22 December, 2024
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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

Restano lunghi i tempi del dibattito sul DL 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio” in Consiglio regionale, per la netta contrapposizione delle posizioni tra maggioranza e opposizione.

La seduta odierna si è aperta con l’esame dell’aula l’art. 5 (Interventi di ristrutturazione edilizia) del DL 130, al quale è stato presentato un unico emendamento, il 245 (soppressivo totale) su cui sia la commissione che la giunta hanno dato parere contrario. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Sardegna Pietro Pittalis che ha fatto rilevare che per la giunta era presente solo l’assessore ai trasporti Massimo Deiana. Auspicando l’arrivo dell’assessore competente ha sollecitato una dichiarazione in aula del presidente Pigliaru sulla questione Tossilo. Non è possibile – ha detto – che il Consiglio sia informato solo dalla stampa. Il presidente Pigliaru deve venire in aula, basta con gli atteggiamenti reticenti.

Il presidente Ganau  ha detto che avrebbe trasmesso la richiesta alla giunta e al presidente della Regione. 

Il primo ad intervenire nel dibattito generale sull’articolo 5 è stato Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) che ha detto che sul termine “ristrutturazione” bisogna fare  chiarezza. La sostituzione di componenti strutturali – ha chiesto – è ristrutturazione? Se decido di demolire muri portanti è un abuso? Sulla ristrutturazione ci sono libere interpretazioni lasciate alla libera interpretazione amministrativa. Per questa ragione sarebbe opportuno fermarsi in commissione per capire cosa stiamo approvando. 

Angelo Carta (Psd’az)  ha ricordato che l’opposizione non sta facendo ostruzionismo, come sostiene la maggioranza, ma sta solo cercando di migliorare il corpo normativo. L’articolo 5 rappresenta uno dei tanti nodi su cui non riusciremo a trovare un’intesa. Bisogna capire che con la ristrutturazione il cittadino non vuole  creare un danno enorme all’ambiente. Non si può punire chi vuole migliorare la sua casa, il proprio albergo, migliorando l’utilizzazione del suolo.

Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’art 5 è importante. Lo sarebbe stato di più se, cogliendo il concetto di ristrutturazione, ci si fosse sforzati di entrare nel merito. Purtroppo così non è stato. L’atteggiamento della giunta e della maggioranza non è cambiato. L’art 5 è deficitario anche rispetto alla giurisprudenza. Proprio la parola ristrutturazione vuol dire “intervenire sulla struttura”. Tunis si è rivolto all’assessore Erriu, appena entrato in aula, per sollecitare la presentazione di un emendamento orale per migliorare questo articolo.

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che con questo articolo si vuole ridefinire in Sardegna il concetto di ristrutturazione edilizia. Per fare questo però sarebbe necessaria la chiarezza. Uno degli obiettivi di questa legge, almeno nelle intenzioni dei presentatori, doveva essere quello di dare un contributo alla semplificazione del quadro normativo. Per Locci si è raggiunto, invece, il risultato opposto.  Ci troviamo a confrontarci con scritture differenti dello stesso concetto. Bisogna quindi, almeno, specificare che questa definizione dell’articolo 5 prevalga sulle altre.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimandato al mittente le accuse di chi ha detto che l’opposizione vuole rallentare i lavori. L’opposizione ha invece stimolato la maggioranza e la giunta perché la legge arrivasse in aula. Ma la maggioranza e la giunta – ha aggiunto – hanno preferito impallare il Consiglio regionale su una finta rivoluzione della sanità sarda che doveva servire a ridurre i costi e a dare migliori servizi ma che in realtà è servito  solo a nominare i commissari. Inoltre, quando il DL della giunta è arrivato in commissione è stato stravolto dalla stessa maggioranza. Il risultato è che le modifiche fatte dalla maggioranza in commissione sono peggio del testo della giunta.  Nello specifico l’articolo 5 è una “norma minestrone” che sarà indigesto e dannoso per i cittadini sardi. L’articolo è frutto di  una tecnica bizzarra che rende incomprensibile il testo.

Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto all’assessore che fine fanno le opere interne. Queste opere rientrano nelle ristrutturazioni? Ci vuole chiarezza.

Paolo Truzzu (Sardegna) condivide il quesito posto da Michele Cossa e ha invitato la giunta e la maggioranza ad  abbandonare l’aspetto ideologico e a ragionare su elementi concreti. 

Mario Floris ha detto che questo provvedimento risente di uno scontro politico in atto in Regione che dura da dieci anni. Dobbiamo smetterla – ha detto Floris – di pensare che l’impatto delle questioni urbanistiche abbiano un impatto elettorale. Queste materie non devono essere guardate nell’ottica elettorale. Questo provvedimento deve dare delle risposte. Ma complica le cose anche perché sembra che sia stato scritto da persone che non sanno nulla di urbanistica. Per l’ex presidente della Regione nel testo ci sono incongruenze pazzesche. Se l’assessore dice che tra 60 gg presenterà la proposta urbanistica generale quale è l’urgenza di approvare questo provvedimento nato nel buio del palazzo?    

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna)  ha detto che l’articolo 5 sarebbe stato importante se fosse stato in sinergia con i provvedimenti del precedente Piano casa. Il vicepresidente del Consiglio ha invitato la maggioranza a riflettere e ad abbandonare ogni aspetto ideologico. 

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ribadito che l’intera legge è inutile. Basterebbe fare un unico articolo di rinvio alla legge nazionale. Nell’articolo 5 c’è un rimando puntuale alla legge nazionale. Ma è possibile – ha chiesto – legiferare in questo modo?  

Gianluigi Rubiu (Area Popolare sarda) ha sottolineato la lacunosità dell’articolo 5 che tratta di una materia importante come quella delle ristrutturazioni. 

Essendoci un solo emendamento soppressivo il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo.

Per dichiarazione di voto è intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha dichiarato il voto contro. Siamo a uno snodo fondamentale – ha detto – perché stiamo entrando nella fase degli errori come vedremo anche nei successivi articoli. Questa   legge è una gabbia, una legge sbarra, una  legge pollaio. E’ impensabile continuare in questo modo.

Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)  ha detto che con questo art 5 stiamo tornando ai tempi dell’azzeccagarbugli. Questo articolo è ingarbugliato,  anzichè rendere più chiaro il testo si concatenano leggi. Il povero cittadino cosa deve fare? Questo articolo va cassato. Perché non proviamo a riscrivere questo articolo 5 in maniera chiara?

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che l’articolo 5 è determinante. Ma la preoccupazione vera nasce dal fatto che ci possano essere libere interpretazioni.

Paolo Truzzu (Sardegna) ha espresso un voto favorevole all’emendamento soppressivo n. 245. Per il consigliere del gruppo Sardegna sarebbe necessario fare un passaggio in commissione.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che il voto sull’articolo 5 è negativo. Questa legge è un guazzabuglio di norme affastellate anche male. Si tratta di un minestrone di concetti. Si sarebbe voluta la semplificazione ma si è raggiunto il risultato contrario.

Angelo Carta (Psd’az) ha detto che l’articolo 5 è il contrario della semplificazione. Non si capisce cosa c’è scritto. 

Gianluigi Rubiu (Area Popolare Sarda) ha espresso il voto favorevole sull’emendamento che sopprime l’articolo 5. Per rubiu questo articolo è poco chiaro. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’articolo 5

Messo in votazione, l’articolo 5 è stato approvato.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’art.6 (Opere soggette a Segnalazione certificata di inizio attività) chiedendo al presidente della commissione Urbanistica Antonio Solinas il parere sugli emendamenti.

Solinas ha comunicato il parere contrario agli emendamenti n. 48, 49, 50, 51, 52, 58, 243, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 162, 163, 164, 165, 166, 167, 168, 169, 171, 172, 173, 434, 435, 453, favorevole agli emendamenti nn. 91 e 489; mentre  per il n. 25, 490 e 491 ha invitato i presentatori al ritiro. L’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Ha quindi preso la parola il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), che dopo aver chiarito il significato politico della mancata partecipazione al voto sull’art.5 della minoranza, è entrato nel merito dell’art 6 manifestando forti perplessità: «E’ un articolo che introduce ulteriori elementi di confusione – ha detto Cherchi – in particolare quando affida, per gli interventi su superfici superiori a 25 mq, la supervisione al direttore dei lavori». Dubbi anche sulla sanzione di 500 euro per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori. «La dichiarazione è obbligatoria – ha concluso il consigliere azzurro – il direttore si deve assume la responsabilità che non può essere sostituita da una sanzione».

Per Michele Cossa (Riformatori) «la norma in discussione è un passo indietro sul versante della semplificazione. La Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) rappresenta la traslazione della responsabilità dagli uffici tecnici al progettista. Da una parte diciamo che non serve un permesso a costruire e poi chiediamo tutti gli atti di assenso allo Sportello di inizio attività edilizia. Altro problema: stiamo andando a sopprimere l’articolo 15 della legge 23 che non prevede l’autorizzazione per le opere interne e quelle di manutenzione ordinaria. Questo rischia di creare ulteriori ostacoli».

Molto critico anche il giudizio di Luigi Crisponi (Riformatori). «Non si capisce perché si voglia correggere la legislazione nazionale che mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per le migliorie nelle proprie abitazioni. L’art. 6, invece, appesantisce le incombenze di carattere burocratico. Perché si vuole intervenire su un articolato chiaro?».

Per Ignazio Locci (Forza Italia), il Dl 130 si adegua alla legislazione nazionale e non introduce elementi di semplificazione. «La Regione sta sperimentando lo sportello unico dell’edilizia in alcuni comuni dell’Isola. Con questa legge invece si rende ancora più complicato il quadro normativo in materia».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di andare avanti nella discussione: «Meglio riportare il testo in Commissione e provare a correggerlo – ha detto Tunis – altrimenti non ci resta altro da fare che resistere in Aula per impedire di approvare una legge dannosa per la Sardegna».

Un appello al buon senso ha invece rivolto all’Aula Alessandra Zedda (Forza Italia). «Il testo della legge non è chiaro, non si capisce se c’è una differenza tra il permesso di costruire e le manutenzione ordinarie. I regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti uguali? Non è il caso di cominciare davvero un lavoro di semplificazione?».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «la Scia trasferisce la responsabilità degli interventi edilizi ai cittadini e al progettista. L’istituto ha necessità di una rivisitazione ma, così come viene prospettata, la norma proposta dalla Regione non va in questa direzione». Tedde ha poi accusato la maggioranza di vassallaggio nei confronti del Governo nazionale. «La Regione sarda ha competenza esclusiva in materia urbanistica ma continua a scopiazzare e a fare pasticci. Il rischio è creare un corpo di norme difficilmente interpretabili e applicabili».

