5 November, 2024
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Domenica 28 aprile 2019 è prevista a Cagliari una giornata di sensibilizzazione sulla donazione di organi e sulla prevenzione sanitaria organizzata dall’associazione Prometeo AITF ODV con la collaborazione del Centro regionale trapianti (CRT), dell’azienda ospedaliera “G. Brotzu” di Cagliari, del Comitato di Cagliari della Croce rossa italiana e delle associazioni Diabete Zero e Avis regionale. Collaborerà, inoltre, soprattutto per il supporto logistico, lo stabilimento balneare “Il Lido” di Cagliari. L’iniziativa intende proseguire la riflessione avviata lo scorso 14 aprile con la XXII Giornata nazionale della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule promossa, sotto l’Alto patronato della Presidenza della Repubblica, dal ministero della Salute insieme al Centro nazionale trapianti e alle associazioni nazionali di settore.

Domenica mattina, dalle ore 10.00 alle ore 13.00, saranno, quindi, allestiti diversi gazebo nell’area del parcheggio antistante lo stabilimento “Il Lido”, accanto alla zona del Poetto nota come “Il Buco”. In questi gazebo sosteranno i volontari delle associazioni Prometeo, Diabete Zero e Avis, operatori sanitari della Rete regionale dei trapianti e altri operatori sanitari (infermieri, diabetologi, cardiologi, nefrologi, urologi, epatologi…) degli ospedali “San Michele”, oncologico “Businco” e pediatrico microcitemico “Antonio Cao”, che svolgeranno attività informativa sulla donazione di organi e sangue e sulla prevenzione delle malattie ed effettueranno screening, visite e test gratuiti. In particolare, la Croce rossa effettuerà i test HCV per la diagnosi precoce dell’epatite C, mentre gli operatori sanitari a supporto di Diabete Zero eseguiranno screening gratuiti per la prevenzione del diabete e valutazioni antropometriche. Presso il gazebo del CRT, invece, sarà possibile far inserire sul Sistema informativo dei trapianti (SIT) la propria dichiarazione di volontà sulla donazione di organi, tessuti e cellule post-mortem.

Inoltre, alle ore 10.30, prenderà il via una passeggiata cicloturistica non competitiva a velocità controllata che da viale Poetto raggiungerà il Parco naturale regionale Molentargius-Saline. Il raduno dei partecipanti è fissato per le ore 10.20 nel parcheggio del “Lido”. La partecipazione è gratuita e ai primi 30 iscritti sarà regalata una t-shirt dell’evento.

L’iniziativa – realizzata con il patrocinio gratuito del Comune, della Guardia costiera, del CRT e dell’AO “G. Brotzu” – è inclusa nel progetto dell’associazione “Sardegna – Un dono per la vita 2019”, cofinanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato del Lavoro (L.R. n. 13/1991, art. 72).

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sanità, laboratorio, analisi

Una delibera approvata dalla Giunta regionale ha aggiornato la rete delle malattie rare, con l’individuazione dei Centri di Riferimento per Patologia (CRP). Con l’adeguamento dei Centri, viene confermato il ruolo dell’Ospedale Regionale per le Microcitemie “Antonio Cao” di Cagliari quale Centro di riferimento regionale per le malattie rare, il ruolo di supporto alle attività dei CRP, con funzioni prevalentemente di consulenza genetica e ausilio diagnostico specialistico alle strutture di Genetica Medica del Binaghi (ATS), del Centro Screening del Microcitemico e Laboratorio di Genetica e Genomica della Azienda Brotzu, del Servizio di Genetica Clinica della AOU di Sassari.
«Con la proposta di ridefinizione della rete ospedaliera, oggi al vaglio del Consiglio regionale – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru, – prevediamo un sistema a rete (basato sul modello assistenziale cosiddetto “Hub e Spoke”) progettato in modo tale che i centri che si occupano di una determinata malattia siano collegati tra di loro per offrire ai cittadini tutte le risposte di cui necessitano. I centri, denominati HUB (quelli più completi e specializzati) e SPOKE (quelli periferici destinati all’accoglienza, alle cure di base e di primo livello) devono offrire un’assistenza omogenea su tutto il territorio regionale.»

