22 December, 2024
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Alghero si prepara per il Mercat Artijanal – Birralguer Winter ‘23, l’edizione invernale di Birralguer Craft Beer Festival. Saranno più di 40 le produzioni brassicole che i visitatori potranno gustare, provenienti da 5 birrifici sardi – ‘Nora di Oliena, Seddaiu e Isola di Thiesi, Dolmen di Uri e P3 Brewing Company di Sassari – e tre ospiti Lambrate dalla Lombardia, Edit dal Piemonte e i catalani di Barcellona Beer Company.

Spazio anche alla musica con Another Clone (acoustic set), Sergio’s, Senza Base e Dj D_One; venerdì 22 dicembre A+F (acoustic set), I Tremendi, Dep Band e Dj D_One; sabato 23 dicembre Nakama (acoustic set), Volume2, Hollywood Band e Dj Sir Frank.

La novità è nata dalla collaborazione con l’associazione di promozione sociale KoreMama.
Infine in Piazza Pino Piras verrà allestita la street food zone.

Antonio Caria

 

È stato riaperto l’ufficio postale di via Cavalier Caddeo, ad Arbus. Il servizio è ripartito dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione della sede finalizzati ad accogliere, non appena saranno operativi, tutti i principali servizi della Pubblica Amministrazione grazie al progetto “Polis – Casa dei Servizi Digitali”.
Si tratta della prima sede, in Sardegna, in cui si è provveduto ad un restyling “Full”.
La sede di Arbus è a disposizione dei cittadini con il consueto orario: dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.35 e il sabato fino alle 12.35.
Antonio Caria

Sono iniziati i nuovi interventi sulla strada statale 130 “Iglesiente” che interesseranno un tratto di circa 10 chilometri tra Elmas e Decimomannu, nella Città metropolitana di Cagliari.
L’intervento prevedono la realizzazione dell’asfalto drenante, che garantisce maggiore sicurezza e miglior comfort di guida, su entrambi i sensi di marcia in tratti saltuari. Per consentire le lavorazioni saranno istituiti restringimenti temporanei a seconda dell’avanzamento del cantiere. La conclusione è prevista entro il 18 dicembre.
Antonio Caria

«Un libro è un condensato di ciò che la società elabora. Per questo, la Mostra del libro di Macomer è importante, soprattutto, per i giovani: è a loro in particolare che è rivolto questo invito alla lettura.»

Con queste parole il sindaco di Macomer Riccardo Uda ha ufficialmente aperto questa mattina la XXI edizione della Mostra regionale del Libro edito in Sardegna, in corso fino a domenica nelle Ex Caserme Mura di viale Gramsci, organizzata dal Comune insieme all’Associazione Editori Sardi , con il patrocinio della Regione Sardegna e in collaborazione con il Centro Servizi Culturali e la Biblioteca Comunale.

«Il tema di quest’anno, “Sardegna. Isola allo specchio”ha dichiarato la presidente dell’Associazione Editori Sardi, Simonetta Castia -: è lo specchio  del Mediterraneo, su cui si riflette la specificità culturale della Sardegna che si basa sulle contaminazioni.»

L’assessore della Cultura del comune di Macomer, Fabiana Cugusi, ha ribadito la soddisfazione per il ritorno della Mostra del Libro nei padiglioni delle Ex Caserme Mura, e per la riapertura in occasione dell’evento, del Cineteatro Costantino, mente Roberta Balestrucci, coordinatrice del Centro Servizi Culturali, ha ringraziato i dirigenti scolastici per il loro impegno La prima giornata della Mostra del libro è poi entrata nel vivo con un tributo a Peppino Fiori nel centenario della nascita.