Secondo ill consigliere Christian Solinas (Psd’Az) l’articolo 6 introduce l’istituto della Scia nell’ordinamento regionale e rischia di ostacolare la riqualificazione dei centri storici. «Con questa norma viene meno la possibilità di chiedere l’autorizzazione edilizia per un tetto crollato, servirà un permesso di costruire perché la Scia non lo prevede. E’ un aggravio di costi che colpirà soprattutto i piccoli centri e non i grandi speculatori. Da una parte si propone la vendita a un euro delle vecchie case dei centri storici e dall’altra si impedisce di ristrutturarle. E’ una normativa complicata che rischia di bloccare la riqualificazione dei centri storici».

Concetto ribadito da Attilio Dedoni che ha chiesto norme più semplici in materia urbanistica.

Angelo Carta (Psd’Az) ha letto in aula l’appello rivolto dall’Ance al Consiglio per una modifica sostanziale del Dl 130. «Questa e altre organizzazioni di categoria avevano condiviso la prima proposta della Giunta, stravolta in seguito dalla Commissione.  Quel lavoro egregio fatto dalla Giunta è andato perduto – ha rimarcato Carta  –  perché non tornare su quel testo anziché imporre un provvedimento che potrebbe arrecare seri danni all’economia sarda».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro degli emendamenti n. 49, 51, 53 e 54. «E’ un segnale di apertura da parte nostra. Chiediamo però di discuterne in commissione. Apriamo un dialogo costruttivo che consenta trovare una soluzione condivisa». Rubiu è poi entrato nel merito dell’art. 6: «E’ una norma monca – ha detto il capogruppo di Aps – non comprende la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata), strumento indispensabile per la semplificazione. Credo che sarebbe utile allinearsi alla legislazione statale».

Roberto Deriu, rispondendo al capogruppo  di Area Popolare Sarda, ha manifestato apprezzamento per il segnale di distensione arrivato dai banchi della minoranza. «E’ un passo in avanti – ha affermato Deriu – sugli strumenti non possiamo però concordare. Il rinvio del provvedimento in Commissione sarebbe un rallentamento. Meglio proseguire con i lavori a oltranza e individuare altri strumenti previsti dal Regolamento per ottenere gli stessi risultati».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che la normativa statale prevede la Scia solo per gli interventi straordinari, mentre per tutti gli altri richiede la Cila. «Questa semplificazione manca invece nell’art.6 che riporta all’interno della Scia interventi prima esclusi. Sono questioni importanti, si sta creando una sovrapposizione tra la legge 380 e la legge 23 del 1985 che creerà non pochi problemi interpretativi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamento soppressivo totale n. 243 e soppressivo parziale n.157 che sono stati respinti dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n.513. Il primo firmatario Christian Solinas ha spiegato il senso della proposta: « far transitare nella Scia i piccoli interventi nei centri storici». Solinas ha quindi chiesto un chiarimento alla Giunta e dato la disponibilità a un ritiro dell’emendamento.

Il presidente Ganau per consentire un approfondimento alla Giunta ha sospeso la discussione dell’emendamento n.513.

Si è quindi passati alla votazione dell’emendamento soppressivo parziale n.159 che è stato respinto.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n.160 che propone l’esclusione dei muri di cinta e delle cancellate dalle opere soggette a Scia.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale la norma in discussione «è ancora più restrittiva rispetto alla sperimentazione in atto in materia urbanistica avviata da alcuni Comuni della Sardegna».

A sostegno dell’emendamento n.160 ha preso la parola Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha manifestato la volontà di procedere verso la semplificazione in modo da consentire ai cittadini di ottenere piccole autorizzazioni senza rischiare di rimanere intrappolati nei labirinti della burocrazia».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) la norma «sottopone al giogo della legge anche le operazioni più elementari. Ciò che dispiace è constatare che, nonostante la manifestazione di disponibilità da parte nostra, non c’è sensibilità da parte della maggioranza».

Gianluigi Rubiu, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso contrarietà per la decisione della maggioranza di non accogliere la sua proposta di un rinvio in commissione del provvedimento. «E’ un dialogo tra sordi – ha detto Rubiu – a questo punto noi andremo avanti con la nostra battaglia. La minoranza è coesa, lavora in sintonia ed è pronta ad andare avanti a oltranza».

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto “dispiaciuto” per la mancanza di disponibilità da parte della maggioranza. «A questo punto andremo avanti con una ferma opposizione per impedire che venga approvata una legge dannosa per l’economia isolana».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto favorevole e ha invitato la maggioranza ad ascoltare i suggerimenti dell’opposizione: «eliminare i muri di cinta e le cancellate dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia è un atto di buon senso».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti critiche all’art.6. «si assimilano le rampe di accesso per i disabili agli ascensori esterni. Servirebbe l’intervento di un buon neurologo».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) « imporre la Scia per realizzare un muro di cinta o una cancellata è un paradosso cosi come non ha senso prevedere una segnalazione certificata di inizio attività per la realizzazione di rampe o ascensori esterni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Forza Italia) ha messo in evidenza l’atteggiamento di chiusura da parte della minoranza: «Vi rifiutate di correggere le aberrazioni che mettete in campo – ha detto Dedoni – siete chiusi in una gabbia».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore Cristiano Erriu per la replica. «L’art. 6 comprende opere di restauro e interventi conservativi che possono essere molto rilevanti – ha detto Erriu – in molti casi si tratta di interventi che non possono non essere sottoposti al permesso di costruire».

Erriu ha poi dato la disponibilità della Giunta a ragionare sugli incentivi per il restauro e il risanamento conservativo degli edifici dei centri storici in modo da ridurre i costi legati alla richieste di permesso. «Serve una norma finanziaria –ha detto Erriu – la Giunta valuta questa possibilità e pensa di individuare quali tipo di edifici prevedere nella Scia».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione emendamento n.160 che è stato respinto dall’Aula.

Sull’emendamento 161, soppressivo del comma 1 lettera e) dell’articolo 6, su cui c’è il parere contrario di giunta e commissione, è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha espresso un parere  molto critico.

Per Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) siamo davanti a degli “aborti legislativi” e a delle “scopiazzature”  per cui l’emendamento soppressivo deve essere approvato. Il comma così come è scritto non vuol dire nulla perché manca la parola “opere”.

Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha detto che su questa lettera e) ci sono molti dubbi di chiarezza. Stefano Tunis  (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto a favore sull’emendamento 161. Luigi Crisponi (Riformatori sardi)  ha affermato che è assurdo prevedere  la Scia anche per l’installazione di un’altalena. Giuseppe Fasolino  (Forza Italia Sardegna) ha sottolineato che più si va avanti più si capisce quanto sia confusionaria questa legge. Angelo Carta (psd’az) ha annunciato il  voto favorevole sull’emendamento. Antonio Solinas (Pd)  ha presentato una serie di emendamenti orali anche – ha detto – su indicazione dell’opposizione. Mario Floris ha fatto rilevare che alcuni   emendamenti presentati confliggono con gli articoli successivi e ha chiesto chi valuta le copertura di spesa. Gianluigi  Rubiu (area popolare sarda) ha detto che questa legge è stata scritta con troppa fretta e ha proposto un altro passaggio in commissione. Efisio Arbau (Sardegna Vera) ha invitato tutti a tenere un  comportamento lineare e sereno. Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha ricordato che l’obiettivo è la tutela del patrimonio urbanistico. Non bisogna però arretrare. Quando e se questa legge sarà approvata i sardi non capiranno nulla. La procedura è macchinosa anche per installare una caldaia. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che molti emendamenti presentati dall’opposizione vogliono portare un minimo di saggezza in questa legge che attualmente è difficile da interpretare e  da capire ed è stata scritta copiando a casaccio.

L’emendamento è stato bocciato (sì 20, no 21).

Sull’emendamento 162 che intende sopprimere il comma 1 lettera f) dell’articolo 6 è intervenuto Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha detto che anche per le piccole opere dovrà essere presentata la Scia.  Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna) ha detto che quelle prime aperture di credito che si intravedevano all’inizio della seduta sono svanite. Marco Tedde  (Forza Italia Sardegna) ha detto che questo emendamento va  votato a occhi chiusi perché è espressione del liberalismo.

Per Paolo Truzzu (Sardegna) gli emendamenti orali presentati da Antonio Solinas dovrebbero essere esaminati in commissione.

Gianluigi Rubiu (area popolare sarda) ha detto che il tema delle pertinenze è un tema difficilissimo che merita un confronto approfondito. Rubiu ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 162.

Anche Angelo Carta (psd’az) voterà a favore dell’emendamento 162. Sugli emendamenti orali il consigliere Carta ha chiesto di averli per iscritto per poterli esaminare.

L’emendamento 162 è stato bocciato (presenti 49, votanti 49, sì 19, no 30).

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 163 che propone la cancellazione della lettera g) del primo comma dell’art.6 e la conseguente esclusione degli impianti tecnologici dall’elenco delle opere da sottoporre a Scia.

 Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha parlato di atteggiamento di chiusura da parte della maggioranza: «Non si vuole dare un contributo di chiarezza. Le norme non danno certezze e lasciano campo al libero arbitrio».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) manca la volontà di fare qualcosa di originale che rappresenti la specificità sarda.  «Avete la stessa originalità di un fotocopiatore o di uno scanner –ha detto Tedde – il popolo sardo merita una rappresentanza parlamentare di altra caratura».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha contestato l’inserimento degli impianti tecnologici nell’elenco delle opere da sottoporre a Scia. «Stiamo parlando di attività che non hanno bisogno della procedura certificata».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni dopo aver espresso forti perplessità sul Dl 130 («scritto dietro specifico mandato») ha riformulato la richiesta al presidente Francesco Pigliaru di riferire in Aula sul progetto di ampliamento dell’inceneritore di Tossilo.

Christian Solinas (Psd’Az) ha invece chiesto una pausa di riflessione per approfondire il contenuto dell’articolo 6. «Serve capire se anche la semplice installazione delle caldaie a gas debba essere sottoposta a Scia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) in merito alla lettera g) del primo comma dell’art. 6 ha detto di non avere dubbi sul fatto che la legge sia stata scritta bene. «Il testo che era arrivato in Commissione era un testo condivisibile, poi è stato modificato. Il nuovo introduce complicazioni e non se ne capisce il motivo. Servono modifiche».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n.163 che è stato respinto con 29 voti contrari e 20 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento soppressivo parziale  n.164 che propone l’esclusione dalla procedura Scia delle  varianti a permessi di costruire già rilasciati a) che non incidano sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, b) che non cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e non alterino la sagoma e non violino le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito “inaccettabile” la mancata previsione di tempi certi per i procedimenti. «Non è sufficiente richiamare le disposizioni generali, così si apre la porta a direttive, circolari e regolamenti che governano il procedimento amministrativo. Inammissibile che quando si presenta una pratica non si abbiano risposte in tempi brevi. ».  