«Il bisogno di salute del cittadino – aggiunge Luigi Arru – deve essere affrontato con diversi livelli di assistenza, dal territorio fino all’ospedale specializzato, e in base ai vari stadi di gravità e complessità. I medici dislocati nei diversi nodi delle reti assistenziali, sono in contatto tra di loro, perché condividendo conoscenze e informazioni possano curare il paziente nel livello assistenziale più appropriato a garanzia dell’efficacia delle cure e della sicurezza del paziente. Le reti assistenziali sono, per la Regione, un obiettivo organizzativo prioritario come superamento della frammentarietà dell’assistenza e per assicurare la continuità della gestione dei problemi di salute delle persone. Su questo modello – conclude l’assessore della Sanità – vogliamo ripensare e riorganizzare anche la rete delle malattie rare.»

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Ventisei docenti dell’Università di Cagliari sono nella classifica del sito www.topitalianscientists.org. Tenendo presente che la lista è in continuo aggiornamento, si tratta indubbiamente di un bel risultato per l’ateneo del capoluogo sotto diversi punti di vista: visibilità, credibilità e ricadute nella comunità accademica internazionale. Ma anche un bel biglietto da visita su qualità della didattica e della ricerca, utile per la promozione e la reputazione di corsi di laurea e scuole di specializzazione.

Walter Fratta (dipartimento Scienze biomediche), Alberto Angioni (Scienze vita e ambiente), Ezio Carboni (Scienze biomediche) e Giorgio Giacinto (Ingegneria elettrica ed elettronica) fanno parte del pool di pregio che comprende, per Scienze biomediche, Amedeo Columbano, Irene Messana, Sebastiano Banni, Stefano Mariotti, Giovanni Mantovani, Micaela Morelli e Maria Antonietta Melis. Per la Chimica c’è Vito Lippolis, per Scienze cliniche ci sono Alessandro Zuddas, Gian Benedetto Melis e Mauro Giovanni Carta. Fabio Roli e Giacomo Cao sono in classifica per Scienze del computer e Ingegneria. Astrofisica è rappresentata da Giulia Manca e Nicolò D’Amico. Per la Fisica Vincenzo Fiorentini e Sandro Massidda. Per Neuroscienze e psicologia il ranking annovera Antonio Argiolas, Fabio Fadda, Antonio Preti, Marco Pistis e Maria Rosaria Melis. Inoltre, per Scienze biomediche, compaiono i professori in quiescenza Gian Luigi Gessa, Gaetano Di Chiara e Giovanni Biggio e i deceduti Antonio Cao e Renzo Galanello.

Il sito mostra la classifica dei Top italian scientists (Tis) della Via-Academy. In sostanza, si tratta di un censimento degli scienziati e scholars di maggior impatto, misurato con il valore di H-index, che rappresenta un numero che racchiude la produttività e l’impatto della produzione culturale o scientifica di un docente basato sulle citazioni ricevute.

«Ma – spiega una nota pubblicata sul sito – ha dei limiti poiché, in particolare, la frequenza di citazioni varia nei diversi campi del sapere, e risulta massima nella fisica delle particelle e certe aree biomediche come l’immunologia. La lista non va quindi interpretata come comparazione assoluta del valore dei vari scienziati e studiosi, soprattutto fra le materie diverse riportate come ’area’ nella tabella

Al 28 febbraio scorso, la classifica del sito specializzato – che come da indicazioni, ospita i ricercatori che hanno inoltrato e caricato i propri lavori su Google scholar – comprendeva oltre quattromilacento scienziati italiani.

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Ventidue docenti dell’Università di Cagliari nella classifica del sito http://www.topitalianscientists.org/top_italian_scientists.aspx. E potrebbero essercene anche altri: la classifica è in continuo aggiornamento. Di fatto, un bel colpo per l’ateneo del capoluogo sotto diversi punti di vista. Intanto, un risultato proficuo se si pensa alla visibilità, alla credibilità e alle ricadute nella comunità accademica internazionale. Ma anche un bel biglietto da visita in tema di qualità della didattica e della ricerca, utile anche per una promozione puntuale dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione.