Antonio Caria

Ha 18 anni, è di Guspini e ha già due donazioni di sangue alle spalle. Giulia Mocci ha voluto arricchire la raccolta di testimonianze dal titolo “Ecco per chi dono”, attraverso cui l’Avis Regionale Sardegna sensibilizza la comunità alla donazione di sangue e plasma.
«Nella mia classe abbiamo donato solo in due, io e un mio compagno che sono riuscita a convincereracconta Giuliama ricordiamoci che anche una sola donazione è importante, quindi sono stata felice.»
La seconda donazione puntuale dopo 6 mesi: «Entrare nella grande famiglia dell’Avis permette di conoscere una fetta di realtà di cui, purtroppo, in tanti ignorano molti aspetti. È un’esperienza che arricchisce spiega la 18enne -. Finché potrò, donerò. Sono felice di sentirmi utile a chi ne ha bisogno ed è fondamentale ricordarsi che nella vita non si sa mai».
Antonio Caria

Martedì 5 settembre la Sala del Museo della Memoria e dei diritti Umani di Santiago del Cile, ha ospitato la proiezione del docufilm del regista sardo Marco Antonio Pani: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”. Il film è stato prodotto dall’associazione Amici della miniera, in concorso con il Centro servizi culturali della Società Umanitaria Fabbrica del cinema di Carbonia, e con il patrocinio economico della Cineteca sarda, della Fondazione di Sardegna e il patrocinio della Fondazione Berlinguer.

La proiezione del film nella Capitale cilena segue la prima a Carbonia avvenuta il 5 novembre 2022, le successive a Sassari, Cagliari e in diversi altri centri della Sardegna e, infine, quella di Roma del 19 aprile 2023. Hanno partecipato alla proiezione i rappresentanti dell’associazione “Amici della miniera” Antonangelo Casula e Roberto Sanna.

L’evento, rientrava nelle iniziative programmate nell’ambito della ricorrenza del 50° anniversario del golpe fascista dell’11 settembre 1973, che ha abbattuto il governo democratico di Salvador Allende e schiacciato nel sangue il popolo cileno. Sono stati presenti alla proiezione, Autorità di Governo, della politica e della Cultura Cilena.

Di seguito, l’intervento integrale di Antonangelo Casula.

Ignazio Delogu e il Cile. Desidero porgere a nome dell’Associazione “Amici della Miniera” e dei Centri di Servizi Culturali della Società Umanitaria Sardegna un caloroso saluto a tutte le Autorità presenti, al presidente del Museo della Memoria e dei diritti umani di Santiago, la signora Marcia Scantlebury e a Javier Ossandon che è stato per noi un importante e insostituibile punto di riferimento per la realizzazione di questo evento.

Sono molto felice di essere oggi a Santiago con tutti voi per rendere omaggio alla figura di un combattente per la democrazia, la libertà dei popoli, di un amico e di un compagno, inteso nel senso più autentico della militanza politica e civile.

Il bellissimo docufilm scritto e diretto dal regista sardo Marco Antonio Pani, ne descrive la personalità poliedrica e di intellettuale cosmopolita.

Per definire la figura di Ignazio Delogu, occorre fare uso di una moltitudine di definizioni: è stato scrittore, giornalista, traduttore, linguista, storico, poeta e tante altre cose, è stato un grande italiano con l’orgoglio delle radici della sua terra d’origine, sardo e internazionalista come nella migliore tradizione gramsciana.

Era un uomo generoso e di grandi passioni, tra queste quella per la mia città, Carbonia, una città di Fondazione nata nel 1938 alla quale ha dedicato un importante libro sulla sua storia dal titolo: “Carbonia Utopia e progetto”, e una significativa attenzione lungo l’arco della sua vita con la realizzazione di più saggi e inchieste giornalistiche che aveva in un proposito di raccogliere in una pubblicazione alla quale avrebbe dato il titolo di: “Carbonia nel cuore”. Proposito che non si è realizzato per la sua dolorosa scomparsa.

Io però desidero soffermarmi su Ignazio Delogu e il Cile.