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) la normativa nazionale individua la possibilità di richiedere la Scia per varianti in corso d’opera che non modifichino i parametri urbanistici. «Ciò dà la possibilità, in caso di variazioni interne agli edifici, di procedere attraverso una Scia». Cherchi ha poi proposto al presidente Solinas di presentare un emendamento orale che escluda dalla Scia le demolizioni di opere.

Il presidente Gianfranco Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi sospeso i lavori e aggiornato la seduta alle ore 15.00.

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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.

Consiglio regionale 42 copia

Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Carbonia ospiterà la terza tappa di presentazione del manifesto “L’ora delle idee – il centro destra riparte dai giovani”. L’appuntamento è previsto venerdì 6 marzo, a partire dalle 17 e 30, presso la sala congressi del Lu’ Hotel. Nell’occasione verranno presentati i provvedimenti in materia di casa e famiglia, impresa e lavoro, giovani, cultura e internazionalizzazione elaborati dai giovani del centro destra. Idee e progetti che meritano di essere affrontati e inseriti nel dibattito politico al fine di uscire da questo momento di estrema difficoltà socio-economica. Al convegno interverranno i consiglieri regionali Pietro Pittalis, Ignazio Locci, Oscar Cherchi, Stefano Tunis, Antonello Peru, Marco Tedde, Alessandra Zedda, Giuseppe Fasolino, Alberto Randazzo, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Le conclusioni verranno invece affidate all’ex Governatore e attuale consigliere regionale Ugo Cappellacci, al senatore Emilio Floris e all’europarlamentare Salvatore Cicu.

Nel corso dell’incontro verrà inoltre presentata la nuova comunità digitale “Azzurri2.0”.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha concluso ieri sera la discussione generale sull’articolo 28 della Finanziaria.

Per Oscar Cherchi (FI) «l’articolo 28 è la perla di questa Finanziaria che accontenta un po’ tutti. È un insieme di attività e di risposte da alcuni consiglieri regionale ai loro territori». Cherchi ha aggiunto: «Lo abbiamo già detto che questa Finanziaria è il fallimento della Giunta regionale e della maggioranza. Da questo momento in poi non c’è più possibilità di dialogo e di ricevere il consenso che vi aspettavate», e ha aggiunto «se l’economia della Sardegna riparte dal portale di Sardegna turismo lo dovrete spiegare ai sardi».

Per Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, «era da un po’ che non si vedevano delle Finanziarie così generose, questo articolo 28 interviene su tutto e su tutti». Zedda ha evidenziato alcuni interventi positivi come quello sugli scavi archeologico e la possibilità di sanare l’Università diffusa, ma ce ne sono molti di basso contenuto. «Sicuramente è stato importante il lavoro fatto in commissione – ha affermato – dispiace però il metodo con cui si è arrivati alla formulazione dell’articolo ignorando alcune proposte importanti». Per Zedda saranno i sardi a giudicare questa Finanziaria.

Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci sono stati «due giorni di buon dibattito in aula. Forse ci abbiamo messo troppo poco tempo perché siamo a ridosso della fine del secondo mese di esercizio provvisorio». E ha aggiunto: «Non vorremo essere nei panni del governatore Pigliaru che si porterà dietro tutte le critiche legate a questa Finanziaria».  

«In questi due giorni il dibattito credo che opposizione e maggioranza – ha affermato il consigliere di Fdi, Paolo Truzzu – abbiano fatto il loro onesto lavoro». Per l’esponente della minoranza l’opposizione ha tenuto un atteggiamento equilibrato e propositivo e «concludiamo il dibattito con l’articolo 28 questa sera nel peggiore». Rivolgendosi all’assessore Paci, Truzzu ha poi affermato: «Non so quanto rigore e sviluppo ci sia in questo articolo. Alcuni commi sono molti importanti, ma molti altri fanno perdere il significato vero della Finanziaria».

Per il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «In questo articolo c’è tutto e il contrario di tutto. Difficilissimo orientarsi, non c’è un fine, una strategia, una tattica, ci sono provvidenze a favore degli amici o di qualche territorio». Criticamente poi ha sottolineato i contributi dati all’Associazione nazionale perseguitati politici intaliani antifascisti (Annpia), all’Unione autonoma partigiani sardi (Uaps). «Vorrei sapere dove sono  in Sardegna – ha concluso – le sedi dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi)».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha dichiarato che l’art. 28 «è un po’ il sunto di una Finanziaria senza un filo conduttore, con interventi disorganici privi di una logica, che aumenta l’incertezza su una legge che non riesce ad esprimere una idea di fondo, una scelta capace di  individuare priorità, obiettivi, traguardi da raggiungere». Tutte le componenti del Consiglio, ha continuato, «hanno cercato di dare il loro contributo ma qualcuno è stato sicuramente più volpe e qualcuno si è accontentato di far bella figura sul proprio territorio». Alla fine, ha concluso, «siamo arrivati ad una legge deludente, la vostra prima finanziaria su cui non potete accampare scuse né rivangare il passato: dovete assumervi per intero le vostre responsabilità».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) è stato molto critico: «Spero che i Sardi non ci sentano e non ci vedano perché altrimenti dovrebbero prenderci tutti a calci nel sedere; che senso ha lavorare ignorando una opposizione che vuole contribuire e costruire? Potevamo tranquillamente approvare la finanziaria domani mattina invece si è preferito continuare con un art. 28 dove si dice tutto e il contrario di tutto, che contiene solo autorizzazioni di spesa». Sicuramente, ha sostenuto Peru, «i sardi avrebbero voluto cose ben diverse, crescita, sviluppo, politiche attive del lavoro e molto altro; invece prima avete parlato di selezionare le priorità anche a proposito delle vittime dell’alluvione, dei disoccupati, dei lavoratori delle società in house ma poi, in questo articolo, ci sono risorse che potevano avere una destinazione migliore». Dentro la finanziaria, ha concluso, «non c’è una idea ed un modello di sviluppo né strumenti di sostegno alle attività produttive».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha citato un detto popolare, se uno non vuole due non litigano, per significare che «occorre sempre avere una percezione forte dell’orientamento al bene comune». La minoranza, ha ricordato, «ha sempre manifestato un atteggiamento costruttivo, collaborativo, positivo, e non si capisce chi o cosa abbia interrotto questo circuito virtuoso, visto che non più tardi di un giorno fa il Consiglio è stato capace di raggiungere una posizione comune su un argomento, come quello della zona franca, che per mesi era stato molto divisivo». Il clima è diventato teso, è peggiorato, ha concluso Fenu, «ed è un fatto negativo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), dopo aver ricordato che si trova ad affrontare la prima finanziaria, ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una lettera inviata ai consiglieri regionali della provincia di Nuoro, scritta dagli operatori del consorzio di lettura Sebastiano Satta, cui aderiscono 30 comuni della provincia di Nuoro. Nella lettera si ricorda la necessità dell’intervento di sostegno della Regione, che peraltro non è mai mancato negli anni scorsi anche grazie alle indicazioni del Consiglio regionale, «mentre quest’anno non è stato stanziato neanche un euro». Nell’art. 28, ha detto ancora Carta, «a fronte del no al consorzio Satta, ci sono risorse per i perseguitati politici antifascisti e l’America’s Cup, 80.000 euro alla biblioteca di un solo comune e così via: finirà che i 30 comuni del consorzio Satta si incateneranno ben presto qui, sotto il palazzo della Regione».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato che il Consiglio è arrivato al punto massimo della finanziaria, «abbiamo sentito una serie di annunci per magnificare i contenuti della legge, dalla strategia keynesiana alla lotta agli sprechi, dal rigore allo sviluppo, ma se a territori e categorie sociali sostituiamo alcuni nomi e cognomi comprendiamo meglio la logica di questo articolo e comprendo anche che i consiglieri della maggioranza abbiano scelto di non parlare. Il nostro dovere di opposizione è denunciare quanto sta accadendo, invitando la maggioranza ad essere conseguente». Papa Francesco, ha ricordato Cappellacci, diceva che «nella vita bisogna avere il coraggio di fermarsi e scegliere, con l’etica dei principi si assumono decisioni senza curarsi delle conseguenze, con l’etica della responsabilità che dovrebbe guidare il politico, ci si preoccupa molto della conseguenze delle proprie azioni: che ora la maggioranza rifletta sulle conseguenze di tanti annunci per la Sardegna».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha detto di essere tentato di cambiare il capo VII della finanziaria “Disposizioni diverse” con de marchettibus; il rigore è entrato nella vita di tutti noi ed è un concetto che viene accettato nella consapevolezza che attraversiamo un momento molto difficile per superare il quale occorre fare sacrifici, a condizione che i sacrifici li facciano tutti». L’art. 28 invece, ha detto ancora Cossa, «contiene un messaggio, sotto questo profilo, terrificante e devastante con la Regione che diventa una specie di bancomat per pochi privilegiati; da una parte si negano interventi utili e necessari, dall’altra di disperdono fondi in mille rivoli, è una degenerazione dei rapporti istituzionali che alimenta un clientelismo in aperta contraddizione con la presunta superiorità morale del centro sinistra».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis. L’esponente della minoranza ha criticato le previsioni contenute nel paragrafo “disposizione diverse”, sottolineandone la natura discrezionale e poco organica, ed ha auspicato che il Consiglio si messo nelle condizioni di impiegare al meglio il suo tempo.

Tunis ha sottolineato l’urgenza di una legge per l’urbanistica e rimarcato il disagio di professionisti e imprese per l’assenza di regole certe in materia anche a seguito della mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa e per la mancata approvazione della annunciata legge sull’edilizia. Il consigliere di Fi ha quindi definito una “foglia di fico” la legge sulla sanità recentemente approvata dal Consiglio che ha aperto la strada ai commissariamenti della Sanità, pur riconoscendo il diritto dei “vincitori delle elezioni” a scegliere il management di Asl e Aou. «Serve un circuito virtuoso di proposte e soluzioni», ha concluso Tunis che ha invitato l’intero Consiglio ad una profonda “riflessione”.

Consiglio regionale 1 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione (presenti 56, votanti 55, sì 33, no 22) che delibera di approvare il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla Commissione e gli articoli 1, 2 e 3 della Legge finanziaria 2015. I lavori proseguiranno questa mattina, a partire dalle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il documento 4, formato dal disegno di legge n. 170/S/A. Giunta regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015) e dal disegno di legge n. 171/A. Giunta regionale. Bilancio di previsione per l’anno 2015 e pluriennale per gli anni 2015-2017. Dopo aver ricordato che nella seduta precedente era stata completata la discussione generale sul disegno di legge n. 170 il presidente, constatato che non ci sono iscritti a parlare per dichiarazioni di voto, ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che l’Aula ha approvato con 32 voti favorevoli, 19 contrari ed un astenuto. Successivamente, ha disposto una breve sospensione della seduta per poter completare una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo.