Per le Scienze biomediche attualmente sono in graduatoria Amedeo Columbano, Irene Messana, Sebastiano Banni, Stefano Mariotti, Giovanni Mantovani, Micaela Morelli e Maria Antonietta Melis. Per la Chimica compare Vito Lippolis mentre per Scienze cliniche i rappresentanti sono Alessandro Zuddas, Gian Benedetto Melis e Mauro Giovanni Carta. Fabio Roli e Giacomo Cao sono in classifica per Scienze del computer e Ingegneria. Per Astrofisica in lista compaiono Giulia Manca e Nicolò D’Amico. Per la Fisica Vincenzo Fiorentini e Sandro Massidda. Infine, per Neuroscienze e psicologia i big sono Antonio Argiolas, Fabio Fadda, Antonio Preti, Marco Pistis e Maria Rosaria Melis. Inoltre, per l’area di Scienze biomediche, compaiono i docenti in quiescenza Gian Luigi Gessa, Gaetano Di Chiara e Giovanni Biggio e i deceduti Antonio Cao e Renzo Galanello.

Il sito mostra la classifica dei Top italian scientists (Tis) della Via-Academy. In sostanza, si tratta di un censimento degli scienziati e scholars di maggior impatto, misurato con il valore di H-index, che rappresenta un numero che racchiude la produttività e l’impatto della produzione culturale o scientifica di un docente basato sulle citazioni ricevute.

«Ma – spiega una nota pubblicata sul sito – ha dei limiti poiché, in particolare, la frequenza di citazioni varia nei diversi campi del sapere, e risulta massima nella fisica delle particelle e certe aree biomediche come l’immunologia. La lista non va quindi interpretata come comparazione assoluta del valore dei vari scienziati e studiosi, soprattutto fra le materie diverse riportate come ‘area’ nella tabella.»

Al 28 febbraio scorso la classifica del sito specializzato – che come da indicazioni, ospita i ricercatori che hanno inoltrato e caricato i propri lavori su Google scholarcomprendeva oltre 4.110 scienziati italiani.

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Il Consiglio regionale ha esaminato la mozione n. 78 (Dedoni e più) sulla paventata chiusura del reparto del centro sclerosi multipla presso l’ospedale Binaghi di Cagliari.

Illustrando la mozione, il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «esiste un problema e soprattutto emerge innanzitutto la necessità dei malati di sclerosi multipla che temono il trasferimento del Binaghi al San Giovanni di Dio e, in secondo luogo, c’è anche la questione delle risorse ingenti necessarie per l’eventuale ristrutturazione». In Sardegna, ha ricordato Dedoni, «la sclerosi ha purtroppo una presenza importante ed ogni intervento va attentamente considerato, perché finora il Binaghi ha ospitato un centro che ha seguito circa 7.000 paziente ponendosi come riferimento a livello nazionale con una mobilità passiva al contrario verso la Sardegna». Tutto questo è stato possibile, ha aggiunto, «anche grazie all’azione della professoressa Marrosu, direttrice della struttura, e non si tratta di difese d’ufficio che fra l’altro sono inutili data la caratura internazionale di una scienziata del suo spessore, quanto piuttosto di salvaguardare una delle eccellenze della sanità regionale». Il consigliere si è poi soffermato su un problema tecnico che ha riguardato la professionista, che ha chiesto di andare in pre-pensionamento tornando poi sulle sue decisioni ma trovandosi di fronte, in questo caso, ad un parere negativo dell’Università di Cagliari. C’è quindi la necessità, secondo Dedoni, «di recuperare una persona disponibile a lavorare gratuitamente e in proposito c’è un precedente analogo dell’Emilia-Romagna; spero che l’assessore e l’intera Giunta recepiscano questo messaggio, che non è contro nessuno ma per tante persone che soffrono».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, dopo aver ricordato di aver frequentato a lungo il centro per vicende famigliari, ha messo l’accento su significato di una «lotta contro la quotidianità della sclerosi multipla che ha in Sardegna ha l’incidenza più alta del mondo pari alla Scozia; il reparto del Binaghi, quindi, è una risorsa preziosa per la Sardegna e la sua chiusura avrebbe effetti devastanti, anzi occorre operare concretamente per il potenziamento delle strutture a sostegno di pazienti e familiari contro ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento».

