltre 377 milioni. E’ molto positiva anche la crescita dei micro appalti (fascia sotto i 150mila euro), che rappresentano nella nostra isola il 54% dei bandi anche se solo il 5% del valore complessivo, i quali in futuro dovrebbero essere ulteriormente favoriti dalle nuove regole contenute nella finanziaria nazionale 2019. Le nuove disposizioni che consentono per questa fascia l’affidamento diretto, sebbene circoscritte al 2019, potranno infatti rappresentare un’importante opportunità per le piccole imprese locali. Certo sarà necessario che le stazioni appaltanti si dotino di un quadro regolamentare adeguato, al fine di garantire il rispetto dei principi di concorrenza e di trasparenza. Al contempo per incoraggiare i segnali di crescita occorre rendere più snelle ed efficienti le strutture deputate a gestire i processi di spesa e semplificare il quadro normativo.»

La dimensione degli appalti descrive una ripresa generalizzata, con tassi particolarmente importanti per i piccoli-medio lavori (tra 500 mila euro e un milione) e per i medio-grandi (1-5 milioni), che registrano tassi espansivi dell’ordine del 70% sia in termini di numero che di importo. 

Il dato interessante dell’ultimo scorcio del 2018 è però la decisa ripresa della domanda di taglio micro: i lavori di importo inferiore a 150 mila alla fine dell’anno risultano in crescita di oltre 20 punti percentuali rispetto al 2017.  Il mercato continua pertanto a caratterizzarsi per una domanda fatta di micro e piccole dimensioni: il 79% delle gare promosse non supera i 500 mila euro, mentre la relativa spesa non supera il 12%. Poco meno del 20% del mercato regionale è concentrato sui tagli medi (500 mila- 5 milioni), pari al 33% delle risorse in gara. Infine le gare di importo superiore a 5 milioni rappresentano poco più del 2% della domanda, assorbendo però il 55% della cifra d’affari potenziale complessiva.

In sintesi la domanda è polarizzata tra numerose gare di importo micro (ambito di attività per le imprese locali, perlopiù artigiane), mentre la quota più rilevante delle risorse è appannaggio di pochi grandi competitors che si contendono una media di 25 gare l’anno nell’ultimo quinquennio. Oltre alla ripresa della micro-domanda locale l’altra caratteristica del mercato nel 2018 è la concentrazione dei grandi lavori su tagli maxi: se nel complesso le gare di importo superiore a 5 milioni perdono 8 opportunità rispetto al 2017, passano da 5 a 12 quelli di importo superiore a 15 milioni, tra cui tre superano la soglia dei 50 milioni. Si tratta di due concessioni di servizi e di un appalto integrato. La prima concessione, in regime di project financing, è stata promossa dal comune di Sassari, per l’affidamento della gestione e manutenzione del cimitero cittadino e del cimitero di Palmadula, per un importo compressivo di 65,7 milioni. L’altra è una concessione di servizi promossa dal comune di Cabras relativa all’affidamento in concessione dello stabilimento per la commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti ittici e per la lavorazione dei prodotti della pesca, per un importo complessivo a base di agra pari 53 milioni.  L’appalto integrato è stato invece promosso dal CACIP – Consorzio Industriale provinciale di Cagliari, per affidare la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori del roaming delle linee A e B del termovalorizzatore di Cagliari, per un importo a base di gara di 61,6 milioni.

La legge finanziaria 2019 (L. 145/2018) ha introdotto una deroga “a tempo” al Codice dei Contratti Pubblici, prevedendo la possibilità, per le stazioni appaltanti, di procedere all’affidamento di lavori di importo fino a 150.000 euro mediante affidamento diretto previa consultazione, ove esistenti, di tre operatori economici, e tramite procedura negoziata per gli appalti tra i 150 mila e i 350 mila euro, con consultazione di almeno dieci operatori economici ove esistenti.

Le nuove norme, a meno di ulteriori proroghe, avranno vigore dal primo gennaio al 31 dicembre 2019 e un primo bilancio degli effetti sarà possibile trascorso almeno un primo trimestre dall’entrata in vigore della norma. In questa fase si può valutare l’ambito di intervento di tali deroghe che dovrebbero snellire, favorendolo, l’iter di gara relativo ai piccoli interventi, che come detto, rappresentano in regione la fetta più rilevante del mercato su cui si gioca la competizione delle imprese locali.