Alla ripresa il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha formulato due richieste: con la prima ha sollecitato la presenza degli assessori in Aula durante il dibattito. In secondo luogo, nel prendere atto che rispetto alla stesura del Piano operata dalla commissione «sono stati apportati significativi cambiamenti», ha chiesto una breve sospensione per poterli valutare.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiarito si è trattato dell’integrazione del testo con alcune schede predisposte dalla commissione. Cocco si è comunque dichiarato favorevole alla breve sospensione richiesta dal consigliere Pittalis ed il presidente Ganau ha interrotto la seduta.

Dopo aver riaperto la seduta, il Presidente Ganau ha disposto una ulteriore sospensione, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori dell’Assemblea, il presidente ha comunicato la predisposizione di una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo. Il documento prevede, fra l’altro, che «il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla commissione» rappresenti «lo strumento principale per la programmazione finanziaria economica regionale, nel periodo dell’intera legislatura». Non essendoci iscritti a parlare, la risoluzione è stata messa ai voti ed approvata con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Richiamandosi al regolamento, il consigliere Mario Floris ha criticato la sufficienza con cui è stata valutata la richiesta di procedere nel dibattito alla presenza dei componenti dell’esecutivo e, citando la previsione del regolamento, ha posto una questione formale “per la prima volta nella storia dell’autonomia regionale”.

Il presidente Ganau, richiamandosi ad alcuni precedenti, ha comunicato che gli assessori assenti forniranno le rispettive giustificazioni.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha precisato che gli assessori saranno presenti durante la discussione delle materie di competenza. In questo caso, ha aggiunto, la discussione dei primi articoli potrà avvenire alle presenza degli assessori interessati.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rilevato che, secondo una prassi costante, gli assessori hanno sempre assicurato la loro presenza durante il dibattito quando questo ha riguardato materie di loro competenza.

Aprendo la discussione sull’art. 1 il presidente Ganau ha dato lettura degli emendamenti presentati chiedendo, sugli stessi, il parere della commissione che, attraverso il presidente Franco Sabatini (Pd), ha espresso su tutti un parere negativo fatta eccezione per il n°106, per cui è stato formulato l’invito al ritiro.

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che «la spesa incrociata fra fondi comunitari e regionali non è certo una novità; il problema è che i meccanismi di spesa sono lunghi e farraginosi e non vorrei che la finanziaria, sotto questo profilo, partisse male». «Con l’accordo stipulato a luglio con il Governo – ha poi sottolineato Zedda – si è stabilito l’obbligo della certificazione dello Stato per poter spendere le risorse, a questo punto è lecito chiedersi se esistono certezze sulla reali procedure di spesa e se non ci siamo, invece, rischi di un ulteriore slittamento dei tempi indipendente dalla volontà del Consiglio». Sui nuovi oneri legislativi, ha osservato ancora il consigliere di Forza Italia, «non c’è nemmeno un euro, come c’è scritto chiaramente al comma 7 dell’art. 1; è possibile invece utilizzare l’avanzo di amministrazione del 2014, pari ad oltre 50 milioni, che saranno estremamente utili». «Per quanto riguarda infine gli interessi moratori – ha concluso Zedda – appare opportuno lavorare con maggiore decisione sulle azioni destinate al recupero delle risorse che spettano alla Regione, per evitare di sostenere la spesa di maggiori interessi: questo è uno dei punti centrali di quella lotta alla burocrazia cui tutti siamo chiamati».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha espresso un giudizio di assoluta perplessità sull’articolo che, a suo avviso, «è una fiera dell’ovvio con una impostazione non keynesiana ma lapalissiana, nel quadro complessivo di una manovra che appare inficiata da una evidente incoerenza fra il suo contenuto ed il programma di governo del presidente Pigliaru».

Il consigliere Paolo Truzzu, del gruppo Sardegna-Fdi, ha sottolineato che «l’integrazione fra fondi comunitari e regionali c’è sempre stata, casomai la novità consisterebbe nel dare la precedenza ai fondi comunitari, ma da questo punto di vista l’esperienza ci dice che non c’è mai stata nella Regione una spesa selettiva e attenta alla qualità, capace di spendere risorse che davvero producono valore per la Sardegna: anzi, non ci sono nemmeno i dati per fare una valutazione compiuta». «Si segnalano piuttosto – ha lamentato Truzzu – i soliti ritardi, ad esempio sulla formazione, che potrebbero quanto meno dare una opportunità ai giovani sardi e, a questo proposito, proprio la relazione della finanziaria dedicata ai giovani di fatto alza le mani rispetto ad una realtà allarmante che ha colpito una intera generazione, facendosi scudo della struttura ed appiattendosi sul programma Garanzia-giovani».

Oscar Cherchi (FI) ha espresso forti perplessità su alcune disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge finanziaria. Secondo il consigliere azzurro «le schede di misura saranno difficili da attuare per come sono state programmate. Le risorse stanziate in quota di cofinanziamento devono infatti trovare certezza di spendita. La Giunta per raggiungere gli obiettivi del 2014 è ricorsa a un escamotage:  alcuni fondi della programmazione 2007- 2013 sono stati  destinati alla programmazione 2014-2020».

Giudizio negativo anche sul comma 6 dell’art. 1 («Le risorse devono essere utilizzate nei tempi stabiliti, altrimenti devono essere restituite») e sui commi 8 e 9 collegati alla tabelle: «Mancano le autorizzazioni di spesa. Serve capire quali saranno davvero le spese consentite. Questa finanziaria – ha concluso Cherchi – non porta da nessuna parte».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’antica arte dei poeti improvvisatori della Sardegna, ha paragonato l’articolo 1 a un’isterrida (prima parte del componimento poetico ndr). «Va bene la trattazione – ha detto Dedoni – sembra di intravedere una speranza di rinascita per la Sardegna. Poi però ci accorgiamo che questa finanziaria non sviluppa il tema, manca dunque la parte più importante del componimento».

Secondo Dedoni, la manovra 2015 non individua le priorità né le risorse  per poterle centrare. Per questo, secondo l’esponente della minoranza, occorre trovare soluzioni adeguate per rilanciare l’economia sarda. Dedoni ha infine lanciato un segnale di disponibilità alla maggioranza: «Siamo pronti a collaborare se si decide di migliorare il documento nell’esclusivo interesse del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Il consigliere d’opposizione ha segnalato  un uso distorto dei fondi strutturali «Questi dovrebbero avere una funzione compensativa per rimediare al gap infrastrutturale dell’Isola, di solito vanno ad aggiungersi al bilancio ordinario e non devono essere invece utilizzate per sanarlo».

Critiche anche sul secondo comma dell’art. 1: «Non si può attribuire all’assessore alla programmazione la discrezionalità di ripartire le risorse provenienti dalla Ue – ha sottolineato Pittalis – in caso contrario si tratterebbe di un esautoramento delle potestà del Consiglio, la ripartizione delle risorse europee deve passare in Aula». Dubbi, infine, sul comma 13 (pagamento delle tariffe fitosanitarie) che affida alla Giunta la possibilità di stabilire altre tariffe per la copertura di spese supplementari. «Non si possono determinare altre tariffe che coprano spese connesse ai controlli – ha concluso Pittalis – le competenze in materia di tasse sono previste per legge e non possono essere decise con delibera della Giunta. Questa disposizione è censurabile nel metodo e nel merito. E’ l’ennesimo tentativo di risolvere un problema con nuovi balzelli». 

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha ribadito la scelta per la cosiddetta “programmazione unitaria” ma ha affermato che i fondi comunitari non vanno intesi come sostitutivi delle risorse regionali. Il delegato al Bilancio dell’esecutivo Pigliaru ha replicato ai rilievi emersi nel corso del dibattito dai banchi della minoranza in ordine al comma 2 dell’articolo ed ha spiegato che si tratta della possibilità di suddividere il cofinanziamento dell’Ue ma che, una volta completato l’iter di approvazione dei piani Por si procederà con decreto nelle suddivisioni delle diverse linee di azione. «Si tratta quindi – ha dichiarato Paci – di un semplice aspetto contabile». L’assessore ha inoltre escluso, in riferimento ai rilievi mossi al comma 13, qualunque tentativo di acquisizioni di ulteriori competenze da parte della Giunta ed ha concluso il suo intervento dichiarando “apertura al dialogo e al confronto con le forze dell’opposizione”. «Come è stato già dimostrato in sede di esame in commissione – ha proseguito Paci – sono certo che potremo migliorare la Manovra con il contributo dell’intero Consiglio».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali all’articolo 1 e sono stati respinti con votazione a scrutinio elettronico gli emendamenti 362=469=607. Successivamente non sono stati approvati gli emendamenti 147=151=676, soppressivi parziali comma 1, articolo 1. Non approvati anche gli emendamenti 146=152=470=678, soppressivi parziali comma 2, articolo 1. Con successive votazioni non sono stati approvati gli emendamenti soppressivi parziali al comma 3, articolo 1 (153=680) ed anche gli emendamenti 154=786, soppressivi parziali comma 4, articolo1. Non approvati i soppressivi parziali, comma 5 articolo 1 (155=787) e i soppressivi parziali, comma 6 articolo 1 (156=472=788).  Non approvati gli emendamenti 159=789 (soppressivo parziale comma 7 articolo1); il 157, 158; 160=474=790 (soppressivo parziale comma 8 articolo 1); 161=791 (soppressivo parziale comma 9 articolo 1); 162=792 (soppressivo parziale comma 10 articolo 1); 163=793 (soppressivo parziale comma 11 articolo 1), 164=794 (soppressivo parziale comma 12 articolo1).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti del dell’articolo 1. L’Aula, prima di procedere non ha approvato (23 sì e 34 no) l’emendamento 65, uguale al 795. Con due successive votazioni per parti, quindi, l’articolo 1 è stato approvato così come formulato nel testo esitato dalla commissione. Tra la prima e la seconda votazione l’assessore della Programmazione è intervenuto per rassicurare ulteriormente gli esponenti della minoranza che quanto disposto nel comma 13 si riferisce soltanto alle eventuali tariffe per spese supplementari connesse ai controlli.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 106 presentato dal consigliere Pd, Piero Comandini. Il presentatore ha dichiarato di accogliere l’invito al ritiro formulato dal relatore Sabatini e dalla Giunta. Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato di fare proprio l’emendamento 106. Analoga dichiarazione è stata formulata dal consigliere di Fi, Alessandra Zedda e dal capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu.

Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore Paci che in riferimento al contenuto dell’emendamento ha dichiarato che alla Giunta sta a cuore il tema del teatro Lirico di Cagliari  («è la maggiore istituzione culturale dell’Isola») ma che è preferibile approfondire la materia e attendere l’approvazione del bilancio del Lirico e la relazione dei revisori dei conti prima di favorire l’intervento della Regione». L’assessore della Programmazione ha quindi ribadito l’invito al ritiro ed ha assunto l’impegno di definire il sostegno al Lirico in sede di assestamento di bilancio. Ritiro confermato dal capogruppo Pd, Pietro Cocco mentre la consigliera, Alessandra Zedda, ha insistito sull’urgenza di procedere con l’approvazione. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato la non partecipazione al voto dei consiglieri del gruppo sardista. Posto in votazione l’emendamento 106 non è stato approvato con 29 contrari e 21 favorevoli.

Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro dell’emendamento 542 ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo e gli emendamenti all’articolo 2.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 2 (armonizzazione dei sistemi contabili) e sugli emendamenti. Il presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, e l’assessore Paci hanno dato parere negativo su tutti gli emendamenti presentati. Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che ha messo in evidenza l’importanza di questo articolo, il fatto che l’applicazione del Decreto legislativo 118 sia molto faticosa e le ricadute che potrebbe avere sulla capacità di spesa della Regione. Non avendo altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione gli emendamenti, tutti respinti, e il testo dell’articolo che è stato approvato con 28 voti favorevoli e 24 contrari.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 3 (Disposizioni in materia di entrate – IRAP) e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno espresso parere negativo su tutti tranne sul 121 in cui c’è stato l’invito al ritiro.

Il primo consigliere a prendere la parola è stata Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha ricordato che l’iniziativa della scorsa Giunta e maggioranza di ridurre l’Irap del 70 per cento “forse non ha creato posti di lavoro ma ha aiutato a non far licenziare”. Zedda è stata molto critica sulla decisione della Giunta Pigliaru di portare lo sconto Irap dal 70 al 30 per cento in un periodo ancora di crisi profonda. Zedda si è augurata che questa decisione non porti risultati negativi a tutte quelle imprese che avevano iniziato a respirare con la riduzione Irap del 70 per cento. «State cambiando le regole del gioco in corsa». Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) “è imbarazzante vedere uno sconto al contrario al mondo alle imprese”. Crisponi ha ricordato che la crisi arriva ormai dal lontano 2008, 7 anni in cui le imprese sarde di tutti i comparti stanno soffrendo. Per l’esponente dell’opposizione la percentuale scelta dall’attuale Giunta affosserà le imprese in un periodo in cui l’unico indicatore economico in rialzo è quello della disoccupazione. Crisponi si è anche detto contrario ad affrontare in questo momento la proposta di una tassa di soggiorno.  

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi), il quale si è detto d’accordo con il collega di partito sulla tassa di soggiorno. «Questo articolo – ha detto –  presenta una inversione di tendenza rispetto alla scorsa legislatura, che decise di intervenire a sostegno delle imprese, con un autentico sostegno all’economia». Si tratta di strumenti, ha proseguito, che sono efficaci se c’è continuità, come è avvenuto con il Piano casa. «Credo che questa decisione avrà ricadute terribili sul mondo produttivo sardo». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, «il tema dell’Irap assume una grande valenza politica, visto che, nella scorsa legislatura, era stato fatto un passo importante, non senza  sacrificio, per dare respiro al mondo delle imprese». Anche Locci si è detto contrario alla tassa di soggiorno. «Avremmo voluto – ha concluso – vedere in questa manovra un passo più coraggioso».

Per Marco Tedde (FI) questa Finanziaria presenta un enorme contraddizione: da un lato punta a una crescita dell’economia isolana e dall’altro dà meno sostegno alle imprese. Il consigliere ha evidenziato la scarsa attenzione di questa manovra alle imprese, come ha “affermato la stessa Quinta commissione”. Critico anche sul fatto che non sia stato ancora approvato il Piano Casa e che si sia creato così un blocco nella filiera dell’edilizia. «E’ stato un errore non prorogare il Piano casa come vi avevamo proposto, così come la cancellazione della riduzione Irap voluta dalla Giunta Cappellacci».

Il consigliere Oscar Cherchi di Forza Italia ha sottolineato negativamente «il grande passo indietro compiuto in materia di riduzione fiscale per le imprese anche perché i motivi per cui fu introdotto allora non sono certo venuti meno; anzi, a causa di certe singolari dinamiche, il centrodestra che taglia le tasse ha perduto le elezioni mentre il centrosinistra le ha vinte e poi aumenta le tasse escludendo inoltre dal beneficio tutte le società oggetto di processi di fusione, riorganizzazione o trasferimento attribuendolo solo alle nuove imprese». E’ una politica, ha concluso Cherchi, «che provocherà danni gravissimi al nostro sistema produttivo già colpito da una crisi da cui ancora non riesce ad uscire».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, si è soffermato su quello che ha definito il cuore della Finanziaria, «il contesto che più di altri indica l’indirizzo che l’esecutivo ha voluto imprimere alla manovra». «L’Irap – ha ricordato – è a detta di tutti la tassa più odiosa e, proprio per questo, quella su cui occorre agire più in profondità per invertire una tendenza; fu quindi molto apprezzabile lo sforzo di tutte le parti politiche nella precedente legislatura, uno sforzo che però adesso bisognava consolidare e proseguire». La Sardegna ha bisogno di una manovra Keynesiana? Secondo Tunis la risposta è negativa: «In questo momento storico non sembra la più adatta, casomai l’indebitamento doveva essere accompagnato da una politica forte di sostegno alle imprese per raggiungere un nuovo equilibrio ma così è evidente che la bilancia pende solo da una parte nel momento in cui, sia pure in modo debolissimo, il sistema potrebbe ripartire». «Questo provvedimento – ha concluso Tunis – sarà una punizione inaccettabile per le aziende che cercano con grande fatica di adattarsi alle nuove condizioni del mercato, abbiamo perso una occasione per dimostrare di saper cambiare idea, quando occorre, per il bene comune».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha chiesto in apertura notizie sull’esclusione della Sardegna dal piano Junker  e sulle motivazioni che hanno portato al raddoppio del cavo sottomarino Sardegna-Corsica. «Si tratta di problemi – ha aggiunto – sui quali occorre sapere se la Giunta condivide queste ipotesi e c’è stata una interlocuzione con il Governo centrale». Passando all’esame dell’art. 3, Truzzu ha parlato di «un antipasto che la Giunta propone alle imprese con la Finanziaria e non è un antipasto gradevole perché si torna indietro, punendo i pochi che ancora riescono a dare occupazione. Si sceglie una strada che non aiuterà gli investimenti né tantomeno l’occupazione». «Oggi – ha concluso Truzzu – essere o mostrarsi nemici delle imprese significa essere nemici del lavoro».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha riconosciuto che l’argomento è fortemente divisivo e che «per un intervento come quello dell’anno scorso servivano risorse di cui la Regione ora non dispone». «Bisogna però riconoscere – ha affermato – che l’aliquota ordinaria Irap della Sardegna è la più bassa d’Italia e che l’imposta per le nuove imprese viene cancellata per 5 anni; del resto fu il centrosinistra, nella precedente legislatura, a impegnarsi a fondo per abbattere l’Irap». La strada, piuttosto, «è quella di trovare un volume di entrate sempre maggiore ed è apprezzabile, sotto questo profilo, l’intervento sulle zone franche doganali».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ricordato che, da più parti, «l’Irap è sempre stata definita l’imposta più antipatica per l’impresa; potremmo anche preoccuparcene poco data la povertà del nostro tessuto aziendale ma, al di là delle battute, è quasi una provocazione aumentare l’Irap in questo momento». «Dovremmo invece – ha esortato Rubiu – dare speranza, tendere una mano, mandare segnali in grado di creare lavoro, ma il metodo per raggiungere certi obiettivi non è questo ed anche l’assessore all’industria dovrebbe essere particolarmente sensibile a questa problematica, convincendosi che è un provvedimento da rivedere a tutti i costi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha espresso apprezzamento per il collega Arbau che, in qualche modo, «è stato l’unico della maggioranza e metterci la faccia difendendo un provvedimento indifendibile, introdotto ora da chi nel Pd, durante la passata legislatura, definiva l’Irap una imposta malefica ed assurda e propagandava la riduzione come un grande risultato politico da spendere anche nelle elezioni amministrative della primavera del 2014». Qui la questione, ha detto, «è tutta politica, vi siete rimangiati tutto, avete cancellato un provvedimento che avevate fortemente voluto e condiviso». Non ci si può non rendere conto, ha proseguito, «della sofferenza del sistema delle imprese facendo una operazione completamente sbagliata ma, badate, non pensiamo di chiedere il voto segreto perché vogliamo invece che tutti si assumano le loro responsabilità e che i Sardi vedano con chiarezza le scelte del centro sinistra». «In questa finanziaria – ha concluso Pittalis – c’è un mutuo di 700 milioni spalmato su tutto ma è stato dimenticato il sostegno alle imprese; come al solito si sta utilizzando la leva fiscale nel modo sbagliato e nel momento sbagliato».

Il vicepresidente Peru però ha quindi dato la parola all’assessore Paci per la replica. L’esponente della Giunta ha difeso il provvedimento ribadendo che l’Irap della Sardegna è la più bassa in Italia. «Abbiamo fatto il possibile – ha detto Paci – se a questo aggiungiamo l’azzeramento per 5 anni della tassa per le nuove imprese e la detrazione dall’imponibile del costo del lavoro per tutti i lavoratori a tempo indeterminato, la riduzione media è del 30%»

L’assessore ha poi ricordato che non c’è nessun atteggiamento ostile nel confronti degli imprenditori. «Alcune parti della società accusano questa Giunta di essere troppo vicina alle imprese. Noi cerchiamo di mantenere un equilibrio, in un sistema di mercato il lavoro lo creano le attività produttive, siamo vicini a loro, faremo di tutto per introdurre incentivi, semplificare le norme e favorire la crescita».

Il presidente Ganau ha messo in discussione gli emendamenti.

Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatin che ha voluto evidenziare il cambiamento di scenario che ha determinato una modifica delle previsione sulla Irap. «Mi sono battuto per la riduzione del 70% dell’Irap – ha detto Sabatini – bisogna però ricordare che la norma nacque quando angora vigeva il Patto di stabilità. Allora era inutile incamerare risorse che non potevano essere spese. Oggi il quadro è cambiato, vogliamo utilizzare quelle risorse per finanziare opere pubbliche, sbloccando quelle ferme».

Paolo Truzzu (FI), replicando a Sabatini, ha sostenuto che non tutte le opere sono state sbloccate. «Alcune sì, altre no, ha detto Truzzu, con artifizi amministrativi avete fatto miracoli in alcune zone della Sardegna». Il consigliere di minoranza ha poi rinnovato la domanda alla Giunta sul cavo Sardegna-Corsica: «E’ un’opera strategica o non serve a nulla?» 

Oscar Cherchi (FI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento per la soppressione dell’art.3. «Come fa Paci – ha chiesto Cherchi – a sostenere una norma che rappresenta un nuovo balzello per le imprese?».