Per l’Upc Antonio Gaia ha manifestato adesione totale alla mozione, «come tanti con parenti ed amici che combattono con questa patologia; va sottolineato però che il centro del Binaghi, per tutti i pazienti, è diventato quasi una casa, soprattutto per quelli che provengono da fuori, per cui spostando quel servizio si aprirebbe, fra i tanti, un problema di parcheggi che per questi malati ha una importanza essenziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, auspicando che su questo argomento ci sia una volontà comune del Consiglio, ha affermato che «una Regione come la Sardegna che sostiene per interno i costi della sanità deve, a maggior ragione, potenziare le strutture di eccellenza legate purtroppo ad una incidenza specifica della sclerosi nella nostra Regione». Va ricordato anche, secondo la Zedda, «che il centro del Binaghi ha un gradimento altissimo fra i pazienti per le diverse fasi dell’assistenza, oltre che strutture moderne e tecnologicamente avanzate, c’è un lavoro enorme della professoressa Marrosu e della sua equipe, di tutti i medici e degli operatori di ogni livello; per questo siamo convinti della necessità di razionalizzare il nostro sistema sanitario ma, in casi come quello del Binaghi, il nostro obiettivo è mantenere e migliorare i centri di eccellenza, valutando al massimo alternative che assicurino gli stessi elevatissimi livelli di qualità». La consigliera si è dichiarata in conclusione disponibile a contribuire ad un ordine del giorno unitario.

Il consigliere di Sel Francesco Agus, premettendo di non essere interessato a singoli aspetti della sanità sarda quanto ad un contesto attento ai servizi offerti alla persona, ha precisato che «in questo caso però è condivisibile la scelta della conferenza dei capigruppo di portare in Consiglio questo argomento, soprattutto per rassicurare tanti pazienti sardi che ci hanno rappresentato le loro preoccupazioni». Il centro, ha proseguito, «è un riferimento nazionale ed europeo per numero e diversità dei casi trattati ed il trasferimento al San Giovanni Di Dio genera perplessità che dovranno essere fugare; non entro nel merito dei ragionamenti aziendali ma non sarebbe utile una riflessione che non tenga conto della realtà di un centro come quello del Binaghi; auspico infine che l’assessore dia ampie rassicurazioni in questo senso non solo al Consiglio ma soprattutto ai pazienti».

Augusto Cherchi, del Partito dei Sardi, si è congratulato con il collega Dedoni che ha richiamato l’attenzione dell’Aula su questo argomento, legato alle difficili condizioni di «pazienti fragili colpiti da una malattia cronica il cui decorso interessa di conseguenza migliaia di famiglie». Piuttosto, ha osservato, «ho qualche perplessità sulla sede in cui di discute, perché a mio avviso sarebbe stato meglio affrontare il problema in commissione per gli approfondimenti che merita all’interno della nuova rete ospedaliera ancora in via di elaborazione». Dobbiamo, infatti, conoscere bene problematiche attuali, ha aggiunto Cherchi, «e lavorare per una prospettiva futura migliore, evitando di ricorrere a personalismi; riconoscono l’impegno della dr.ssa Marrosu e di molti altri professionisti ma personalizzare un reparto è un errore, anche perché di problemi come questi ne dovremo affrontare molti altri, a cominciare da quello più generale del blocco del turn over che ha bloccato le assunzioni per oltre 2 anni».

Paolo Truzzu, esponente del Misto-Fdi, ha ricordato in apertura che «il Consiglio si è occupato molto spesso di sanità, avendo sempre come obiettivo la migliore organizzazione del settore e quasi trascurando la tutela della salute dei cittadini e dei malati, mentre oggi invece affrontiamo questo tema tenendo presente che, pur non essendo nostro compito individuare soluzioni organizzative dobbiamo però cercare di capire come possiamo garantire serenità a soggetti che affrontano una fase molto difficile della loro vita». Per fare questo, ha suggerito Truzzu, «dobbiamo puntare su due concetti chiari: mantenere il centro come struttura regionale di riferimento e garantirne la piena funzionalità tracciando un percorso per la sua ulteriore crescita, senza dimenticare la logistica che, in questo caso particolare, ha una funzione di grandissima importanza».

Il consigliere Giorgio Oppi, dell’Udc, ha detto di conoscere molto bene la dottoressa Marrosu «anche per bene per averla indicata a suo tempo come assessore alla Sanità» e, affrontando la discussione generale del problema, ha messo in evidenza che «in Sardegna abbiamo due malattie di grandissima diffusione come sclerosi multipla e diabete, per cui pur non mettendo in discussione l’azione importantissima del centro del Binaghi, non va dimenticato che la decisione finale non è dell’assessore ma del rettore di Cagliari, per quanto riguarda la riammissione della dottoressa Marrosu alla guida di un centro fiore all’occhiello della Sardegna dove le persone vengono assistite con molto amore». Piuttosto, secondo Oppi «è strano che dal Binaghi si trasferisca il centro da un’altra parte con l’Università di mezzo mentre molti altri trasferimenti sarebbero in corso, ponendo anche questioni anche legate al contratto del personale». Nella cura della sclerosi multipla, ha concluso Oppi, «la Sardegna sempre all’avanguardia e quindi è giusto salvaguardare la struttura, ed è opportuno che l’assessore intervenga presso l’Università per rasserenare gli utenti».