Nella media degli ultimi 5 anni, i lavori di importo inferiore ai 150 mila euro rappresentano infatti il 54% nel numero e il 5% del valore; una percentuale in aumento rispetto al quinquennio precedente in cui si attestava sul 47% e nettamente superiore alla media nazionale (pari al 41% nel periodo 2013-2018, in crescita anche in questo caso rispetto al periodo precedente).

Sul fronte della spesa le nuove norme prendendo a riferimenti i bandi al di sotto i 350mila euro andrebbero ad impattare su una tipologia di interventi che in media assorbono l’11% del valore complessivo in gara, una quota in modesta flessione rispetto al quinquennio precedente, ma pari a più del doppio rispetto al dato medio nazionale.

Con 740 gare promosse nel 2018 per un valore di 377 milioni, i Comuni sardi continuano a svolgere il ruolo di motore della ripresa, incrementando la domanda del 31% e la relativa spesa di oltre l’80%: a tale gruppo di committenti spettano due delle tre maggiori gare dell’anno. Estremamente positivo anche il bilancio per le Province (da 49 a 63 interventi, da 9 a 23 milioni di risorse in gara) e per la Regione (+12% il numero di gare, per una spesa aumentata di quasi 30 milioni). Per le Aziende Speciali invece il bilancio è a doppia velocità, con un numero di gare raddoppiato, a fronte di un valore a base di gara in forte riduzione (-37%), legato alla pubblicazione nel 2017 di maxi-gare di Abbanoa, a fronte di interventi più ordinari promossi nell’ultimo anno concluso (1 milione in media).

Continua a mostrare segni evidenti di riduzione dell’attività il gruppo delle Grandi Committenze, da imputare soprattutto all’Anas, che in tutto l’anno è stata attiva con appena 8 gare promosse, per una spesa pari a 100 milioni, contro i quasi 270 del 2017. A bilanciare in parte la modesta attività dell’Anas, si segnala l’importante ripresa delle Ferrovie, che hanno promosso dieci gare per un importo complessivo di 87 milioni. Tra queste si segnala l’appalto integrato da 40 milioni per la progettazione esecutiva e lavori riguardanti l’armamento ferroviario e le opere civili della sede ferroviaria e relative pertinenze, in tratti saltuari della linea Cagliari-Golfo Aranci nelle tratte a Nord di Oristano. In flessione anche il numero di gare promosse dall’amministrazione centrale, a fronte di una crescita esponenziale della spesa (da 5,6 a 83,7 milioni), grazie alla gara da 39,6 milioni promossa da Infratel Italia per la costruzione e gestione dell’infrastruttura passiva a banda ultralarga, ma anche all’accordo quadro promosso da Consip per la gestione, conduzione, manutenzione e l’efficientamento energetico degli impianti di illuminazione pubblica di proprietà degli Enti locali, quantificati nel caso della Sardegna in un massimo di 14.000 punti luce, per un importo a base di gara pari a 11,3 milioni. 

La crescita del mercato registrata in Sardegna si colloca in un contesto anche più brillante registrato in molte altre regioni italiane. Nella media nazionale il numero di gare nel 2018 risulta in crescita del 28%, con tassi superiori o uguali al 50% osservati in Molise, Marche, Toscana e Lazio. In termini economici la Sardegna scende nella classifica per crescita rispetto al 2017, mostrando una performance migliore solo a quella registrata in quattro regioni: la Lombardia, che cresce del 20%, il Piemonte, che rimane sostanzialmente stabile sui livelli di spesa del 2017, e Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, le uniche regioni con spesa in calo. 

Francesco Porcu.

Francesco Porcu.

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Nonostante la Sardegna sia caratterizzata da un grado di rischio idrogeologico in linea con la media delle regioni del Sud e inferiore alle medie nazionali, la rete infrastrutturale isolana presenta livelli di esposizione significativi, sia per quanto riguarda il rischio alluvione, sia per il rischio di frane. In particolare nella nostra regione risulta significativamente superiore alla media nazionale la percentuale di ponti a medio-alto rischio alluvionale: 55 chilometri, ovvero il 19% del totale. Quanto al pericolo frane la situazione è ancora più grave. Per la spesso scarsa cura dei versanti a ridosso delle infrastrutture, la percentuale di ponti “pericolosi” risulta in Sardegna significativamente superiore delle medie nazionali: si tratta del 4,2% dei 287 chilometri di ponti regionali, una percentuale da confrontare con il 2,8% delle regioni del Sud e il 3,1% della media italiana.