Il docufilm pone l’accento sul ruolo da lui svolto nella qualità di segretario esecutivo dell’Associazione Italia Cile negli anni successivi al golpe militare fascista guidato da Augusto Pinochet, 50 anni fa, l’11 settembre 1973, ma l’interesse, la passione, l’amore di Ignazio per il Cile, per il suo popolo, per i suoi artisti, per i suoi poeti, hanno un’origine più remota a partire dai primi anni ’50 del secolo passato.

Mi riferisco, innanzitutto, ad una passione autentica per la figura e l’opera poetica di Gabriella Mistral e di Pablo Neruda e per tutto l’universo della cultura cilena che conosceva e amava profondamente.

Della Mistral tra i tanti, vorrei citare un aneddoto al riguardo, Delogu, nel corso di un convegno tenuto a Nuoro nei primi anni ‘70, sottolinea l’originale parallelismo tra la Mistral e Grazia Deledda, una grande scrittrice sarda, insignita del Nobel per la letteratura nel 1926, partendo dalle motivazioni quasi coincidenti, che hanno portato all’assegnazione del prestigioso riconoscimento, nel quale viene evidenziata la straordinaria affinità tra le due e posta esplicitamente in relazione la personalità delle due grandi scrittrici. Cosa unica credo, nella storia delle motivazioni del massimo premio internazionale.

Nel caso di Neruda invece si trattava di un rapporto personale maturato negli anni. In un primo momento mediato dalle frequentazioni italiane di Neruda a partire dai primi anni ‘50 del secolo scorso, per divenire successivamente un rapporto più personale, Delogu ne dà ampiamente conto nei suoi scritti ed in particolare in un suo articolo pubblicato sul quotidiano del PCI L’Unità il 26 settembre del 1973, a pochi giorni dopo la sua scomparsa; curò inoltre la traduzione in italiano del suo libro di poesie “Incitamento al Nixonicidio” e pubblicò postuma, l’ultima raccolta di poesie del poeta a cui si diede il titolo “Elegia dell’assenza”.

Di quest’ultimo e delle modalità che ne hanno preceduto la pubblicazione, vorrei citare una sua testimonianza contenuta nel suo libro “Pablo Neruda e l’Italia”, cito testualmente: …«è probabile che per molte ragioni, politiche soprattutto, aveva una grande considerazione per i comunisti italiani – ma anche per ragioni culturali, lo abbia indotto a far giungere un messaggio, l’ultimo, proprio a loro, perché lo rilanciassero nel mondo. O forse qualcuno accanto a lui – il poeta Homero Arce, che per tanti anni fu il suo più fidato e intimo collaboratore – pensò di interpretarne il pensiero quando consegno a un italiano, che non conosco, quel dattiloscritto con correzioni di suo pugno, che la direzione del PCI ricevette qualche giorno dopo il golpe, quando ancora era incerta la sorte del poeta. Mi fu consegnato quella stessa notte da un Enrico Berlinguer insolitamente commosso, per stabilirne l’autenticità e curarne la pubblicazione. Era un libro di poesia dal titolo parzialmente incerto. Con l’ausilio di Volodia Teitelboin decidemmo di chiamarlo Elegia dell’assenza…»

La sua funzione nell’associazione Italia-Cile che era meramente politica, non si limito esclusivamente a questo, anche se ne fu assorbito principalmente, coltivò nel suo rapporto con gli esuli cileni in Italia, le sue passioni artistiche e letterarie, che divennero inevitabilmente anche delle grandi amicizie:

– con il grande pittore Sebastian Matta, Ignazio era anche un culture delle arti visive;

– con il gruppo musicale degli Inti Illimani, esule in Italia, con i quali attivò diverse forme di collaborazione, il 4° disco del gruppo “Hacia La Libertad” reca nell’interno della copertina, in calce: “Traduzione italiana dei testi a cura del Professor Ignazio Delogu”… sempre con Jorge Coulón curò la traduzione di un libro con i testi della Nuova canzone cilena e dell’America Latina, dal titolo “Inti Illimani canti di lotta, d’amore e di lavoro”, una definizione questa, che ha influenzato il regista Marco Antonio Pani nella titolazione del docufilm: “Ignazio, storia di lotta, d’amore e di lavoro”.