La consigliere del Pd Rossella Pinna, intervenuta successivamente, si è fatta portavoce degli allarmi lanciati da alcune associazioni «per la difesa del centro dal trasferimento e dalle ipotesi di per depotenziamento o scorporo con perdita di professionalità e strumentazioni acquisite anche con la partecipazione dei pazienti e delle stesse associazioni». Quella del Consiglio è una discussione utile, ha affermato, «per dare all’assessore la possibilità di spiegare progetti e programmi della Regione, e chiarire che sarebbe assolutamente irragionevole percorrere la strada del depotenziamento del centro davanti a un trend in aumento della sclerosi; c’è invece bisogno di più ricerca e di più assistenza, non solo logistica ma con uno sguardo più lungo sul centro regionale inquadrandolo secondo le indicazioni contenute nella proposta di legge del collega Tendas e molti altri della maggioranza che prevede interventi su ricerca, diagnosi e percorsi terapeutici contro la sclerosi».

L’assessore Arru (Sanità) ha preso la parola per dire che «il prossimo 7 febbraio verrà presentato il progetto sulla sclerosi multipla realizzato al tavolo congiunto con la rappresentanza dei malati e delle famiglie, per arrivare a presentare una rete assistenziale. Mai questo era accaduto e mai abbiamo voluto sminuire il ruolo dell’ospedale Binaghi dal punto di vista scientifico. Nessuno può certamente dimenticare il lavoro svolto dal professor Rosati e dalla professoressa Marrosu. Oggi documentiamo il fatto che questa malattia in Sardegna è talmente radicata che abbiamo 340 casi per 100mila abitanti. L’Ogliastra è po’ un enclave e dobbiamo avere capacità programmatoria per individuare centri di ricerca e soluzioni innovative sotto il profilo dell’assistenza. Come quando si fece la grande battaglia contro la microcitemia ai tempi del professor Antonio Cao.

Per l’esponente della Giunta «sono necessarie diagnosi precise con punti scientifici di alta specialità e un percorso di presa in carico del paziente e l’assistenza di prossimità nei territori anche alle famiglie.  Io riconosco il ruolo della professoressa Marrosu, al di là del fatto che sia andata in pensione credo che le si debba chiedere ancora di dare il suo contributo per questa causa scientifica e umana. Ma è certo che il Binaghi di Cagliari sarà il centro di una rete scientifica di altissimo livello”».

Per la replica è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «Non sono certo io il difensore della professoressa Marrosu, che non ha bisogno di difensori. Nella riorganizzazione sanitaria, pure necessaria, bisogna sempre salvaguardare gli interessi dei più deboli. E i malati di sclerosi sono certamente i più deboli tra i malati. Non è pensabile che si disperda il patrimonio scientifico che si è formato in questi anni e ringrazio l’assessore perché mi ha dato l’opportunità per dire oggi questo».

Per il presidente della commissione, on. Raimondo Perra, «l’argomento dovrà essere portato  all’interno della commissione. Non ci sono chiusure in vista ma un trasferimento dal Binaghi al San Giovanni di Dio, che non è certo il massimo sotto il profilo della logistica e dei tanti pazienti che arrivano da altre zone della Sardegna. Forse la soluzione migliore è il trasferimento al Policlinico di Monserrato ma ne parleremo in commissione».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha auspicato «un ordine del giorno unitario» ma ha anche ricordato che «il centro dell’ospedale Binaghi è della Asl 8 e non dell’Università».

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «bisogna uscire dalla visione paternalistica della Medicina. Noi abbiamo bisogno di modelli che rispondano a logiche di risultato e di efficienza misurabile: non serve sapere chi guiderà i processi o dove sono ubicati i centri. Contano solo i risultati, che devono migliorare».

Dello stesso avviso l’on. mario Tendas (Pd): «Ho presentato una proposta di legge, la 263, proprio sulla sclerosi multipla redatta con la collaborazione anche della professoressa Marrosu».