Giudizio negativo anche da Angelo Carta (Psd’Az). «Forse ha ragione Renzi, le Regioni sono da eliminare. Che senso ha tenere in piedi una regione come la nostra che ha la possibilità di ridurre le tasse e non lo fa?».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rispondendo al collega Sabatini, ha ricordato che l’abolizione dell’Irap si fece attingendo dal fondo sanitario con l’intesa di fare una manovra di assestamento per recuperare le risorse. «Oggi ci sono le stesse condizioni – ha affermato Pittalis – non serve invocare scuse, bisogna avere coraggio».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invece chiesto coerenza alla minoranza invitando l’opposizione a ritirare l’emendamento soppressivo. «Ragioniamo sulla sostanza delle cose – ha detto Arbau – in questo momento non possiamo permetterci di più».

Luigi Crisponi, annunciando il suo voto favorevole all’emendamento, ha criticato gli annunci della Giunta. «Si dice di voler rilanciare l’economia ma non è cosi, la base imponibile dell’Irap incide anche sul rosso, stiamo mettendo le imprese nelle condizioni di chiedere il fallimento. Impensabile proseguire con questa strategia, fate un passo indietro e ascoltate i nostri suggerimenti».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci ha invece parlato delle difficoltà degli imprenditori sardi. «Il signor Antonio, imprenditore che opera nel cagliaritano, avrebbe il piacere di conoscere l’assessore Paci. Quando ha saputo che pagherà circa 6000 euro in più rispetto all’anno scorso si è lamentato. Ho cercato di spiegargli che l’Irap in Sardegna è la più bassa d’Italia, lui però non ha capito».

Rivolgendosi ad Arbau, Cappellacci ha chiarito che l’emendamento presentato voleva spronare la maggioranza a tornare sui suoi passi e a riproporre l’abbattimento del 70% dell’Irap. «Anziché aumentare la tasse – ha concluso Cappellacci – si doveva intervenire per intercettare il piano Juncker che avrebbero consentito, visti i ritardi infrastrutturali, di utilizzare importanti risposte. Serviva presentare uno studio che in passato era stato affidato al Crenos».

Stefano Tunis (Forza Itali) si detto disponibile a un “patteggiamento” con la maggioranza. «Votate la nostra proposta senza mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Pietro Cocco, capogruppo del PD, ha contestato l’intervento dell’ex presidente della Regione Cappellacci. «Sembra che tutti i sardi non aspettino altro di rivederlo alla presidenza della Giunta – ha detto Cocco – ma non è così. L’Irap fu fatta consapevoli del fatto che fosse una misura una tantum. I numeri che abbiamo dicono una cosa diversa della Sardegna: bisogna rilanciare l’economia e pensare al risparmio. I colleghi di opposizione sanno benissimo che ripetere l’Irap dello scorso anno non è possibile».

Per Michele Cossa (Riformatori sardi) «non ha senso parlare di una tantum. Queste misure, per essere efficaci, devono essere strutturali, altrimenti non servono a nulla. La verità è un’altra: c’è un’impostazione diversa di questa maggioranza rispetto al mondo produttivo. Si vogliono replicare logiche assistenziali».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi, sostitutivi totali e parziali, che sono stati respinti dall’Aula. Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art.3 che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Ganau ha messo in discussione l’emendamento aggiuntivo 121 presentato da alcuni gruppi di maggioranza. Anna Maria Busia, primo firmatario, ne ha però annunciato il ritiro.

Busia ha poi contestato chi l’accusava di poca serietà nell’aver presentato un emendamento per l-introduzione di una tassa di soggiorno. «Si tratta della stessa proposta fatta dall’ex assessore al turismo Luigi Crisponi che oggi mi critica».

Michele Cossa e Luigi Crisponi hanno replicato alla Busia chiarendo di essere d’accordo con la sua proposta ma di ritenere più utile un approfondimento della questione in Commissione».

Il presidente Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a questa mattina, alle 10.00.

Consiglio regionale 42 copia

E’ iniziata questa mattina, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla Finanziaria 2015.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 170/S/A – Giunta Regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015). Avviando la discussione generale del provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ringraziato in apertura i componenti della commissione, compresi quelli di minoranza, per il lavoro svolto, e l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, «per un lavoro che è stato sempre orientato alla soluzione concreta dei problemi». La legge finanziaria, ha sostenuto Sabatini, «è sempre la conseguenza di un programma di governo e nello stesso tempo il frutto di una lettura attenta della realtà economica; contiene quindi due punti cardine: sviluppo e crescita e attenzione alle fasce più deboli della società sarda». Sul primo punto, ha osservato il consigliere, «sono stati sbloccati i progetti di importantissime opere bloccate, da Anas ad Abbanoa, da Area, agli enti ed agenzie della Regione, da Iscola agli Enti locali: ora alcuni indicatori danno segnali di ripresa ed entro quest’anno siamo convinti che la ripresa arriverà anche perché, con il mutuo 700 milioni si è avviato finalmente un vero programma infrastrutturale in tanti settori che rappresentano il vero gap della Sardegna».

Soffermandosi successivamente sugli interventi di contrasto alla povertà, Sabatini ha messo l’accento sull’importanza della «conferma di fondi per autosufficienza, non per rispondere a Salvatore Usala, ma per impostare una politica di attenzione all’impiego delle risorse con più attenzione, più giustizia e più equità, in grado di toccare anche settori finora rimasti fuori dall’intervento della Regione, dal sostegno agli inquilini morosi, al banco alimentare, all’associazionismo».

Il meccanismo delle leggi finanziarie, secondo Sabatini, va tuttavia profondamente rinnovato per renderlo più efficace, «perseguendo una forte azione riformatrice; la spesa sanitaria ormai non è più sostenibile e la riforma va completata in tempi rapidi, è necessario anche intervenire su una burocrazia disarmante e sempre più lontana dalla società, su società controllate e gestioni commissariali rinnovate ogni anno, su enti agricoli che costano più del valore aggiunto del comparto agricolo».

Da un contesto così complesso, ha proseguito il relatore della finanziaria, «emergono due sfide di cui la prima riguarda la vertenza entrate, che va rilanciata con  l’applicazione di articolo 8 dello Statuto;  lo Stato, in altre parole, deve onorare per intero il suo debito nei confronti della Sardegna e la Regione, da parte sua, deve spendere molto meglio i fondi comunitari». Sul rapporto fra Regione ed Enti locali, Sabatini «ha assicurato un forte incremento di efficienza dalla nuova dimensione del Fondo unico e dal confronto che la Giunta svilupperà sui territori per individuare le opere strategiche da realizzare. Regione e Comuni giocano la stessa partita e potranno giocarla meglio per far ripartire la Sardegna se la Regione si farà carico della finanza locale, per rendere i Comuni più liberi dai vincoli». Sabatini ha infine espresso un giudizio positivo sulla manovra 2015, che a suo avviso costituisce un deciso passo in avanti per il rilancio della nostra Regione.

Per la relazione di minoranza ha quindi preso la parola Alessandra Zedda (Forza Italia) che ha subito sottolineato la inadeguatezza delle politiche economiche  messe in campo dalla Regione per contrastare la crisi e finanziare la crescita.

«La manovra 2015 – ha detto Zedda – è condizionata pesantemente dalla mancata risoluzione della vertenza entrate. Le casse regionali continuano ad essere depauperate a causa di restrittive interpretazioni unilaterali delle disposizioni statutarie e svantaggiosi meccanismi di calcolo adottati dall’amministrazione statale».

La relatrice di minoranza ha denunciato il mancato adeguamento dei vincoli di spesa stabiliti dal Patto di stabilità nonostante l’accordo sulle compartecipazioni erariali sfociato nella modifica dell’art. 8 dello Statuto e nonostante i pronunciamenti della Corte Costituzionale. «Di fronte a un Governo inadempiente avete deciso di sottoscrive nel luglio scorso un accordo capestro e di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato – ha attaccato Zedda – il risultato non ha portato nessun beneficio all’Isola. Su 900 milioni ne sono stati trasferiti alla Regione solo 300».

Zedda, da ex assessore alla Programmazione della Giunta Cappellacci, ha poi rivendicato la correttezza delle manovre predisposte negli anni scorsi sotto la sua diretta responsabilità: «Abbiamo rispettato il Patto di stabilità e iscritto a bilancio entrate certe. Mi chiedo se riuscirete a fare lo stesso».

Nel suo intervento, Zedda ha poi stigmatizzato la mancata applicazione della legge n.2 del 2013 “che non ha permesso ai Comuni di ricevere per intero le risorse del Fondo unico degli enti locali provocando, allo stesso tempo, un aumento dei debiti verso le imprese e le famiglie”

L’esponente della minoranza ha poi contestato l’atteggiamento di Giunta e maggioranza “insensibili ai suggerimenti e alle segnalazioni dell’opposizione” sulla necessità di interventi per il sociale, il sistema produttivo, il lavoro, gli alluvionati e i servizi più importanti degli enti locali.

Zedda si è poi soffermata sulla decisione della Giunta di ridurre l’Irap al 25%. «Si tratta di un’elemosina, questa Giunta avrebbe invece dovuto confermare la riduzione del 70% dell’imposta sulle attività produttive come deliberato dalla precedente Giunta regionale». 

L’ex assessore al bilancio ha poi stigmatizzato la scelta dell’esecutivo Pigliaru di contrarre un muto da 700 milioni di euro per le infrastrutture. «Perché indebitarci e non pretendere invece i soldi che lo Stato ci deve – ha chiesto Zedda – come faremo una volta utilizzati i soldi del mutuo a finanziare i servizi e le politiche di sviluppo?»

Non sono mancate, infine, critiche sul mancato avvio del progetto San Raffaele (“ancora al palo nonostante gli annunci”) sui ritardi della riforma della Regione, sul dimensionamento scolastico e sulla cancellazione del Piano Casa.

Zedda, al termine del suo intervento, ha auspicato un cambio di atteggiamento da parte della maggioranza dichiarando la disponibilità dell’opposizione a ragionare su azioni comuni che vadano incontro agli interessi dei sardi.

Il consigliere di Sinistra Sarda, Fabrizio Anedda, non ha nascosto sottolineature critiche verso la Manovra 2015 ed ha rimarcato come il documento all’esame dell’Aula “ripropone uno schema identico a quello degli ultimi decenni”. Il capogruppo del “Misto” ha parlato di bilancio ingessato dalla spesa obbligatoria (oltre 5 miliardi e mezzo di euro) ed ha lamentato la scarsità di risorse destinate allo sviluppo e al lavoro, i cui fondi sono individuati per la grande parte nei fondi comunitari e nell’accensione del mutuo per le infrastrutture. A questo proposito il consigliere della maggioranza ha ricordato le difficoltà nella spendita delle risorse europee e si è detto “scettico” riguardo alla decisione della Giunta di sostenere lo sviluppo attraverso l’impiego delle risorse Ue.