Altrettanto degna di nota mi pare anche la collaborazione a Roma, agli inizi degli anni ’80, con il laboratorio di poesia dei poeti esuli cileni denominato “ Maruri”. Il gruppo si riuniva presso la Libreria Croce ed era animato da eminenti figure della poesia cilena: Hernán Castellano-Girón, Eugenio Llona, Carmen Guastavino, Eduardo Banderas, Jorge Coulón, Marcos Cáceres, Odette Smith y Antonio Arévalo.

La sua attività politica contro le dittature, in difesa della libertà dei popoli, si è svolta in diversi paesi del mondo: la Spagna durante il periodo Franchista, la Grecia dei Colonelli per citarne alcuni, ma il suo rapporto con la vicenda cilena è stato certamente – non solo a mio giudizio -, il più intenso.

Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2010: Parallelo Sud – sottotitolato Patagonia Tragica Terra del Fuoco e altri orizzonti, credo ne sia una significativa testimonianza.

Un piccolo aneddoto su questo libro: lo scrive in polemica con Daniele Del Giudice, uno scrittore italiano scomparso recentemente, autore di un romanzo Orizzonte Mobile, un libro dedicato alla Patagonia e al continente antartico. Delogu sviluppa una critica aspra e senza alcuno sconto nei confronti di Del Giudice e della interpretazione che dà di quel mondo… ma credo che intimamente Ignazio lo abbia scritto spinto dal bisogno di raccontare il “Suo” Cile, a partire dal profondo legame con il presidente Allende, a quello con Pablo Neruda e con tutto il popolo cileno che ha amato intensamente e dal quale, ne è una significativa testimonianza la manifestazione odierna, non è stato dimenticato.

Parallelo Sud è un omaggio alla figura di Salvador Allende, che gli aveva concesso il privilegio di visitare, ospite della Repubblica Cilena, la Terra de Fuoco. Con il presidente Allende, aveva fatto cenno ad una sua conversazione con Francisco “Pancho Coloane” nella quale gli suggeriva di visitare la Patagonia; il Presidente lo incoraggiò a visitarla con le seguenti parole: «E una terra stupenda mi confermò, sono stato Senatore per la Patagonia, ho molti amici laggiù. è opportuno che ci vada. Ha ragione Pancho: non puoi lasciare il Cile senza andarci, anche se so che tornerai».

Qualche giorno dopo Ignazio era già a Punta Arenas, ospite della compagnia di bandiera LanChile. Come nel suo stile, Delogu non si limita ad un resoconto di cronaca, il racconto è a mio giudizio una felice sintesi tra ricerca storica e romanzo, nel quale la lettura degli eventi si succederà attraverso una chiave epica, da Magellano a Catwin e tragica, come sottolineato nel titolo del suo libro, nel quale vengono ricordati i massacri dei popoli aborigeni, delle tribù degli Indios nativi a seguito della colonizzazione spagnola. Altrettanto efficace appare la descrizione dei luoghi, della loro bellezza selvaggia, da Punta Arenas a Capo Horn passando per lo stretto di Magellano.

Per Delogu il viaggio è per definizione avventura, ricerca, conoscenza, curiosità, sono queste, le stesse impressioni che riferisce nel suo girovagare al Nord della Cordigliera attraverso le strade polverose della carrettera di allora, in una dimensione che lo assorbe interamente sul piano intellettuale, umano e spirituale.

Non mi dilungo oltre per ragioni di tempo se non per dire che questo libro, pubblicato nel 2010 ad un anno dalla sua scomparsa, ha il significato di un testamento, un desiderio irrinunciabile di porre un suggello al rapporto con quella terra e con i tantissimi e tantissime persone con cui si era relazionato.