Favorevole a un ordine del giorno unitario anche l’on. Daniele Cocco (Sel): «Occorre anche intervenire sulle liste d’attesa delle prenotazioni delle risonanze magnetiche per questi malati. Dobbiamo dare loro priorità».

Per l’on. Dedoni «la mozione si può ritirare se c’è davvero un ordine del giorno che affronta il tema in commissione. Ma vorrei che anche la proposta di legge dell’on. Tendas fosse inserita nell’ordine del giorno, senza che ci siano personalismi o interessi di partito».

Dopo il ritiro della mozione da parte del’on. Dedoni, il presidente Ganau ha annunciato che gli atti saranno trasmessi alla commissione Sanità in modo da consentire la predisposizione di un ordine del giorno e ha dichiarato chiusa la seduta.

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In Sardegna ci sono oltre mille persone affette da talassemia, 12 bambini secondo i dati del 2015. Il fabbisogno di sangue per l’autosufficienza regionale è 110 sacche per mille abitanti, ma quello a disposizione è di 54 unità.
Sono alcuni dati emersi nel corso della conferenza stampa sulla “situazione talassemia”, alla quale hanno preso parte l’assessore della Sanità Luigi Arru, il direttore generale dell’Azienda Brotzu, Graziella Pintus, quello sanitario Vinicio Atzeni e il presidente dell’associazione Thalassazione Ivano Argiolas.
«L’ospedale Microcitemico Antonio Cao deve essere il punto di riferimento regionale per la talassemia e le malattie rare: lo prevede la rete ospedaliera – ha spiegato l’assessore Arru -, confermando quella che è una struttura di grande livello.»
L’esponente della Giunta ha sottolineato, ancora, come si sia avviato un percorso di rilancio del Microcitemico che richiede tempo, «ma che porterà l’ospedale ad essere eccellenza regionale, nell’ottica del lavoro in rete».
Il direttore generale del “Brotzu”, Graziella Pintus, ha elencato gli interventi imminenti che riguarderanno l’ospedale Cao: «Ci sono 8 milioni 200mila euro di fondi europei per i lavori di ampliamento e 600 mila per gli arredi. Abbiamo acquistato una tac pediatrica con 1milione e 250mila euro e assunto l’impegno di definire una struttura dedicata ai talassemici, diversa dall’attuale ospitata nella clinica pediatrica».
Il presidente di Thalassazione, Ivano Argiolas, ha tracciato il bilancio dell’attività dell’associazione, “tra luci e ombre” e ha chiesto che la Regione apra «la vertenza talassemia, da affrontare in maniera convinta e forte».
L’assessore Arru ha accolto la proposta di costituzione di un tavolo tecnico permanente sulle emopatie.

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Ospedale Microcitemico copia
La Asl di Cagliari e l’Azienda Ospedaliera Brotzu hanno intitolato l’Ospedale Pediatrico Microcitemico al professor Antonio Cao. Sono state così accolte le proposte giunte dalla comunità Civile, da quelle Scientifica ed Accademica, dall’assessorato della Sanità.
Per questo riconoscimento alla memoria di Antonio Cao, il “Pediatra della Sardegna”, è stata necessaria una deroga alla normativa che dispone: «Nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni» (Legge 23 giugno 1927, n. 1188), la stessa norma prevede però la possibilità di deroga alla disposizione «in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione».
Il ministero dell’Interno, per il tramite del prefetto di Cagliari, ha accolto la richiesta di Assessorato e ASL ed autorizzato l’intitolazione dell’Ospedale.
La richiesta di autorizzazione rivolta al Prefetto è suffragata dalla considerazione che il prof. Cao è sicuramente un cittadino “benemerito” della Regione Sardegna e della nazione: «egli rappresenta infatti una figura di Maestro e Scienziato di assoluto valore mondiale. Ha fondato e diretto il centro ospedaliero ed ha eradicato una delle malattie più gravi della Sardegna, la Talassemia, piaga millenaria che portava a morte miglia e miglia di bambini sardi entro pochi decenni di vita. Il suo centro per decenni è stato anche Scuola nella quale si sono formati medici e ricercatori».
L’intitolazione è stata formalizzata con una delibera del commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera G. Brotzu, di cui l’Ospedale Pediatrico Microcitemico fa parte dal luglio scorso.
Nel corso del Convegno Thalassemia 2.0 organizzato da ThalassaAzione e United, che sarà ospitato il 26 settembre prossimo presso l’Ospedale Pediatrico Microcitemico, si terrà una commemorazione ed una cerimonia d’Intitolazione dell’Ospedale alla memoria del professor Cao.
Saranno presenti l’assessore della Sanità, il Direttore generale dell’Assessorato, i Commissari straordinari della Asl di Cagliari, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e dell’Azienda Ospedaliera G. Brotzu, il prefetto di Cagliari, il rettore dell’Università, il preside della Facoltà di Medicina, il sindaco di Cagliari.