Questi dati sono contenuti in un dossier del centro studi della Cna Sardegna che quantifica il livello di rischio per le infrastrutture stradali in Sardegna in relazione a possibili eventi di alluvione e frana. Lo studio – che utilizza la cartografia aggiornata dell’isola, intersecando la rete infrastrutturale (strade e ponti) con la mappa del rischio idrogeologico fornita dall’ISPRA – evidenzia che circa 1.900 chilometri di strade, il 5,2% dei 37mila chilometri che compongono la rete stradale isolana, ricadono su aree a rischio idrogeologico medio-alto.

«Gli eventi calamitosi che si sono verificati negli ultimi tempi e la risposta inefficace della rete infrastrutturale regionale e nazionale, rappresentano solo l’avvisaglia di quanto potrebbe succedere nei prossimi anni – commentano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della CNA Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -: l’aumento della frequenza di eventi climatici di elevata intensità, unito all’obsolescenza e, in molti casi, alla scarsa manutenzione delle nostre infrastrutture, impongono oggi la necessità di una seria riflessione sullo stato delle infrastrutture di trasporto e sul livello della loro esposizione al rischio. Per prevenire e contrastare il verificarsi di eventi che possano mettere a rischio la viabilità regionale e l’incolumità delle persone si rendono necessari interventi di consolidamento e cura dei versanti, oltre ad una puntuale attività di monitoraggio, manutenzione e rafforzamento delle infrastrutture

Lo studio della Cna sarda censisce innanzitutto la rete viaria isolana, stimando che in Sardegna sono complessivamente presenti circa 37 mila chilometri di strade (nel computo sono considerate tutte le tipologie, dalle strade provinciali a quelle locali, incluso le strade urbane).

Sul territorio regionale sono inoltre presenti 287 chilometri di ponti che rappresentano lo 0,78% della rete stradale regionale (in termini chilometrici): un dato inferiore sia rispetto al dato nazionale (0,94%), sia rispetto a quello delle regioni del Sud (0,97%). In sostanza – evidenzia il dossier – in Sardegna l’orografia del territorio e la localizzazione della rete stradale sembra configurare una minore necessità del ricorso a ponti, viadotti e cavalcavia.

Secondo i dati dell’ISPRA, la percentuale di superficie regionale interessata da un rischio alluvionale medio-alto (ovvero con una alta probabilità che nell’arco del prossimo secoli si verifichi un grave evento alluvionale) è pari al 3,6%: 857 dei circa 24mila kmq che costituiscono l’Isola. Si tratta di una percentuale inferiore rispetto alla media nazionale (5,4%), ma in linea con quella delle regioni del Sud del Paese.

E’ invece più elevata la quota di superficie regionale classificata ad elevato rischio frana: il 5% dell’isola, ovvero circa 1.200 chilometri quadrati. Come in precedenza, il dato regionale risulta leggermente inferiore sia rispetto a quello nazionale, sia rispetto a quello delle altre regioni del Sud.

Intersecando il grafo stradale con la mappa del rischio idrogeologico si evince che, considerando gli eventi alluvionali, il 5,2% dei 37mila chilometri che compongono la rete stradale della Sardegna ricade su aree a rischio medio-alto: si tratta di circa 1.900 chilometri di strade, una quota sensibilmente inferiore rispetto al dato nazionale, caratterizzato dall’elevata esposizione dei territori dl Nord-Est. Il dato regionale, tuttavia, risulta superiore alla media delle regioni del Sud.

Più preoccupante è il dato che riguarda i chilometri di strada su ponti, viadotti e cavalcavia. In questo caso il dato della Sardegna si avvicina considerevolmente a quello nazionale e rimane ampiamente superiore alla media delle regioni del Mezzogiorno. Nel dettaglio, sono da classificare a rischio alluvionale medio-alto 55 chilometri di ponti, il 19% del totale.

Un chiaro elemento di criticità per i ponti riguarda infine gli eventi franosi. Dal dossier della Cna Sardegna emerge, infatti, che per caratteristiche e (talvolta) scarsa cura dei versanti a ridosso delle infrastrutture, la percentuale di ponti “pericolosi” risulta significativamente superiore delle medie nazionali: si tratta del 4,2% dei 287 chilometri di ponti regionali, una percentuale da confrontare con il 2,8% delle regioni del Sud e il 3,1% della media italiana.