Mi avvio a concludere, in una fase del docufilm vengono scandite molto opportunamente alcune frasi estrapolate dal finale del libro Parallelo Sud, mi scuserete se le ripropongo, ma a me sembrano molto significative per descrivere il legame profondo che Ignazio Delogu aveva maturato con quella che riteneva a pieno titolo anche la sua patria, quella cilena, spero di riuscire a non essere sopraffatto dall’emozione nel leggerle:

Morto Salvador Allende, el Chico.

Morto Pablo Neruda, Pablo.

Assassinato a bastonate il suo amico-segretario, Homero Arce. Trafitto al cuore dalla baionetta assassina di un golpista Victor Jara, l’autore di Venceremos e di Te recuerdo Amanda.

E tanti altri nelle carceri, nei lager, nelle isole o precipitati nel Pacifico dagli aerei della Gloriosa Fuerza Aerea o massacrati sulle navi dell’Invicta Armada.

Se la patria è la terra dove sono sepolti i nostri morti, anche il Cile è la mia patria.

Questo è stato il Cile per Ignazio Delogu.

Antonangelo Casula

Sarebbe stato individuato il responsabile dell’incendio che il 19 luglio si è sviluppato in località “Muvroni”, precisamente nella regione di “Taccurrulu”, a Jerzu, bruciando  circa quattro ettari, composta principalmente da bosco e macchia mediterranea.
Sul posto il personale del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale ha avviato prontamente le indagini per risalire alla causa dell’evento. Secondo una prima ricostruzione, le fiamme si sarebbero propagate da un cumulo di ceneri e braci smaltito incautamente all’interno di un terreno soggetto a coltivazioni orticole, configurando un reato di origine colposa.
La frenetica attività investigativa svolta dal personale della Stazione forestale di Jerzu e dal personale del Nucleo investigativo di Lanusei ha indirizzato i sospetti sul presunto colpevole, che sarebbe una persona del posto. Lo stesso è stato deferito all’autorità giudiziaria che intraprenderà i provvedimenti del caso.
Per domare il rogo sono intervenuti due elicotteri regionali provenienti dalle basi di Lanusei e Sorgono, tre autobotti e otto pick-up, coinvolgendo un totale di ventisei operatori addetti allo spegnimento tra personale del Corpo forestale, Agenzia Forestas, barracelli e vigili del fuoco.
Antonio Caria

Prosegue l’attività della compagnia barracellare di Uta, contro l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Nel corso degli ultimi 2 mesi, l’attività di controllo è stata intensificata, portando all’individuazione e alla sanzione diversi incivili responsabili di abbandono di rifiuti indifferenziati e materiali di ogni genere, sia nel centro urbano che nelle zone extraurbane, incluso il prezioso patrimonio paesaggistico e naturale del territorio.

Alle attività sta collaborando anche la Polizia locale, grazie anche alla quale sono stati individuati alcuni trasgressori, poi pesantemente sanzionati.

L’Amministrazione comunale ha annunciato ulteriori iniziative volte a contrastare queste azioni deprecabili.