Dalla cura della talassemia agli abusi e le speculazioni commerciali. La terapia chelante ha allungato la vita a migliaia di talassemici. Attualmente, mercati e operatori avidi, abili nel giocare con le preoccupazioni dei malati, la propongono in maniera indiscriminata. Con, a seguire, rischi importanti per la salute. Da qui, l’allarme degli specialisti dell’ateneo di Cagliari. Con in prima fila, Guido Crisponi. Il professore e il suo staff, firmano una denuncia che è stata pubblicata su una delle riviste internazionali di Chimica più autorevoli, Coordination chemistry rewiew.

Titolare della cattedra di Chimica, il professor Crisponi ha operato con la professoressa Valeria Nurchi e le ricercatrici Joanna Lachowicz e Miriam Crespo Alonso (dipartimento Scienze chimiche e geologiche). Nel team anche la professoressa Maria Antonietta Zoroddu e il ricercatore Massimiliano Peana (dipartimento Chimica e Farmacia, Università di Sassari).

La ricerca degli specialisti punta a scardinare abusi e strumentalizzazioni di una terapia che in Sardegna è nota per il successo nel trattamento della beta-talassemia. Impiegata nell’ospedale Microcitemico dai professori Antonio Cao e Renzo Galanello, per “ripulire” il sangue dei pazienti dall’eccesso di ferro accumulato durante le periodiche trasfusione, la terapia aiuta l’organismo ad eliminare il surplus di metallo, specie ferro, che produce radicali liberi, con effetti dannosi. Ma oggi viene proposta su internet come soluzione di tutti i mali. Dalle patologie cardiovascolari ad autismo e malattie degenerative. Ma anche come trattamento antiaging, antiossidanti e antiradicali liberi. «I rischi sono gravissimi, anche mortali», dice il professore Crisponi.

L’équipe di Guido Crisponi segue da più di 30 anni le terapie chelanti. «Nel lavoro “Kill or cure”, usi impropri della terapia chelante – spiega lo scienziato – abbiamo voluto mettere in evidenza come, malgrado il numero estremamente limitato di indicazioni approvate per l’uso di agenti chelanti, la pubblicità per numerosissime diverse applicazioni sia facilmente reperibile sul Web. I termini terapia chelante e chelazione sono sempre più usati da personaggi che fanno i loro interessi approfittando di persone con tragici problemi di salute». Da qui, l’allarme. «Sull’autismo sfruttano il dolore dei genitori dei bambini. E anche per la sclerosi multipla, nonostante gli studi sul rapporto fra accumulo di metalli e malattie degenerative siano in una fase molto iniziale. Questi trattamenti non hanno alcuna base scientifica, ma sono proposti al pubblico in maniera così allettante che diventano difficili da contrastare». Il docente evidenzia anche che l’agenzia americana Fda (Food&drugs administration), diffida i medici dall’uso improprio del web. «Abbiamo l’obbligo morale e la responsabilità di avvisare i colleghi della comunità scientifica, fornendo informazioni dettagliate e precise sui possibili effetti tossici della terapia chelante».

Lo studio. Nel lavoroKill or Cure: usi impropri della terapia chelante” viene descritto come questa falsa terapia chelante si sia sviluppata storicamente, quali siano le conseguenze di un uso incontrollato della terapia chelante, al di fuori delle finalità cliniche per cui è necessaria. «Molto spesso, la professione medica – spiega il professor Crisponi – è messa alla prova da malintenzionati che approfittano di pazienti con mali incurabili. I trattamenti, molto lunghi e molto costosi, vengono in genere somministrati ambulatorialmente, ma sono anche pubblicizzati per un uso personale in casa«. I trattamenti sono spacciati per la cura di malattie cardiovascolari; la cura e la prevenzione dei sintomi dell’autismo; prevenzione e cura delle malattie neurodegenerative, e della sclerosi multipla; trattamento “antiaging”; trattamenti antiossidanti e anti radicali liberi.