Anedda ha quindi invocato “scelte coraggiose” da parte della Giunta ed ha invitato l’esecutivo a concentrare le risorse in pochi e qualificanti interventi in grado di rilanciare la produzione e l’impresa. «Le imprese sono al collasso», ha ammonito l’esponente della Sinistra ed è necessario mettere in campo una serie di azioni per garantirne sviluppo e crescita. Fabrizio Anedda ha quindi auspicato la rapida istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ed ha chiesto che sia dia corpo ad una “politica del credito e non già del microcredito”.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (“Sardegna”) ha definito la Manovra “inadeguata e insufficiente” nei confronti dello Stato e verso “l’interno”. Riguardo al rapporto con lo Stato, il già presidente della Giunta, ha parlato di “un passo indietro” rispetto al governo sul tema delle entrate ed ha affermato che l’attuale posizione dell’esecutivo regionale è più arretrata di quella a suo tempo assunta con la Giunta Soru ed anche con la Giunta Palomba. «Con l’accordo sulle entrate dello scorso luglio – ha dichiarato Floris – la Giunta Pigliaru si è accontentata di un piatto di lenticchie». “Un accordo al ribasso” ha insistito il leader Uds che ha ricordato la battaglia della minoranza sulle accise e perché i tributi propri della Regione siano versati alla tesoreria regionale.

Floris ha quindi riaffermato la necessità di rivisitare lo Statuto ma soprattutto l’urgenza di pretendere tutte le norme di attuazione contenute nello Statuto speciale ed a questo proposito ha sottolineato l’inadeguatezza dell’operato della giunta e della commissione paritetica Stato-Regione.

«Dobbiamo difendere con i denti la nostra Autonomia e non ci piace l’accondiscendenza della Giunta al Governo sulle riforme e su tutto il resto», ha dichiarato il consigliere della minoranza, che ha ricordato le modifiche costituzionali promosse dall’esecutivo Renzi che vanno nel verso di un accentramento dei poteri dalla Regione verso lo Stato e dagli Enti Locali verso la Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base). «Questa non è una Finanziaria di rinvio, ma di passaggio perché ha due case importanti da definire: la riforma della sanità e degli enti locali, fondamentali per lo sviluppo del progetto di questa maggioranza». È una Finanziaria ambiziosa, ha continuato, che affronta alcune importanti questioni. Sull’Irap, Arbau ha detto che non è stato possibile fare di più, ma che le aziende sarde pagheranno l’Irap più bassa di tutta Italia, eccetto il caso del Trentino Alto Adige, oltre allo sgravio totale previsto per 5 anni per le nuove imprese. Una Finanziaria, ha spiegato l’esponente della maggioranza, che sta tracciando la strada da seguire per la spesa dei fondi europei, che affronta i problemi del settore turistico e dell’industria. Una Finanziaria attenta al sociale. Per Arbau la contrazione del mutuo è stata assolutamente necessaria per mettere in circolazione risorse.

Il capogruppo di Sardegna Vera ha poi proposto di allargare la zona franca all’area di Sarroch, comprendendo la Saras, e di sfruttare l’occasione del pareggio di bilancio per far capire al governo che la Sardegna è in grado di autogovernarsi.

Arbau ha poi concluso dicendo che la maggioranza esiste, nella sua diversità, soltanto perché il presidente è Francesco Pigliaru: «Senza di te non siamo maggioranza».

Il presidente ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale si è detto dispiaciuto per il fatto che la sua Commissione (Sanità) non abbia potuto esprimere il parere sulla Finanziaria per una mancata sintonia tra la Commissione e l’assessore Arru.

Tocco ha evidenziato le criticità che permangono nella nostra Regione tra cui i trasporti viari, la gravissima crisi economica, la disoccupazione dilagante e la dispersione scolastica. Tocco ha ricordato anche il fatto che non viene fatta valere la condizione di insularità e dei relativi maggiori oneri derivanti dai collegamenti aerei e marittimi. Si tratta secondo il consigliere di una legge finanziaria che manca di un respiro strategico. Non si parla più di zona franca e di valorizzazione dei nostri giovani che stanno andando via dalla Sardegna. «Non vogliamo certo il blocco della Finanziaria», ha affermato, chiedendo alla Giunta di presentare però un disegno strategico, concordato con i sindacati e le associazioni, per il rilancio della Sardegna, facendo valere la specialità dell’Isola.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la finanziaria insufficiente e lo sarebbe stata in ogni caso, ha precisato, in presenza di una crisi così vasta e profonda. Detto questo, Ruggeri ha invitato tutti a una riflessione su quanto la finanziaria sia adatta ad aiutare la ripresa dello sviluppo in Sardegna attraverso una serie di strumenti che mettono assieme rigore, innovazione, responsabilità. Sulla vertenza entrate Ruggeri ha riconosciuto che l’accordo stipulato nel luglio scorso «non è risolutivo ma mette un punto fermo in una cornice di fattibilità anche se il lavoro non è concluso; anzi, va riconosciuto sotto questo profilo il merito della Giunta Soru, cosa che l’opposizione si ostina a non fare commettendo un grave errore». Da una parte, quindi, c’è l’esigenza secondo Ruggeri, «di definire la vertenza entrate ma, dall’altra, è urgente recuperare una forte capacità della Regione di spendere meglio a cominciare dai fondi europei, un traguardo che si può raggiungere accelerando la spesa e riducendola dove serve come nella sanità dove forse sono stati tracciati obiettivi molto ambiziosi, ferma restando l’importanza di indicare come si può invertire la tendenza». Sullo sfondo, ha aggiunto il consigliere, «resta il grande compito di riformare nel profondo l’organizzazione burocratica della Regione perché può dare un grande contributo al miglioramento dell’efficacia della spesa che presenta indubbiamente un anche un problema di qualità». Ruggeri ha poi auspicato scelte molto chiare anche in materia di welfare, nel cui ambito «non si può mantenere un volume così alto di spesa con molti tratti autoreferenziali e storici, perché il sostegno al bisogno va condiviso ma non più a prescindere dalle condizioni di reddito o, spesso, all’ombra di un mondo associativo non sempre disinteressato». Dobbiamo in definitiva essere capaci di avere uno sguardo lungo, ha concluso Ruggeri: «Soru dice queste e altre cose non perché non ha fiducia nella Giunta ma perché avverte una grandissima responsabilità per la crisi durissima che la Sardegna sta vivendo».

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha invitato il collega Ruggeri all’ottimismo. «Quella della danza della Finanziaria – ha detto – è una simpatica metafora della stampa ma, ad un anno di distanza, è arrivato il momento di rimettere in marcia la Sardegna e, da questa Finanziaria, non si riesce a vedere come, anche se qualcuno dirà che la colpa è di chi ha governato prima usando un argomento troppo facile e comodo». Quale idea di Sardegna esprime questa Finanziaria? Si è chiesto Locci, evidenziando la ripetizione  di analisi che tutti sanno e dicono, «mentre in realtà non c’è stato nemmeno il fisiologico rimbalzo del cambio di governo nell’ultimo trimestre dell’anno precedente». Ogni idea, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «si scontra con tempi del tutto incompatibili con le esigenze della società come hanno detto anche i Sindaci, bisogna invece lottare contro la burocrazia e spingere in direzione della semplificazione, dichiarando guerra a quei centri di potere che frenano lo sviluppo della Sardegna». Nel merito, Locci ha messo l’accento sul raddoppio del fondo contro le povertà estreme che, a suo avviso, «non è un bel segnale perché non sono politiche di sviluppo e comunque lasciano fuori politiche attive su istruzione e prima infanzia». E’necessario inoltre, secondo Locci, «aggredire il mostro della spesa sanitaria che ha ampiamente superato la metà della spesa regionale, ma bisogna fare sul serio introducendo sia i costi standard che criteri più stringenti di programmazione». Dopo aver espresso forti critiche sui tagli al settore archeologico «perché rischia di essere un salasso insopportabile senza che si indichi una prospettiva», Locci ha auspicato un dibattito «che serva anche a trovare momenti di sintesi e ad individuare scelte che servano davvero alla comunità sarda, fermo restano il nostro giudizio critico su questa Finanziaria».

Pier Mario Manca (Partito dei sardi) ha rivendicato la novità dell’impostazione data dalla Giunta alla manovra finanziaria. «La crisi devastante che ha colpito l’Isola, con la disoccupazione che ormai supera il 18 per cento, dipende anche dalle scelte sbagliate di chi ha governato la Sardegna negli anni scorsi. In questo bilancio si fanno scelte diverse, forse discutibili, ma è chiaro che si vuole puntare sullo sviluppo e sulla crescita».

Manca ha poi segnalato le difficoltà a chiudere il bilancio 2015. «Sarebbe stato bello fare una rivoluzione ma ciò non è stato possibile – ha affermato Manca – partiamo da una realtà difficile, ci sono situazioni reali che ingessano il bilancio. L’anima vera di questa manovra finanziaria sta nei 700 milioni di mutuo destinati al lavoro e alle infrastrutture. Si fa una scelta di finanziare la crescita anziché mantenere la vecchia logica della distribuzione dei soldi a pioggia».

L’esponente sovranista ha poi rivolto un plauso alla Giunta per i risultasti ottenuti nella battaglia sulle entrate fiscali: «Una battaglia da portare avanti – ha detto Manca – dopo  il trasferimento dei primi 300 milioni occorre adesso insistere per costringere lo Stato a restituire alla Sardegna i soldi dovuti».

Pier Mario Manca ha infine indicato le due grandi riforme ancora da fare per risollevare le sorti dell’Isola: la razionalizzazione della spesa sanitaria e la riorganizzazione burocratica della Regione.

Di segno opposto, invece, il giudizio sulla manovra di Oscar Cherchi (Forza Italia). «La pesante crisi economica che ha investito la Sardegna è sotto gli occhi di tutti – ha riconosciuto Cherchi – le manifestazioni di protesta che si susseguono in tutta l’Isola sono la cartina di tornasole della grave situazione in cui ci troviamo. Per questo sarebbe servita una risposta più forte da parte della politica».

Cherchi ha ricordato all’Aula i dati allarmanti sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile, l’aumento delle nuove povertà, la crisi delle imprese. «Sta a noi dare un segnale per trasmettere sicurezza – ha detto il consigliere azzurro – è quello che aspettano fuori dal Palazzo».

Secondo l’esponente della minoranza «la legge finanziaria è fondata sulla filosofia dell’austerità, su una politica improntata sul rigore più severo, in forte contrasto con gli annunci fatti in campagna elettorale. Mi rendo conto delle difficoltà che avete incontrato nel predisporre il bilancio, va bene il risanamento del debito pubblico ma senza trascurare le esigenze del popolo sardo».