Antonio Caria

Campidano, Sarrabus, Gerrei, Trexenta e Marmilla sono le zone del Sud Sardegna più colpite dall’ondata di caldo di questi ultimi giorni. Una situazione che sta già creando notevoli danni alle aziende agricoli e ai produttori, e che mette a rischio la prossima vendemmia.
«C’è grandissima sofferenza sui campi per colpa di queste ondate di calore che hanno messo a rischio tante colture e, di conseguenza, i guadagni di molte aziende agricole del Sud Sardegnasottolineano presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Sabanei prossimi giorni si avrà la conta dei danni ma già ora la fotografia dei campi è davvero preoccupante. Anche per questo chiediamo alla Regione un intervento per lo stato di calamità già in queste settimane molti sindaci lo stanno dichiarando a livello locale, per una situazione in divenire e con grandissime incognite.»
«Siamo seriamente preoccupati per la condizione dei nostri vitigni e dell’uvacommenta Sandro Murgia esponente della Cantina di Dolianova una delle realtà più importanti del Sud dell’isola, oltre che dirigente Coldiretti i nostri agronomi sono in campo questi giorni per capire e quantificare i danni, ma già sono evidenti i contraccolpi sull’uva messa in grave difficoltà dalle punte di calore che nella nostra zona hanno sfiorato i 50 gradi sul campo quello che nelle ultime ore sembrava essersi salvato adesso è in forte sofferenza e anche per questo siamo preoccupati per quello che potrà accadere al resto della produzione nelle prossime settimane.»
Identiche difficoltà per l’ortofrutta: «I nostri campi di angurie e meloni sono stati completamente compromessi dall’elevato colpo di calore delle ultime settimane che ha danneggiato i frutti ancora crudi e che non matureranno piùaggiunge Marcello Curreli, agricoltore Coldiretti di una azienda a San Gavinoabbiamo subito una perdita che tocca il 90% della produzione di queste tipologie e non riusciremo a raccogliere quasi nulla con le piante collassate e che non riescono a portare a termine le maturazioni».
«La situazione è pessimasottolinea Tonio Mereu, produttore di Assemini di Campagna Amica Coldirettisiamo abituati alle botte di calore che durano pochi giorni, come succede spesso in estate, ma con questi picchi che proseguono per settimane, tutto si deperisce a discapito di produzioni e qualità a causa di questo abbiamo dovuto terminare la produzione quasi un mese prima rispetto al solito con un relativo calo del fatturatoconclude Mereu il pomodoro è una delle colture più in sofferenza ma ne risentono tutte le colture, se pensiamo che il cetriolo è praticamente introvabile.»
«Stiamo riducendo drasticamente gli orari di lavoro, terminando non oltre le 11.00 della mattinaprecisa Maurizio Murru, agricoltore Coldiretti – così non si riescono a seguire come si dovrebbero le lavorazioni sui campi. Le colture precoci, prossime al taglio, sono perlopiù bruciate con una perdita molto forte di fatturato ora stiamo piantando i carciofi per la prossima annata, ma il terreno è talmente caldo che siamo preoccupati per come potranno sopravvivere gli occhielli. Il rischio è che con l’acqua e il gran caldo del terreno la pianta alla fine possa seccare.»
Antonio Caria

“Villaggio di banditi. Banditbyar” (1967) di Lars Madsén e “Daguerréotypes” (1976) di Agnés Varda apriranno domani  alle 21.00, al Cinema Cityplex Moderno, con ingresso libero, la prima giornata di proiezioni di Asincronie Antonello Zanda – Festival di Cinema Documentario e Fotografia, ideato e curato dal collettivo di registi e fotografi 4caniperstrada con il patrocinio della Fondazione Alghero, e il sostegno della Fondazione di Sardegna e la Regione Sardegna.
Il primo film in visione martedì, “Villaggio di banditi”, è uno dei preziosi documenti audiovisivi custoditi negli archivi della Cineteca Sarda – Società Umanitaria e sarà presentato dal direttore del Centro servizi culturali Antonello Zanda. Realizzato nel 1967, il documentario fa parte di una serie sulla Sardegna prodotta dalla televisione svedese e si discosta daaltre produzioni straniere coeve per il tentativo di approfondire il tema sociale ed economico. Un viaggio attraverso i paesi della Barbagia come Orgosolo, Desulo, Fonni, Dorgali, Cala Gonone, Arzana e Oliena dove si sperimenta l’ospitalità e non l’assalto di banditi.
“Daguerréotypes” (proiezione in collaborazione con Cineteca di Bologna) è un documentario creativo al cui interno realtà e finzione si mescolano sapientemente. Per Agnés Varda, che lo girò nel 1976 in rue Daguerre, a Parigi.

Antonio Caria