Cherchi, citando Macchiavelli, ha poi definito Pigliaru un “novello Principe” che impara ad essere cattivo per raggiungere il fine del risanamento delle casse pubbliche. «Il rischio però – ha ammonito – è di lasciare troppe vittime per strada, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione».

A conclusione del suo intervento, Oscar Cherchi è entrato nel merito di alcune disposizioni della finanziaria che, a suo giudizio, certificano  un fallimento totale della Giunta sulle politiche per l’industria, l’energia, i trasporti e l’agricoltura. «Il futuro dell’Isola – ha concluso il consigliere d’opposizione – passa dall’agricoltura: nell’ultimo anno non abbiamo visto risultati, l’Unione Europea ci ha rispedito indietro i Piano di Sviluppo, i lavoratori dei consorzi di Bonifica sono stati dimenticati e non c’è traccia della riforma delle agenzie agricole».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato in apertura del suo intervento la congiuntura economica negativa nella quale si inserisce la Manovra che “è dunque una Finanziaria figlia del tempo”. L’esponente della minoranza  ha quindi evidenziato la scarsità delle risorse e i tagli al bilancio ma ha anche sottolineato come la finanziaria debba descrivere un futuro in coerenza con le linee tracciate nel piano regionale di sviluppo.

Carta ha insistito sul tema della zona franca e ha rivolto critiche alla decisione della giunta di non prevedere alcuno stanziamento per dare attuazione al decreto legislativo che istituisce in Sardegna i sei punti franchi. Il sindaco di Dorgali ha quindi sinteticamente elencato alcuni punti chiave della manovra e si è soffermato sulle risorse destinate al sistema degli Enti locali. «Ai Comuni tagliate il fondo unico – ha dichiarato Carta – tagliate le accise Enel, ponete in capo al fondo unico il costo del personale delle comunità montane e così mutilate gli Enti Locali della Sardegna che si ritrovano senza strumenti per operare nei territori». Il rappresentate del Psd’Az ha quindi auspicato azioni per le zone interne, le aree protette ed anche per i rifiuti, i cui costi di smaltimento – a giudizio di Carta – rappresentano un’autentica emergenza. Il consigliere sardista ha quindi concluso il suo intervento con un riferimento ai danni delle alluvioni, illustrando la sua proposta di invertire gli importi, per il 2015, degli stanziamenti previsti per il ristoro dei danni subiti dai privati (un milione di euro) con quello destinato alla conservatoria delle coste (3 milioni di euro).

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha manifestato in premessa la volontà di “depurare” da polemiche e contrapposizioni le valutazioni sulla Manovra e sull’operato della Giunta. «Dobbiamo entrare nel merito e sulla qualità delle soluzioni proposte», ha spiegato l’esponente della minoranza, «ma affermo con rammarico che ci si aspettava molto di più dalla finanziaria del presidente Pigliaru». Tunis ha quindi approfondito i temi legati alle politiche del lavoro, denunciandone “il sostanziale abbandono” e una generale inadeguatezza. Il rappresentante di Forza Italia ha quindi raffrontato i “positivi risultati conseguiti nella passata legislatura” con “le datate soluzioni proposte dall’attuale maggioranza”. «Il mondo del lavoro è cambiato – ha insistito Tunis – e con esso sono cambiati i servizi per il lavoro».

Stefano Tunis ha proseguito offrendo la disponibilità della minoranza ad “aiutare” giunta e maggioranza a trovare soluzioni adeguate ed efficaci, invitando i colleghi “ad essere costruttivi rispetto alle sorti della Sardegna”. Il consigliere di Fi ha concluso con un riferimento polemico per il mancato finanziamento del programma “master and back”: «Nella scorsa legislatura vi stracciavate le vesti perché lo stanziamento previsto era inferiore ai venti milioni di euro». 

Dopo l’on. Tunis ha preso la parola  l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha definito la Finanziaria “totalmente asfittica e priva di nerbo. Il segno più tangibile è la distrazione della Giunta rispetto a questa discussione, evidentemente in linea con la scarsità degli strumenti messi a disposizione dalla Giunta per affrontare i problemi della Sardegna”.

Secondo l’esponente dell’opposizione, «la matrice dei rapporti tra governo regionale e statale è la mancanza totale di leale collaborazione. Non c’è attenzione sull’industrializzazione, sull’energia: molti studi, molte parole ma pochi  strumenti pragmatici in campo. E questa chiusura, anche davanti a tutti i suggerimenti che noi pure abbiamo fornito, è da individuare più nell’assessore che nel centrosinistra in Consiglio regionale. Non c’è attenzione verso il mondo produttivo e le imprese, verso il mondo dell’agricoltura e dell’edilizia. In questa Finanziaria non c’è l’attenzione che queste realtà produttive meritano. Siamo però fiduciosi sul fatto che nel corso della discussione terrete in sufficiente considerazione i nostri emendamenti».

Per l’on. Antonello Peru (Forza Italia) «questa era la prima occasione per la Giunta Pigliaru e le valutazioni sono di gran lunga negative, a sentire le imprese e i sindacati. Sono giudizi tutti non buoni per una Finanziaria senz’anima, tranne quelli dei dirigenti di Confartigianato e Cna che ho l’impressione non coincidano con il giudizio degli artigiani». Nel merito, l’esponente di Forza Italia ha parlato dell’incremento dell’importo del mutuo per le opere infrastrutturali: «Non c’è un vero piano, è la Giunta che ci fa contrarre il mutuo e deciderà come spendere i soldi per realizzare le infrastrutture. Manca un piano per le opere, per colmare un gap che peraltro spetterebbe allo Stato colmare».

Sulle imprese e sul lavoro, l’on. Peru ha detto: «Non c’è un piano che ridia la speranza ai sardi, perché non ci sono scelte chiare. Soprattutto sul fronte energetico, sul sostegno alle imprese, sui trasporti delle merci oltre che delle persone. Per questo è necessario ricercare gli spazi politici, come già abbiamo fatto in commissione, per migliorare questa manovra finanziaria».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luca Pizzuto (Sel), che ha detto: «Non possiamo non prendere in esame la situazione che abbiamo trovato e la crisi che tutto il pianeta sta vivendo e quella che in particolare la Sardegna sta vivendo. Noi dobbiamo riprendere a seminare e a coltivare: non usiamo toni di trionfo parlando della nostra prima Finanziaria, sia chiaro. Però dobbiamo dire da subito che in questa manovra ci sono soldi veri, che liquideremo e pagheremo nel giro di poco tempo. Anche per questo accendiamo un mutuo, per generare lavoro attraverso la costruzione delle infrastrutture. Stiamo mettendo a correre soldi sul cinema, sulla cultura, sull’archeologia, sulla piccola pesca, sulle borse per gli studenti universitari, sul servizio civile regionale, sulla coltivazione della canapa a basso contenuto di principio attivo. Insomma, stiamo cercando di attivare strumenti di cambiamento senza toccare i bisogni dei più deboli, come quelli della legge 162».

Per l’esponente di Sel, che ha ringraziato per il lavoro finora svolto l’assessore Paci e il presidente della commissione Sabatini, «sono evidenti i problemi, gli sprechi della spesa sanitaria. E la necessità di introdurre in futuro un reddito minimo di cittadinanza, per difendere i sardi da questa crisi feroce. Non è il centrosinistra la pancia di tutti i mali».

 Di seguito, per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto secondo cui «questa Finanziaria nasce all’indomani di una serie di tagli che tutte le Regioni, compresa la Sardegna, stanno subendo. Ma ci sono molti elementi positivi in questa manovra e io cercherò di evidenziarli. A cominciare dal rapporto con il governo nazionale: è evidente il diverso taglio che il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno impresso. Abbiamo una Giunta e un presidente che parlano col governo tenendo la schiena dritta e con competenza. Oggi si stanno creando le condizioni per superare il patto di stabilità e spendere davvero le risorse che si hanno».

Sui temi industriali e ambientali l’esponente del Pd ha detto: «E’ inaccettabile che si travisino le parole e le posizioni del Pd sulla vicenda dell’Eni. Perché l’Eni deve procedere alle bonifiche. Così come sui consorzi di bonifica e sui costi dell’acqua in agricoltura, è chiaro il richiamo dell’assessore Paci: prima degli agricoltori vengono i malati sardi e 300 milioni di euro di debito che la Sanità sarda produce.  Sappiamo che ci aspettano tempi difficili ma so che dobbiamo farcela e dobbiamo dare risposte a tutti i settori, anche nel campo dei trasporti dove si è registrata la totale assenza del governo regionale negli ultimi due anni della Giunta Cappellacci».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato in apertura che il dibattito sulla Finanziaria rappresenta un primo momento di confronto politico importante riguardante scelte sulle quali la classe dirigente sarà valutata dai cittadini. Per queste ragioni, ha sostenuto, «occorre impostare il confronto fuori dalle classiche schermaglie fra maggioranza e opposizione ma a condizione di dire la verità». Una parte della maggioranza, ha ricordato, «si è resa conto che il problema delle entrate non è chiuso nonostante in questi mesi la Giunta abbia evitato ogni confronto ritenendosi depositaria per definizione delle migliori virtù civiche commettendo però errori da matita blu». L’accordo con lo Stato firmato a luglio, secondo Cappellacci, «è una fregatura, ci sono 300 milioni in meno solo per il 2014 e dopo aver detto in sede di assestamento che si sarebbe rimediato nel 2015 col venir meno del Patto di stabilità, è accaduto anche che lo Stato si è ripreso le riserve erariali, 84 milioni del fondo di sviluppo e coesione e molto altro». Adesso, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «anche il segretario del Pd dà giudizi sferzanti nei confronti della Giunta ed è chiaro a tutti che quell’accordo va rinegoziato e i ricorsi non vanno ritirati; il presidente Pigliaru disse a suo tempo che di fronte al primo atto di slealtà da parte dello Stato avrebbe reagito, siamo ancora qui che aspettiamo». Cappellacci ha poi invitato la Giunta a «scendere dal piedistallo per riprendere insieme la battaglia sulle entrate ma senza dire bugie, come quella sui 300 milioni di euro che sarebbero i primi risultati della vertenza entrate». Il mutuo da 700 milioni, ha inoltre osservato, «è proprio il prezzo del timore reverenziale verso lo Stato e del tradimento di una Sardegna che merita certamente merita di più, anche perché non è vero che la nostra Regione ha l’Irap più bassa d’Italia, dato che a partire dal 2013 è aumentata di quasi tre volte, come ben sanno le imprese che sempre più spesso si indebitano per pagare le tasse». Nella finanziaria, ha affermato il consigliere Cappellacci in definitiva, «non c’è una idea di Sardegna ma quella di un commissario liquidatore; speriamo che nel dibattito ci sia un moto di ribellione, anche da parte della maggioranza, ma serve coraggio e se uno non c’è l’ha non se lo può dare: abbiamo bisogno di un presidente».

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha sospeso la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi questo pomeriggio.